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Autore: Curly_crush    18/01/2014    3 recensioni
Iniziare a vivere in una città grande e sconosciuta e, perlopiù, da soli, può essere un'impresa davvero difficile per una ragazza giovane. Ma può anche essere l'occasione per cominciare a vivere una vera e propria favola!
"Mai avrei pensato che potesse succedere a me. Eppure ero lì, a perdermi nell’incredibile verde dei suoi occhi. Non poteva essere vero, doveva essere per forza un sogno, ma il tocco caldo delle sue mani sul mio viso mi confermò quella bellissima realtà. Le mie labbra si aprirono in un sorriso quasi ebete, credo, dato che lui scoppiò in una risata fragorosa."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cause there is nobody else


Mi feci strada a fatica tra le decine di ragazze affollate all’esterno del backstage, non poche mi fulminarono e tentarono di rimettermi al mio posto: insomma, chi ero io per passare davanti a loro, che erano lì da ore ad aspettare chissà che cosa? Cercando di avanzare senza farmi notare, riuscii infine a raggiungere il cancello che separava i tour bus dei ragazzi e tutto lo staff dal resto della piazza veronese. Poco prima, le note di What makes you beautiful erano arrivate fino al mio orecchio, rilassandomi per un attimo. Ora, però, schiacciata tra il cancello e le ragazze in lacrime, l’agitazione che mi aveva presa durante Heaven si impadronì di me nuovamente, impedendomi di ragionare con calma. Non sapevo cosa fare, dove andare, come far sapere a Louis che ero lì, e non sapevo se lui sarebbe riuscito a farmi entrare: il rischio era che le ragazze spingessero troppo sui cancelli, e riuscissero ad entrare in massa nel backstage. Il che non sarebbe stata una buona cosa e i ragazzi si sarebbero trovati in difficoltà, pensai.

Mentre mi scervellavo per trovare una soluzione, vidi qualcuno avvicinarsi al cancello da dentro, ma, a causa della rete e dei teloni sistemati sulla griglia, non riuscii a riconoscere di chi si trattava. Dopo pochi istanti, il cancello si aprì di pochi centimetri, mostrandomi l’espressione severa di Paul.

“Dai, entra, veloce”, mi incitò, facendosi leggermente da parte, ma tenendo il cancello con forza.

Sgusciai dentro velocemente, avanzando di qualche metro, e tirai un sospiro di sollievo: ero salva.

“Grazie, Paul”, dissi.
“Oh, finalmente, eccoti qui!”, esclamò un’altra voce alle mie spalle.

Mi voltai di scatto: era Louis. Accennai un sorriso, ero davvero felice di poterlo avere di nuovo davanti a me. Non feci però in tempo ad iniziare con le mie lamentele, che il ragazzo mi afferrò per un polso e mi trascinò via.

“Louis, fermati, dobbiamo parlare!”, ordinai, sorpresa.
“Sì, sì, più tardi, magari …”, rispose, indifferente.

Non poteva portarmi via così, senza trovare un minimo di resistenza, anche perché sapevo esattamente dove mi avrebbe condotta: da Harry, e io non ero ancora pronta ad incontrarlo. Avevo bisogno di spiegazioni, avevo bisogno che Louis si scusasse della trappola in cui mi aveva guidata così amichevolmente, avevo bisogno di sfogarmi, di urlargli addosso, di insultarlo, forse.

“Fermati!”, dissi di nuovo, alzando il tono.

Louis continuò a camminare velocemente, trascinandomi giù per qualche gradino, passando sotto a degli archi e proseguendo verso destra, in direzione del palco, immaginai. Pensai a qualcosa che lo convincesse a fermare quella corsa, ma le parole con quel ragazzo testardo non sarebbero servite, in quel caso. Piantai i piedi a terra, facendo fermare il castano di botto e tirandomelo quasi addosso.

“Che stai facendo?”, mi chiese, sorpreso, puntandomi il suo sguardo addosso.
“Non credi di dovermi dire niente?”, ribattei.
Io proprio no!”, rispose, quasi seccato.

