Canto VIII
Arrivam, nonostan
scalpore avuto
Ancor d’un cerchio scesi
Nell’oscurità del
rosso imbuto
Esattamen, ne’ loco ove sono
lesi
Uccisori, predon e tiran scorbuto
Che nuotano nel rio da lor
genesi.
Rosso sanguigno che parea di pomo,
Nel Flegetonte parei n’soldato
Che mai lasciò vivo alcun omo.
“Come ti chiami o
esser affogato?”
“Amico del bion austrio gentiluomo
Fui, dato che Sagara sono stato
Vissuto anchi’io a Tokio com la tua guida
Altro quartier, per vero, che arriva un po’ prima
Ove spensi tante anime
che divenni omicida.”
Riprese il duca,
tagliente come forca che lima:
“Io so che giace con
te l’alter-ego della mia faìda!”
Ad’este parol dal mio
timor mi scese una lagrima:
Se davver
qui riposa l’nemico suo che diceva
In poco tempo ci
sarebbe stata una guerra!
Prestatti attenzione a Ryoga
che l’soldato interrogava
Chiedendo:“Com se morto, chi t’ha buttato
per terra?”
Soddisfammi con aria che non sdegnava:
“Accadde quel dì di
luglio, dentro alla serra:
Il Testarossa
armato di zappa, io con nulla,
fece la finta d’attacco, e per la prima volta
ci cascai, facen di
lui balia e di me culla..
Un colpo secco in
piena nuca, ch’era travolta
Di sangue, ma morì pensan alla fanciulla
Che
di sicuro, di ciò, restò sconvolta!”
Non però il tempo di piagner che quel Ranma
Di cui tanto parlò lo mio compagno
Si fece
strada nel fiume tra ‘l foco e fiamma
Desideroso, a me
parve, di render lo sdegno
Della maledizione
assassina sua e della mamma.
“Caro P-chan, come si sta nel bianco regno?”
“Prendimi in giro
sporco codato, tanto
Io godo nell’are e tu nuoti nel sangue
Dato
che mi uccisi anche con vanto!”
“Bastardo, sol buono a
mover le lingue
Ma
che in gesta non di certo è santo
Come sporc’olio che in padella pingue
Se ti tuffi,stai certo che bollirai.”
Disgraziato quel Ranma, si tuffò subito
Ryoga, non gliel’avesse detto mai.
I due levanti
iniziarono con lo sputo
Poi calci,pugni a mo’ di samurai,
un attacco e ‘l codato
rimase muto
Decretando, seppur non
po’ soffrente
‘l mio amigo
vincitor d’orgoglio
E definendo, sconfitto il nemico finalmente.
“Visto co si fa? Mio socio, io non sbaglio
Anche
se sto in condizion non decente
Moviam ancor più sotto collo scandaglio
Ove ci son quelle anime dolente
Contro se stesse in
realtà ed abbaglio.”
A sto
detto, ci movemmo giù rapidamente.