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Autore: nessy89    15/01/2014    0 recensioni
THE GUARDIAN
INTRODUZIONE
Non avevo mai vissuto realmente ma se per farlo sarei dovuta morire per tutti quelli che conoscevo l'avrei fatto.
Credo sia un buon compromesso se servisse a far battere di nuovo il mio cuore.
Ero un'adolescente come tante, abituata a vivere in un mondo senza più sogni che guardava in faccia la realtà con i piedi per terra.
L'unica cosa bella della mia vita era la mia famiglia, al contrario di molte mie amiche.
Ma quando anche questa mi fu strappata via, smisi di respirare, smisi di piangere, smisi di vivere.
Mi chiamo Elisabetta, ma per tutti sono Betty. Questa è la storia di come sono stata salvata da chi di umano aveva solo l'aspetto perchè lui era molto, molto più che umanamente straordinario.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5

LA STANZA SEGRETA.


La mattina dopo mi risvegliai di nuovo felice, anzi, euforica, sapevo di aver fatto un sogno bellissimo, ma malgrado tutti i miei sforzi, non ricordavo nulla. Solo di una cosa  ero certa,  nel mio sogno era presente  Richard, perchè solo quando stavo con lui ritrovavo la serenità e stavo finalmente bene.  
Provai a  sforzarmi di ricordare ancora e ancora ma era come se il mio ricordo fosse stato oscurato da una nuvola nera.
Prima di farmi venire un gran mal di testa che avrebbe rovinato il mio ottimo umore, decisi di  alzarmi.  
Andai a prendere il beauty appoggiato sulla scrivania e con stupore vidi di fianco  una rosa blu, con un nastro di raso rosso sul gambo e un biglietto. Lo aprii subito.

Nessuna rosa blu potrà mai eguagliare la bellezza dei tuoi occhi. Ti lascio questo piccolo fiore in ricordo della splendida serata appena trascorsa.
Per sempre nei tuoi sogni, Rickard.