Sbuffai, guardandolo storto. Lui sorrise, poi mi lasciò il polso, ma solo per abbracciarmi forte. Ricambiai l’abbraccio, allentando finalmente la tensione che mi aveva preso le spalle, e restammo così per qualche istante.

“Perché avete fatto tutto questo casino, Lou? Mi avevi detto di venire per te, Niall, Zayn e Liam, perché vi mancavo e volevate salutarmi. Ma questo non è salutare, questo è attentare alla mia salute mentale!”, protestai, non appena mi staccai da lui.

Louis si mise a ridere piano.

“Mi sei mancata, davvero”, sussurrò, dandomi un buffetto sulla guancia.
“Louis, non mi stai rispondendo”, replicai, secca.

Incrociai le braccia sul petto, in attesa di una spiegazione. Non me ne sarei andata prima di averla avuta.

“Vieni con me, per favore”, mi pregò, facendomi segno di seguirlo.

Sbuffando, presi a camminargli dietro, fulminandolo ogni volta che si girava per assicurarsi che ci fossi. Il mio sguardo correva da un lato all’altro dello spiazzo, intimorito, temendo di incrociare quello di Harry. Dopo pochi metri, entrammo nel vero e proprio backstage: decine di persone stavano già caricando le attrezzature sui camion, c’era una forte frenesia nell’aria, e ritrovarmi in mezzo a tanta confusione mi scombussolò non poco.

Gioia!”, sentii esclamare da qualche parte, da una voce graffiante.

Il mio cuore ebbe un tuffo, ma si calmò non appena le braccia di Niall mi strinsero, sollevandomi leggermente da terra.

“Ciao anche a te, biondo”, lo salutai.

In pochi secondi, comparvero anche Liam e Zayn. Di Harry, per il momento, nessuna traccia. Sospirai di sollievo, poi salutai anche gli ultimi due arrivati.

Vi odio tutti, sappiatelo”, cominciai.

La mia affermazione – che avrebbe dovuto essere davvero seria- fu seguita dalle risate dei quattro, che mi aspettai di veder rotolare per terra da un momento all’altro, da quanto erano divertiti.

 “E perché, scusa? Avevi detto che ti mancavano, ora dici così … Mi deludi, e potrei piangere”, frignò Niall, mettendo il broncio.
“Ma se mi state ridendo in faccia! Traditori, ecco cosa siete”, ribattei, lasciandomi prendere dall’allegria.

La rabbia per il loro “inganno” non era passata, ma una voce nella mia testa mi diceva che non era colpa loro, o almeno, avevano solo una parte in tutto quel copione assurdo in cui mi sembrava di essere finita. In fondo, loro non potevano sapere della canzone, e anche se Harry ne avesse mai parlato, che interesse avrebbero avuto quei quattro, nel cantarla durante un loro concerto? L’idea doveva essere stata di Harry, e loro, da bravi amici, gli erano andati dietro.

Lasciai perdere le mie paranoie, almeno per il momento, e mi gustai quegli attimi con loro, che tanto mi erano mancati dopo il ritorno in Italia. Parlammo un po’ del più e del meno, di come stesse procedendo il tour e dei miei esami all’università, poi il discorso virò sul concerto di quella sera.

“Allora, ti sei divertita?”, chiese Zayn.
“Siete stati bravi”, risposi, tentando di cambiare argomento, anche se di poco.

Non funzionò.

“Non ti ho chiesto come siamo andati noi, lo so che siamo bravi”, rise Zayn, ammiccando.
“Dai, ti è piaciuto?”, insistette Liam.
“Fino ad un certo punto sì, è stato molto piacevole e coinvolgente”, risposi, arrendendomi.
E poi?

Guardai i ragazzi davanti a me: sapevo che non erano stati loro a fare quell’ultima domanda, sapevo che quella voce non apparteneva a nessuno di loro, e sapevo, dai loro sguardi rivolti alle mie spalle, che girarmi non era la cosa giusta da fare. Ma lo feci comunque.

