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Autore: Bluemask    18/01/2014    1 recensioni
Raccolta di os AU Larry e/o Ziam ambientate in una scuola.
Dal primo capitolo: "Non ti sei perso nulla di particolare: Harry divora con gli occhi Louis Tomlinson, odio tutto il genere umano tranne te e ho finito questo libro. Il solito, insomma."
Dal secondo capitolo: Vorrei trovare – in chissà quale tasca del giubbotto – il coraggio di chiederti se posso infilarmi con te sotto al tuo ombrello; tu accetteresti e faremmo un tratto di strada insieme, innamorandoci lì, subito.
Dal terzo capitolo: Harry – il ragazzo timido e innamorato di Louis – viene distratto dalla sua "nuova fiamma"; Louis – quello stupido e innamorato di Harry – si sente un po’ morire dalla gelosia, ma gli sorride e alza i pollici.
Dal quarto capitolo: Un rivoluzionario che inciampa nei propri sogni e nelle melodie fradice di ricordi, che tenta di cambiare il mondo ma che non è capace nemmeno a cambiare se stesso, che si chiude nel silenzio e ammira la pioggia.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: Ziam; Pov!Liam; fluff che piove nel finale; enjoy!

 

 

Il rivoluzionario fallito

 

 

 

 

C’è un ragazzo che si siede sempre davanti al mio banco, al corso di storia.

Ha i capelli neri e corti; spesso ci tiene un cappello premuto sopra con la visiera al contrario, come ogni rivoluzionario fallito che si rispetti, finché la professoressa Holden gli ordina di toglierselo.

A volte porta un orecchino a forma di spirale sul lobo sinistro – bianco, continuo, all’apparenza quasi infinito – e se lo rigira sempre tra le dita; assomiglia a un tic nervoso (o annoiato), dovuto a chissà cosa, chissà chi, chissà perché interessa a me, poi.

La maggior parte delle volte, entra in classe quando ci sono ormai pochi posti disponibili; non saluta nessuno, cammina spedito a testa bassa fino al banco prestabilito – sempre lo stesso – e tira fuori libro, penna, un quaderno dalla cartella striminzita che porta su una spalla sola.

 

 

Quindi c’è questo ragazzo, il rivoluzionario fallito, che si siede sempre davanti al mio banco, al corso di storia.

Spesso gli pende una cuffietta bianca dalla tasca dei jeans scuri che indossa, spesso gli cade la penna dalle mani, spesso mi chiede se gli impresto una matita con la sua voce strascicata e insicura.

“Ce l’hai una matita?”

“Certo.”

Niente grazie, prego, niente buone maniere, niente sorrisi gratuiti; solo una matita con le nostre impronte digitali mischiate.

Occhi velati dalla timidezza, occhi neri, occhi che vorrei mi fissassero sempre invece di appiccicarsi alla finestra appannata, occhi che mi guardano a malapena.

“Ce l’hai una matita?”

Occhi che osservano una pellicina vicino all’unghia del pollice.

Guardami, guardami, guardami.

“Certo.”

Poi ti giri e scompari.

 

 

Il rivoluzionario fallito fa di cognome Malik e devo ringraziare Mrs Holden per saperlo – perché “possibile che sia sempre perso tra le nuvole, il nostro Malik?”– ma io preferisco chiamarlo così, il rivoluzionario fallito.

Ha un non so che di malinconico, di acceso, di diverso.

Un rivoluzionario che inciampa nei propri sogni e nelle melodie fradice di ricordi, che tenta di cambiare il mondo ma che non è capace nemmeno a cambiare se stesso, che si chiude nel silenzio e ammira la pioggia.

Forse mi sbaglio, forse ho troppa fantasia, forse sono io il rivoluzionario fallito della situazione, forse dovrei buttare giù le mura in cui è rinchiuso e salvare la principessa di turno.

Mi viene da sorridere solo ad immaginarlo con un vestito rosa e con una corona di margherite in testa, eppure ci provo, a buttare giù le mura.

“Sono Liam Payne, quello che ti impresta sempre una matita.”

I suoi occhi finiscono dentro ai miei e il mio cuore vacilla appena.

“Zayn Malik, quello che si siede sempre davanti a te nel corso di storia.”

Sorrido, sorride anche lui.

Venite, signore e signori: sorrisi gratuiti per tutti!

 

 

 

Adesso, il rivoluzionario fallito si siede sempre vicino a me nel corso di storia – e a mensa, e sull’autobus, e alla panchina di un parco, e al cinema – e non più davanti. Io gli impresto la matita, lui mi impresta la sua risata.

A volte, il suo cappello con la visiera al contrario me lo metto io giusto per sentirmi un po’ più rivoluzionario e un po’ meno fallito; mi ha spiegato perché ha quell’orecchino bianco e il significato dei tatuaggi sparsi sulla sua pelle scura; conosco il nome delle sue sorelle, adesso, conosco il suo libro preferito, la musica che canta quando è allegro e quella che sussurra quando è triste, conosco i piatti orientali cucinati da sua madre ogni volta che vado da lui.

Conosco il sapore delle sue labbra sotto la pioggia, quella pioggia che adesso ammiriamo insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Okay, mi scuso per non aver pubblicato ieri, ma la febbre mi stava uccidendo lentamente e non ce l’ho fatta.

Comunque!

In realtà questa volta non so cosa dire.

È la prima os completamente Ziam in questa raccolta – viva lo Ziaaaam – e mi è piaciuto particolarmente scriverla anche per questo. Penso. Boh. I residui di febbre mi fanno delirare.

Deheh.

Basta con ‘sta risata spastica.

Va bene, se non me ne vado inizio a sclerare e non mi fermo più.

Spero vi sia piaciuta, un abbraccio x

  
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