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Autore: sensibility    18/01/2014    6 recensioni
Bella ha solo ventidue anni quando si ritrova sola, senza un tetto sopra la testa e senza un soldo in tasca, costretta a crescere una bimba di pochi mesi senza l'aiuto di nessuno. E' proprio quella bimba il motivo per cui suo padre, furioso, l'ha cacciata di casa senza pensarci due volte. Bella decide allora di lasciare la città in cui è nata e cresciuta e che tanto l'ha fatta soffrire nella sua vita per trasferirsi in un piccolo paese sperduto tra le montagne dove troverà un lavoro, una casa, dei nuovi amici, una famiglia. E chissà che con il tempo non riesca ad aprire di nuovo il cuore all'amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Chiedo scusa per l’enorme ritardo!
Tra lavoro ed esami ho pochissimo tempo libero, quindi la stesura dei capitoli va piuttosto a rilento ma anche se lentamente, arrivano. Non temete.
Siamo ancora all’inizio ma presto entreremo nel vivo della storia, forse già dal prossimo capitolo, e allora spero di poter aggiornare in modo più regolare.
Buona lettura,
Sensibility


Capitolo 2


Mi sveglio presto, come ogni mattina, grazie alle manine di Lily che giocano con i miei capelli, tirando i tanti nodi che nella notte si sono formati, ma non sono capace di arrabbiarmi per essere stata svegliata alle sei del mattino; sentire le sue piccole mani di bambina e il suo profumo di latte che ancora ricopre la sua pelle sono le cose che amo di più al mondo e non ci rinuncerei mai, tanto meno per qualche ora di sonno in più.
“Buongiorno, amore mio” la saluto con un sorriso e un bacio sulla guancia di quelli che piacciono tanto a lei, di quelli che schioccano. Lily ride e si porta la mano alla bocca, nascondendo quella risatina divertita che fa sempre quando la bacio. “Andiamo a fare colazione?”
Lily annuisce con forza, affamata come ogni mattina, e si affretta a scendere dal letto, gattonando fino al bordo per poi lasciarsi scivolare a terra piano. Quando è finalmente in piedi, si guarda intorno e poi corre alla porta, voltandosi per vedere se la seguo.
“Arrivo, dammi il tempo di vestirmi” mormoro con un sospiro, alzandomi dal letto e afferrando un paio di pantaloni e una maglietta. Siamo ospiti nella casa di una famiglia che non conosciamo e non è certo il caso di girare in pigiama, così dopo essermi vestita, costringo anche Lily a infilarsi qualcosa di più adatto del suo bel pigiamino rosa con gli orsetti.
Quando siamo pronte, prendo la mia bimba per mano e usciamo dalla stanza che la sera prima Esme ha deciso che diventasse la mia. Si trova al primo piano, l’ultima del corridoio, e ha una splendida vista sul giardino che circonda la casa e sulle stalle; l’arredamento è piuttosto neutro, i colori tenui del viola e del celeste la rendono molto accogliente, così come il grande letto matrimoniale al centro della camera; accanto un piccolo comodino, un armadio e una cassettiera dello stesso legno chiaro della casa.
Percorrendo il corridoio, passiamo davanti alle stanze dei figli e al grande bagno in comune con la sua enorme vasca idromassaggio, unico lusso in una casa dai tratti tipici della montagna, più improntata all’utilità che alle comodità.
Scendo le scale, portando Lily in braccio per evitare che si faccia male; non è ancora abbastanza grande da riuscire a scendere tutti quegli scalini senza rischiare ogni volta un capitombolo. Il grande soggiorno, ampio ed elegante, si apre davanti a noi e ne rimango sorpresa, osservandolo per la prima volta alla luce del sole. Le tende bianche e i mobili di legno chiaro, che contraddistingue ogni cosa, riflettono la luce che entra dalle ampie finestre, illuminando la sala; due grandi divani in stoffa scura, morbidi e comodi, sono disposti a semicerchio davanti a un immenso caminetto di marmo bianco che sembra essere stato usato spesso negli anni e una lastra di vetro ne protegge le fiamme, opera probabilmente di Esme, preoccupata che i figli, quando erano ancora bambini, si potessero fare male.
