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Autore: whereverclove    16/01/2014    2 recensioni
sentì che mi chiamava, veramente sarei voluta rimanere ma, oramai, sentivo che quello non era più il mio posto
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. prologue



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Apro gli occhi. E' buio, non vedo nulla, il sole non è ancora sorto ma non ho voglia di dormire
così mi alzo e, attraversando la camera, arrivo al corridoio che mi porterà al bagno. Non c'è
anima viva in giro - Tanto meglio - penso. Non ho voglia di vedere nessuno come mio solito,
odio la gente che ti sferruzza intorno e ti assilla continuamente, penso che se qualcuno lo
facesse con me lo ucciderei, si un bel coltello nel petto e poi la macchia di sangue che si allarga
sul petto della mia vittima, questo mi piacerebbe. Raggiungo la porta dei bagni femminili, mi do
una lavata e mi cambio. Visto che tutti dormono esco dall'accademia e mi dirigo nella zona
foresta dove mi alleno con i miei adorati coltelli.
Appena scorgo le prime luci del giorno mi rimetto in cammino per l'accademia dove mi allenerò
ancora solo nei prossimi due giorni - Quest'anno toccherà a me, penso che nessuna delle oche
sarà abbastanza stupida da tentare di sfidarmi, verrebbero uccise dal mio coltello durante il
combattimento e mi farebbero solo sprecare tempo; non ho idea del perchè le abbiano ammesse
all'accademia hanno un livello di combattimento che è minore di quello di un neonato, solo poche
di loro possono definirsi assassine, ma a loro non importa, hanno tutto ciò che vogliono, perchè
dovrebbero curarsi di altro?
Io non sono come loro, assolutamente, sono infinitamente peggio.
Il mio unico interesse è vincere, vincere i giochi e uccidere con i miei amatissimi coltelli:
sono la migliore, non manco mai il bersaglio e lo uccido a sangue freddo, facendolo soffrire o meno, in base al mio umore.
I miei pensieri si interrompono quando varco la soglia dell'accademia, cammino attraverso il
salone d'ingresso dove c'è un enorme monumento in onore del distretto due: - Ecco la cosa importante,
l'onore del mio distretto, e io lo guadagnero quest'anno - mi dico con un sorriso sadico sul volto.
Torno in camera, mi cambio nuovamente, questa volta indosso l'uniforme dell'accademia e scendo in mensa.
- Tutti a nanna i picclini - dico scuotendo la testa e co un ghigno in faccia.
Mi servo da sola come ogni mattina e finisco la colazione a base di uova e carne; lascio il vassoio
sul tavolo non curandomi di ciò che la cameriera appena arrivata mi urla e mi dirigo verso
la sala allenamento.
Sorprendentemente Enobaria mi ha preceduta e mi aspetta al pannello di tiro con un sorriso
che mostra i suoi denti limati e perfettamente affilati: come si atteggia per aver vinto
un' edizione dei giochi semplicissima, dove era l'unica a saper combattere, ma tengo per
me tutto questo. La devo tenere come alleata, lei è il mentore dei tributi, perciò sarà anche
la mia e non posso rischiare di farmela come nemica.
- Alla buon'ora ragazzina - mi dice, le vorrei ficcare un coltello in gola.
- Si, okay. Ci muoviamo o devo prendere l'appuntamento per allenarmi? -
è vero che sarà il mio mentore ma non devo essere una docile ragazzina, non lo sono con
nessuno neanche con la mia famiglia, figurarsi con lei...se, con lei che è solo piena di sè.
Mi fa una smorfia, giusto per farmi paura o almeno per provarci, e mi fa segno di salire in
pedana. Accende le apparecchiature e i pannelli con figure umane si accendono in ordine
sparso. Senza pensare, seguendo l'istinto ormai, sferro i miei coltelli uno ad uno con grande
forza e velocità centrando i bersagli o in testa o nel pieno centro del petto. Guardo Enobaria
con aria di sufficienza e ripeto l'esercizio con diverse difficoltà aggiunte rispetto al livello standard.
Dopo qualche sessione sono sicura che qualcuno vicino la porta mi osservi, così tiro il
coltello mirando alla sinistra della testa della persona e lo guardo con un ghigno maligno
stampato sulla faccia.
Aspetto qualche secondo e metto a fuoco la figura, è un ragazzo, alto e mulcoloso, molto
muscoloso, ha capelli corti e biondissimi e due occhi color ghiaccio. ci metto qualce secondo
per riconoscerlo, poi realizzo chi è.
Ma prima che possa sferrargli un altro coltello, giusto per divertirmi un po', lui sfila il mio dal
legno e lo lancia dritto a me.
Mi fa sorridere, pensa davvero di prendermi in contropiede? Non può essere così stupido.
fermo il coltello a pochi centimetri dalla faccia, prima che possa rendermene conto lui mi
ha sfilato il coltello e me lo punta in gola.
Che sciocca,mi sono fatta prendere alla sprovvista. Sono arrabbiata e umiliata; comincio
ad odiarlo più di prima e sfilando un coltello, con una mossa felina lo posiziono dietro il
suo collo e faccio un piccolo taglio, tanto per far fuoriuscire il sangue da sotto la pelle e
farlo indietreggiare.
Lui ride malignamente e, dopo essermi voltata, gli dico:
- Ci vediamo nell'arena Cato-

 



 

-my space-

hello tributes e non tributes(lol).
ho cominciato questa fanfic sui clato; personalmente adoro i loro personaggi in hunger games e ho deciso di scrivere la loro storia, giusto per farli risaltare.
Allora la storia inizia con clove e penso che sarà soprattutto lei a narrare la storia, ma non ho ancora deciso.
btw leggete e scrivetemi cosa ne pensate nelle recensioni.
bye bye
                                                                       a tribute

  
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