Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: Love_in_London_night    15/01/2014    4 recensioni
E se Emma per un periodo non fosse più l'assistente di Jared? E se al suo posto ci fosse una ragazza che il cantante ha assunto con una certa leggerezza?
Dal primo capitolo: «Si potrà togliere lo stucco che le hanno messo in faccia o no? La mia assistente deve almeno far credere di essere seria»
«Tomo, tienimi se no è la volta buona che lo ammazzo. Giuro che lo faccio senza pentimento»
Mofo la prese per i gomiti giusto in tempo, stava per partire alla carica. Gli faceva paura quando si arrabbiava, perdeva ogni controllo, poteva essere davvero letale. Se lui fosse stato in Jared non l’avrebbe mai provocata in modo così pesante.
«Quanto vorrei che lo shatush non ti avesse corroso gli ultimi neuroni rimasti!»
«Sei solo invidiosa» le rispose stizzito Jared. Nessuno poteva criticare il suo shatush, era la postilla aggiunta alla regola di non commentare la sua collezione di smalti.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lost in the city of Angels'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4

Talk


 
Logan aveva trovato del couscous in un angolo della cucina e aveva deciso, quindi, di condirlo con delle verdure. Inoltre avrebbe cucinato delle melanzane ripiene al forno, per fortuna le spezie non mancavano, al contrario della carne.
E, accanto alla pasta di semola, aveva trovato un corposo ramo di vischio.
«Scusa, e questo?» Lo estrasse dall’armadietto e lo sventolò davanti alla propria faccia, divertita. «Hai intenzione di usarlo come aroma per l’arrosto di tofu?»
Chi poteva tenere un simile rimasuglio del Natale in uno degli armadietti della cucina, se non Jared?
Lo stesso uomo che era intento a pulirsi le mani dalla pastella dei pancake che aveva ancora sulle mani.
Lui sorrise divertito.
«Oh, l’aveva dimenticato appeso mia mamma in giro e l’ho messo nel primo posto libero che mi è capitato sottomano». Alzò le spalle, come a voler liquidare la cosa.
Era un ottimo bugiardo, o forse soltanto un bravo attore. La verità era che l’aveva nascosto prima che finisse nella spazzatura proprio perché sperava che potesse tornargli utile.
D’altronde lo faceva anche per sua mamma, nonostante tornasse più a suo vantaggio.
Non era proprio lei quella che voleva che i figli fossero felici accanto a una donna? E diciamolo, non sarebbe stata contenta di avere qualche nipotino pronto a scorrazzare per casa?
Non che Jared volesse ciò, dato che sembrava facesse a gara con Shannon per deludere le aspettative da nonna e da suocera della madre, ma gli piaceva moltissimo l’idea di… Provare a concepire con qualcuna, e la scelta era ricaduta proprio su Logan. Fare tante, tantissime prove e vedere se in un futuro molto prossimo, o un universo parallelo, la cosa potesse sfociare in altro.
Lui si sarebbe fermato anche solo alle prove, tanto per chiarire.
Logan lo posò sul tavolo, non voleva buttarlo via, non subito almeno, perché le ricordava la sera della Vigilia e i bei momenti che aveva passato proprio in quella casa. Era inutile dire che in quell’occasione avesse visto un Jared diverso, totalmente rilassato e sereno, quello che le piaceva tanto.
Ritornò al tagliere con le verdure da sminuzzare prima di essere insaporite in padella con un sorriso così idiota che se si fosse vista si sarebbe sfottuta da sola, ne era certa.
Fu solo quando Jared appese il ramoscello di vischio alla piccola maniglia dell’anta che le stava davanti che Logan si fermò di nuovo. Lo sentiva dietro di sé, ma c’era qualcosa di diverso nell’aria, tanto che non si girò per la paura di sentire le gambe cedere, perché quel vischio non poteva essere stato messo lì a caso, nemmeno Jared poteva essere tanto crudele.
