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Autore: data81    17/01/2014    0 recensioni
La Guerra Sacra contro Hades è ormai alle spalle e - per volere di Zeus - Atena ed i suoi God Saints risiedono ora sull'Olimpo.
Una nuova - oscura - minaccia incombe però all'orizzonte e questa volta non ci sono Saint Divini o Gold Saint ad arginarla...ce la faranno i superstiti - quelli che sono sempre rimasti indietro - a dimostrare di essere degni del loro titolo?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Episodio 1 – First Strike
 
Geki lanciò un’occhiata spazientita verso il manipolo di soldati semplici che stava davanti a lui.
Erano rimasti troppo pochi Saint per fare la guardia come si deve ad ogni luogo importante del Santuario, perciò Marin – il nuovo Capitano della Guardia – aveva deciso di appostare ad intervalli regolari dei piccoli gruppi di sentinelle e di incaricare alcuni Saint di eseguire delle ronde di pattugliamento ad intervalli regolari.
Quella notte toccava a lui ed il gigante divenuto Saint tra le Montagne Rocciose del Canada non era particolarmente felice.
Non era felice per la situazione generale del Santuario e ancor meno lo era per aver trovato addormentati due dei tre soldati di guardia ai piedi dell’Altura delle Stelle…per il primo motivo di infelicità non c’era molto che l’enorme ragazzo giapponese potesse fare, ma per il secondo sì, e quegli sciagurati soldati non se lo sarebbero dimenticati tanto presto!
“E allora, razza di lavativi, cosa pensavate di fare?” ringhiò, mentre li guardava dall’alto in basso con le braccia arcuate e le mani sui fianchi, in una posa che mettesse bene in evidenza i muscoli grossi come giovani tronchi d’albero. Il fatto che indossasse il massiccio Cloth di bronzo dell’Orsa Maggiore, di certo non lo rendeva meno imponente o minaccioso “Forse trovate troppo faticosi i compiti che vi sono stati assegnati? Vorreste una bella licenza, magari?”
“No, signore…” rispose l’unico dei tre soldati che era sveglio al momento dell’arrivo del Saint e che aveva – con scarso successo – cercato di svegliare i degni compari “noi…pensavamo che facendo la guardia a turno saremmo stati più riposati e pronti all’azione in caso di necessità…”
“Bella pensata!” ruggì Geki, dando nel contempo al soldato uno scappellotto così forte da fargli volare via l’elmo “così, se un nemico si fosse avvicinato abbastanza da sorprendere l’unico di voi sveglio prima che questi riuscisse a fare il caffè per i compagni, sareste morti tutti quanti senza avere neppure la possibilità di difendersi o di dare l’allarm…”
Il guerriero guidato dalle stelle dell’Orsa Maggiore dovette però interrompere la propria ramanzina perché, d’un tratto, percepì un pericolo attraverso il cosmo.
D’istinto si pose davanti ai soldati e con gli occhi scrutò le tenebre che lo circondavano fino a quando, ombre tra le ombre, non vide delle figure oscure avvicinarsi.
 