Dopo un mese in cui lo avevo odiato. Dopo un mese in cui avevo pensato a qualsiasi cosa pur di dimenticarlo. Dopo un mese in cui avevo pianto, di delusione e di rabbia, per essermi fidata di lui. Dopo un mese in cui avevo pensato che la cosa migliore sarebbe stata non conoscerlo mai. Dopo un mese, lui era lì, di nuovo, davanti a me, con il sorriso che mi aveva fatto innamorare, gli occhi che sembravano così sinceri ed affidabili, lo sguardo che sembrava voler comunicare migliaia di parole tutte assieme, confuso, ma con una strana luce di … Felicità. Sì, era senz’altro felicità, quella che vidi nei suoi occhi, e temetti che i miei, in quel momento, stessero specchiando i suoi alla perfezione.

“Beh, noi ce ne andiamo, eh …”
“ … Un sacco di cose da fare …”
“Poi Paul rompe …”
“Vi lasciamo soli”

Sentii Louis, Niall, Liam e Zayn trovare le scuse più inutili e senza senso, e andarsene subito dopo bisbigliando tra loro, alle mie spalle. Il mio sguardo e quello di Harry non si erano persi un secondo, erano incatenati. Mi sfuggì un sorriso, leggermente in ritardo, a causa dei pretesti dei ragazzi, poi abbassai gli occhi, prendendo a fissarmi le scarpe. Sentii la mano di Harry appoggiarsi al mio viso, e subito dopo le sue labbra baciarono la mia guancia destra, ormai in fiamme.

Ciao, piccola”, sussurrò.
“Ciao”, risposi, alzando lo sguardo.

Incontrare i suoi occhi così vicini al mio viso, mi fece tornare indietro di qualche mese, alle prime volte in cui uscivamo, in cui c’era sempre quella leggera tensione –almeno da parte mia- che mi faceva apprezzare ancora di più i momenti con lui: il batticuore, gli sguardi scambiati, le risate, i primi contatti delle nostre mani ed il primo bacio. Scossi la testa, tentando di tornare sulla terraferma: le emozioni, in ogni caso, non erano cambiate, ma c’era qualcosa che mi bloccava, qualcosa che mi impediva di essere naturale come un tempo, qualcosa che era molto chiaro, non c’era bisogno di fare mille viaggi mentali per capire cosa fosse.

“Come stai?”, mi chiese Harry, dopo qualche istante di silenzio imbarazzante.
“Questa mi pare di averla già sentita”, mi lasciai sfuggire.

Non avrei voluto sembrare rancorosa, ma in quel momento i miei sentimenti presero il sopravvento sui pensieri. Harry indietreggiò di un passo, alzando le mani.

“Ok, speravo di riuscire a cominciare un po’ meglio, ma ti capisco”, rispose, accennando un sorriso.
“Cominciare cosa?”, chiesi, incerta.

Si infilò una mano in tasca, poi si portò l’altra alla nuca, guardandosi attorno. Lo osservai bene: indossava una maglia bianca a mezze maniche, i pantaloni neri stretti e gli stivaletti marroni dell’ultimo periodo; i capelli erano alti, sulla fronte, il ciuffo ribelle che portava quando ci eravamo conosciuti ormai era sparito, dandogli un’aria più adulta, come lo sguardo, serio e profondo, e le labbra, in quel momento leggermente piegate all’ingiù, in un semibroncio. Era bello come quando l’avevo lasciato, forse ancora di più.

“Beh, cosa … Cosa ti è sembrato del concerto?”, mi chiese poi, riportando gli occhi su di me.
“E’ stato bello, l’ho detto anche ai ragazzi, prima”, risposi, rimanendo distaccata.
“Sì, ma io non c’ero”, ribatté, sorridendo.
“Harry, cosa ti è saltato in mente?”, chiesi, incrociando le braccia sul petto, “E non fare finta di niente, sai perfettamente a cosa mi riferisco”, aggiunsi poi, vedendo i suoi occhi accendersi di una luce divertita.

Harry alzò le spalle, sbuffando piano e ridendo.

“Pensavo che ti sarebbe piaciuto, sentire la nostra canzone ancora una volta …”, cominciò, ma non lo lasciai finire.
“Davanti a quindicimila persone?!”, sbottai.
“L’ho fatto proprio per questo, perché l’avrebbero sentita in molti e perché … Non volevo fare lo stesso errore due volte”, replicò lui, abbassando il tono sull’ultima frase.
“Che cosa vorresti dire?”, chiesi.