«Sotto il vischio è usanza baciarsi» disse lui a  mezza voce, mentre con lentezza esasperata le spostava i capelli da una spalla all’altra, lasciando libera gran parte del collo.
«Ma noi non siamo sotto il vischio» rispose Logan incerta.
Sentiva il respiro di Jared sulla pelle esposta, non era più in grado di ragionare lucidamente.
Come non poteva lui sentire il rimbombo del suo cuore?
Appoggiò delicata la schiena al suo torace, doveva avere un segno che tutto quello non fosse un sogno e stesse accadendo davvero, quel semplice contatto doveva dimostrarglielo.
«Ed è per questo che non ti sto baciando» disse sfiorando con la bocca un punto tra la mascella e l’orecchio «Le labbra».
Doppi sensi sempre e comunque.
Continuò piano, un bacio alla volta che lasciava una scia rovente sulla pelle bianca e innocente di Logan, fino a scendere lento verso lo scollo ampio del maglione, ben oltre la curva del collo. «Potrebbe essere una nuova tradizione».
La sentì annuire, rigida.
Dio, che animale che era. Logan aveva gli occhi chiusi e si morsicava appena il labbro inferiore per non gemere senza pudore alcuno, doveva mostrare un po’ di contegno come sembrava averlo Jared alle sue spalle.
Ma cazzarola, non potevano inaugurare la tradizione di fare sesso in cucina davanti al tagliere? O che ne sapeva, limonare come due ragazzini in calore come buon auspicio per l’anno nuovo?! Tutto, ma non quella meravigliosa tortura che le logorava i nervi. E gli ormoni già provati da tempo.
Insomma, era sempre stata consapevole di lavorare con i Leto, e sapeva che saperci fare, flirtare e sprizzare sesso selvaggio da ogni poro era di default per loro, soprattutto per Jared – almeno ai suoi occhi – ma così era giocare sporco.
E in quel momento non stava facendo nulla per nascondere quelle doti, anzi, le stava sfoderando per farla impazzire, e ci stava riuscendo alla perfezione.
Stronzo.
Strinse la mano attorno al manico del coltello, cercando di darsi un contegno «Attento Jared» gli disse sorridente, quasi fosse padrona di sé. «Ho in mano un coltello».
Se non si fosse allontanato gli avrebbe tolto i vestiti di dosso in pochissimi nano secondi, cosa che in confronto Jim Carrey in ‘Una settimana da Dio’ sarebbe risultato veloce quanto un bradipo in letargo sotto effetto di calmanti.
«Mi piacciono le cattive ragazze» ma si allontanò da lei per sicurezza, ridendo.
Logan era imprevedibile e lui aveva già osato tanto. Se avesse provato a baciarla davvero probabilmente con quel coltello l’avrebbe evirato, solo un mese prima d’altronde gliel’aveva promesso.
Era stato comunque un buon inizio, quell’approccio. Nonostante gli fosse rimasta la voglia di assaggiarla e scoprirla, vedere che lei non l’aveva rifiutato era per lui il miglior invito a continuare.
Non sarebbe stato facile, lo sapeva, probabilmente avrebbe dovuto ingoiare qualche boccone amaro, ma ce l’avrebbe fatta.
Perché da quando aveva cominciato a osservarla davvero e ad ascoltarla, aveva capito che Logan era una persona interessante, piena di fascino, simpatica e di buon cuore, oltre che essere una valida collaboratrice. E una ragazza che rientrava decisamente nei suoi canoni, peccato che prima fosse stato tanto cieco, così fermo sulle proprie convinzioni.
Cucinare divenne interessante: ogni cosa diventava motivo per flirtare e i gesti erano utili per sfiorarsi un po’ più del dovuto. “Mi passi il sale?” e le dita si accarezzavano con finta indifferenza. “La zucchina è ancora dura” e trovavano un buon motivo per ridere dopo un momento di imbarazzo una addosso all’altro, complici come mai lo erano stati.
