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Autore: bice_94    15/01/2014    5 recensioni
c'è una grande differenza tra credere di amare e amare davvero qualcuno. Oliver ne è consapevole?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Tommy Merlyn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi cominciavano a bruciare con poca gentilezza, tanto che fu costretta a distoglierli per qualche secondo dagli schermi ancora brulicanti di ricerche e dati.
Era abituata a quella sensazione, in fondo era uno dei pochi effetti fisici che il suo lavoro le lasciava dopo intere nottate passate a lavoro.
Felicity sospirò e si massaggiò delicatamente il naso, proprio sotto il ponte dei suoi occhiali.
Si chiese per un attimo come aveva fatto la sua vita a sfuggire così violentemente dai rigidi schemi ai quali l’aveva sottoposta fino a 8 mesi prima.
La risposta arrivò immediatamente, quando le sue orecchie recepirono la maledizione appena soffocata da Diggle quando fu scaraventato con forza sul tappeto per l’allenamento.
Oliver Queen era il motivo per cui Felicity Smoak, goffa specialista di computer, si trovava nello scantinato di un night club nel cuore della notte.
Guardando indietro, si rese conto che quell’esperienza l’aveva cambiata e temprata forse più di quanto non fosse disposta ad ammettere. In fin dei conti lei era complice di un assassino.
Rabbrividì quando la sua mente aveva così definito Oliver.
L’incappucciato aveva di certo cambiato i suoi metodi negli ultimi tempi, grazie anche al suo aiuto, ma le vittime rimanevano ancora.
 Felicity sapeva di essere cambiata nel momento in cui la morte non la toccava più in modo così sconvolgente. Anzi, la affascinava in qualche modo. L’innocente Felicity era scomparsa nel buio di quello scantinato, solo per lasciare il posto ad una donna, fin troppo consapevole che il mondo non era quel posto spensierato che aveva immaginato. E così ogni sera, dopo una giornata di lavoro “ufficiale”, si dirigeva lì, nella loro tana.
Ogni sera digitava furiosamente sulla tastiera di fronte a lei, cercando informazioni, hackerando sistemi di sicurezza.
Ogni sera con Diggle e Oliver.
Doveva ammettere che erano ormai ciò che più si avvicinava ad una famiglia per lei. Diggle era un uomo sicuramente fisicamente spaventoso, che aveva conosciuto lo strazio della guerra, ma che era riuscito a mantenere un animo gentile, premuroso. Era un po’ come un fratello maggiore per lei, sempre disposto ad una parola incoraggiante, sempre in grado di capire i sottintesi. Raramente aveva visto la furia in lui, ma quei pochi spiragli le erano sufficienti.
 E poi c’era Oliver.
Beh, se qualcuno le avesse chiesto di definire il loro rapporto, probabilmente non avrebbe risposto.
Amici? No, non poteva essere considerato come tale. Non c’erano state conversazioni particolarmente private, ma non erano mancate parole di supporto o di scontro.
Amante? Oh, assolutamente no. Felicity però conosceva esattamente cosa il suo cuore le gridava, ma non era disposta ad abbandonarsi ad esso.
Lei non aveva mai conosciuto l’Oliver Queen prima dell’isola, ma forse era felice di questo. L’uomo che vedeva ora era responsabile, profondo, empatico, intelligente.
Era chiaramente persa di lui, ma non si era mai fatta illusioni. Lei non era il tipo di donna che Oliver avrebbe potuto amare e in fondo sapeva che il suo cuore sarebbe sempre appartenuto a Laurel. Ne avevano avuto la prova poco tempo prima, quando l’aveva scelta su Diggle. Le cose si erano appianate, ma la ferita bruciava ancora sia per Diggle che per lei.
A ciò si aggiungeva che poche settimane prima la notizia della rottura tra il rampollo Merlyn e Lauren Lance aveva invaso giornali e tabloid. Certo, non aveva avuto conferme, ma Felicity era sicura che il motivo fosse Oliver. L’aveva visto sorridere più spesso, essere più rilassato, andarsene prima o arrivare in ritardo.