Fino a quel momento, avevo tentato di restare calma, di impedire al mio cuore di accelerare troppo, ai miei occhi di perdersi nei suoi, e alle mie mani di avvicinarsi al suo viso per portarlo vicino al mio e baciarlo. Non potevo farlo, non potevo arrendermi così, senza sapere se le sensazioni che avevo avuto al concerto erano giuste, o se mi stavo illudendo e basta. Ma ora, grazie a quella frase, riacquistai un po’ di fiducia, sia in me, che in lui.

“Possiamo andarcene da qui? C’è troppa gente, e io voglio parlare con te con calma”, mi pregò.
“E dove vuoi che andiamo, Harry? Dovete partire per Milano fra poco, vedendo la fretta che c’è qui”, ribattei.
“Avevo già avvisato che mi sarei fermato qui per la notte”, spiegò lui, sicuro, “Dobbiamo solo … Uscire

Risi piano davanti a quella necessità, sapendo cosa ci avrebbe aspettato fuori dall’arena.

“Che c’è da ridere? Non ti farò dormire su una panchina, ho prenotato una camera”, chiarì.
“No, Harry, sono stanca, devo andare a casa, e sono stata trascinata già abbastanza dal tuo amico, quindi chiudiamola qui, ok?”, sbuffai, cominciando a camminare verso i bus.
“Ferma, ferma, ferma! Che vuol dire ‘chiudiamola qui’?”, chiese, rincorrendomi e prendendomi per un polso.

Girai lo sguardo, evitando il suo, riuscendo comunque a vederne la preoccupazione crescente. Ma cosa voleva dirmi? Era stanca, davvero, delusa e non avevo voglia di giochetti.

“Harry, noi fra un po’ dobbiamo andare!”, sentii chiamare Liam, vedendolo poi sbucare dalla porta di uno dei due bus.

Harry si girò a guardarmi, indeciso, o forse mi stava pregando, poi si diresse verso la sicurezza e tornò da me con uno degli uomini.

“Andiamo”, mi disse.
“Ti ho detto che devo tornare a casa”, protestai.
“Questa notte dormi fuori, avvisa i tuoi”, insistette.
“Harry, non puoi dirmi quello che devo fare!”, dissi, alzando la voce.

Lui si girò, e mi si avvicinò, appoggiando le mani sulle mie braccia.

“Gioia” –sussultai sentendogli pronunciare il mio nome- “Ti prego. Ho bisogno di parlarti, ho bisogno di risolvere questa situazione perché mi sta uccidendo. Ho bisogno di te”, mi sussurrò, guardandomi fisso negli occhi.

Maledicendomi in tutti i modi possibili per la mia debolezza, gli feci un cenno e lo seguii. Passando davanti a i bus, salutai i ragazzi.

“Buona fortuna! Fate i bravi!”, ci gridarono poi.

Io ed Harry, assieme alla guardia, salimmo su un’auto nera: i vetri erano leggermente oscurati, come al solito, ma non abbastanza da impedire di vedere all’interno.

“Cerca di coprirti il più possibile, meno ci vedono, meglio è”, mi istruì Harry.

Tolsi la giacca, e me la misi in testa, mentre lui si tirava su il cappuccio della felpa che si era appena messo, poi partimmo. Qualcuno aprì i cancelli, e la macchina poté uscire. Fortunatamente, la via era già stata sgomberata, così riuscimmo a prendere la strada prescelta, non riuscendo comunque ad evitare sguardi indiscreti.

“Ok, dovremmo essere salvi, ora”, sospirò Harry, abbassando il cappuccio.

Guardai fuori dal finestrino, osservando il paesaggio veronese scorrere davanti ai miei occhi. Sentii la mano di Harry sfiorare le mie dita, così mi girai a guardarlo.

“Allora, mi dici come stai?”, chiese, con tono dolce.
“Abbastanza bene. Tu?”, replicai, piano.
Meglio”, rispose.