La televisione era tornata ai soliti programmi, quindi era partita la chart del momento, che in quel momento riportava il nuovo singolo di Rihanna alla numero otto.
Logan iniziò a canticchiare e ballare mentre assemblava il primo piatto, quella canzone così ritmata le metteva voglia di saltare e andare in un club a muoversi un po’, facendo finta di saper ballare come i due terzi delle persone che affollavano i locali.
«Abbiamo una ballerina nascosta tra noi?» le disse Jared divertito, alzando solo un angolo della bocca mentre la aiutava a portare in tavola parte della cena.
«Nah, non penso proprio» ridacchiò Logan. «Solo quattro passi in discoteca»
«Già» rispose l’uomo un po’ più serio, con un sorriso quasi triste. «Ne ho sentito parlare».
Perché aveva voluto sapere da Shannon come era successo, ed era grato a Logan per aver “salvato” il fratello da quello schifo di tentazione, anche se aveva usato il proprio corpo come distrazione alternativa.
Logan si appuntò mentalmente di uccidere il maggiore dei due e farlo passare per incidente, perché non aveva intenzione di finire in carcere per una cosa più che giusta, a parer suo.
Si sentiva in colpa: desiderava Jared e aveva avuto Shannon, capiva lo sguardo con un fondo di accusa che lui aveva assunto.
«Niente di ché» si affrettò a dire.
Jared, però, sorrise «Su, vuoi dirmi che al ballo dell’ultimo anno del liceo non ti sei tirata a lucido per essere incoronata reginetta?! Non ci credo».
Lei replicò il gesto, era stato così signore da offrirle l’opportunità di cambiare argomento. Allora era vero: quando voleva sapeva essere gentile, anche con lei.
Quello che sentiva era forse l’eco del coro dell’Allelujah?!
«Ballo di fine anno?» rise di gusto. «Ho frequentato il liceo in Italia e non c’era nulla di tutto questo. Sono andata in discoteca a ubriacarmi dopo la fine degli esami. E comunque, essendo anche inglese, queste cose non avvengono nemmeno in Gran Bretagna. È un’usanza solo vostra» e lo disse facendo una faccia schifata.
«Vuoi dire niente vestito lungo, niente patemi, acconciature, fiori, limousine» ci pensò un poco «E niente ragazzo che ti fa ballare il lento per poi cercare di portarti a letto dopo la festa?!»
Li aveva elencati con una certa disinvoltura, come se fossero cose per lui normali, quasi un’abitudine o peggio, un ricordo.
«No. Io ho bevuto vodka dalla bottiglia e ho messo un vestito che avevo già indossato prima, la sera della festa di classe. Ti basta?»
«Sei veramente europea» lo disse fingendo disgusto.
«E tu sei americano fino al midollo» replicò con lo stesso tono lei. «E poi vuoi farmi credere che tu, l’uomo che non deve chiedere mai, quello con gli occhi d’angelo e l’animo da diavolo, si è interessato del ballo in giovane età? Non ci credo. Per me non ci sei andato»
«Certo che sì!» era divertito. «A scuola non ero molto popolare, forse perché non la frequentavo poi molto. Inoltre venivo preso di mira per il mio aspetto così innocente, ho dovuto faticare per diventare il piccolo teppista di quartiere, e il ballo mi è servito per rimarcare il mio status da cattivo ragazzo: ho invitato la più carina della scuola e dopo averla usata l’ho anche scaricata»
«Dunque per te il tempo si è cristallizzato a quasi trent’anni fa?» domandò Logan con lo stesso sarcasmo con cui lui aveva parlato.
«Nah» era sicuro «Ora le faccio godere parecchio, a volte. Solo se le ritengo meritevoli di tale onore» e alzò un angolo della bocca.
Quel sorriso doveva essere dichiarato illegale, perché la ragazza poteva capire la giovane ingenua che, ai tempi del liceo, era caduta vittima di quegli occhi fintamente innocenti e il sorriso angelico. Maledetto Jared.
«Più che giusto, Vostra Altezza» lo canzonò.