“Chi va la’?” domandò Geki, allargando le braccia e preparandosi ad espandere il Cosmo per combattere. I soldati dietro di lui, nel frattempo, si affrettarono a mettersi in una posizione di supporto afferrando a due mani le lance ed allargando le gambe, come se si aspettassero una carica improvvisa.
I nuovi arrivati, dovevano essere circa una ventina, non risposero ma, lanciando un urlo di guerra, si lanciarono verso il Saint rivelando di essere protetti da corazze nere ed armati di spade dalla lama ricurva e seghettata.
“Pazzi…” ringhiò il Saint dell’Orsa Maggiore, notando che i guerrieri neri combattevano senza alcun tipo di Cosmo e che i loro movimenti, per quanto denotassero la sicurezza e la prontezza dei guerrieri addestrati, non erano particolarmente veloci.
Pur senza ricorrere ad altro potere che la propria spropositata forza fisica ed il proprio microcosmo – comunque amplificato dalla Cloth – il Saint si mosse ad una velocità molto maggiore di quella degli avversari e li caricò con una possente spallata, che ne scaraventò via cinque. Dopodiché, mentre i disgraziati volavano a terra con le armature e le ossa in frantumi, il Saint mulinellò le poderose braccia colpendo altri due avversari che crollarono al suolo.
“Non sapete fare di meglio?” li provocò, utilizzando poi la velocità garantitagli dal proprio microcosmo per evitare gli affondi di risposta dei guerrieri in armatura nera e portarsi in posizione utile per travolgere, con una seconda spallata, altri tre avversari.
In pochi secondi metà degli assalitori era stata spazzata via ed i superstiti, per nulla ansiosi di continuare lo scontro, si bloccarono in posizione difensiva ed accennarono ad arretrare. Il primo che fece un passo indietro, però, venne travolto da una specie di vortice d’aria che lo raggiunse alle spalle, disintegrando il corpetto della corazza nera che vestiva e lasciandolo a terra morto, con il viso contratto in una espressione di estremo dolore.
Stupito, Geki sollevò la guardia e, aguzzando la vista, notò altre cinque figure ammantate di nero che – ad una ventina di metri di distanza - parevano attendere l’esito dello scontro. Queste figure, assai lontane dalla luce del fuoco che illuminava la scena -  erano difficilmente distinguibili nel buio della notte ma parevano portare, sotto i mantelli neri che ne dissimulavano le fattezze, corazze assai diverse tra loro e di certo diverse da quelle dei guerrieri che aveva affrontato fino a quel momento.
Il Saint non ebbe però il tempo di approfondire l’analisi visiva dei nuovi venuti, in quanto gli ultimi nove guerrieri della prima ondata – con un’espressione ora decisamente terrorizzata in volto – si lanciarono su di lui con le armi spianate e con tutta la forza data loro dalla disperazione di qualcuno che è preso tra due fuochi.
I guerrieri neri erano così concentrati sul portare l’assalto all’Orsa maggiore che neppure si avvidero dei tre soldati del Santuario che – intravista una possibilità – sfruttarono il momento per lanciarsi a loro volta nella mischia.
Sfruttando tutta la propria forza e lo slancio avversario, i tre soldati devoti ad Atena manovrarono infatti con perizia le rispettive lance ed impalarono senza particolare difficoltà altrettanti invasori, spezzando il ritmo della carica nemica e dando a Geki il tempo di caricare nuovamente il gruppo nemico con una spalata che – senza apparente difficoltà – gettò a terra altri quattro avversari in una pioggia di frammenti di metallo nero.
 