Poi ripiombammo nel silenzio, fino a quando non arrivammo in vista di un hotel, il cui piazzale era popolato di una decina di ragazze.

“Merda! Ma chi le ha avvisate?”, sbottò Harry, portandosi una mano alla fronte.
“Non lo so, ma non sono tante, ce la possiamo fare”, lo tranquillizzò la guardia.

Parcheggiò davanti all’ingresso dell’hotel, poi scese dall’auto e si spostò davanti alla portiera di Harry.

“Stammi vicina, andrà tutto bene”, mi rassicurò, un attimo prima di scendere.

Lo seguii velocemente, sentendo già le urla di quelle poche ragazze presenti, che chiedevano autografi e foto. Harry salutò e si prestò gentilmente a tutto ciò che chiedevano, non perdendomi di vista un attimo. In pochi minuti, terminò tutto, così si voltò verso di me e mi fece cenno di avvicinarmi. Le ragazze mi squadrarono dall’alto in basso, alcune scattarono delle foto, a cui cercai di sfuggire abbassando lo sguardo. Alcune cominciarono a protestare, a chiedere perché mi trovassi lì, insistendo sul fatto che la storia tra me ed Harry era finita. All’arena mi era andata bene, e avevo trovato delle ragazze gentili e rispettose; lì, non ero stata altrettanto fortunata. Cominciai a chiedermi perché fossi lì, effettivamente, che cosa speravo di ottenere seguendo Harry, e l’ansia prese a crescere in me, bloccandomi il respiro poco alla volta. Ad un tratto, Harry trovò la mia mano, e mi portò dentro l’hotel, salvandomi da quell’incubo.

“Cosa dicevano? Non sono riuscito a capire niente”, mi chiese, fermandosi a pochi metri dalla reception.
“Loro … Si chiedevano perché io sia qui, e dicevano che io e te ci siamo mollati e che quindi non ha senso che io stia qui con te”, spiegai, cercando di respirare a fondo, "E avrebbero anche ragione, in realtà", aggiunsi.

Harry sbuffò forte, e lo vidi farsi più serio.

“Ben, accompagnami fuori ancora un attimo”, chiese alla guardia, che lo seguì immediatamente.

Oltre il vetro dell’hotel, vidi le ragazze esultare e sorridere, felici che Harry fosse tornato fuori da loro e, grazie alla porta lasciata aperta, riuscii anche a sentire quello che lui diceva loro.

“Ragazze, per favore, preferirei che non vi rivolgeste a Gioia come a una di troppo, perché non lo è. Ho delle faccende davvero importanti da risolvere, quindi ora vi saluto”,  spiegò, tenendo la voce più alta che poteva, “Ciao principesse”, aggiunse poi, con un sorriso, scatenando altre urla da parte delle fan.

Le ragazzine continuarono a parlare e gridare finché Harry non rientrò, poi, chiusa la porta, non sentii più niente.

“E anche questa è fatta”, sospirò, “Grazie Ben, ora dovrei cavarmela, puoi andare”, aggiunse poi, con un sorriso rivolto all’uomo.

Questo ci salutò, poi uscì dall’hotel e ripartì con l’auto. Mi guardai attorno: l’atrio era grande, in marmo beige e bianco, e c’erano piante e divanetti ad arredarlo; osservai la targa a fianco del box di ricevimento e lessi il nome dell’hotel, “Due Torri”. Riportai lo sguardo su Harry, che, dopo aver parlato con la receptionist, mi stava aspettando ai piedi delle scale.

“Vieni?”, mi invitò.

Lo raggiunsi e poi lo seguii fino al secondo piano, dove raggiungemmo la stanza che aveva prenotato. Si fece da parte, e mi fece entrare per prima. Respirai a fondo: il letto era uno, e non c’erano divani o altro in aggiunta; c’era una scrivania con una sedia, e una porta-finestra che dava su un piccolo terrazzo. Harry chiuse la porta alle sue spalle, facendomi sussultare appena.

“Ti dispiace se mi faccio una doccia? Sto velocissimo, prometto, poi arrivo”, mi avvisò.

