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Autore: Sorella Grimm    15/01/2014    1 recensioni
La storia verrà sospesa in attesa di essere profondamente revisionata e ripubblicata in seguito.
PARTECIPANTE AL CONTEST ''AUTUNNO ORIGINALE'' INDETTO DA FAEJER
''[…] e Raghallach Urthadar guidò le menti dei suoi compagni esponendo le cicatrici dei loro neri corpi fino a quando, come un unica mano colpirono duramente il mondo invisibile.
Ora visibili, vulnerabili nelle nostre debolezze, immersi in un mondo ostile noi ci nascondiamo. Aspettando, muti, una nuova possibilità.''

Dai libri della Rivolta, Vol.I
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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'' La veste in folto pelo tramuta, passano in gambe le protese braccia; Lupo diventa, e ancor della perduta forma ritien la manifesta traccia: ché nella fronte, già da pria canuta, sta quel piglio tutt'or d'ira e minaccia; scintillan gli occhi, e pinta è nella fiera sua complession de l'odio l'orma atroce...''

Ovidio ''Metamorfosi'', Vol. I vv. 236/239

 

Lo zombie, il lupo e la volpe.

 

L'esistenza degli esseri umani è qualcosa di estremamente semplice ed effimero ma dalla complessità così profonda da stupire. Gli eventi più piccoli possono gonfiarsi e divenire elementi fondamentali nell'intricato intreccio di svolte e colpi di scena che inspiegabilmente uniscono ogni essere umano; e' così, nessuno può spiegare perché.

Uno di quei piccoli granelli di sabbia era stato quel giorno in cui il padre di Brianna aveva deciso di comprarle un computer. Era un gesto semplice, un regalo che tutti ormai condividiamo; ma fu quell'oggetto la cosa migliore che le fosse mai stata data.

Aveva imparato molto tramite le invisibili linee del mondo virtuale; aveva conosciuto il mondo che aveva sempre voluto vedere ma che le era precluso per fin troppi motivi; aveva imparato che non esiste solo il vero e proprio contatto ma una sua forma più artificiale; aveva sperimentato i sentimenti in una forma sicura, come mai le sarebbe successo nella sua vera vita.

Quella fu la svolta che l'avrebbe condotta in quel preciso attimo a riconoscere un legame con la creatura più assurda che avesse mai visto: un fauno.

<< Bri, davvero! Oh dea... credevo che i tuoi ti avessero tolto il computer di nuovo. Che ti avessero convinto ad iniziare la riabilitazione in quella clinica in America. Invece... >>

Gli occhi acquosi che Dmitri aveva sempre posseduto nel suo cuore, nell'immagine che aveva di lui, ora si tingevano dei toni della brace incandescente. Era un colore inquietante e stupendo nello stesso momento ma quella voce che conosceva, che aveva sentito già nelle lunghe chiacchierate telefoniche, era proprio quella del suo amico.

La sorpresa di quell'incontro le strisciava sotto pelle ridendo sommessa di questa ragazza che non aveva capito proprio nulla del mondo.

Non poteva essere, ma stranamente così era; iniziava ad esserne completamente convinta: quel mondo era reale.

Dmitri la stava guardando con occhi tristi, il volto serio ma lo sguardo carico di una pena, di un dolore profondo che solo una grande connessione come quella che avevano sempre condiviso poteva portare.

<< Bri... >> le sussurrò scuotendo lievemente il capo, guardandola da capo a piedi, come non aveva mai potuto fare, come lei non gli avrebbe mai concesso. La sondò nel profondo parlandole con gli occhi, in quel modo muto che era un altro tipo di mondo virtuale.

Lui la trovava bella, la trovava sorprendente quasi, ma per quanto felice di averla trovata sapeva perfettamente di averla già completamente persa.

<< … mi dispiace così tanto... >> continuò ancora confermandole quello che lo sguardo esprimeva completamente, senza veli.

