Capitolo 5: Il cimitero dei fusilli zombie
“Veeeeeee, Liz, dove andiamo di bello?” Chiese il piccolo italiano mentre inforcava due o tre fusilli (e non chiedetemi perché mangiava fusilli mentre camminava o se prima stava preparando pizza perché ciò è irrilevante e io mi prendo una licenza poetica) e mentre l’Ungherese lo trascinava facendolo sbattere ogni tanto su un albero borbottando uno scusa ogni due baobab su settecento (Sì, baobab, in Italia) sapendo che comunque Feliciano non sarebbe potuto essere più rintontito di quanto lo era già, o di Gilbert quando lo avrebbe trovato e avrebbe inaugurato la sua nuova padella in acciaio inox sbattendogliela in testa. No, così, perché aveva voglia. Dopotutto, non ci cucini niente di buono in una padella se prima non è sporca di sangue.In quell’esatto istante Lovino pensava che fossero davvero grosse. E non parlava delle scatole che gli stava rompendo l’americano, e neanche delle bugie che aveva raccontato a Belgio quando, con la bocca piena di cibo le aveva detto: “Nhon ho mhiha manhato io lha thua horta” parlava più o meno delle tette della spagnola davanti a lui. E non era l’unico a notarle, data la faccia di Alice, che stava rosicando e si stava letteralmente pentendo di aver trasformato Antonio in una donna. “Uno scarafaggio” stava pensando. “E poi lo avrei spiaccicato con un piede, e poi anche Lovino, e poi Alfred, e poi Francis, anche se non centra un ca-biiiiiip, e Elizabeta, che…” “DOV’È ELIZABETA!?” gridò, riuscendo finalmente a distogliere lo sguardo di Alfred da Spagna, ma senza che Lovino si accorgesse di nulla. “Fusilli” disse Alfred. “Pomodoro!” squittì spagna, che per il momento chiameremo ESMERALDA (Spagna: Che nome merdoso). E infatti, un piatto di fusilli al pomodoro finirono in faccia a Lovino, insieme al piatto ovviamente, cosa che gli provocò un sanguinamento alla testa perché in pratica il piatto di porcellana gli si era rotto in faccia, ma lui continuò a starsene lì fermo a guardare Spagna, e stranamente, a sanguinare pure dal naso. Intanto un Feliciano selvatico arrivò alla velocità della luce sulla zucca di Alfred, che suonò a vuoto. Intanto Elizabeta stava scavalcando il cancello e chiedeva perplessa: “Perché vi siete chiusi dentro?” “Noi non ci siamo chiusi dentro!” Sbottò Inghilterra, appoggiandosi ad una lapide.
Inghilterra: “Aspetta, ma che centra?!”
Autrice: “Silenzio, personaggio di scarto.”
Inghilterra: “Di… scarto?”
Hem, dicevamo. A quel punto tutte le lapidi si spostarono come azionate da un meccanismo, e da sottoterra spuntarono, infuriatissimi con Feliciano che stava mangiando i loro fratelli, dei luridi e putrefatti… FUSILLI ZOMBIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Inghilterra: “Ma tu hai mangiato droga per caso?”
Autrice: “ Ma sentilo…”
Così, Inghilterra, che se la stava facendo sotto, saltò in braccio ad Alfred-
Inghilterra: “Oh ma ti prego”*prende computer
E così, il nobile Impero Britannico, grazie alla sua magia potentissima, salvò il culo a tutti.
Autrice: “Con molta nonchalance (o come diavolo si dice).”
Continueremo dopo che avrò ripreso completamente il computer. Ora mi scuso intensamente per il ritardosissimo ritardo.
Addio
“E poi scusa, che ci fai in casa mia?”
Inghilterra: “Mi hai rapito e legato tu, brutta depravata!”
Autrice: “A già. E come ti sei slegato?”
Inghilterra: “Con la magia!”
Autrice: “…”
Inghilterra: “AHAHAHAH”
Autrice: “Arthur, tu non sai usare la magia. Vieni qui che ti lego di novo, e vediamo come ti sleghi…”
Inghilterra: “HEEEEEEEELP!”