«Sai allora come ci si deve rivolgere al sottoscritto?!» continuò ad alzare e abbassare le sopracciglia per strapparle un sorriso. In realtà le fece solo alzare gli occhi al soffitto. «Peccato che nessuno ti abbia fatto vivere un’esperienza simile come quella del ballo. Ormai sei americana di adozione, se lo sapessero le ragazze dello stato verresti presa in giro a vita» e spazzolò l’ultimo rimasuglio di melanzana, dichiarando conclusa la cena.
«Beh, basta che tu non riveli il segreto alle ragazze» disse in tono confidenziale, come se si trattasse di un pigiama party «Tra una passata di smalto e l’altra, e penso di essere al sicuro».
Gli strizzò l’occhio e portò via i piatti.
Era davvero servizievole, pensò Jared, ma la sua mente era volata ad altri tipi di servizietti.
La seguì in cucina, attratto da lei come da una calamita. Forse non se ne rendeva conto, ma il suo interesse era palese: le girava intorno come se fosse un cane pronto a difendere il proprio territorio da altri maschi.
E odiava il fatto che il suo fascino, quello che sfoderava in ogni occasione, su di lei non sembrasse sortire l’effetto sperato. Insomma, era abituato a vedere svenire frotte intere di donne solo per il suo scuotere i capelli o muovere un pollice per togliersi una ciglia dallo zigomo, non era certo pronto ad avvicinarsi a una ragazza, tentare un approccio seducente e alla fine rischiare l’evirazione.
Lo seccava ma era eccitante quella conquista così difficile, gli aveva fatto capire quanto valesse la persona che si era prefisso come meta.
«Lascia i piatti nell’acquaio, ora devi vedere le camere per decidere in quale stare». La prese per mano e iniziò a trascinarla di sopra con lentezza.
Logan si accorse del fatto che Jared aveva evitato il termine dormire. Solo lei da quel momento si aspettava che l’uomo non avesse intenzione di farla riposare?
Comunque era delusa, una piccola parte di lei sperava di finire nel letto di Jared, in sua compagnia o meno era da decidere; che poi la piccola parte avesse le dimensioni di un cucciolo di pachiderma e che lei sperasse di arrivare in quel letto con lui erano solo dettagli. Trascurabili, per giunta.
Arrivati al piano di sopra mano nella mano, con somma gioia di Logan che nel tragitto si era finta la fidanzata più invidiata d’America pronta a fare le peggio cose per il proprio uomo, notò – con un certo disappunto – che avevano girato a destra delle scale e non a sinistra, dove c’era camera di Jared.
Quante volte c’era stata senza avere per la testa idee vietate ai minori di diciotto anni, ma solo con il perfido intento di interrompere Jay nel suo sonno leggero e sempre troppo corto, dato che soffriva d’insonnia e si addormentava a notte inoltrata?!
Bei tempi quelli, dove gli ormoni erano stati messi a tacere dalla frustrazione del proprio lavoro e i sentimenti erano un qualcosa di inesistente o, comunque, nascosto ancora meglio.
Il problema non era trovare un modo di violentare il suo capo senza perdere la dignità e senza avere colpa alcuna, quanto più dargli fastidio, tanto da fargli rimpiangere di essere nato, o di averla notata solo da svestita e tirata a lucido.
«Ecco, tranne la prima porta a destra ci sono disponibili altre tre camere» disse lui indicando il corridoio ampio davanti a loro.
«Cosa c’è nella prima stanza?» eh no, non poteva certo dirle così senza scatenare la sua curiosità. Era come la Bestia che diceva a Belle di non entrare nell’ala ovest: istigazione a delinquere.