Lascio Lily libera di curiosare in giro, ricordandole di stare attenta a non combinare disastri perché non è casa nostra, e mi avvio verso la cucina, l’unica stanza che conosco. È anch’essa in colori chiari, tenuta pulita e in perfetto ordine, ma ovunque mi giri vedo i segni dell’uso che ne è stato fatto: uno spigolo sbeccato dove forse qualcuno ci è andato a sbattere contro, graffi sui mobili più bassi, qualche macchia qua e là che non va più via. Sorrido, pensando alla cucina di casa mia, così immacolata e perfetta da smascherare il fatto che nessuno, a parte me, ci abbia mai messo piede.
Sentendomi un po’ a disagio nel curiosare in giro ma decisa a preparare la colazione per tutti, apro gli armadietti alla ricerca di tutti gli ingredienti necessari per cucinare i pancake che mia sorella tanto adorava da bambina. Lily è ancora troppo piccola per poterli mangiare ma il loro profumo dolce la attira già come una calamita.
Non passa molto tempo che il profumo si diffonda per tutta la casa, attirando in cucina la mia bimba golosa; me la ritrovo accanto, senza che l’abbia sentita arrivare, silenziosa e sorridente, con gli occhi fissi sulla padella in cui i pancake si stanno lentamente cuocendo.
“Hai fame, amore?” chiedo, trattenendo una risata davanti alla sua espressione attenta; non perde mai di vista il dolce, seguendo ogni mio gesto. Dopo qualche minuto il primo pancake è pronto, dorato al punto giusto, e lo sistemo in un piatto versando un’altra dose abbondante di impasto nella padella già calda per preparare un secondo pancake. Continuo così finché l’impasto non è finito e un’alta torre di pancake caldi e dorati fa bella mostra di sé sul bancone della cucina, con Lily che la guarda con desiderio.
“Vieni, tesoro, facciamo colazione” esclamò, dopo aver lavato la piccola pentolina e averla appoggiata accanto al lavandino per lasciarla asciugare. “Che ne dici di una bella tazza di latte caldo?”
Lily distoglie finalmente lo sguardo dai pancake e annuisce, porgendomi le braccia per essere presa in braccio e sistemata sulla sedia. Piccola com’è non è in grado di arrivare al tavolo senza l’aiuto di qualcuno e non avendo un seggiolone dove sistemarla, per paura che su una sedia potesse cadere e farsi del male, l’ho sempre tenuta in braccio mentre beve il suo latte e mangia i pochi biscotti che costituiscono la sua colazione. Anche quel giorno le nostre abitudine non cambiano e dopo aver scaldato un po’ di latte e aver recuperato gli ultimi biscotti avanzati dalla mia borsa, prendo in braccio Lily e ci sediamo su una sedia.
“Ecco, tesoro” sorrido, porgendole la colazione. Lily si affretta ad avvolgere con le sue piccole manine la tazza in cui ho versato il latte caldo, non troppo caldo perché conoscendo la frenesia con cui ogni mattina la mia bimba attacca la sua colazione non voglio rischiare che si bruci; dopo un lungo sorso di latte, prende un biscotto e in pochi morsi lo finisce.
Mentre Lily afferra il suo secondo biscotto, sgranocchiandolo con più calma, sento il mio stomaco brontolare per la fame ma finché Lily non ha finito di mangiare io non posso servirmi; mangiare un pancake con Lily seduta in braccio è impossibile.
Per mia fortuna Lily ha fame quanto me e in pochi minuti ha finito i suoi biscotti e bevuto tutto il suo latte, che le ha lasciato dei deliziosi baffi bianchi sul labbro superiore.
“Aspetta che ti pulisco, tesoro” ridacchio, fermandola prima che possa correre via a giocare. Tenendola ferma per un braccio, afferro un tovagliolo e le pulisco i baffi. “Ecco, ora non assomigli più a un simpatico nonnino.”
Lily si libera della mia presa e corre via. Sospiro, pensando per la prima volta che forse non sa nemmeno chi o cosa sia un nonno, non avendo mai conosciuto il proprio, e non avendo mai avuto qualcuno da poter chiamare nonno.
“Mamma!”
L’urlo di Lily mi fa sobbalzare e precede di poco la comparsa della mia bimba che correndo mi si butta contro le gambe, nascondendosi dalla ragazza dai corti capelli neri che ha appena sceso le scale.
