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Autore: Fire Human Guts    17/01/2014    5 recensioni
Amava i clown, dalle loro parrucche alle loro enormi scarpe colorate.
Ad Abigail piacevano anche le farfalle, ma non quelle che volavano nel suo stomaco, però.
Quelle le facevano venire la nausea, oppure era veder Louis Tomlinson baciare la biondina di turno? Questo non lo sapeva, ma di una cosa era certa.
Amava Louis Tomlinson.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abigail intrappolò con i denti il suo labbro inferiore e abbassò lo sguardo sulle sue mani, intente a strofinarsele con stizza. In quel momento, avrebbe voluto fare un paio di giravolte, giusto per smorzare la tensione che aveva preso possesso di quella conversazione spiacevole.
Mallory, nel frattempo, la fissava con le braccia incrociate al petto, le sopracciglia corrucciate e un diavolo per capello.
“Non mi piace la matematica.” Dichiarò Abigail rispondendo mentalmente all'amica, che ancora non riusciva a capire quanto le incutesse paura quella materia.
Mallory scosse il capo sbuffando, era stufa ed Abigail l'aveva capito. Era la terza volta che saltava l'ora di aritmetica.
“Sono stufa.” L'amica, l'unica amica che aveva, diede luce ai suoi pensieri e accigliò ancor di più le sopracciglia e assunse un'aria un po' buffa, ma la bionda evitò di farglielo notare, conosceva bene Mallory, tanto da sapere di non interrompere i suoi pensieri quando era così arrabbiata.
“Senti, questa è la seconda volta che...” Abigail la interruppe alzando un dito davanti al suo viso. “Terza.” La corresse.
“Ecco, questa è la terza volta che salti matematica, ma non puoi, ficcatelo bene in testa. Perderai l'anno.” Disse con una schiettezza tale da convincerla quasi. Questa sua schiettezza e sincerità era uno dei tanti pregi che Abigail adorava di Mallory, ovviamente ne erano dieci.
Ma la paura ripiombò in testa alla ragazza e le impedì di aprire bocca.
Cosa avrebbe fatto quando Mrs Brown l'avrebbe chiamata per correggere i compiti?
Cosa avrebbe fatto quando rispondendo ad una sua domanda avesse fatto la figura della stupida sbagliando risposta?
Cosa avrebbe potuto fare se non riusciva a risolvere nemmeno un esercizio di quella materia?
Era negata in tutto quello e lo sapeva, ma non aveva intenzione di chiedere aiuto alla madre oppure al fratello.
Mallory sospirò lentamente, portandosi il pollice e l'indice alla base del naso, aveva preso una decisione. “Lo dirò a tuo fratello.” Concluse incrociando le braccia al petto e puntando gli occhi in quelli di Abigail.
“Non puoi dirlo a Niall!” Urlò battendo gli anfibi a terra e posando le mani sui fianchi con un espressione infuriata. “Mi costringi a farlo, è per il tuo bene. Lui o tua madre sapranno cosa fare per aiutarti.” Borbottò, recuperò lo zaino posato a terra e uscì dal bagno delle ragazze.
Abigail sbuffò, prevedendo già la reazione di Niall e di sua madre.
Niall Horan, dal cognome strano, era forse il fratello più protettivo dell'universo e nonostante il bene che gli volesse, era davvero insopportabile alcune volte.

Abigail non ebbe il tempo nemmeno di chiudersi la porta di casa alle spalle e riprendere fiato per le faticose scale del condominio, che aveva in quel momento affrontato, che sentì la voce del fratello urlare il suo nome. “Abigail!” E la ragazza, come d'abitudine, non potette fare a meno di strizzare gli occhi involontariamente, che cosa stressante!
“Cosa c'è Niall?” Chiese lentamente, cercando di essere il più cauta possibile.