Doveva rispondergli, doveva dirgli qualcosa, ma quel suono, quei passi, quei rumori nel corridoio, la distraevano troppo profondamente per formulare una risposta che fosse anche solo lontanamente chiara. Schiuse le labbra, sbatté gli occhi, ma nulla più.

<< Ma cosa.. >> il fauno non ebbe il tempo di dire altro mentre il frastuono cresceva di intensità avvicinandosi sempre di più a loro. Volgendosi di scatto Dmitri le diede le spalle guardando il corridoio fuori dalla piccola stanza ormai completamente occupato dalla figura imponente di Vic; il cui sguardo furente pareva trapassarlo per correre ad uccidere proprio Brianna.

<< Stupida ragazzina. Pensi che questo sia tutto un gioco? >> le ruggì contro senza concepire la presenza del fauno tra di loro. Era immobile, incorniciato dalle pareti scavate nella roccia di quel corridoio, apparendo immenso nella sua ferocia a stento trattenuta; ferocia completamente rivolta a lei, ed a lei sola.

<< Mio signore... >> lo chiamò rispettosamente Dmitri senza ottenere risposta.

<< Mio signore... >> riprovò lui facendosi più vicino a quel corpo teso e fin troppo enorme a confronto del fauno occhialuto.

<< Cosa vuoi Aley? >> le parole più un fischio tra i denti che non una vera risposta.

<< Mio signore, la ragazza è spaventata e la vostra ira non la aiuta di certo. >>

La voce di quello che da sempre lei aveva chiamato Dmitri era divenuta improvvisamente quella di uno sconosciuto. Era volato via il tono da ragazzo, il viso si era fatto più affilato, più intelligente, più antico, e la serietà della sua posa portò immediatamente l'attenzione di tutti sulla sua figura.

<< E' una spia fauno... >> grugnì nuovamente Vic volgendo le iridi a perforare quella figura che gli intralciava il cammino.

<< Contraddirla mi è sgradito come sempre mio signore, ma io conosco questa ragazza e non è una spia... >>

<< Ha quasi ucciso metà delle ninfe questa notte... >>

<< Non è una spia. >>

<< Puoi giurarmelo figlio di Pan? >> quella domanda fu soffiata a pochi centimetri dal volto del fauno ma questo non indietreggiò sostenendo quello sguardo feroce.

<< Sull'onore della mia stirpe. >> pronunciò lui con una solennità profonda che vibrò nell'aria tra i due uomini.

Attimi di silenzio e di nuovo quello sguardo fosco che un tempo aveva serbato nel cuore come il più caro, tornò a posarsi su di lei. La sondò profondamente mentre una battaglia violenta si svolgeva tra i tratti del suo volto. Per un attimo la furia tornò a colmare il suo sguardo poi, come una valanga che sommerge ogni cosa, quella stessa furia sparì lasciando su quel volto una calma ovattata e quasi irreale.

Immobile Brianna attendeva il suo destino, quel freddo che le colmava il corpo che sempre più la traeva a sé facendola tremare incessantemente.

<< Bene. Ma spero che tu ne sia certo Aley... >>

E detto ciò si volse sparendo rapidamente alla loro vista in una delle molte svolte di quel piccolo labirinto. Brianna inspirò a pieni polmoni percependo la tensione calare attorno al proprio corpo, ma allo stesso tempo un forte senso di abbandono colmarle il cuore.

Girò il viso altrove, fissando la tastiera del computer subito alle sue spalle, la luce azzurrina del monitor riflessa sui piccoli tasti dalle lettere consumate.

<< Stai bene? >>

La voce di Dmitri la fece sobbalzare ed alzando lo sguardo lo trovò a pochi passi da lei, rispettosamente lontano ma non così tanto da non far sentire la propria presenza. Un sorriso le velò le labbra mentre lo guardava nuovamente.

<< Più o meno... >> rispose facendo udire la sua voce per la prima volta da diversi minuti.