«Credimi, non ti piacerebbe saperlo» rise beffardo, sapeva di avere la situazione in mano. «O, perlomeno, niente di tuo gusto. Già una volta ti ho chiesto se potevano piacerti le fruste, e dalla risposta mi era parso di capire non ti aggradassero più di tanto»
«Ok, la stanza per le ospiti trasgressive e senza dignità la passo, grazie» disse senza scomporsi. «Ti prego, dimmi che le altre sono arredate diversamente e, magari, non contengono oggetti vietati ai deboli di cuore, ai malati di sesso o alle persone che devono sublimare la mancanza di qualcosa di reale con aggeggi di plastica e vibranti»
«Sei peggio di un dizionario quando ti ci metti, lo sai?» le disse mentre apriva la porta della prima stanza dal lato opposto dell’abitazione rispetto a quella di Jared.
«E casa tua è peggio di un sexy shop, a quanto pare. Ognuno ha le sue pecche».
Ridacchiarono divertiti da quelle battute e iniziarono il giro.
Visitarono le tre stanze con curiosità. Logan si era sorpresa di scoprire l’arredo curato e diverso di ognuna ma per nulla pomposo, moderno o freddo. Erano camere dotate del necessario per far sentire l’ospite a proprio agio, ognuna con le proprie caratteristiche.
Alla fine scelse quella accanto al bagno principale. Era la più calda, la più piccola – dato che non aveva bisogno di molto spazio – e la più vicina a quella di Jared. Non aveva secondi fini, forse, ma di sicuro non le piaceva l’idea di dormire in una casa altrui e stare lontano dal proprietario. Insomma: aveva un po’ di paura.
«Devo andare un attimo in camera mia, ho bisogno di Berry, l’ho dimenticato lì prima».
Berry, il suo unico vero amore. Una relazione indissolubile, nulla in confronto allo shatush e agli smalti.
Non seppe bene il perché, ma Logan lo seguì. Non era a suo agio nel girare indisturbata per la casa di un pervertito sessuale, lui avrebbe potuto interpretarlo in chissà quale maniera.
Una volta dentro si accorsero che qualcosa non andava.
«Ma porca pu…»
«Guarda principino, t’è caduta la corona!» Lo prese in giro. «Sai che esistono cadaveri con una temperatura corporea più alta dei gradi di questa stanza?!»
Concluse ridendo e stringendosi nelle spalle per il freddo.
Jared corse al calorifero «Non va, cazzo. È completamente spento» .
Era un uomo distrutto. Come avrebbe potuto dormire con un freddo simile? Si sarebbe ibernato o, peggio, ammalato. In quella stanza ci sarebbe morto perfino un pinguino.
«Dormi in una delle tue stanze degli ospiti». Logan guardò fuori dalla finestra, la tempesta imperversava ed era impensabile chiamare qualche tecnico. «Non penso che qualcuno esca per le riparazioni con questo tempo»
«Non lo pretenderei nemmeno» rispose Jared, arreso.
‘Montami come un comodino dell’IKEA’, era l’urlo della coscienza della ragazza. Quando si comportava come un uomo era irresistibile.
«Solo che mi scoccia non poter dormire nella mia camera. È surreale».
Scrollò le spalle e prese qualcosa per dormire, infine passò una propria maglietta e dei pantaloncini al ginocchio a Logan per permetterle di farne lo stesso utilizzo. Portarono le cose prima nella stanza che l’assistente aveva scelto, poi in quella di Jared.
Lo fissò mentre con perizia trasportava alcune cose da una camera all’altra. Lei si sedette sul letto con il piumone paffuto e lindo, una smorfia di disappunto.
«Bleah. Ti piacciono così tanto i materassi molli?»
Lui annuì, fermandosi solo un attimo per ridestarsi da quel modo così metodico di sistemare le proprie cose. D’altronde era un maniaco del controllo.
«Sono osceni! A me piacciono quelli duri».
Jared sogghignò, una luce maliziosa ad accendergli gli occhi «Non avevo dubbi, Lo. Alla fine sono le ragazze all’apparenza tranquille quelle più assatanate».
Si buttò sul letto, esausta. Se un giorno le avessero chiesto in un’ipotetica intervista quali fossero le passioni o gli hobby di Jared Leto non avrebbe avuto dubbi, avrebbe risposto che metterla in imbarazzo e a disagio avrebbe battuto tutto il resto.