Confidando che i tre soldati sarebbero stati in grado di affrontare senza particolari difficoltà gli ultimi due guerrieri nemici, Geki decise di voltare le spalle a quello scontro e di fare alcuni passi in direzione delle cinque figure ammantate che – a parte impedire ai guerrieri neri di fuggire giustiziandone uno sul posto – ancora non si erano mosse.
“Chi siete?” domandò, ergendosi in tutta la sua considerevole altezza e facendo bruciare per la prima volta il proprio Cosmo, che assunse una tinta blu scura.
“Nemici venuti a porre fine all’inutile esistenza di questo Santuario!” rispose sprezzante colui che stava al centro della formazione. Di corporatura ed altezza media, l’avversario era completamente avvolto nel mantello, da cui usciva solo il braccio col quale aveva portato il mortale attacco di vento poco prima. Un braccio protetto da una corazza nera e lucida che copriva dal pugno al gomito.
“Indossi una corazza nera come la notte…sei forse uno Spectre sopravvissuto per caso fortuito alla Guerra Sacra?” domandò il Santo dell’Orsa Maggiore, chiedendosi se fosse più appropriato, in questo caso, continuare a prendere tempo o lanciarsi subito all’attacco. In entrambi i casi, comunque, il suo dovere era quello di affrontare i nemici così da dare il tempo alle sentinelle di abbattere i guerrieri neri ancora vivi e di fuggire, dando l’allarme al Santuario.
“Non farmi ridere!” ribatté il guerriero con tono di scherno, slacciando il mantello e lasciando che, cadendogli dietro le spalle, mettesse bene in mostra la sua corazza “Io sono Lucertola Nero, il distruttore!”
“Un Black Saint, dunque…” commentò Geki, assumendo un tono strafottente e facendo scrocchiare le nocche delle mani “ed io che mi ero anche preoccupato della necessità di resistere fino all’arrivo dei rinforzi! Ma non servirà…contro cinque ombre un solo Saint è più che sufficiente!”
“Lo vedremo!” gridò il guerriero nero, scattando in avanti senza nessun preavviso e caricando il pugno destro di Cosmo. L’energia e la velocità dell’assalto fecero svolazzare il mantello ed i lunghi capelli biondo cenere del Black Saint, ma non si dimostrarono poi così pericolosi per il difensore del Santuario.
Già ai tempi della Guerra galattica, infatti, per conquistare la propria Cloth Geki aveva dovuto trovare la forza di raggiungere quantomeno la velocità del suono e gli allenamenti estenuanti cui si era sottoposto negli ultimi mesi, complice anche la nuova consapevolezza del proprio Cosmo sviluppata dopo lo scontro a distanza con Thanatos, gli avevano permesso di superarla.
Distinguendo bene la traiettoria del colpo, il massiccio Saint fece un solo passo a destra per schivarlo e, caricato il cosmo nel braccio sinistro, lo utilizzò per centrare l’avversario in pieno stomaco, sfruttando il suo stesso slancio.
Lucertola Nero percorse ancora una decina di passi dopo essere stato colpito poi, dopo avere incespicato un paio di volte, fu costretto in ginocchio dal colpo ricevuto.
“Avevo sentito dire che i Saint sopravvissuti erano tutti molto deboli…” commentò una delle altre quattro figure, scostando il proprio mantello e rivelando una copia nera della Cloth del Lupo, una corazza ben conosciuta dal guerriero dell’Orsa Maggiore “A quanto pare dovrò occuparmi personalmente di te, anche se sei solo un misero Bronze Saint!”
Geki avrebbe voluto protestare per quelle parole, ma fu interrotto da Lucertola Nera che, rialzandosi, sbraitò infastidito “Piantala di fare il dio in terra, sottospecie di cagnaccio randagio spelacchiato! Questo Saint è il mio avversario e lo farò a pezzi io!”
Ciò detto, cominciò a caricare il proprio Cosmo nella mano destra e, quando una massa di vento turbinante si fu condensata a sufficienza da assumere l’aspetto di una sfera, gridò “Black Tripper!!!
 
Jabu si risollevò a sedere sul letto, portandosi le mani alla gola e massaggiandola come se realmente una coppia di mani gliela avessero serrata con violenza.
Si era di certo trattato di un incubo, si disse il ragazzo…ma che incubo!
Nonostante ora fosse certo di essere sveglio, il Saint dell’Unicorno percepiva ancora il senso di pericolo e ribrezzo che quella figura allo specchio gli aveva lasciato addosso ed era certo che – dopo un sogno del genere – non sarebbe più riuscito ad addormentarsi.
Esitante, il ragazzo si diresse verso la cucina in cerca di un bicchiere d’acqua, ma si bloccò passando accanto al pandora Box contenente la sua Cloth. L’armatura di bronzo pareva quasi chiamarlo e, istintivamente, il giovane pose la mano destra sul blocco di freddo metallo, quasi in cerca di conforto.
Ciò che ottenne fu invece una forte scarica di adrenalina in quanto, non appena posta la mano sul Pandora Box, avvertì distintamente il Cosmo di Geki espandersi ed esplodere violentemente, come se fosse coinvolto in uno scontro mortale.
 