<< Non so cosa sia successo Bri ma Vic non è qualcuno da far adirare senza conseguenze. Vuoi raccontarmi... per favore? >>

Ecco di nuovo il suo amico sorriderle amorevole da dietro il vetro delle sue lenti spesse e tonde.

<< Io... non so davvero... >>

La confusione continuava a ruotare attorno alla sua figura ed una profonda irritazione le montava dentro perché quella non era la Brianna che si era da anni imposta di essere.

Corrucciando la fronte inspirò a fondo colmando i polmoni per prepararsi a parlare davvero.

<< Sono successe molte cose. Cose che non capisco in pieno. Io... credevo di stare sognando ed ancora adesso spero proprio che sia così ma... Mi hanno detto che sono una Banshee, che dei tizi Neri hanno tolto il potere alle creature magiche, mi hanno detto che ho ucciso molte persone ma io... io ho solo gridato... >> i molti pensieri che la tormentavano le scorsero sulla lingua come un getto liquido riversandosi fuori dal suo corpo in un accozzaglia di domande implicite.

<< Oh... ok... >> proruppe Dmitri con un interesse profondo nello sguardo ed una sorpresa ammirata che non si sarebbe aspettata.

<< Cosa c'è? >> domandò piccata mentre la grinta ritornava a smuovere i suoi sensi.

<< Non me lo aspettavo... >> rispose lui prima di scoppiare a ridere con quel fare caprino che lei gli aveva sempre un poco attribuito ma che ora veniva profondamente giustificato.

<< In verità non mi aspettavo nemmeno di trovarti qui, così. Oh dea Bri. Tu sei morta! >> le disse quasi indelicatamente ma con quella eccitata intelligenza che glielo aveva sempre fatto adorare.

<< … si... >> un sospiro profondo le gonfiò il seno.

<< Sai com'è successo? >>

<< Dicono in maniera violenta ma... io non lo so. Mi sono svegliata stanotte in un cimitero, e... e basta! >>

<< Mmh... me lo aspettavo. Ma come sei arrivata qui? >>

<< Una vecchia signora, mi ha detto lei che dovevo andare al Green Park. >>

Alzando un sopracciglio con fare interrogativo Dmitri si sfiorò una delle piccole corna che aveva sulla fronte poi, una piccola luce di comprensione gli illuminò il viso.

<< Ah, certo! >>

I dubbi di Brianna non erano però minimamente stati colmati quindi seguitò immediatamente con le sue domande.

<< Dmitri... dove mi trovo esattamente? >> chiese concitata fissandosi attorno, guardando le pareti di roccia scavate duramente con segni profondi e violenti, come di enormi graffi animaleschi.

<< Sei nei rifugi della confederazione Europea, diciamo la sede centrale di raccolta, smistamento e soccorso per la specie magica sul territorio europeo... bé dell'Europa del nord ovest almeno. C'è anche un altro rifugio in Russia Occidentale... si... ok questo non dire che te l'ho detto però! >>

Parlando Dmitri gesticolava molto, muoveva il viso in una maniera particolarmente buffa, come se ogni gesto della mano dovesse essere collegato ad un movimento del volto, e così in effetti era. Un sorriso dolce invase il volto di Brianna mentre già un poco di allegria le velava il cuore, cercando di irretirlo al suo meglio e condurlo fuori da quel piccolo bozzolo in cui aveva trovato rifugio.

<< Sono grotte sotterranee quindi... >>

<< Oh sì, le più vaste mai scavate. Ci sono volute molte lune piene per riuscire a concludere il lavoro con dignità. Molti di noi hanno sacrificato la loro vita per questo rifugio... >>

<< Oh... è per questo che Vic... >>

<< Sì. Lui è molto protettivo con tutti noi. Non lo fa per cattiveria, non ce l'ha con te. Solo... è il suo ruolo ecco. >>

Un sospiro colmò entrambi i loro petti contemporaneamente ed un sospiro doppio riempì l'aria, seguito da un occhiata complice ed una risata caprina lievemente tinta dai toni saltellanti della risata di Brianna.