Lui, finito di sistemare la stanza, seguì il suo esempio e le si sdraiò accanto, quasi quelle operazioni l’avessero sfiancato.
«Perché mi odi così tanto?» sbottò lei dal nulla. Il soffitto era diventato qualcosa di molto interessante in quel momento.
«Io non ti odio!» L’ovvietà  e la sorpresa che permeavano il tono di Jared la stupirono, tanto che si girò alla propria sinistra per guardarlo in tralice.
«Per fortuna! Se mi avessi odiato come mi avresti trattata? No perché non mi sembra che con le persone con cui interagisci di più ti comporti come con me. Con Shannon non sei isterico, nemmeno con Tomo» disse esasperata.
Davvero non vedeva la differenza? Non ci credeva. Si potevano dire tante cose di Jared, ma non che non fosse sveglio.
«Ma io mi diverto a punzecchiarti e a metterti a disagio!» Il sorriso largo e sincero sul viso non mentiva.
Ripensò agli hobby di lui e sì, rovinarle la vita rientrava nel podio. Era pure sadico, a questo punto.
«Non so come, ma l’avevo notato!» Si lamentò Logan. «E dire che Emma mi aveva preparato al peggio, ma non ci era andata lontanamente vicina, purtroppo».
Jared sospirò. «Perché non era spassoso prendere in giro Emma. Non rispondeva alle battute, non è quel genere di persona. Il suo rispetto reverenziale nei miei confronti glielo impediva»
«Però a lei non rovinavi la vita come a me» convenne l’assistente, cercando di capire dove si nascondeva l’origine del problema del proprio capo nei suoi confronti. «O meglio, non le complicavi ulteriormente la vita come fai con me. Anche perché penso che tu sappia che organizzarti la vita e accudirti nei tuoi mille cambi di umore e idee non sia affatto facile»
«Vedi… Con Emma era tutto diverso». Sembrava pronto a una confessione, tanto che la fissò con un’intensità disarmante che le fece tremare le ginocchia. Fu felice di essere sdraiata. «Tra noi, sai… C’è stato qualcosa. Appena era diventata la mia assistente abbiamo fatto sesso, tipo…»
«Oh mio Dio! Pensavo che fosse frigida!» urlò divertita e sorpresa da quella confessione.
«Beh, diciamo che se non c’è stata una seconda volta un motivo c’è…» disse ammiccando nella sua direzione.
«Hai presente quando ti ho detto durante il servizio con Terry che saresti stata in grado di piegare i vestiti prima di fare sesso? Ecco, Emma è così, o quasi. Non era proprio passionale, nonostante fosse coinvolta».
Lo ascoltava affascinata, era la prima volta che Jared si apriva a lei e lo faceva senza prenderla in giro o per complicarle la vita. Era una bella novità a cui avrebbe potuto abituarsi in fretta.
Annuì per permettergli di continuare il discorso.
«Emma è stata brava. Nonostante non fosse riuscita a farmi innamorare di lei, si è resa indispensabile per me in altro modo. Era sì la mia assistente, ma era anche una confidente, un’amica. Credeva in me come io stesso non avevo mai fatto, tanto da diventare produttrice dei Mars e dei film di Bart. Devo ammetterlo, anche se a malincuore: sono sempre stato così egoista da fare di tutto per renderla succube del suo sentimento nei miei confronti, sapevo che così l’avrei tenuta accanto a me».
Le sembrava un bambino che si sentiva solo e incompreso, avrebbe voluto abbracciarlo. Per la prima volta lui le mostrava la sua debolezza.
«Non è giusto, suppongo, ma penso di poter capire benissimo». Anche a lei era successo qualcosa di simile con il suo primo amore.
«Sono vissuto nella convinzione che non mi lasciasse mai»
«E così è Jared, lo sai che quando sua figlia sarà un po’ più indipendente tornerà al suo posto. Al mio posto».