L’attacco del Black Saint generò un piccolo tornado orizzontale che, correndo parallelo al suolo, colpì con violenza il Saint dell’Orsa Maggiore.
Il colpo in sé non era velocissimo, quindi Geki ebbe modo quantomeno di valutarlo per una frazione di secondo e, conscio del fatto che la sua agilità non gli sarebbe bastata per evitarlo, decise di incrociare le braccia davanti a sé, caricandovi sopra il proprio Cosmo per rinforzare ulteriormente la difesa garantita dagli spessi bracciali della Cloth.
Il vortice centrò in pieno il Saint che – nonostante la propria mole – venne spinto indietro di tre metri prima di riuscire a contrastarne la forza d’assalto. Per una decina di secondi il potere offensivo del Black Saint continuò ad impegnare il guerriero di Bronzo, poi Geki riuscì a disperderlo completamente.
“Tutto qui?” domandò ostentando una sicurezza maggiore di quella che sentisse realmente. Decidendo comunque di tentare il tutto per tutto e scattò contro lo stupito avversario, raggiungendolo con un dritto al volto che gli fece volare via il diadema. Mentre ancora Lucertola Nero cercava di riscuotersi dall’intontimento generato dal poderoso pugno, poi, il Saint di Atena lo afferrò per il collo con entrambe le mani e, concentrato il Cosmo nelle poderose braccia, lo sollevò da terra di una trentina di centimetri e cominciò a strangolarlo gridando “Hanging's Bear!!!
Quella era la tecnica tramandatagli dal suo Maestro sulle Montagne Rocciose, una stretta devastante in grado di strangolare anche i feroci orsi grizzly con i quali si era allenato.
Lucertola Nero, che era stato colto di sorpresa e non aveva avuto la prontezza di prendere fiato prima dell’attacco, si sentì immediatamente soffocare e – colto dal panico – sprecò ancora più energie cercando di liberarsi con deboli colpi di taglio della mano sulle possenti braccia del nemico.
Conscio che i Cosmi dei quattro restanti avversari si stavano agitando e che presto avrebbero smesso di fare da semplici spettatori a quello scontro, il Saint dell’Orsa Maggiore aumentò la potenza della propria stretta fin quando – con un sonoro «crack» - il collo del Black Saint non si ruppe.
Un brivido di euforia per la vittoria percorse la schiena del Saint, ma si trattò di appena un attimo perché – subito dopo – due cosmi si accesero in rapida successione e dovette concentrarsi sulla difesa.
Questa volta gli avversari furono un gigante calvo coperto da una massiccia Cloth dotata di scudo triangolare sul braccio sinistro ed una esile ragazza dai corti capelli rossi, la cui corazza copriva quasi completamente braccia e gambe, mentre il torso era protetto unicamente nella zona della schiena e del petto da quelle che parevano ali piumate.
Geki fece a tempo a parare col dorso del braccio il primo – violento – pugno dell’uomo, ma si ritrovò completamente scoperto quando la ragazza si gettò a terra ai suoi piedi e, poggiata solo sulle mani, gli sferrò un doppio calcio al ginocchio sinistro sbilanciandolo.
Il guerriero che vestiva la controparte oscura della Silver Cloth della Balena fu rapido a sfruttare l’attimo di difficoltà del Saint dell’Orsa e, concentrato il cosmo nel braccio armato di scudo, sferrò un violento manrovescio che raggiunse l’avversario alla tempia, schiantandolo a terra a diversi metri di distanza.
La maschera della Cloth dell’Orsa Maggiore salvò Geki da un colpo forse altrimenti mortale, ma il guerriero si trovò incastrato tra le dure rocce che costituivano la base della Salita delle Stelle e non poté fare nulla per evitare la seconda Black Saint che – dopo un balzo di una decina di metri – gli piombò addosso con un potente calcio in avvitamento, colpendolo al centro del pettorale e mozzandogli il fiato.
 