Complicità. Ecco cosa è un rapporto vero, cosa succede quando due occhi si incrociano e parlano in quel linguaggio segreto che sono gli sguardi degli uomini, degli amanti, dei veri amici.

<< D... cosa intendeva Vic quando ha detto che ho ucciso molte persone... ? >> sussurrò poi lei mentre ancora la loro risata rimbalzava sulle pareti.

Prendendo un lento respiro il fauno si volse a cercare una sedia e, preso posto su di essa, la fissò a lungo come riflettendo su qualcosa di fondamentale.

<< Le Banshee sono spiriti come tutti gli altri. Sono donne che sono morte in situazioni fuori dal normale, morti violente anche come ti hanno detto, e che dentro al proprio corpo celavano sangue fatato. Anche centinaia di generazioni addietro poteva esservi stato un contatto tra le specie e comunque dentro di loro quella traccia rimaneva... e dentro di te quella traccia c'era Brianna. >>

Quella notte era ricca di insperate sorprese, ma quella soprattutto la rese inquieta.

<< Ogni Banshee si lega in qualche modo alla sua famiglia d'origine, solitamente famiglie scozzesi, e per i loro prossimi morti piange proteggendoli dalle sventure maggiori spaventando i nemici con il suo potente urlo. Questo hai fatto, o almeno credo. Per questo dicono che hai ucciso alcune ninfe, anche se non credo tu l'abbia fatto intenzionalmente... >>

Molto era sottinteso in quella piccola domanda retorica, Dmitri dubitava un poco di lei e, seppur addolorandola, lei comprendeva come fosse possibile. Per questo rimase muta ed annuì lievemente respirando lentamente.

<< E perché non ricordo come sono morta? >>

<< Oh.. quello succede spesso. Molti spiriti dimenticano la loro morte. Alcuni la ricordano dopo qualche tempo, altri mai. Ma tutti trattengono una traccia in sé stessi... >>

Brianna sbatté gli occhi mordicchiandosi un labbro, pensando a quella traccia per pensare a qualcosa di concreto, ma nulla veniva a galla. Nulla, tranne...

<< Ma... oh.. e il rito di iniziazione di Lisbeth? Com'è andata? >> si illuminò ricordandosi della role alla quale non aveva presenziato se i calcoli sulla sua presunta morte erano stati esatti.

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Tutto entusiasta Dmitri caracollò in giro per la stanza zompettando sui suoi zoccoli in un rumore allegro e scandito.

<< Ci siamo riuniti tutti alle rocce sacre e quando Lady Miryndil ha iniziato a recitare le frasi del rito sono apparse delle nuvole, fulmini, tuoni e poi il cielo si è squarciato e Lisbeth si è tutta illuminata, come da dentor e... ohhhh. Poi BUUUUM, è esplosa! >>

<< Cosa?! >> urlò sbalordita Brianna trascinata dall'eccitazione di lui su un terreno più consono ai suoi neuroni provati.

<< Sì! E al suo posto è apparso un demone alato, bellissimo, ma fortissimo. >>

<< No! >>

<< Sì! Lady Mir era una traditrice delle ombre e abbiamo faticato davvero molto per riuscire a catturare il demone senza ucciderlo... >>

<< E perché scusa? Bastava ammazzarlo! >>

<< Eh se, la fai facile! E Lisbeth? Era lei il demone, l'avevano trasformata. >>

<< No! >>

<< Sì!! >> rise tutto eccitato ancora, un verso belante che gli scaturiva a tratti dalle labbra socchiuse.

<< Oh, guarda dei tiri pazzeschi. Beba ha combattuto come un leone una meraviglia... mancavi solo tu... >> concluse con tristezza come se solo ora si fosse nuovamente ricordato di tutto l'accaduto.

Brianna rise, scuotendo mestamente il capo.

<< Oh, non fa nulla. Mi rifarò un altra volta dai. Ci saranno altre quest. Ora... bé... mi fai fare un po' il tour della tenuta? Ti va? >>

Chiese timida rigirandosi una ciocca scusa tra le dita pallide.