Annuii, e, mentre lui spariva in bagno, mi sedetti sul letto, decidendo poi di stendermi. Mi ricordai improvvisamente della mia famiglia, che mi aspettava a casa, così digitai il numero di mia madre ed attesi che rispondesse. Non fu una conversazione facile, come avevo già immaginato, ma alla fine riuscii a spuntarla, anche perché ormai era tardi per rientrare. Chiusi gli occhi, giusto per riposarli un attimo, e caddi in dormiveglia. Poco tempo dopo, sentii la porta del bagno aprirsi, ed aprii gli occhi giusto in tempo per vedere Harry che si infilava la maglietta, passandosi poi la mano tra i capelli nel suo solito modo. Vedendo che mi ero assopita, sorrise, poi si sedette accanto a me, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.

“Perché hai ancora il mio braccialetto, Harry?”, chiesi, notandolo di nuovo.

Lui mi guardò stupito, poi sembrò ricordarsi del motivo per cui potevo avergli posto quella domanda e si fece più serio.

“Perché è l’unica cosa di te che mi è rimasta”, rispose.

Mi tirai su, appoggiandomi sui gomiti.

“Ma se non ti interessa niente di me”, dichiarai.
“E’ qui che ti sbagli”, obiettò lui.

Restai in silenzio, aspettando che si spiegasse meglio. I suoi occhi si spostarono al soffitto, sfuggenti, poi li riportò su di me, per abbassare lo sguardo ancora una volta. La sua mano cercò la mia, giocò con le mie dita, poi la fece salire lungo il braccio, facendomi venire la pelle d’oca, per finire poi sul mio viso. Mi accarezzò la guancia con il pollice, ed io chiusi gli occhi, sospirando piano, poi mi spostai.

“Harry, tu mi hai lasciata. Per un’altra”, dissi, guardandolo seria negli occhi.
“Lo so, lo so, lo so”, ripeté, portandosi le mani al viso.

Mi sedetti meglio, ed incrociai le gambe, stringendomi nelle spalle.

“Questa situazione è assurda, te ne rendi conto, vero?”, dissi, guardando dritto avanti a me.
“No, non lo è”, ribatté lui.
“E allora dimmi perché mi hai portata qui!”, chiesi, esasperata.
“Ok, io ti dirò tutto, perché te lo meriti, e perché voglio farlo. Ma, ti prego, promettimi che mi ascolterai”, mi pregò, costringendomi a guardarlo e stringendo le mie mani tra le sue.

Quel semplice contatto con lui mi era mancato così tanto, ed ora non potevo nemmeno godermelo, perché non riuscivo a lasciarmi andare, non riuscivo a fidarmi di lui. Annuii, guardandolo negli occhi, rischiando di perdermi un’altra volta.

Io ti amo”, sussurrò, “So che non mi crederai, in questo momento, e ti capisco. Ma è così”

Deglutii, iniziando a sentire il groppo in gola.

“E perché mi hai tradita, allora?”, chiesi, facendomi forza.
Non l’ho fatto”, bisbigliò.

Feci fatica a sentirlo, ma alla fine interpretai ciò che era uscito dalle sue labbra.

“Te lo giuro, Gioia, non c’è nessun’altra, nessuna che mi abbia colpito e fatto innamorare quanto te, davvero”, continuò lui, il tono quasi disperato.
“Come faccio a saperlo? Come posso fidarmi?”, chiesi, guardandolo.

Harry sorrise appena.

“Davvero quello che abbiamo fatto stasera non conta niente?”, mi chiese.
“Per me ha contato tantissimo, Harry. Pensavo di essere in un sogno, non mi sembrava vero, sai quanto sia importante per me quella canzone”, ammisi.

Harry annuì, nei suoi occhi un velo di speranza.

“Ma non mi dà quella sicurezza di cui ho bisogno”, aggiunsi poi.
“Ti ho lasciata perché sono stato egoista, e ho pensato solo a me”, iniziò a dire, tutto d’un tratto, “Ho deciso di mettere fine alla nostra storia perché non riuscivo più a sopportare le critiche che ricevevo. Pensavo di essere più forte, invece ho preferito prendere la strada più facile e fare soffrire te invece che chiarire”

Lo guardai, sorpresa. Il suo tono era deciso, come gli occhi, e c’era anche un che di rabbioso, in lui, che mi spaventò.