“Possiamo proseguire…” commentò truce Balena Nero, voltandosi verso Lupo Nero e recuperando il mantello che aveva gettato a terra appena prima di lanciarsi verso il Bronze Saint.
“Ne dubito…” rispose però il compagno, mentre anche la ragazza – che vestiva la Cloth della Gru Nera – si voltava verso il punto nella roccia dove Geki stava concentrando il proprio Cosmo.
Con un grido il Santo di Atena, infatti, aveva raccolto le proprie forze e – frantumata la roccia che lo imprigionava – si era rialzato in piedi pronto a ricominciare la lotta.
“Certo che quella Cloth è davvero solida…” constatò Gru Nera, facendo sentire per la prima volta una voce delicata, che mal si addiceva alla nera corazza che la proteggeva. Dove aveva portato il suo attacco con tutto il proprio Cosmo, infatti, la Cloth dell’Orsa Maggiore mostrava appena qualche crepa superficiale, che non ne intaccava minimamente la solidità.
“O magari sei tu che sei un’incapace, mocciosetta!” commentò di rimando Balena Nera, che non era particolarmente felice di dover combattere con quella palla al piede al fianco, ma che non poteva evitarlo senza incappare nelle ire del loro comune maestro. Detto ciò, prima che Gru Nera potesse ribattere, il Black espanse attorno a sé un possente cosmo violaceo e si lanciò all’attacco, con una rapida sequenza di pugni che Geki faticò a contrastare.
Mentre la difesa del Bronze si faceva via via più certa, poi, Gru Nera raggiunse il compagno di addestramento e, infilatasi al di sotto della guardia del Santo di Atena, sferrò una violenta ginocchiata verso l’alto, raggiungendolo all’inguine e costringendolo a chinarsi per il dolore.
“Sei Mio!” gridò la balena nera, mentre il Cosmo già si concentrava nella mano destra “Black Siphon!!!
Il getto cosmico percorse rapido la distanza tra i due Saint viaggiando quasi rasoterra poi, quando già si trovava quasi tra i piedi di Geki, colpì il terreno ed esplose in un geyser di energia.
Gru Nera, che ben conosceva quella tecnica avendola vista innumerevoli volte, spiccò un balzo per mettersi al sicuro, ma così mise inavvertitamente in guardia anche il Saint dell’Orsa Maggiore che, con uno scatto disperato di reni, rotolò anch’egli fuori dalla portata del colpo.
“Stupida femmina inutile!” ringhiò Balena Nera, mentre Geki gli si lanciava addosso alla massima velocità possibile e gli sferrava un potente dritto diretto al volto. Il Black Saint sollevò lo scudo e con esso parò l’affondo dell’Orsa Maggiore, ma la potenza del colpo fu tale che diverse crepe si aprirono sulla spessa superficie di metallo nero ed il guerriero oscuro si trovò proiettato a terra dal contraccolpo.
Prima che Geki potesse approfittare del vantaggio acquisito, però, Gru Nera gli fu nuovamente addosso scatenando il suo colpo segreto “Crane’s Dance!”.
La ragazza dai corti capelli rossi spiccò un balzo per portarsi davanti al Saint dell’Orsa e, con le gambe avvolte nel proprio cosmo, sferrò una rapida sequenza di calci angolati dal basso verso l’alto e diretti tutti verso il torso e la testa dell’avversario. Geki, dal canto suo, incrociò le braccia avanti a sé concentrando nuovamente il proprio Cosmo sino a creare una barriera difensiva che avvolse i bracciali dell’Orsa, preparandosi ad incassare l’attacco.
I colpi di Gru Nera cominciarono a tempestare la difesa di Geki come una violenta grandinata ed il massiccio Saint, per nulla disposto ad arrendersi, intensificò la propria difesa cosmica chinandosi ancor di più in avanti, come se volesse tentare di resistere ad un violento vortice di vento.
Questa strategia non si rivelò però particolarmente buona e, dopo i primi secondi, il Saint di Atena cominciò a sentire il dolore dei primi colpi che – superata la protezione – lo raggiungevano al torso e all’addome.
“Quando combatti con un avversario che sferra una pluralità di attacchi sequenziali, non è con la forza che li fermerai, ma con la destrezza…” la voce di Marin dell’Aquila gli risuonò nella mente, nitida come nel momento in cui la giovane donna aveva detto quelle parole, alcuni mesi prima.
 