<< Oh ma certo. Che idiota... ahaha. Vieni, vieni. >>

Detto questo si avviò per il corridoio di roccia seguendo i passi che Vukovic aveva calcato poco prima.

Le grotte erano strane, tanto da non essere quasi considerate vere grotte. L'umidità della roccia sembrava assente, il muschio cresceva senza che l'acqua grondasse giù dalle pareti ed a tratti piccole radici filamentose si intrecciavano in un arco sopra alle loro teste. La musica vagava perennemente tra i vari cunicoli variando nei ritmi, nelle parole, nelle lingue ma mai nella sua instancabile presenza.

<< Ma cos'è tutta questa musica? >> domandò lei curiosamente cercando di stare dietro al passo agile del fauno.

<< Oh, alle ninfe ed alle fate piace molto la musica e negli anni si sono, evolute ecco, alle mode moderne... poi bé servono anche per gli zombie. >>

<< Zombi!!?!?! >> si lasciò sfuggire in uno squittio Brianna bloccandosi come ghiacciata sul posto.

<< Si, Green Park è stato uno dei maggiori cimiteri durante le varie pestilenze legate alla lebbra. Gli zombie sono aumentati molto nei secoli e, per quando siano creature simpatiche e a modo, fari stare calmi senza più l'Etereum è stato complicato. Poi abbiamo scoperto che amano davvero molto la musica Trance. Le stranezze della vita... cioè.. della morte. >> una nuova risata caprina rimbalzò sulle rocce mentre lui riprendeva a camminare girando un angolo proprio verso dei bassi tonanti.

<< Oh no.. io non ci vado dagli zombi! >> si impuntò lei battendo i piedi ma uno sguardo furente del fauno la spinse subito a seguirlo.

Sbucando da dietro le rocce vide la sala allargarsi come quella in cui era passata all'andata ma qui la musica era forse ancora più assordante ed il soffitto ancora più alto. Migliaia di corpi pulsavano al ritmo dell'onda sonora, vibrando tra di loro come presi da una scossa comune. In mezzo a quei corpi alcuni si muovevano molto più lenti di altri e forse solo per questo Brianna li notò; o magari perché li stava cercando.

Piccoli gruppetti di uomini e donne si tenevano stretti tra loro, gli sguardi vitrei che sondavano attorno o rimanevano fissi, come incantati, mentre i loro corpi macilenti e pieni di piaghe ormai secche, i crani a tratti scarnificato e biancheggianti, dondolavano seguendo una versione molto più cheta della musica che gli vibrava attorno.

Nessuno sembrava fare caso alla marcescenza di quei poveretti.

<< O.Dio.Che.Schifo... >> scandì lei rigirandosi e cercando di fuggire scuotendo le mani in aria, un espressione profondamente disgustata sul volto.

Dmitri la raggiunse aggirandola e spingendola, con la sua sola presenza fisica ad indietreggiare verso la sala, il panico che già la assaliva.

<< No D.. per favore. Lo sai che.. >>

<< Vola. >>

<< Cosa? >>

<< So che non ti piace la folla quindi, vola, levita, galleggia in aria. Almeno non dovrai stare vicino a tutti quei corpi. >>

<< Ti sei tutto scemo. Io non so mica volare! Che sono? Una fatina? >> domandò Brianna piccata guardandosi attorno.

<< No, ma sei un maledetto spiritello. Quindi su! >>

<< Ma non lo so fare!! >>

Un sorrisetto spavaldo animò il viso di Dmitri.

<< Oh si che lo sai fare... basta che tu ci creda. Come le fate... >>

Detto questo caricò verso di lei e Brianna, spaventata, saltò chiudendo gli occhi. Non percepì nulla contro il proprio corpo, non sentì nemmeno nulla attraversarlo. Aprendo un poco un solo spiraglio tra le palpebre scoprì di essersi alzata di almeno due metri di altezza. Spalancando gli occhi non poté fare a meno di girare lo sguardo attorno, tra le creature sotto di lei. Galleggiando senza peso avanzava sopra le loro teste e fu proprio mentre li rimirava tutti, ignara, che percepì quella presenza.