“Ciao, Alice” la saluto, imbarazzata, appoggiando una mano sui riccioli biondi di Lily per tranquillizzarla.
La ragazza, che sembra non avere più di sedici anni, mi guarda in silenzio, sul volto leggo la sorpresa di vedermi in cucina così presto. “Ciao” mormora alla fine, con un filo di voce, e annusando l’aria, si apre in un sorriso. “Cos’è questo buon profumo?”
“Pancake. Ne vuoi uno?”
“Chi li ha preparati? Credevo che la mamma non si fosse ancora alzata.”
Sorrido mentre prendo due piatti e servo un pancake per ognuna, prendendo anche due forchette. “Io. Tua madre mi ha assunto per questo.”
Alice mi guarda sempre più sorpresa. “Non parlava sul serio!” esclama con un sorriso divertito. “Sicuramente non voleva che ti alzassi all’alba solo per preparare la colazione. Di solito io mangio qualche biscotto mentre vado a scuola.”
Le porgo un piatto e poi verso del succo d’arancia fresco in un bicchiere. “La colazione è importante. Spero che ti piacciano i pancake.”
“Li adoro. Mia mamma me li prepara sempre la domenica. Aspetta!” esclama, saltando in piedi e correndo verso un armadietto. Lily, dietro di me, non la perde di vista, curiosa. Con un sorriso, prendo la sua mano e la tiro con me fino al tavolo. “Che ne dici di un po’ di cioccolato?” chiede Alice, mostrandomi un vasetto di cioccolato che la ragazza si affretta a versare con generosità sulla sua colazione. “Ne vuoi?”
Sorrido e annuisco. “Adoro la cioccolata.”
Alice sorride e da un morso alla sua colazione, sporcandosi di cioccolato ovunque. Ridacchio, divertita dalla scena, e presto una risata argentina si unisce alla mia. “Che c’è? Perché ridete?”
Lily indica la faccia di Alice, coprendosi la bocca con l’altra mano. “Ciocoata.”
“Eh sì, si è sporcata tutta di cioccolata proprio come fai tu con il latte” ridacchio, porgendo un tovagliolo ad Alice che, ridendo, si ripulisce con cura.
“Che succede qui?” chiede una voce severa.
Mi volto di scatto, stringendo a me Lily che spaventata nasconde il volto nel mio petto, e mi trovo davanti Rosalie con i lunghi capelli biondi che le incorniciano il volto alla perfezione, l’abito, elegante e sobrio, che le fascia il corpo esaltando il fisico da modella, e i tacchi, così fuoriposto in quel luogo, che slanciano ulteriormente la sua figura; sul volto vedo un’espressione seria che nasconde uno strano risentimento nei miei confronti, come se non mi volesse lì in quella casa, e dolore ma quel miscuglio di emozioni scompare in fretta, così com’è comparso e decido di non pensarci. Forse è solo di cattivo umore, in fondo a nessuno piace alzarsi tanto presto la mattina.
“Ho preparato dei pancake per colazione. Ne vuoi uno?” offro con un sorriso appena accennato, alzandomi in fretta dalla sedia per servirle la colazione.
“Non mangio mai la mattina” risponde Rosalie secca, lanciando sola una rapida occhiata ai miei pancake ormai freddi. “Tu che ci fai ancora a casa? Vuoi fare tardi a scuola?”
Alice salta in piedi come una molla. “Scusa, stavo facendo colazione” mormora e corre via, infilando la giacca in tutta fretta, afferrando lo zaino e uscendo di casa sbattendosi la porta alle spalle dopo aver urlato: “Grazie per il pancake, Bella!”
Lily rimane stretta a me, il volto ancora nascosto; le massaggio la schiena cercando di farla rilassare e calmare, per qualche motivo ha paura di Rosalie. E non le posso nemmeno dare torto, con quell’aria altezzosa e arrabbiata spaventa anche me e non è semplice sorridere e fingere una calma che non mi appartiene.
Rosalie si prepara un caffè senza rivolgermi la parola, evitando persino di guardarmi, ma noto che più di una volta il suo sguardo è corso verso Lily e in quei momenti mi è sembrato che si addolcisse, come se non ce l’avesse con la bambina ma solo con me, anche se non ho idea del motivo.