I suoi pensieri furono interrotti bruscamente quando una mano si posò gentilmente sulla spalla, facendola sobbalzare.
D: tutto bene, Felicity?
La ragazza si rivolse all’amico, sorridendo debolmente. Diggle aveva visto la tensione tra Oliver e Felicity crescere in modo esponenziale nell’ultimo periodo. Le loro conversazioni non uscivano più dall’ambito “professionale” e questo lo metteva un po’ a disagio. Era così ovvio che Felicity fosse innamorata di Oliver, ma lui sembrava non voler vedere o discutere di questo. Diggle aveva sempre creduto che anche lui non fosse completamente estraneo al fascino sbarazzino dell’informatico, ma aveva ammesso a se stesso che Felicity non poteva competere con il fantasma di Laurel.
Si, perché in fondo non era nient’altro che questo. Oliver pensava di essere innamorato dell’avvocato, ma in realtà ciò che rimaneva era solo l’immagine ideale che si era creato di lei. Laurel non conosceva l’Oliver che era tornato dall’isola e quasi sicuramente non l’avrebbe accettato.
Tuttavia Diggle lasciò le sue posizioni solo alla sua mente, non potendo però non provare un senso di protettiva tenerezza per Felicity. L’aveva vista ferita da quella relazione mai ufficialmente annunciata tra il giovane Queen e Laurel, ma non aveva mai dato libero sfogo alla sua sofferenza. Si era gettata nel lavoro e ogni sera sembrava più stanca.
F: si si. Ero solo persa nei miei pensieri e tu mi hai quasi fatto prendere un infarto.
Il viso di Diggle si illuminò con un sorriso. Quella ragazza era stata una boccata d’aria fredda, il contrappeso in grado di mantenere il gruppo in equilibrio. L’uomo sentì lo sguardo di Oliver puntarsi su Felicity, con una prepotente vena di preoccupazione. Anche Felicity se ne accorse perché Diggle la sentì irrigidirsi, ma i suoi occhi non si voltarono.
D: dovresti andare a casa.
F: ho quasi finito non preoccuparti. E poi domani non si lavora giusto?
La ragazza si rivolse per la prima volta a Oliver, dandogli un sorriso impertinente. Gli occhi di Queen sembravano persi e Felicity scosse la testa divertita.
F: il party? A casa tua? Ricordi?
Oliver sembrò riprendersi.
O: oh accidenti, l’avevo completamente rimosso.
Ancora senza maglietta, Oliver si avvicinò al tavolo dove abbandonò il suo asciugamano.
O: beh, siete ovviamente invitati anche voi.
Felicity credette di essere impazzita e Diggle non doveva pensarla in modo tanto diverso, vista la sua espressione. Quando non ricevette risposta, Oliver si voltò verso di loro, trovandoli con facce a dir poco sorprese.
O: che c’è? Siete miei amici, sarei veramente contento di avervi lì.
Felicity si fece sfuggire una risata sarcastica, attirando su di si occhi che chiedevano una spiegazione. La ragazza alzò le spalle e sorridendo leggermente si rivolse ai due uomini.
F: direi che sarebbe un po’ strano per Oliver Queen invitare la sua esperta informatica e la sua guardia del
corpo.
Oliver si irrigidì, perché faceva male sapere in fondo aveva ragione. Le parole di Felicity non erano venute fuori con rabbia, ma con semplice accettazione. Eppure Oliver si disse che quelle due persone erano sicuramente migliori di gran parte di coloro che per le convenzioni sociali avrebbero dovuto partecipare a quella festa.
O: non mi interessa. Ovviamente portate qualcuno.
Felicity abbassò lo sguardo velocemente e Digle avrebbe voluto schiaffeggiare Oliver.
O: beh ragazzi per stasera abbiamo finito. Devo proprio andare. Ci vediamo domani allora.
Oliver rivolse ai suoi amici un sorriso luminoso, uno di quelli che forse il resto del mondo non avrebbe mai visto.
Non appena la sua figura scomparve, Felicity sospirò.