“Ti ho detto che c’era un’altra perché in quel momento mi è sembrato l’unico modo per allontanarti definitivamente da me, per non farti più tornare. Non volevo che la tua vita diventasse un inferno a causa mia, non volevo che un giorno ti pentissi di essere rimasta al mio fianco”, continuò.
“Così hai deciso tu per tutti e due …”, riflettei ad alta voce.
“Sì. Il problema è che me ne sono pentito non appena uscito da casa tua”, proseguì.
“Non credo ti avrei ascoltato se avessi provato a parlarmi in quel momento”, confessai.

Harry rise leggermente. Mi rilassai un attimo. Finalmente capivo il motivo per cui ci eravamo separati, e mi insultai da sola per non esserci arrivata tempo prima. Ma qualcosa, in me, non era ancora del tutto sicuro delle parole di Harry e dei suoi sentimenti.

“Io ti amo”, ripeté, come a darmi la prova dei miei pensieri.

Mi voltai, e gli sorrisi, ma non riuscii a rispondergli. Volevo dirgli che lo amavo ancora anche io, ma ero bloccata. Harry si avvicinò a me, posandomi una mano sulla guancia, e spostandomi i capelli dietro l’orecchio. La sua bocca si fermò a pochi millimetri dalla mia, e i suoi occhi mi fissarono per qualche istante, poi li chiuse. D’impulso, girai il viso, e le sue labbra toccarono la mia guancia.

Non ci riesco, Harry. Non sono ancora sicura …”, balbettai, il viso in fiamme.

Harry si alzò dal letto, e raggiunse la scrivania, accomodandosi poi sulla sedia. Guardò il muro alcuni istanti, poi si voltò verso di me.

“Ti capisco”, mormorò, “Dormi ora, immagino sia stata una giornata pesante”

Mi stesi, e feci come mi aveva detto, voltandomi dall’altro lato. Chiusi gli occhi, e mi addormentai. Tempo dopo, non saprei se ore o minuti, sentii che Harry si stendeva accanto a me, avvicinandosi, e appoggiando poi il suo petto contro la mia schiena e cingendomi con un braccio.

Vorrei tanto poter tornare indietro, piccola, tu non sai quanto”, lo sentii sussurrare.

Sorrisi, poi mi addormentai definitivamente.


Curly space:
Okay. Okay. Okay. Curly, riprenditi, per favore. 
Mi sono persa tantissimo, penso si sia capito. Spero non mi ucciderete per questo finale in cui non si capisce assolutamente niente (a mio parere), ma non temete! Non è l'ultimo, ci sarà ancora un capitolo e poi... L'epilogo? NO, fermi tutti, non può già essere finita O.o Buuuuuuuuuh :(

Beh, sentimentalismo a parte, che ve ne pare? E' stato parecchio difficile da scrivere, questo capitolo, ma spero di essere riuscita a rendere le giuste emozioni e che vi piaccia... ;)
Il tanto atteso incontro con Harry è arrivato, e, insomma, abbiamo capito che il ricciolino è ancora innamorato persissimo di Gioia, e viceversa, ma, a ragione, lei non si fida... Previsioni di quello che potrebbe succedere nel prossimo, nonché ultimo (D:) capitolo?? Ditemi tutto! :)

Intanto, vorrei ringraziarvi:
GRAZIE a rebh992 e sabrinatomlinson per aver aggiunto la storia alle Preferite :)
GRAZIE a rebh992 per averla messa aanche nelle Ricordate :)
GRAZIE a Chiara_0301 rebh992 e Roxi_ per averla Seguita :)
GRAZIE a IgLovepn thebea204 e Tommos_girl93 per le Recensioni :)
Vi adorooooooooo tutte! <3 

Ah, volevo scusarmi per aver quasi ucciso qualche Louis girl nello scorso capitolo, ma il Tommo al pianoforte mi ispirava troppo! ;)

Alla prossima,
Curly crush  :)
  
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