Solo quando mi sentii mancare mi accorsi di aver smesso di respirare.
Feci un lungo sospiro. Ma dove cavolo l'aveva trovata in un posto come Coober Pedy una rosa blu? Cominciai a pensare che forse lui poteva fare e avere ogni cosa, dall'entrare nella mente altrui  al coltivare una rosa blu in pieno deserto.
Quello di cui ero veramente certa era che l'amavo come non avevo mai amato nessun altro e come non avrei mai amato più.
Non riuscivo quasi ad infilarmi i miei jeans corti da tanto le mie ginocchia tremavano ancora. Quando finalmente riuscì nell'impresa di vestirmi, corsi in cucina, agguantai una brioches al volo e abbracciai fortissimo mio zio augurandogli una buona giornata.
-Siamo di buon umore oggi eh! Cominci a sentire il week end? Piuttosto che programmi hai per domani?-
-Mmm non so, dovrei sentire Rick...-
-Immaginavo! Ieri sera mi sono dimenticato di dirti che domenica sera vengono a cena Carlos con suo figlio Dylan, ti ricordi? Se non è un problema per te  vorrei che fossi dei nostri.-
-Si, okay perfetto!-
-Bene, buona giornata allora!-
-Buon lavoro anche a te zio, ci vediamo stasera. Oggi non vengo in negozio.-
-Figuriamoci...- Lo sentii brontolare un po' mentre chiudevo la porta, ma non mi importava, non vedevo l'ora di correre a scuola e di vedere Richard.
Grazie all'adrenalina che sentivo in corpo ci misi meno degli altri giorni a raggiungere la scuola.   Come il giorno prima trovai Richard ad aspettarmi  in piedi nel mio solito parcheggio della mountain bike.  Era talmente bello da sembrare la statua di un dio greco, fiero ed imponente. Sicuramente qualsiasi scultore avrebbe fatto carte false false per assicurarsi un modello come lui.
-Buongiorno, dormito bene?- Chiese con uno strano sorriso stampato in faccia.
Per un attimo non riuscì a dire nulla, persa com'ero nel guardarlo, ma poi ripresi il controllo e dopo aver inspirato profondamente risposi.
-Non lo so, forse dovresti dirmelo tu, sicuramente lo sai meglio di me visto che del mio sogno non mi ricordo nulla, comunque da come mi sono svegliata stamattina sicuramente ti ho sognato. A proposito, grazie mille per la rosa, è... bellissima!- Dissi poco originale.  Si avvicinò e mi accarezzò la guancia.
-Non è niente se paragonato a te.- Mi sussurrò nell'orecchio. Ancora una volta le ginocchia cominciarono a tremarmi e quella forza sconosciuta mi spingeva verso di lui.
Rickard, io ...la senti anche tu  questa scossa elettrica che mi spinge ad avvicinarmi a te? Forse stò veramente impazzendo ma... non  vorrei star separata da te neanche un attimo.
Con uno sguardo ambiguo negl'occhi, invece di rispondermi si limitò ad annuire.
Richard un bacio,  ti prego ne ho bisogno, solo uno...
Lo presi per le spalle e mi alzai in punta di piedi, lui era ancora perplesso, quasi titubante, ma poi si lasciò andare e mi abbracciò. Le sue labbra sfiorarono dolci le mie e io mi strinsi con tutta la forza che avevo verso di lui, le mie mani gli accarezzarono i capelli e le sue la mia schiena.
-Ora dobbiamo andare o arriveremo in ritardo. Tu non lo senti ancora ma quasi ogni alunno è  impegnato ad osservarci, credo che siamo il ragazzo e la ragazza più invidiati della scuola!- Mi disse sottovoce.
Io mi staccai appena e rimisi i piedi a terra,  metaforicamente e fisicamente. Mi prese subito la mano e con le dita intrecciate ci incamminammo verso la nostra aula. Come per il primo giorno di scuola avevo tutti gli sguardi addosso, ma ad essere sincera ormai cominciavo ad abituarmi, poi stavolta al mio fianco c'era Richard a sostenermi.
Gli strinsi forte la mano, sorridendo come non mai. Lui scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
Appena arrivati in classe salutai Patrick e Sam, quest'ultima era così contenta di vederci insieme che si mise a battere piano le mani. Katy era ancora vicino a Patrick, ma stavolta la vidi triste, appoggiata con le braccia sul banco, si teneva su la testa con le mani e ogni tanto sbuffava.
-Cos'ha Katy?- Chiesi a Rick.
Trattenne a fatica un sorriso.
. -Diciamo che stanotte ha fatto un brutto sogno in cui Patrick era già impegnato con un'altra ragazza e per lei non c'era più speranza. Ora si stà convincendo che forse anche la realtà è così!- Intuii che nel sogno di Katy c'entrasse Samantha.
-Noo! Poverina... Scusa ma come ha fatto a ricordarsi di quello che ha sognato mentre io no?- Assunse uno sguardo angelico.
- Be'... stà a noi decidere se farvi ricordare il sogno o solo... le emozioni provate.-
-Ma allora  perchè non mi hai fatto ricordare il sogno di stanotte!- Quasi gli urlai. Non capivo.
- No, troppo...imbarazzante.- Rispose facendo spalluccie.
Diventai rossa, cosa potevo mai aver fatto o detto di così imbarazzante?