Se li sentiva addosso. Sentiva la loro morsa dura e calda, rovente, che la divorava lentamente in un supplizio delizioso.

Volse gli occhi a cercarli, perché sapeva che erano loro a cercarla, e presto, in un angolo più scuro, li trovò.

Gli occhi cangianti di Vic erano puntati su di lei, il corpo immobile e fiero, la testa appoggiata all'indietro sulla nuda roccia. Un ciuffo scompostamente abbandonato sulla fronte. Molte cose le dicevano quegli occhi ma prima tra tutte la loro forza, il loro comando.

Parevano già sapere tutto di lei, averla già conosciuta nei suoi segreti più intimi ed averla ormai giudicata.

C'era odio nelle sue iridi fosche, c'era un rifiuto caldo e amaro che le scottò la pelle.

Rifiutandosi di credere a quelle parole mute si mosse verso di lui che, non appena la vide più vicina, si volse praticamente scomparendo alla sua vista.

Rapida Brianna fece per seguirla ma non trovò più nessuna traccia di lui, solo il calore probabilmente che lui aveva impresso nel muro. Sospirando il cuore le palpitò dolorosamente nel petto e, chiusi gli occhi, desiderò profondamente di potergli parlare. Di potergli domandare perché. Perché proprio lei, ora, qui, perché la odiava quando lei non ne poteva nulla. Perché?

Un freddo pungente le morse la pelle increspandola e facendole desiderare di non trovarsi lì' in quella fredda grotta. Aprì gli occhi volgendosi come per ritornare da Dmitri ma trovò un albero. Sorpresa si volse nuovamente su sé stessa riconoscendo uno dei grandi prati di Hyde Park. La luna riluceva algida sopra di lei, piena e gonfia di boria per la sua bellezza eterea e sotto di essa, chino a terra tra l'erba, c'era lui.

Il vento scuoteva i suoi capelli al ritmo dei fili d'erba attorno alle sue gambe muscolose.

Era già a torso nudo, la testa penzoloni e Brianna per alcuni secondi pensò che stesse vomitando.

L'insensatezza di quell'immagine la colse impreparata tanto che, mosso un passi nell'erba gelida, lo chiamò in un sussurrò che si perse nel vento.

Lui non reagì nemmeno scosso da un fremito potente ed incontrollato che contorse la sua spina dorsale in maniera innaturale.

Migliaia di film ritraggono impunemente scene similari, richiamando ad un momento terribile, straziante o profondamente magico; il momento in cui nasce un nuovo lupo.

Ma non era così. Il corpo di Vic fu scosso da profondi spasmi ma non sembrava che quell'efferatezza dolorosa gli fosse completamente estranea. Manteneva un controllo potente, dimostrando quella forza estrema che tutto il suo corpo esprimeva in ogni sua mossa, con ogni respiro. Era una scena straziante e bellissima mentre la luna riluceva sulla sua pelle sudata che presto si ombreggiava di una peluria densa e spessa di un rosso carico e caldo.

Un verso disumano, come i gridi dei culturisti, invase la vallata trasformandosi in un ululato ancora più possente. La cassa toracica parve esplodergli e improvvisamente un enorme lupo era accucciato al centro del prato.

Brianna avanzò un poco ancora verso di lui e questa volta il muso del grosso animale si volse verso di lei immobilizzandola sul posto.

<< Cosa vuoi? >> ringhiò verso di lei tra le fauci spianate, la voce distorta in un verso grottesco ma comprensibile.

