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Autore: Unforgiven_Ice_Girl    16/01/2014    1 recensioni
A volte sento il bisogno di sfogarmi con qualcuno e lo farei volentieri con qualche amico, ma temo sempre che non tutti siano in grado di capire certe sottigliezze. Ho così deciso di scrivere un diario qui, con un ipotetico amico che sia in grado di comprendermi senza pensare che i miei pensieri siano sciocchi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Amico,
da quando è iniziato il nuovo anno non ti ho più scritto, ma devo tenerti aggiornato, quindi eccomi qui.
La sera dell'ultimo dell'anno ho cenato con dei miei amici e, facendo zapping, abbiamo notato che c'era Marco Mengoni che cantava. Era un vero e proprio concerto. Alla cena sia io che un'altra mia amica eravamo cotte di lui, così abbiamo iniziato a fissare la tv senza mai sbattere le palpebre. Nel vedermi, i miei amici mi dicevano "E' inutile che lo guardi così, a lui non piacciono le donne", oppure lo imitavano tutti mentre cantava o storpiavano le sue canzoni, del tipo "beati loro poi se scambiano le offese con il pene". Mentre tutti si interrogavano sulla sessualità del cantante, uno ha tirato fuori il cellulare e ha fatto un'accurata ricerca, e dice: Marco Mengoni smentisce tutto: non sono etero! Ebbene sì, ho dato l'addio al 2013 e il benvenuto al 2014 ridendo e cantando le canzoni di Marco Mengoni. Non male!
Due giorni dopo, ero sul divano e si era fatta una certa. Mi alzo, appoggio i piedi a terra per dirigermi verso la camera da letto. Tutto normale. E invece no. Perché non mi ero accorta di avere la gamba addormentata, così appena ho appoggiato il piede a terra sono inciampata facendo una storta e sono caduta. Per due giorni ho camminato zoppa e andavo avanti con ghiaccio e pomata. Ancora ho alcuni fastidi in certi giorni, e sopra il piede c'è ancora del nero.
Ho studiato perché avevo gli esami, ne avevo due. Uno lunedì scorso e uno martedì, un giorno dietro l'altro. Per l'esame di lunedì (tedesco) avevo una paura assurda, forse era il prof che mi metteva a disagio. Quando sono andata a sostenere l'esame, però, è stato tranquillissimo. Non mi ha fatta sentire a disagio, anche se intrecciavo le parole, e non mi ha fatto sentire l'emerita nullità che invece il mio ego mi faceva sentire. Esame superato! Felicità alle stelle. E sai come si dice... dalle stelle alle stalle. Sì, perché il giorno dopo avevo l'esame di informatica, ed era già la seconda volta che lo provavo. L'esame consisteva in un test a crocette e poi, se lo superavi, c'era anche l'orale. Io non ho superato il test, proprio come l'altra volta. L'altra volta però avevo fatto una figura di merda perché solo io ero stata bocciata (anche se poi ho saputo che diversi erano stati bocciati all'orale), invece stavolta solo in 6 su quasi 40 avevano superato la prima parte, quindi mi sono sentita somara solo fino ad un certo punto. Ma sempre che mi sono sentita tale.
Ora sono due giorni che non faccio un cavolo, che passo le giornate a leggere i fumetti di Rat-Man oppure il libro di Nietsche, Al di là del bene e del male. Sai, anche Nietsche collabora ad abbassare la mia autostima, ma prova un po' a leggere quel libro. Almeno nella prima parte non ci si capisce niente. Che uomo complessato che dev'essere stato quel Nietsche. Un po' però mi fa pena, dev'essere stato un uomo triste e solo perché nessuno riusciva a comprenderlo e perché lui non riusciva a trovare persone altrettanto complessate e con dei pensieri contorti. Oh, caro Nietsche, sai, anch'io affogo nei miei pensieri insensati e indescrivibili, ma almeno nella mia mente vagano parole un po' più semplici. Io, al contrario di te, non riesco a girare intorno a un concetto inesistente tessendolo con parole assurde, almeno questo è ciò che credo.