Maura Horan, sulla soglia dei quarantadue anni, bellezza leggermente trascurata per la vita di corsa, fortunatamente non era in casa.
Ma a sostituirla c'era Niall con il suo fastidioso cagnolino da riporto.
Liam
Payne.
“Ciao, Abigail, Abigail, Abigail!” Esclamò non appena la ragazza varcò la porta in legno della piccola cucina.
Niall era voltato, intento a lavorare ai fornelli cucinando la solita pasta bruciata, mentre Liam era seduto sul tavolo con il peso del proprio corpo a fare leva sulle braccia dietro la sua schiena.
La bionda strizzò gli occhi per ben tre volte, poi lanciò una sguardo assassino al ragazzo che aveva davanti con la solita felpa nera di batman. “Ciao anche a te.” Sussurrò tra i denti.
“Hai saltato l'ora di matematica.” Annunciò il fratello senza degnarla di uno sguardo, quasi come se avesse commesso un omicidio. “Non chiedermi come faccio a saperlo.” Continuò poi con un sorriso soddisfatto che la sorella non fu in grado di vedere.
“Deficiente, so che è stata Mallory a dirtelo.” Abigail alzò gli occhi al cielo e facendo dietro front uscì dalla cucina, ma Niall la fermò di nuovo. “Non preoccuparti, troveremo una...”
Abigail interruppe il fratello prima di ricevere altre ramanzine.
“Risparmiati la predica, fratellino, non salterò più le lezioni di matematica.” Borbottò osservando la sorella, Dakota, entrare in cucina e allungare le piccole e corte braccia verso Liam, quest'ultimo la prese tra le braccia e cominciò a giocherellare con i suoi capelli, biondi come il resto della famiglia. Sembrava l'unica a non sopportare quel ragazzo.
“Questo lo so.” Niall finalmente si voltò puntando gli occhi azzurri in quelli dello stesso colore della sorella e sorrise beffardo. Abigail, capì immediatamente che qualsiasi cosa il fratello di lì a pochi minuti avrebbe detto, non le sarebbe piaciuto per niente.
“So che seguirai tutte le lezioni di matematica, perché sarai costretta e perché Louis Tomlinson ti farà da tutor o da professore, come preferisci.” Incrociò le braccia al petto con aria da saccente ed Abigail non riuscì a fare altro che spalancare leggermente le labbra piene e a sgranare gli occhi azzurri.
Liam Payne scoppiò in una sonora risata, socchiudendo le iridi castane.
“Come ti salta in mente una cosa del genere?” Urlò in preda ad una crisi isterica. Louis Tomlinson da tutor di matematica? Non se ne parlava.
“A dire il vero è stata un'idea di Liam, non la trovi geniale? Io si.” Annuì il fratello voltandosi di nuovo ai fornelli e a riempire quattro piatti di spaghetti bruciati con del sugo di pomodoro.
“Tanto Louis non accetterà mai.” Ringhiò rivolta più al migliore amico di Niall che a lui.
Non sopportava quel cagnolino da riporto che si ritrovava di continuo tra i piedi suo fratello, eppure era sempre lì. Ventidue ore su ventiquattro era sempre in casa a tormentare la povera Abigail.
"Ed è qui che ti sbagli. Ho già chiamato Tomlinson, e ha accettato con piacere, ovviamente lo pagherai con i tuoi risparmi.” E fu lì, che le crollò il mondo addosso o fu il bicchiere di coca cola che Dakota le aveva rovesciato sulla sua camicetta?

“Davvero frequenti il corso di Mrs Brown? Non ti ho mai vista a lezione.” Borbottò Louis Tomlinson con le mani incrociate sotto al mento e un'aria saccente da far venire i brividi.
“Si, adesso vogliamo cominciare?” Ringhiò Abigail con le mani sotto al tavolo della biblioteca che le tremavano.