Scosse ancora la testa. - Visto che il sogno era il tuo, ho lasciato campo a tutti i tuoi desideri e così noi due ...abbiamo passato tutto il tempo... a baciarci-.
 Ora ero fuxsia.
-Betty, inspira ed espira lentamente.- Mi disse divertito. Lo feci.
Intanto il professore iniziò la lezione blaterando qualcosa sui pronomi.
Magari la prossima volta lascia che mi ricordi di averti baciato, almeno se avrò un infarto saprò il motivo.
Annui divertito.
Il resto della mattinata scolastica proseguì velocemente, come sempre quando stavo vicino a Rickard.
A pranzo mi sedetti con Rickard, volevo stare sola con lui e programmare il week end, ma appena cominciai il discorso fui assalita da Katy che si sedette accanto a me.
-Oh Betty, cosa ne pensi di me e Patrick, è così strano, non mi parla mai e riesce a stare zitto per ore intere, a volte sembra perso nei suoi pensieri.-
-Hai provato a chiarire, sai magari lui non è un tipo di molte parole,... forse non è il ragazzo giusto per te.- Provai a dirle, sperando che cogliesse il mio avviso.
Poi si intromise  Rick. -Si mio cugino ha sempre avuto un carattere un po'chiuso,  è abbastanza timido nonchè estroverso. Mi sento di aggiungere che a volte è veramente un bullo! ...Almeno con me!- A quella frase Katy sgranò gli occhi.
-Mi sa che dovrò parlargli, magari è il caso che restiamo solo amici,  spero che la cotta che si sia preso per me se la faccia passare in fretta, non sopporto chi fa il bullo con gli altri!-
Katy era veramente decisa, povero Patrick, lui non era un bullo e nemmeno estroverso, la sua sola colpa era di essersi seduto vicino a Richard.
Gli diedi un calcio sotto il tavolo.
Sei in debito con tuo cugino! Lo guardai storto.
Trattenne a stento un sorriso.
Katy non aspettò  di finire il suo pranzo e si alzò di fretta.
-Ragazzi scusate, ma voglio chiarire qualcosina con una persona...-
Andò a passo spedito verso il tavolo di Patrick e Sam. Quest'ultima si alzò e venne a sedersi nel nostro tavolo.
-Finalmente quella se la stà facendo passare! Non sopportavo più di sentire le sue fantasie su Patrick. Rick, magari la prossima volta chiedi invece di farti venire strane idee!-
-Scusa Sam!- Disse ridendo.
-Bene ragazzi per il fine settimana cosa organizziamo?-
-No Samantha, questo fine settimana è solo mio e suo! - Gli precisò Richard.
Sam mi fissò per un attimo. -Ah, vedo, allora vorrà dire che qusto week-end lo  userò per programmare qualcosa di indimenticabile da fare il prossimo fine  settimana. Niente storie!- Disse guardandomi seria.
- Sam ricordati che  devo sempre chiedere il permesso a mio zio.- Mi guardò torva.
-...Non c'è niente da discutere, vedrai tuo zio sarà felice di farti venire via con me!-
- Sam ma se Betty ha detto...- Lo interruppe subito.
-Rickard non ti ci mettere anche tu, è tutto deciso. Ora vado, finalmente Katy lo stà per salutare! Ciao ciao!-
Altrochè, ...povero Patrick  ha una pazienza  infinita a sopportare Sam!
 Samantha si girò di scatto e mi fulminò con lo sguardo. Rickard scoppiò a ridere e io diventai rossa!
Quando pensi di finirla avvertimi pure!
-E dai scusa, ma erano secoli che non mi divertivo così, te l'ho detto che sei matta?Ah, a proposito, oggi che programmi avevi? Sai com'è, sarebbe il tuo turno nel nostro gioco delle confessioni.-
-Non saprei, fuori oggi comincia a fare molto caldo-
-mmm... ho deciso, vieni a casa con me, per la bici non ti preoccupare la troverai domani mattina in garage al suo posto- disse sbattendo le mani sul tavolo. Chissà cosa aveva in mente, ma davanti a quella faccia così felice non c'era modo di obiettare.
-C'è qualcosa da discutere?-
-No, credo di no.-
-Bene, faremo come dici tu, ma mi chiedo ...se la capacità di far  fare alle persone quello che volete è una cosa genetica o un vostro potere? Sai com'è tanto per sapere.- Gli chiesi ironica.
-Sciocca! ... Comunque se non vuoi è lo stesso, solo che  Sam e Patrick saranno via e io sono da solo, in una casa così grande...- disse per stuzzicarmi.
-Be' se hai paura di restar da solo in casa... credo  si possa fare, non potrei avere sulla coscienza un alieno morto di solitudine...-
Cercai di essere spiritosa nel tentativo di nascondergli ciò che la mia mente in realtà pensava già;  io e lui da soli.
Finite le lezioni mi diressi con lui verso la sua macchina. Ero talmente emozionata che ogni tanto inciampavo su qualche sasso o sui miei stessi piedi.
Accese la macchina e mi guardò con aria ambigua...
-Betty, ho detto che saremo stati soli ma non ti porterò proprio in casa...-
Ero nuovamente confusa. Intanto dallo stereo della macchina uscì un'altra mia canzone preferita, 'My Immortal' degli Evanescence.