Fu la prima volta in cui arrivò a quella conclusione, e pensarlo le diede un’enorme tristezza. Cos’avrebbe fatto dopo? Cosa avrebbe senza Jared, ma anche senza Shannon e Tomo?
«Può darsi, ma non sarà lo stesso»
«Perché?»
«Perché mi ha abbandonato, Lo. Lei si è salvata. Si è trovata qualcun altro prima di cadere in questo squallido baratro, e con la bambina ha tagliato il rapporto che c’era tra noi, quel qualcosa di speciale che la legava a me. Non sarà mai più come prima. Non mi tratterà più con la venerazione di un tempo, forse si rivolgerà a me come sua figlia, perché capirà che più o meno la mia età mentale è la stessa». E le sorrise indulgente, quasi triste.
«Quando tu sei arrivata ero arrabbiato per essere giunto a questa conclusione, per essermi sentito abbandonato dall’unica persona in cui avevo riposto tutte le mie aspettative. E tu non mi adoravi come lei, non lo fai tuttora. Io ti ero indifferente, mi guardavi ma non mi vedevi, ero il tuo capo, e la cosa mi irritava da morire. Così ho iniziato ad irritare te per una sorta di personale par condicio».
Sorrisero entrambi, ora tutto era più chiaro.
«Beh, io non ti abbandonerò» era convinta Logan.
«Anche tu te ne andrai se vorrai salvarti» e se per lei fosse stato troppo tardi? «L’hai detto poco fa. Quando Emma tornerà»
«Beh, potrai sempre chiamarmi» gli disse titubante. «Se ti servirà un consiglio, un qualcuno che ti insulti con sincero piacere o anche per farmi soltanto qualche battuta oscena»
«Grazie, lo apprezzo. Me ne ricorderò».
Sorrise più tranquilla, forse Emma non era la fine di tutto.
E aveva appena scoperto che Jared non la odiava. Da quel momento sarebbe stata in grado di affrontare il proprio lavoro con tutto un altro spirito, magari sarebbe riuscita anche ad apprezzare le battute di Jared e a non disprezzarlo in silenzio per le crisi di nervi  che era solito procurarle.
«Ora toglimela tu una curiosità». Sfoderò lo sguardo da bambino, gli avrebbe mai potuto negare qualcosa?
Maledetto, sapeva bene come usare a proprio favore le armi di cui era in dotazione.
«Spara». Logan non era brava come lui ad affascinare la gente, non sapeva fare un discorso e farsi perdonare per quello che poi avrebbe detto.
«Perche tu odi me?»
Lei sorrise, conosceva bene la risposta.
«Oltre al fatto che rovini tutte le mie giornate?» replicò retorica.
Jared le fece una smorfia contrariata, lui non la vedeva così.
«Perché da quando sono arrivata non hai fatto altro che allontanarmi. Quando ero nuova e seguivo Emma tu non mi hai mai degnata di uno sguardo, e non intendo come donna, non solo. Sarei comunque diventata la tua assistente e non mi hai mai prestato attenzione». Ricordava la sensazione di disagio dei primi giorni come se fosse ieri. «Quando abbiamo ripreso il tour in Europa non mi hai dato la possibilità di avvicinarmi a te così, vedendo il muro che tu avevi innalzato, ho agito di conseguenza. Ho cercato di essere professionale per dimostrarti di essere all’altezza, nel frattempo ho legato con persone che mi facevano sentire apprezzata e parte del gruppo, soprattutto con Shannon»
«Quello non si chiama legare, quello è sesso. È diverso» le disse Jared divertito e un po’ offeso, su quel dettaglio sarebbe sempre stato intransigente.
«Va beh, tralasciando i dettagli». E sorrise nel vedere un sopracciglio di lui alzarsi verso l’alto con fare scettico. «Ti ho odiato perché non mi hai mai visto come una donna. E ti ho detestato ancora di più quando hai sembrato apprezzare ciò che Terry ti ha mostrato, perché non è possibile che ci fosse quell’abissale differenza tra una me vestita a una quasi nuda» era seria.