F: io.. io non credo sia una buona idea.. cioè voglio dire io penso che rimarrò a casa a riposare.. guardare tv, mangiare, non che non lo farei al party.. ovviamente ci sarà del cibo.. e poi un’informatica ad una festa di classe? No no.. e poi non ho nessuno da portare.. non è una buona idea.
Felicity abbassò gli occhi, mettendo fine a quel flusso di parole. Diggle la guardava con un sorriso triste sul viso e nel frattempo, Oliver, fuori dalla loro vista, si era ritrovato ad ascoltare il flusso di parole appena uscito dalla bocca di Felicity. Il tono sommesso non gli era sfuggito e in quel momento avrebbe voluto prendersi a calci.
Sentì la voce di Diggle e per qualche strano motivo non riuscì ad allontanarsi.
D: oh, andiamo Barbie.
Riuscì a strappare un sorriso a Felicity e Oliver si ritrovò ad essere invidioso, cercando di ricordare l’ultima volta che anche lui era riuscito a fare la stessa cosa.
D: Felicity non siamo ciechi. Sono settimane che lavori come una macchina. Prima alla QC, con tanto di straordinario e poi arrivi qui. Hai bisogno di svagarti, di uscire, di vedere gente nuova..
La frase di Diggle non passò inosservata né a Felicity né Oliver, ancora fuori dalla loro vista.
D: noi non siamo macchine. Siamo persone e abbiamo bisogno di vivere. Capisci quello che voglio dire?
La ragazza annuì debolmente.
D: e poi, quando mai ricapiterà a gente come noi un party di questo tipo? E si dà il caso che io non abbiamo nessuno con cui andare. Per cui miss. Smoak, sarebbe così gentile da accompagnarmi?
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi la risata cristallina di Felicity smorzò la tensione. Lo stomaco di Oliver si strinse a quel suono e un senso di disagio lo avvolse. Quella ragazza lo rendeva nervoso perché si trovava a provare sensazioni sconosciute.
F: dici sul serio Dig?
D: mai stato così serio.
Felicity gli sorrise.
F: e va bene allora, ma pretendo un appuntamento come si deve.
Diggle scosse la testa divertito.
D: ti passo a prendere alle 7 Barbie.
La ragazza si mise a ridere e iniziò a spegnere i suoi computer, mentre Diggle si avviava all’uscita.
F: beh, credo che questo sia il vantaggio di uscire con un’autista.
L’uomo uscì e per poco non sbattè addosso ad una figura nell’ombra. Stava per prenderlo a pungi quando riconobbe Oliver.
Diggle gli sparò uno sguardo confuso.
D: che ci fai qui?
I due cominciarono ad avviarsi verso l’esterno, ma Oliver non rispose.
O: verrà allora?
D: già..
Queen annuì, mentre l’ombra di un sorriso abbelliva i suoi lineamenti.
O: bene, bene.. sono contento.
Oliver superò Diggle, ma trovò la sua mano a bloccarlo.
D: senti Oliver non sono affari miei, ma sta attento a quello che fai.
La sua voce era  bassa e quasi minacciosa.
D: Felicity non è una delle tue donne che prendi e dimentichi il giorno dopo. Vuoi stare con Laurel? Perfetto, ma non continuare questa.. questa cosa. La stai ferendo e non è giusto. Felicity merita più di questa merda Oliver. Vuoi parlare del lavoro poi? Quando siete nella stessa stanza, ho paura di essere soffocato dalla tensione. Non tirare troppo la corda Oliver, perché ho paura che stia per spezzarsi.
Gli occhi di Diggle erano quasi furenti e Oliver si sentì quasi un trappola.
O: devo andare.
La mano di Diggle cadde mollemente dal suo polso e l’unica cosa che rimase fu uno sguardo duro e amaro.


p.s. questa è la mia prima ff su arrow, quindi prendetela come un esperimento. ovviamente Olicity.. :D ah, la storia non si inserisce in un punto preciso della serie, ma ci sono riferimenti vari.. spero vi piaccia, fatemi sapere.. :)
   
 
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