- Come fai a sapere tutte le mie canzoni preferite se con te non le ho mai pensate? Ah, lascia perdere! Piuttosto, anche tu sei immortale?-
Mi guardò storto. -Oggi non toccava a te?-
-Dai solo una domanda, poi basta fino... alla prossima volta.-
-Okay, solo una! Io sono immortale, nel senso che potrei vivere per sempre, ma non sono immune alla morte. Cioè... niente malattie, il mio fisico è molto più forte del vostro, le vostre armi non possono scalfirmi perchè ho una ...barriera a proteggermi, ma il nemico, mio e vostro, non usa armi terrestri, purtroppo, e quelle in alcuni casi ci sono fatali!-
Rabbrividii. Sicuramente la prossima volta gli avrei chiesto maggiori informazioni sui nemici, i Grigi, ma per ora le mie domande erano esaurite, ...o quasi.
-Posso fartene solo un'altra? Solo un'altra sul serio!-
-Ultima! Spara!- Sbuffò.
-Ma il tuo corpo... cioè ieri hai detto che era solo simile al nostro, quindi questo corpo di chi sar..- Mi interruppe.
-Non ti sfugge mai niente eh! Semplice, io sono stato creato per essere così. La mia gente non ha la vostra stessa capacità riproduttiva, solo pochi di noi sono in grado di riprodursi. Per questo usiamo il nostro dna in laboratorio. Io non ho un padre o una madre come te, sono stato concepito e cresciuto per mutare ed essere guardiano del vostro pianeta.-
-Ma non ti senti un po'solo e triste per questa mancanza di ...sentimenti?-
-Un altra domanda?-
-Dai sul serio Rick.-
-Sarò sincero con te. Non ho mai avuto la necessità di tutte queste emozioni e quando vedevo l'effetto devastante che avevano su di voi... come gli omicidi per gelosia o la depressione per la perdita dell'innamorato e altri ancora, men che meno! Ma poi ho visto con i miei stessi occhi l'effetto di Samantha su Patrick, lui è cambiato totalmente, da triste e solitario ora è sempre raggiante, un po'come... me! Soprattutto ora che ho incontrato te. No, non farei mai cambio con la mia vita di prima ora che ci sei tu, nonostante il terremoto sconvolgente che mi hai portato.-
Avevo le lacrime agl'occhi, quel ragazzo che di alieno aveva solo la sua bellezza sconvolgente, era più umano e più sensibile di chiunque altro.
Rickard, ti amo così tanto.
Fermò la macchina e si girò per guardarmi negl'occhi. -Anch'io Betty. Non ti immagini quanto.-
Restammo in silenzio per qualche secondo a fissarci negl'occhi. Io ormai avevo  tutto il viso bagnato dalle lacrime.
-Betty... - Mi disse piano con i lati delle labbra tirati in su. -Dai scendiamo!-
Non feci in tempo a slacciarmi la cintura che mi aprì la portiera.
-Wow, sempre più efficiente!-
-Direi di si, vieni andiamo da questa parte.-
Mi accompagnò al lato estremo della collina di casa sua. C'era una piccola porta di legno massiccio con un triangolo di vetro colorato a forma di alveare in centro, l'aprì e mi fece entrare, io mi ritrovai in paradiso.
-Sai, Sam ti ha fatto vedere tutta la casa, ma questa stanza è mia, nessuno a parte me e ora te, ci può entrare. E' il mio angolo relax...-
Non avevo parole, la stanza con il pavimento a parquet era un enorme giardino pieno di scaffali con sopra ogni tipo di piante, dalle rose alle orchidee, dalle piante grasse alle camelie, tutte perfette e curatissime. In un angolo della stanza c'era un lungo pianoforte a coda bianco sopra ad uno spesso tappetto argento con a fianco un divanetto in pelle bianco e appesa al muro una tv dallo schermo piatto. Per l'ennesima volta rimasi senza fiato.
O mio Dio. Ma l'hai progettata e realizzata tu?
- Si!  Io non ho praticamente bisogno di dormire, la mia mezz'ora i riposo vale come nove delle vostre, quindi ho un mucchio di tempo libero a disposizione e la dedico a ciò che mi piace fare, come coltivare bellissimi fiori e suonare il pianoforte.-
Poteva un ragazzo cresciuto senza genitori, senza affetti o emozioni essere così sensibile? Ma lui infondo è Richard, il mio Richard e poteva fare ogni cosa!
E  poichè ero ancora senza parole le pensai. E' bellissima!
-Grazie. Vieni sediamoci qui, se sei scomoda è reclinabile.- Mi fece segno di seguirlo sul divanetto.
-Elisabetta, a te la parola!-
-Dai Richard sii serio, io sono una ragazza comune con una vita ordinaria come chiunque altra e poi saprai già tutto sul mio conto.-
-Io sono serissimo, voglio che mi racconti di te, con le tue parole. Ti sono qui accanto, con me sei al sicuro non aver paura di raccontarmi la tua storia.-
-Ma la mia storia potrebbe non essere bella come la tua, niente astronavi e corpi mutanti, solo tanta ...tristezza..-
-Ti ascolto.- Mi disse piano prendendomi la mano.
Chiusi gli occhi e presi un lungo respiro.
 
 

 
  
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