Rimasto a seguito delle esperienze della Guerra Sacra fin troppo conscio della propria pochezza come Saint, infatti, Geki aveva approfittato del periodo di pace che aveva seguito la venuta di Hermes al Santuario per ricominciare i propri addestramenti. Consapevole del fatto che il metodo fino a quel momento utilizzato – appreso durante l’addestramento sulle Montagne Rocciose – non gli avrebbe permesso di migliorare quanto desiderava, Geki si era messo alla ricerca di un altro maestro e riteneva di aver fatto un’ottima pensata nello scegliere Marin dell’Aquila, già maestra di Seiya di Pegasus, colui che per primo gli aveva rivelato con una sonora sconfitta quanto poco valesse come Saint.
Non era stata un’impresa facile convincere Marin ad addestrarlo e, per riuscirci, il Saint dell’Orsa si era dovuto prendere in carico l’onere di partecipare a sua volta come maestro alle prime fasi dell’addestramento della futura generazione di guerrieri sacri. Quando avevano cominciato, però, la sacerdotessa dell’Aquila lo aveva subito messo sotto, mostrandogli quanto poco potesse la sua grande forza se non era in grado di distinguere i colpi nemici ed opporsi ad essi.
Era cominciato così un duro addestramento che lo aveva reso da un lato più veloce e, dall’altro, in grado di percepire senza eccessive difficoltà anche movimenti che superassero la velocità del suono.
La Black Saint della Gru Nera, però, era ancora più veloce e così Geki si trovò costretto a fare una scelta che aveva tentato varie volte – senza successo - durante l’allenamento con la velocissima Marin: per poter abbattere il proprio nemico, avrebbe dovuto rischiare il tutto per tutto.
Con un profondo respiro Geki concentrò tutto il Cosmo nella mano destra poi, mentre i colpi avversari si intensificavano e minacciavano di schiantarlo all’indietro, portò rapidamente in avanti il pugno, lasciando che il Cosmo accumulato esplodesse violentemente a breve distanza.
Gru Nera venne respinta dall’esplosione e – trovatasi improvvisamente a mezz’aria non più sostenuta dalla propria energia interiore, cercò di raggomitolarsi per cadere alla meno peggio e rialzarsi subito dopo.
Il Saint dell’Orsa non era però intenzionato a cedere di nuovo l’iniziativa all’agile avversaria e, ignorando le fitte che gli provenivano dal torace e gli scricchiolii del pettorale della Cloth dell’Orsa Maggiore, sferrò un violento destro con cui centrò a mezz’aria la Black.
Gru Nera non poté fare nulla per assorbire o deviare la potenza di quel colpo sferrato con braccia grosse quanto tronchi d’albero e Geki, sbattutala a terra, fu rapido ad afferrarla per il collo cominciando subito a strangolarla con l’Hanging's Bear.
Il collare che era parte integrante della corazza nera finì in frantumi con grande rapidità e l’avversaria, dopo un paio di spasimi, crollò svenuta per la mancanza di ossigeno, inerme bambola nelle mani del Saint che l’aveva sconfitta.
Il Bronze a quel punto ebbe un tentennamento. Se avesse voluto, infatti, avrebbe potuto porre fine alla vita della prigioniera di Death Queen’s Island con un minimo sforzo, ma quando la vide in volto non ne ebbe cuore.
La ragazza – forse ragazzina sarebbe stato più appropriato, visto che pareva non avere più di tredici, quattordici anni – aveva un viso decisamente acqua e sapone e tutt’altro che sgradevole.
Il tentennamento di Geki, poi, non fece che aumentare quando percepì d’improvviso il Cosmo di Balena Nera esplodere impetuoso a breve distanza.
 
