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Autore: LonelyWriter    17/01/2014    0 recensioni
L'ingresso di Eric nell'accademia collide con una serie di eventi misteriosi, che renderanno il suo cavalierato più difficile del previsto. Da quando un uomo che si fa chiamare L'emissario ha fatto la sua comparsa al castello del re, la quotidiana monotonia degli abitanti di Lilrest si trasforma lentamente in un incubo ad occhi aperti.
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-"Ma tu..."- Fece una pausa per recuperare fiato. -"Chi sei?"-
Ggli si avvicinò, ignorando il sangue che spillava dal polso del capitano, imbrattandogli gli schinieri.
-"Io, sono l'emissario."- Il suo tono suonava così ovvio che si sentì stupido ad averlo chiesto.
La sensazione fu cancellata subito dopo dalla spada dell'emissario, che pitturò un altra lunga lingua di sangue sul pavimento lucido, recidendogli la testa.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Il sole aveva appena superato lo zenit quando un uomo molto alto, in un armatura completa, splendente e ricca di arabeschi dipinti di bianco, varcò la soglia 
del castello del re. Dall'apertura del collo dell'armatura spuntava un bavero nero della seta più raffinata. Portava un mantello rosso, così scuro da risultare nero 
se non esposto alla luce diretta del sole. Era lungo, e non toccava terra solo per pochi millimetri, mantenendo il bordo inferiore miracolosamente pulito. 
Solo l'elmo mancava alla sua corazza perfetta, lasciando scoperto il suo volto duro, dai tratti taglienti. Il suo corpo lungo terminava in un intreccio di capelli corvini, 
acconciati in un modo indecifrabile. Erano corti, ma sebravano tagliati con un accetta o una spada poco affilata, lasciando ciuffi di lunghezza differente. 
Camminava ad ampi e lenti passi verso il consigliere del re, che era stato mandato a chiamare quando l'elegante figuro si era annunciato alle guardie 
come ambasciatore di una terra lontana. Si fermò davanti ad un sorridente e pasciuto omone, dall'aspetto bonario, che lo aspettava davanti ad una porta chiusa, 
finemente incisa. Era accompagnato da due guardie ed un valletto piuttosto giovane, il quale sicuramente non aveva ancora raggiunto la maggiore età. 
Il consigliere fece un leggero inchino, e senza smettere di sorridere salutò l'ospite con una voce squillante.
 
-“Ser Parcival, consigliere del re. Le porgo il mio più caldo benvenuto nel regno di Lilrest. Spero che abbiate fatto buon viaggio, ambasciatore. 
La mia persona si mette umilmente a vostro servizio.”-
 
Per un po' l'uomo non disse nulla. I suoi occhi neri al pari della capigliatura si muovevano lentamente studiando il nobile che gli si parava davanti.
Portò la mano sinistra all'elsa della spada, appesa a quello stesso fianco e portando contemporaneamente la mano destra in avanti esordì in un leggerissimo 
inchino. Proprio quando il consigliere stava per proferire nuovamente parola l'uomo parlò.
 
-“Vorrei vedere il re immediatamente.”- Disse in tono asciutto ma cortese.
 
Il consigliere si inchinò in segno di scusa.
 
-“Al momento non è possibile, sua mestà è impegnato a prendere importanti decisioni mercantili con alcuni feudi confinanti al nostro.
Io stesso vengo dalla sala del consiglio e vorrei tornarci al più presto, per supervisionare le trattative. Naturalmente vi farò avere una stanza nel castello
ed entro questa sera verrete ricevuto. Da che regno avete detto di provenire?”-
 
L’uomo dalla lucente armatura sovrastava di almeno due teste le guardie che fiancheggiavano il consigliere. Si accigliò ed accennò un sorriso, 
incurvando verso l’altro l’angolo destro della bocca.
 
-“Non l’ho detto.”- Con un gesto fluido e rapido estrasse la spada, e la passò sulla gola del consigliere. 
 