Pochi giorni fa invece ho finito di leggere un altro libro, Trainspotting. Leggendolo non mi sono sentita stupida, perché capivo tutte le parole e tutte le frasi. In molte sono riuscita anche ad immedesimarmi benissimo. Certo, io non ho mai fatto uso di droghe come i protagonisti del libro, però qualcosa in comune con loro ce l'ho. Prendiamo il personaggio principale, Mark Renton (di cui mi sono presa una cotta). Lui ha 25 anni, studiava all'università ma ha lasciato perdere, è un parassita della società perché prende un sussidio dallo Stato (nel suo caso la Scozia), è dipendente (da eroina) ed è un tizio che pensa tantissimo, e non ha pensieri così stupidi se ci pensi bene. Io non ho ancora 25 anni e ancora studio, non sono una parassita della società ma ancora posso contare solo sui miei, non su me stessa, non sono dipendente da eroina ma sono dipendente da altre cose. Dalla pigrizia, ad esempio. Dalla musica. Dalla lettura. Dalla scrittura. Non mi sembrano cose devastanti come l'eroina, però in molti suoi discorsi o monologhi interiori mi sono sentita molto simile a lui. Probabilmente quel senso di inutilità che sento io lo avrà sentito anche lui. Tipo in questa frase mi ci rivedo:
Una parte di lui è convinta di essere di gran lunga la persona più attraente in tutto il bar. Questo per la semplice ragione che riesce sempre a trovare qualche difetto orribile anche nel più perfetto degli individui. E concentrandosi su quell’unico difetto, riesce a cancellarne mentalmente ogni bellezza. I suoi difetti, invece, non li vede nemmeno, e poi tanto ci è abituato.
Anch'io sono così, sai? Non mi vedo carina quando mi guardo allo specchio, ma riesco a svalutare anche la persona più importante del mondo, perché è come se fossi alla ricerca di un difetto per ogni persona mi trovi davanti. E per me quel difetto conta molto di più di tutti i suoi pregi. Questo però non lo penso riguardo chiunque. Ad esempio, non lo penso mai riguardo quelle persone che, quando stanno con me, mi fanno sentire bene, mi fanno sentire importante, una bella persona. Questo lo penso per quelle persone che non fanno altro che sminuirmi sbandierando ai quattro venti la loro vita stupenda, come se volessero rinfacciarmi che la mia è mediocre. Ora, io so che la mia vita non è poi il massimo, ma visto che mi piace mi innervosisco quando la gente fa così. Che poi magari non lo fa neanche apposta, ma lo fa e basta. E per me conta solo quello.
Sai, mi sono resa conto che, quando devo rinchiudermi dentro casa per studiare, nasce in me un senso di odio verso la gente. Passo questi periodi ad innervosirmi con qualsiasi stato che la gente pubblica su facebook (perché appunto non esco molto di casa, devo studiare). Quindi decido di lasciar perdere, di non connettermi, di non mandare messaggi a nessuno, di non fare telefonate, di uscire il meno possibile. E se faccio queste cose, sono comunque con la testa in un mondo parallelo dove volano farfalle sopra le nuvole, dove l'aria è profumata e gli uccellini non cantano perché sanno che mi fanno innervosire. E certa gente, fortunatamente, neanche se ne rende conto che io sono lì ma è come se non ci fossi.
Ora gli esami sono finiti per un po', dovrò ancora ricominciare a studiare ma prima mi prendo qualche giorno di relax, questi giorni uscirò e incontrerò un po' di gente, prima che torni il momento di rimettersi sui libri. Ho deciso, però, che devo parlare, uscire e stare vicino solo alle persone che mi fanno star bene. Quelle che mi fanno solo sentire a disagio o inferiore le metto da parte, perché finché posso evitarlo, non ho bisogno di dolore nella mia vita.
Con affetto
IceGirl

 
  
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