Assolutamente noncurante della salvezza della propria compagna, infatti, l’ombra della Balena aveva approfittato del loro scontro per accumulare il cosmo e sferrare un nuovo Black Siphon, molto più potente di quello che aveva schivato poco prima.
Geki si rese subito conto che l’unico modo per evitare il Geyser di Energia Cosmica che strisciava sul terreno sarebbe stato quello di abbandonare sul posto la Black Saint sconfitta, ma in questo modo l’avrebbe di certo lasciata alla mercé di un colpo che – se non sorretta dal Cosmo della sua proprietaria – la Black Cloth della Gru non avrebbe potuto sopportare.
Sapendo già che se ne sarebbe pentito, Geki lanciò la prigioniera lontano con la forza delle enormi braccia e cominciò a concentrare il Cosmo tra le mani, apprestandosi poi a contrastare l’attacco energetico.
Il Geyser del Black Siphon eruppe con violenza dal suolo e, nonostante i propri sforzi eroici, il Bronze Saint non riuscì a contrastarlo, finendo per esserne travolto. Il suo corpo, avvolto dalla potente energia del soffio della Balena nera, compì un’alta parabola in cielo e andò a schiantarsi con violenza al suolo, dove l’energia cosmica residua esplose in una violenta deflagrazione.
Certo di aver vinto lo scontro, Balena Nero si avvicinò a Geki e rimase assolutamente sorpreso nel constatare che – nonostante diversi sfregi e crepe adornassero la Cloth dell’Orsa minore, il Saint era ancora vivo e cercava ostinatamente di rialzarsi in piedi.
 Il Black Saint si apprestò allora a sferrare il coup de grace al proprio avversario ancora inerme ma, proprio quando la sua mano crepitava di energia, una cometa di energia cosmica violacea si abbatté al suolo causando una piccola esplosione e scaraventandolo gambe all’aria.
 
Interludio 1 – Isola di Andromeda, qualche tempo prima
 
Lady Saori si guardò intorno vedendo solo distruzione e macerie di quello che – un tempo – avrebbe potuto essere un villaggio.
La giovane Kido sapeva razionalmente che, poco prima della terribile scalata alle Dodici Case che la veva portata ad essere riconosciuta dall’Intero Santuario come la vera Atena, Saga dei gemelli aveva ordinato al Gold Saint dello Scorpione di devastare quell’isola uccidendone tutti gli abitanti. Non era però facile – specie nella propria attuale condizione di ragazza normale – accettare che il potere di un singolo uomo, per quanto uno dei dodici Custodi Dorati, fosse stato in grado di generare una simile devastazione.
“Sembra sia esplosa una bomba atomica da queste parti…” commentò una voce giovane poco dietro la ricca ereditiera.
Voltandosi, Saori vide che a parlare era stato Daichi della Volpe, il più giovane dei tre Steel Saint che la stavano accompagnando in quel folle viaggio. Gli Steel Saint, infatti, non erano guerrieri sacri ad Atena, ma combattenti che indossavano armature meccaniche, che suo nonno aveva fatto costruire per aiutarla in quella che immaginava sarebbe stata la sua difficile missione come reincarnazione della Dea sulla Terra.
"In realtà è stata la furia di un singolo Gold Saint..." rispose,  dirigendosi verso un piccolo declivio che dava sul mare.
I tre Steel Saint tacquero a quelle parole e, nonostante indossassero le rispettive corazze, avvertirono un brivido gelido correre loro lungo la schiena. Ai tempi della scalata alle 12 Case, infatti, avevano protestato vivacemente per la decisione di Saori di escluderli dalla missione.
Sul momento non avevano compreso perché la giovane Dea avesse ritenuto le loro capacità inadatte a fronteggiare i Custodi Dorati ma ora, posti davanti ai segni tangibili dello strapotere di un singolo Santo d'Oro, i tre giovani avevano finalmente percepito l'inadeguatezza dei loro addestramenti e delle loro corazze contro nemici pienamente padroni dei poteri del Cosmo.
Nel frattempo il quartetto, guidato dal passo aggraziato ma deciso di Saori, era giunto in cima al costone, dove trovarono una serie di rozze croci di legno. Con titubanza quasi reverenziale, la ragazza si avvicinò alle prime croci leggendone con attenzione i nomi.
Seppur indirettamente, tutte quelle persone erano state uccise per colpa sua, travolte dalla folle furia del Sacerdote impostore, Saga dei Gemelli.
Con un sospiro Saori passò in rassegna ogni croce, imprimendo nella propria memoria i nomi di tutti quei ragazzi e quelle ragazze cadute sotto il pungiglione dello Scorpione Dorato. Giunta alla fine, individuò la croce commemorativa di colui che era stato il maestro di tutti quei giovani aspiranti Saint, Daidaros di Cefeo.
La croce era un po’ in disparte rispetto alle altre e, avvolta tutta attorno, vie era una piccola sezione delle catene d’argento che armavano la Cloth di Cefeo.
L’erede della famiglia Kido avanzò di alcuni passi verso quell’ultima croce, ma un brivido improvviso – quasi una premonizione – la costrinse a fermarsi. Gli Steel Saint reagirono a quel comportamento mettendosi in posizione difensiva, ma rimasero comunque sorpresi quando – appena un istante dopo – due coppie di catene di bronzo li circondarono, intrecciandosi più volte fino a formare una specie di barriera che separò il quartetto dalla tomba del Santo d’Argento.
 