Un flusso di sangue ne sgorgò rapidamente, inzuppando i vestiti del nobile. Prima  che le guardie terminassero di estrarre le spade, anche il valletto rantolava in terra agonizzante, trapassato al ventre. Le guardie chiamarono immediatamente soccorso. La raffinata spada dell’ambasciatore era adatta alla sua altezza, ma nonostanteil peso,
veniva maneggiata con estrema rapidità e con una sola mano. Ora era immobile, davanti alle due guardie, mentre da poco distante di udivano
scuotersi le armature di altri soldati, che accorrevano alla chiamata. Una delle guardie si fece avanti tentando un fendente. 
L’uomo schivò e rispose con un pugno che fracassò la mascella del soldato, mandandolo nel mondo dei sogni. La seconda guardia non perse tempo e
si fece avanti con un affondo, mentre il compagno cadeva inerme. La spada dell’ambasciatore roteò, e respinse l’affondo verso l’alto.
Seguendo il movimento del contraccolpo, portò la spada in verticale e la affondò nel collo del malcapitato. Gli altri soldati arrivarono in tempo solo per
vedere la seconda guardia impallidire esanime sul pavimento in marmo lucido. 
 
Quando arrivò il capitano invece, dovette sforzarsi per non vomitare. Era addestrato bene, ma le guerre si combattevano al fronte,
e lì nel mezzo del regno aveva visto pochi morti. Fino ad allora. Il pavimento era cosparso di cadaveri, ed una pozza di sangue si allargava lentamente.
Molti soldati erano completamente sbudellati, ad altri mancavano diversi arti. Uno era appeso alla porta con la propria spada infilata nel petto.
Un tanfo di morte ed interiora già riempiva l’aria, ed i polmoni del capitano. Al centro di tale massacro era in piedi l’uomo più alto che avesse mai visto.
Si puliva con noncuranza alcuni schizzi di sangue, che gli avevano imbrattato parte del volto. Il capitano allontanò l’immagine orribile che lo circondava
e si concentrò per uccidere il mostro davanti a lui. Era un eccellente spadaccino, e non avrebbe permesso a quell’individuo di farla franca. Lasciò che fosse
lui ad avvicinarsi. Camminava lento, tenendo la spada abbassata, ma di fronte a lui. Si fermò e fece un inchino tale e quale a quello che aveva rivolto
al consigliere che ora giaceva a terra senza una goccia di sangue in corpo.
 
-“Vorrei vedere il re immediatamente.”- Disse nuovamente, come se non fosse successo nulla.
 
-“L’unica cosa che vedrai sarà la mia spada che porrà fine a questa follia!”- Sbraitò il capitano.
 
-“Un vero peccato.”- Rispose annoiato.
 
Il capitano fece una finta verso l’avversario, che non si mosse di un millimetro. Allora roteò la spada per impedirgli di prevedere dove avrebbe colpito,
ma il suo fendente incontrò la spada nemica. Sferrò altri attacchi, ma furono tutti respinti. Mentre lui si  affannava intorno all’ambasciatore, 
quest’ultimo parava tutti i suoi colpi senza muoversi di un millimetro dalla sua posizione. Sembrava che il suo braccio non subisse alcun contraccolpo.
Finalmente attaccò,  ma il capitano non si fece cogliere di sorpresa e parò l'attacco. Poi fece scivolare la sua spada sull’altra, avvicinando un colpo d’elsa sotto
il mento dell’ambasciatore, che fece un passo indietro, evitando il pomolo della spada di un soffio. Solo il polso corazzato del capitano urtò
la mascella dell’avversario, una botta che probabilmente non avrebbe nemmeno lasciato un livido. L’ambasciatore parve irritarsi, più per essere stato costretto
a spostarsi, che per il colpetto subito. Arretrò di due passi, inspirò e caricò il capitano investendolo con una scarica di fendenti estremamente veloci e potenti.
Il capitano non riuscì a stare al passo con il furioso attacco e un movimento troppo lento gli costò la mano, che volò lontano, insieme alla spada che ancora
stringeva. Cadde in  ginocchio respirando affannosamente. Squadrò dal basso l’imponente figuro che lo sovrastava come un boia.
 
-“Ma tu...”- Fece una pausa per recuperare fiato. -“Chi sei?”-

Gli si avvicinò, ignorando il sangue che spillava dal polso del capitano, imbrattandogli gli schinieri.

-“Io, sono l'emissario.”- Il suo tono suonava così ovvio che si sentì stupido ad averlo chiesto.

La sensazione fu cancellata subito dopo dalla spada dell'emissario, che pitturò un altra lunga lingua di sangue sul pavimento lucido, recidendogli la testa.
 
Tornò sui suoi passi, diretto verso la sala del consiglio.
  
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