«Mentre Shannon si è accorto subito di quello che c’era nascosto dietro una canotta qualunque e una frase meno maliziosa di quel che io mi sarei aspettato» aggiunse Jay.
«Esatto. Lui in me ha visto del potenziale, o comunque un qualcosa che tu ti sei ostinato a non guardare fino al momento in cui Terry ti ci ha messo davanti a forza» continuò abbattuta. «Non mi sono mai reputata una top model, ma non pensavo nemmeno di essere così brutta da risultare invisibile agli occhi di un uomo. Dio, è stato così frustrante»
«E mio fratello ti ha fatto capire che l’errore non era tuo, ma mio» concluse Jared comprensivo. Ora riusciva a vedere le cose da una prospettiva diversa.
Logan annuì in silenzio, odiava aprirsi in quel modo, rivelarsi davvero per come era.
Eppure era stato più facile del previsto con Jared, perché era bello poter contraccambiare la condivisione intima di prima.
Ecco, se avesse potuto, avrebbe detto che quel momento era il più intimo che avessero passato insieme, ma non si sarebbe mai azzardata a ripeterlo ad alta voce per la paura che l’uomo accanto a lei potesse scherzarci su offrendole prestazioni sessuali, la cosa più intima cui lui potesse pensare.
Non che le facesse schifo una simile offerta, ci teneva a precisarlo, ma quello che stavano condividendo era più importante e profondo, un qualcosa che le stava facendo benissimo e le faceva battere il cuore a una doppia velocità.
«Lo» e allungò le dita per raggiungere la mano sottile di lei. «Forse ho commesso uno sbaglio, e non è una cosa da tutti i giorni che io lo ammetta» disse per sdrammatizzare, facendo ridacchiare entrambi. «Ma spero di poter rimediare. Io ora ti vedo, e non c’entrano i vestiti che indossi o no».
Strinse la mano intorno a quella di lei nel gesto più smielato – ma sentito – che avesse mai fatto da quando aveva rinunciato all’amore, da quando Cameron l’aveva lasciato e non era più stato lo stesso.
Logan gli sorrise, anche se tra sé stava pensando che già che erano su un letto avrebbe potuto approfittare di lei, perché dopo una simile ammissione non avrebbe avuto la forza di negargli nulla.
«E se proprio vorrai, quando ti sentirai giù, anche tu potrai chiamarmi, fosse solo per un insulto». Le strizzò l’occhio con fare allegro e complice.
«E se fosse durante un concerto?» ecco un pessimo tentativo di alleggerire la tensione che le parole e il gesto di lui avevano creato.
«Avvicinerei il microfono all’altoparlante per farlo sentire a tutti»
«Grazie. Me ne ricorderò». Lo prese in giro, perché forse non era il momento di affrontare discorsi così importanti.

 


Ciao a tutti!
Come ogni mercoledì eccomi qui.
Innanzitutto mi dispiace che il capitolo scorso non vi sia piaciuto così tanto, spero di aver recuperato con questo.
Talk, Coldplay. Perchè finalmente in questo  capitolo si capiscono tante cose, più di tutto le prese di posizione dei nostri protagonisti. Possiamo dunque dire che gli attriti tra loro si sono appianati? Sì, penso proprio di sì.
Non ho molto da dire a riguardo, in realtà, quindi penso che vi lascerò senza riempirvi oltre di ciance.
Vi ringrazio ogni volta per aggiungere la storia, perchè date fiducia a una squilibrata e perchè non ho altro modo per mostrarvi la mia gratitudine!
Un grazie di cuore va a Marica per aver realizzato il bellissimo banner che vedete all'inizio del capitolo!
Se avete dubbi o curiosità mi trovate nel gruppo fb: Love Doses.
A mercoledì prossimo, sbaciucchiamenti vari, Cris.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: Love_in_London_night