 
Due parole con lo Sfigato con l’Autore
 
Ed eccoci al secondo episodio…che fatica gente!
Spero che vi sia piaciuto lo scherzetto dell’incubo nell’incubo di Jabu! In realtà non è tutta farina del mio sacco ma è mutuato e trasposto partendo dalle prime scene di Star Trek VIII (Primo Contatto).
Comunque i nemici misteriosi si sono fatti vedere…si tratta dei Black Saint, i guerrieri rinnegati che rappresentano le ombre dei Sacri Guerrieri di Atena.
 
Permettetemi giusto un piccolo approfondimento sulla effettiva forza dei Black Saint…i quattro affrontati da Seiya & Co. all’inizio delle loro avventure sono tutti mediamente più forti di un comune Bronze Saint (come sono – in quella fase – Jabu e gli altri Bronze Minori), anche se non sono a livello Silver.
I guerrieri comparsi fino ad ora sono più o meno allo stesso livello di forza dei membri del Black Four asserviti a Ikki, ma non sarà sempre così.
Per contro, però, le loro corazze sono solo imitazioni delle corazze di bronzo, quindi credo siano molto meno potenti.
 
PERSONAGGI
 
Nell’episodio 0 ho dimenticato di citare il prode Tatsumi, il fedele servitore di Saori/Atena, quindi rimedio subito!
 
Tokumaru Tatsumi (Mylock nella traduzione italiana): Tatsumi è il maggiordomo tuttofare di Saori Kido e, prima di lei, di suo nonno. E’ un uomo massiccio e pelato, con un caratteraccio e una fedeltà assoluta alla sua padrona. E’ piuttosto burbero ed i ragazzi che sono stati inviati a diventare Saint lo odiano più o meno tutti, perché con loro si comportava decisamente in maniera dura. E’ anche terzo dan di kendo. Per approfondimenti:
 
http://it.wikipedia.org/wiki/Mylock
 
 
Black Saint: secondo le leggende, i Cavalieri Neri sono le ombre oscure dei Santi di Atena. Sono guerrieri che hanno utilizzato il potere del Cosmo per fini personali e per portare il caos. Per questo motivo sono stati esiliati su Death Queen’s Island (l’Isola della Regina Nera nella traduzione italiana). Qui si trovano esiliati i pronipoti di quegli alchimisti del popolo di Mu che – ribellatisi ad Atena – crearono copie oscure delle corazze della dea. I Black Saint hanno pochissimi scrupoli e quasi nessuna regola.
 
Steel Saint: gli Steel Saint (Cavalieri d’Acciaio nella traduzione italiana) sono tre guerrieri estremamente addestrati sul piano fisico ma incapaci di usare il Cosmo. Essi sono attrezzati con armature robotiche in grado di renderli fisicamente più forti e di fornire loro anche alcuni poteri particolari. Compaiono come filler della serie animata e danno una piccola mano ai protagonisti contro alcuni dei Silver Saint inviati ad ucciderli. Scompaiono appena prima della scalata delle 12 Case.
 
Grazie gente, alla prossima!
 
 Data
  
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