Sto ancora rimuginando su questo quando sento il rumore di passi leggeri per le scale, seguiti da quelli di qualcuno molto meno delicato. Pochi secondi dopo vedo Esme entrare in cucina seguita dal marito che sbadiglia vistosamente prima di lasciarsi cadere sulla sedia più vicina.
“Buongiorno” saluta Esme allegra ma subito si blocca, guardando meravigliata la pila di pancake sul bancone. “Sono opera tua?” chiede, voltandosi verso di me con un sorriso.
Annuisco. “Ho pensato di preparare la colazione per tutti. Non sapevo le vostre preferenze ma ho pensato che i pancake potessero piacere a tutti.”
“Qualcuno ha parlato di pancake?” urla Emmett, entrando di corsa in cucina, con gli occhi che brillano per l’eccitazione mentre ispezionano tutta la cucina alla ricerca del dolce in questione. Appena li vede, ne afferra uno di slancio e da un bel morso senza preoccuparsi di prendere un piatto. “Adoro i pancake” commenta con la bocca piena. Uno schiaffo risuona presto nella stanza, seguito dal lamento del ragazzo che massaggiandosi il collo, lancia uno sguardo confuso a Rosalie che sostiene il suo sguardo, furiosa.
“Comportati bene per una volta. Non fare il bambino” lo sgrida e porgendogli un piatto pulito, aggiunge: “Mangia come si deve.”
Borbottando e massaggiandosi il collo, prende il piatto, si serve tre pancake, oltre a quello che ha in bocca, e si siede accanto al padre che scuote la testa, ridacchiando. Tra le mie braccia, Lily si muove spiando i componenti di quella famiglia così strana che tanto la affascina.
Esme sorride, guardando la propria famiglia che litiga e si prende in giro. “Scusalo” mormora, sedendosi accanto a me, “quando si tratta di mangiare, diventa peggio di un bambino. Sono sicura che tu non ti sei mai comportata in questo modo, dico bene?” chiede, sorridendo a Lily che la guarda timida per qualche secondo prima di scuotere la testa.
“Tu hai già mangiato? Presto non rimarrà più nulla.”
Lily si siede più comoda, si gira tra le mie braccia per poter guardare Esme e solo allora annuisce, continuando a mantenere il proprio silenzio. Esme sorride e la incoraggia a continuare, facendole un’altra domanda. Lily sorride e indica la sua tazza sporca di latte e il piattino in cui ho sistemato i suoi due biscottini.
In cucina scende improvvisamente il silenzio, tutti gli sguardi sono sulla mia bambina che non se ne accorge, continuando a fissare sorridente la donna, aspettando che capisca cosa sta cercando di dirle. Si comporta sempre così con le persone che non conosce, preferendo indicare e lasciare agli altri il compito di interpretare la sua risposta.
Sorrido e le do un bacio sulla testa. Lily alza lo sguardo su di me e sorride, felice.
“Latte e biscotti?” chiede Esme. Lily si volta di nuovo verso di lei e annuisce con forza, sorridendo. “Che buona colazione. Te l’ha preparata la tua mamma?”
Lily annuisce ancora. “Mamma” ripete per assicurarsi che abbiano capito. Adora ripetere la parola mamma, lo fa sempre con un sorriso che le illumina gli occhi e il volto, e io non posso fare a meno di sentire il mio cuore battere più forte ogni volta.
“Anch’io voglio latte e biscotti” si lamenta Emmett, mettendo un broncio da bambino che fa ridere tutti, anche Lily. “Tu non vorresti ancora un po’ di latte?” chiede, guardando Lily che sorpresa cerca il mio sguardo per sapere cosa fare.
“Ho finito i tuoi biscotti, tesoro, mi dispiace” mormoro con un sorriso triste.
Emmett mi guarda confuso ma non insiste; vedendo però il visetto triste di Lily, cerca di rimediare. “Un altro sorso di latte lo può bere? Con il cacao.”
Appena pronuncia la parola cacao, Lily alza di scatto gli occhi su di me e mi fissa pregandomi con lo sguardo di lasciarle bere il latte al cacao; fissando i suoi grandi occhi verdi non riesco a dirle di no, così annuisco.