<< Tu... tu mi hai salvato la vita... >>

La frase le sfuggì dalla bocca senza una ragione, nel momento peggiore che potesse scegliere ma quegli occhi su di lei riuscivano a sconvolgerla con la loro possessiva brutalità. La divorava, la mordeva, la assaggiava, la masticava e risputava senza ritegno e lei bramava incondizionatamente che lo rifacesse, ancora e ancora; ritornando la bambina che piangeva desiderando il suo eroe accanto.

<< Non cantare vittoria ragazzina. La mia sentenza non è ancora stata recitata. >> le rispose lui con aria di sfida, il pelo rizzato sulla schiena.

<< Non adesso. >> continuò lei decidendo di ballare oramai che i giochi erano cominciati.

Il muso di Vic si arricciò forse nella versione lupesca dello sconcerto.

<< Ventun'anni fa venni rapita dal mio letto e portata in qualche luogo scuro e umido da un uomo. Egli tentò di uccidermi ma tu mi salvasti la vita... portandomi via... >>

si bloccò prima di rivelare particolari sul calore delle sue braccia e sul desiderio che per la prima volta provava verso un abbraccio.

Vic rimase immobile per diversi respiri mentre la sua mente pareva sondare ogni piccolo giorno della sua lunga, forse infinita, esistenza. Come poteva ricordarsi di lei, piccolo granello di sabbia nella sua esistenza; ma alla fine una piccola luce si riverberò nelle sue iridi gialle e le fauci si schiusero.

<< Sei quella bambina... >> disse in un respiro affannoso muovendo una falcata verso di lei.

Il vento frusciava impetuoso e una nuvola coprì la luna ombreggiando lui e gli alberi alle sue spalle. Le ombre si mossero attorno a lui a comporre un aureola scura e densa come di tempesta poi si allargarono a comporre qualcosa di diverso.

Brianna alzò gli occhi mettendo a fuoco il prato alle spalle del lupo e con suo sconcerto vide decine di sagome di nero vestite che spuntavano sempre più rapide dal folto del fogliame.

La sua espressione dovette rivelare qualcosa, o forse furono i suoi sensi ad avvertirlo ma Vic si volse ringhiando possente parandosi acquattato davanti alla sua sagoma gelida in posa protettiva.

Le figura si aprirono lentamente come un mare e dal mezzo ne uscì una che, solitaria, mosse cinque passi verso il centro del prato. Il vento pompava feroce come il lupo a pochi passi dal corpo di Brianna ma non sovrastava le parole che o due uomini presto si scambiarono.

<< Una degna accoglienza finalmente! >> proruppe la voce squillante del nero mentre avanzava scoprendo il capo rasato e baluginante di piccoli colpi di luce alabastina.

<< Cosa sei venuto a fare qui Raghallach? >> ruggì nuovamente Vic verso quel folto di uomini mentre con una zampa calpestava nervoso l'erba strappandola con gli artigli snudati.

<< Ovviamente a chiedere la pace... cos'altro? >> sorrise sornione l'uomo avanzando ancora e finalmente rivelandosi completamente nella rinnovata luce lunare.

Era alto, imponente ma snello, flessuoso e agile anche se il suo corpo non si mostrava degnamente sotto al lungo mantello ricamato. Il volto era talmente scuro che i tratti parevano scolpiti nella notte ma di una bellezza dai risvolti duri e seri; solo gli occhi, per quanto neri anch'essi, si addolcivano rivelando forse un animo più sensibile di quanto non si potesse dire.

Il nome pronunciato da Vic soccorse Brianna nell'identificare l'uomo e quando il ricordo della sua identità le giunse alla mente un brivido la scosse.

<< Voi non avete mai voluto la pace Neri... siete solo dei vigliacchi traditori. >> continuava il lupo strappando in segno di sfida ciuffi di erba dalle zolle friabili.

<< Non ti scaldare tanto Vukovic, sai perfettamente che le mie intenzioni erano più che giustificate. >> il sorriso di poco prima che svaniva dal volto oscuro.