“Okay.” Sbuffò Louis alzando gli occhi al cielo. “Sei... Strana, va tutto bene?” Domandò alzando un sopracciglio con fare indagatore, notando il mento che le tremava e gli anfibi che picchiettavano sul parquet di quel piccolo ufficio.
Abigail non riusciva a stare ferma e in più Louis Tomlinson le aveva dato della stramba, quasi con disprezzo, come facevano tutti gli altri d'altronde.
“Lo dico per l'ultima volta, Louis, vogliamo cominciare oppure devo andare via?” Alzò la voce di un ottava e si beccò lo sguardo assassino della bibliotecaria che la zittì immediatamente.
"Acida del cazzo.” Bisbigliò il moro puntando lo sguardo sul libro di matematica che aveva davanti a sé. Lei ovviamente lo sentì.
Louis Tomlinson, diciannove anni, bocciato il primo anno scolastico per cattiva condotta, era forse il ragazzo più bello che Abigail avesse mai visto.
Occhi azzurri dal taglio perfetto, sempre pronti a scrutare e ad indagare su qualcosa.
Labbra sottili tirate sempre su scoprendo i denti bianchissimi. Viso sottile, spigoloso e dai lineamenti precisi. Capelli sparati sempre in un ciuffo disordinato.
Alto si e no qualche centimetro più di lei e dal fisico asciutto, non contava nulla rispetto al suo carattere che regnava di gran lunga sul suo aspetto fisico. Louis era il sinonimo di felicità, almeno era quello che credeva Abigail.
Aveva parlato con lui si e no un paio di volte durante il pranzo. Louis era un ex compagno di corso del fratello maggiore di Abigail e tutto ciò che sapeva su di lui era che Niall l'aveva sempre odiato, fin da bambino, ovviamente il motivo non le era dato saperlo.
“Ignoralo Abigail.” Sussurrò tra sé e sé, lanciandogli di tanto in tanto delle occhiate. Vedeva i suoi occhi scorrere lentamente sul libro ricolmo di numeri complicati, le sue labbra muoversi impercettibilmente sussurrando qualcosa che lei non riusciva a capire.
“Hai detto qualcosa?” Mormorò il ragazzo scoprendola a fissarlo. Abigail scosse il capo e un brivido percorse la sua spina dorsale, proprio quando Louis prese un gran respiro.
“A che punto sei arrivata?” Chiese grattandosi la punta del naso con un unghia mangiucchiata.
E fu in quel momento che si rese conto che Louis alle dita portava una quantità stratosferica di anelli grigi metallizzati e neri.
Odiava gli anelli alle dita, ma stranamente le sue dita sembravano fatte apposta per portarli, il suo punto di vista cambiò quasi, infondo quegli anelli non erano tanto male.
Storse il naso per i suoi pensieri che cominciavano a prendere quasi il sopravvento e puntò gli occhi in quelli del ragazzo che aveva davanti. “Non lo so.” Louis sbuffò e “Sei rimasta indietro di tanto.”
Ed Abigail avrebbe tanto voluto rispondergli “Mai come te e i tuoi anelli orrendi.” Ma si trattenne dall'essere così strana.

"Posso farti una domanda?” Chiese di punto in bianco Louis fissandola attentamente con gli occhi assottigliati. Abigail avrebbe voluto rispondergli con un no sonoro ma annuì distratta cercando in ogni modo di sbirciare sul quaderno del ragazzo che aveva davanti, il risultato di quell'esercizio che le faceva girare la testa e tremare le mani.
“Tremi spesso?”