“Ace!” esclama Lily, stampandomi un bacio sulla guancia, poi salta giù dalle mie gambe e corre verso Emmett porgendogli le braccia per farsi prendere in braccio e avere così il suo latte e cacao.
Emmett la guarda senza sapere cosa fare, mi lancia uno sguardo indeciso ma vedendomi sorridere, si decide e la prende in braccio, aiutandola a sedersi sulle sue gambe. Esme, intanto, mette davanti a loro due tazze di latte caldo in cui Emmett versa due cucchiai di cacao in ciascuna.
“Attenta, piccola” la avverte poi quel gigante che sembra ancora più grosso con la mia bimba tra le braccia ma con una tenerezza sul volto che mi fa salire le lacrime agli occhi; nessuno ha mai guardato la mia bambina in quel modo, nessuno è mai stato tanto dolce con lei, offrendole una tazza di latte caldo e cacao.
Abbasso lo sguardo, nascondendo il sorriso che sento aprirsi sul mio volto e le lacrime che pizzicano nei miei occhi, e guardo quelle persone che ci hanno accolto e ci hanno offerto un posto dove stare, anche se solo per poco tempo. Stanno tutti osservando rapiti Lily che beve il suo latte insieme a Emmett; entrambi mostrano i loro baffi bianchi sul labbro superiore.
Cercando di non farmi notare, lancio uno sguardo veloce a Rosalie, che osserva anche lei Lily con attenzione, e nel suo sguardo leggo la stessa tenerezza infinita che ho letto negli occhi di Emmett poco prima ma anche un dolore profondo che non so spiegarmi.
Persa nei miei pensieri, nel tentativo di capire cosa la disturbi tanto nella scena che abbiamo davanti, sobbalzo quando Rosalie si accorge del mio sguardo e pianta i suoi occhi color ghiaccio nei miei, fissandomi con rabbia.
“Jasper, ti muovi?” urla, rivolgendosi al piano superiore, chiamando il fratello che ancora non si è visto. “Non voglio arrivare in ritardo in ufficio per colpa tua quindi vedi di sbrigarti o ti lascio qui.”
Lily la guarda spaventata e subito cerca di nascondere il volto nel mio petto ma si rende conto che non si trova tra le mie braccia ma tra quelle di Emmett e ancora più spaventata, mi cerca con lo sguardo divincolandosi per correre da me.
“Ehi, piccola, va tutto bene. Non è successo niente” cerca di calmarla Emmett, senza sapere bene cosa fare con una bambina tanto piccola, così mi alzo e la prendo in braccio, lasciando che affondi la sua testolina nel mio collo nascondendosi tra i miei capelli e respirando il mio profumo.
“Rose, l’hai spaventata!” la sgrida Emmett, stando attento a non alzare la voce per non spaventarla ulteriormente.
Rosalie guarda Lily, dispiaciuta, per qualche secondo, prima di voltarsi e andarsene via a passo deciso, seguita dal rumore secco dei tacchi sul legno del corridoio. Esme, Emmett e Carlisle si scambiano uno sguardo dispiaciuto, subito nascosto dietro un sorriso forzato che non raggiunge gli occhi.
“Devi scusarla, ultimamente è molto stressata per il lavoro” spiega Esme e sembra quasi dispiaciuta per come la ragazza si è comportata con me. “Credo che abbia una scadenza imminente e molto lavoro ancora da sbrigare.”
Sorrido, rassicurandola.
In quel momento Jasper, il fratello di Rosalie che tanto le somiglia, scende le scale di corsa, accenna un saluto con la mano e ispeziona in fretta il tavolo alla ricerca di una colazione da portare via al volo.
“Pancake?” chiede sorpreso, spalancando gli occhi, e senza aspettare una risposta ne afferra uno e lo infila in bocca, uscendo di corsa dalla cucina.
“Si comportano sempre come animali quando si tratta di cibo” mormora Esme con un sospiro, scuotendo la testa, “e tu sei molto brava a cucinare, quindi questo peggiora le cose. Di solito fingono un minimo di educazione a tavola.”
“Sono contenta che la mia colazione sia piaciuta” ridacchio e per la prima volta da mesi mi sento felice, accettata; per la prima volta da anni mi sento parte di una famiglia, nonostante lo sguardo furioso di Rosalie.
  
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