<< Certo, come quelle dei troll nei confronti di un povero orfano abbandonato. >>

La presa in giro sembrò incendiare le iridi di Raghallach e, contratte le sopracciglia, fissò con stoico disgusto il mannaro che aveva davanti. Tra gli occhi dei due uomini si svolse una lunga discussione di odio e desiderio di combattere ed infatti, pochi attimi dopo con un urlo disumano Vic balzò in avanti verso l'avversario.

Dalle spalle di Brianna provennero altrettanto urli e centinaia di creature si buttarono a capofitto nella battaglia che in un attimo era infuriata.

Non le aveva nemmeno sentite arrivare.

Tutto era troppo veloce, concitato. Non si distingueva nulla, solo una cacofonia di versi ed urli, striduli, gutturali, feroci, folli. Mani colpivano, zanne dilaniavano, artigli squarciavano e lampi violacei attraversavano l'aria mentre i corpi cadevano in tonfi sordi attorno a lei.

Ci sono momenti nella vita, o nella morte, in cui ci si domanda se le proprie paure siano mai state sensate. Forse la paura del contatto era stata solo una sciocca fissazione in confronto a quel terrore profondo che la colmava mentre guardava la vita svanire da così tanti corpi e le loro anime baluginarle attorno per poi scomparire in uno sbuffo di addio.

Si stringeva le mani al petto, come per salvarsi ma nessuno in verità sembrava poterle fare del male. Diversi furono i corpi sospinti verso di lei che semplicemente la attraversarono, persino un'ascia volò attraverso la sua faccia affondando nel cranio di un nero alle sue spalle. Brianna tremava così forte da sentire la terrà vibrare con lei e cercava con gli occhi, qualcuno, qualcosa a cui aggrapparsi.

Come in sogno si mosse verso una direzione casuale ma che sentiva giusta e subito lo scorse di nuovo, fiero e coperto di sangue, alto, possente e furioso, le zanne snudate e grondanti saliva purpurea.

Vic combatteva come la bestia feroce che era, come il capo che era sempre stato, il feroce condottiero senza paura. Si buttava a capofitto contro il nemico fino alla sua resa ma ora, il suo nemico, era un suo pari.

Elegante, fiero, letale e potente, le mani sfolgoranti di sibilanti saette turchesi.

<< Lei è mia!! >> ruggì Vic un attimo prima di scorgerla. Un lampo gli attraversò lo sguardo prima che anche le iridi di Raghallach la scorgessero.

Se le trovò addosso per la prima vera volta solo in quella situazione, lo vide saggiarla con calma persino in mezzo a quella guerra fratricida e la approvò, pienamente.

Vic saltò verso di lei allungando le fauci contro di lei. Brianna gridò, coprendosi il capo e gettandosi a terra ma nulla poteva capitarle, Vic semplicemente ruzzolò dietro di lei attraversando il suo corpo. Lo seguì con lo sguardo mentre il tempo rallentava.

Una mano strinse il suo braccio con durezza tirandola indietro ma lei, prima di volgersi a sbirciare chi osava toccarla, vide una meraviglia profonda ed una furia terrorizzata scuotere gli occhi così bestiali del lupo.

Alzando il viso dietro le proprie spalle Brianna vide Raghallach e la sua mano scura serrata su di sé, aprì le labbra e gonfiò il petto già scossa dai fremiti della sua fobia che la costringevano a gridare ma, ora, conscia che quell'urlo avrebbe potuto toglierla da quell'assurda situazione.

<< Oh no carina.. >> sibilò vicino al suo volto Raghallach prima di muovere lesto una mano davanti al suo volto; la laringe che subito si chiudeva chetando quell'urlo mistico.

<< Finalmente... sarai mia. >> e dicendo questo la traeva a sé con modi da amante, una mano dietro la sua schiena, il petto contro il suo, il respiro lento a confronto con l'affanno terrorizzato di Brianna, gli occhi neri come la pece nei suoi.

Poi tutto attorno a loro divenne azzurro e velato, per poi svanire in un buio freddo e denso ma stranamente familiare.

 

 

   
 
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