Abigail lasciò immediatamente cadere la matita sul foglio bianco e unì le mani sotto al tavolo, sgranando gli occhi con i capelli che le coprivano il viso. “Oh, scusami... Non-Non avrei dovuto farti questa domanda.” Borbottò riprendendo a scrivere l'esercizio.
“Ehm.. No.” Bisbigliò dopo un paio di minuti di silenzio imbarazzante, probabilmente anche la bibliotecaria che leggeva un libro aveva intuito la tensione tra i due.
Louis assunse un espressione interrogativa.
“Non tremo spesso.” Chiarì Abigail appoggiando di nuovo la mano bianco latte sul foglio del medesimo colore.
“E allora perché...” Non riuscì a formulare la domanda nel modo giusto, Louis era fatto così, non era affatto bravo con le parole. Soprattutto con Abigail la ragazza strana, così come la soprannominavano a scuola.
“Ho paura.” Sussurrò afferrando la matita dalla punta sottile e ricominciando a scrivere così lentamente da sembrare quasi di essere in un film al rallentatore, cercava con tutte le sue forze di non tremare e di riuscire a smorzare quel buco che le riempiva lo stomaco e le faceva quasi venire da piangere, ma era più forte di lei e si sentiva una stupida.
“Di cosa?” Louis era curioso, lo era sempre stato, qualche volta arrivando ad essere anche fin troppo ficca naso e maleducato, ma non gli importava di ricevere brutte risposte o di essere mandato a quel paese, ne valeva la pena.
“Della matematica.” Rispose Abigail in modo ovvio. Di cos'altro sennò?
“Ah” Fu l'unica cosa che uscì dalle labbra sottili di Louis tomlinson e lasciò cadere il discorso per circa una decina di minuti.
Tra calcolatrici, sguardi omicidi da parte della bibliotecaria, starnuti procurati dai libri impolverati di quella biblioteca, sorrisi insoliti e tremolii, Abigail dimenticò quasi quella conversazione.
Ma Louis con la sua tenacia, o forse testardaggine? Non demorse. “Perché?”
Abigail bloccò la mano sul foglio. Louis le aveva spiegato quell'esercizio ben tre volte ma aveva già dimenticato il procedimento, le mani le tremarono di nuovo.
Sapeva bene a cosa si stava riferendo con quella domanda.
“Non lo so. Non sono brava in matematica, non lo sono mai stata. Forse è per questo.” Disse tenendo lo sguardo fermo sul numero dieci, il suo numero fortunato.
Si sentiva estremamente ridicola in quel momento, aveva appena rivelato a Louis Tomlinson, la sua cotta da più di un anno, una delle sue paure... La più strana, tra l'altro.
D'altro canto Louis riuscì solamente a sussurrare un flebile “Oh.” Perché per lui era strano, nessuno era mai riuscito a zittirlo in quel modo, tanto meno con una frase così, apparentemente, semplice. Nonostante non fosse bravo ad esprimersi, era sempre pronto a parlare, urlare, gracchiare, sussurrare, imitare qualunque cosa, eppure con Abigail ad ogni risposta che riceveva rimaneva sempre spiazzato, sorpreso.
E non riusciva a comprendere se quella cosa gli facesse piacere o meno.
Si sentiva estremamente ridicolo in quel momento.
“Puoi anche dirlo.” Borbottò Abigail quasi arrabbiata, Louis la osservò attentamente con un sopracciglio alzato, poi ricominciò a scrivere senza degnarle di una risposta. Non appena concluse l'esercizio rispose “Dire cosa?” Sorrise. Un sorriso sincero, uno di quelli che piacevano ad Abigail. Non quei sorrisi forzati, quelli di circostanza che lei rivolgeva a quasi tutte le persone che conosceva, ma quei sorrisi veri, dove non si è felici ma semplicemente sé stessi.
Abigail amava i sorrisi sinceri.
“Che sono pazza.” Ricambiò il sorriso, lo stesso sorriso che rivolgeva alla sorella di sei anni quando le chiedeva di aiutarla a colorare i suoi quaderni, e le si illuminarono gli occhi.
“Non sei pazza, sei strana... Ma a me piacciono le persone strane.” Ammiccò Louis scoprendo i denti bianchi per poi dedicarle un altro sorriso, lei ricambiò di nuovo.

“Louis, ti va di conoscere le altre mie paure?” Chiese entusiasta poggiando la matita, ancora una volta, sul foglio quasi vuoto e allontanandolo leggermente da lei.
“Si.” Acconsentì il moro, incrociando le braccia al petto, pronto a sentire qualsiasi cosa.

“A me piace essere strana, perciò preparati al peggio!” Trillò strofinandosi le mani per il freddo.
Una voce gracchiante attirò l'attenzione dei due ed interruppe Abigail già pronta a raccontare per filo e per segno le sue paure, si voltarono contemporaneamente verso la donna magra che lavorava da custode nella biblioteca “Scusate ragazzi, dovete fare silenzio, altrimenti mi costringete a mandarvi via.”
Ed Abigail e Louis si trattennero dallo scoppiare a ridere rumorosamente.
Abigail era felice, aveva trovato qualcuno con cui parlare.
E Louis anche.

 

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