Avevi gli
occhi blu di un amore non ancora cresciuto.
Ho chiuso
gli occhi e una volta aperti hai continuato ad esserci.
Ho
sorriso.
Credo che
qualcosa sia esploso quando ti ho visto per la prima volta, una forma
d’odio
riscontrabile solo nell’amore. E’ stato a Lione,
mentre pagavi la tua baguette,
vero? Le mie labbra erano distrutte, sangue e tagli, i denti le hanno
frantumate.
Ero
più
leggera.
Ho chiuso
gli occhi e una volta aperti hai continuato ad esserci.
Ho
sorriso.
La
seconda volta che ti ho visto è stato al Gravity, il nuovo
pub alla fine della
strada, alla fine della vita, quando la mia è sobbalzata e
poi ho rivisto i
tuoi occhi. E dio, i tuoi occhi.
Osservavo
la tua mascella, il modo in cui deglutivi ed ho pensato che mai nessuno
ha
deglutito come te. C’era qualcosa di insolito nel colore
della tua pelle, nella
perfezione del tuo collo, nelle ciocche corvine che avrei voluto
toccare e
nelle ciglia lunghe e delicate per un drink così alcolico e
occhi così liquidi.
Ho chiuso
gli occhi e una volta aperti hai continuato ad esserci.
Ho
sorriso.
La terza
volta è stata a Parigi, avevi una maglietta arancione. E ho
visto prima quella
che te. Ed ho pensato a quanto l’arancione mi facesse schifo,
a metà fra il
rosso ed il giallo, in un eterno limbo fra giorno e mattina, alba e
tramonto.
Le mie
sopracciglia si sono arcuate, ho arricciato le labbra.
Non
potevo crederci.
Una
coppia con gli occhiali da sole neri ti ha chiesto informazioni, ed hai
acconsentito, hai puntato il dito alla fine della piazza ed hai sorriso.
E poi ho
pensato alle mani con cui porgevi i soldi la prima volta,
il tuo
collo la seconda volta,
e ci ho
aggiunto il sorriso la terza volta.
Ho chiuso
gli occhi e una volta aperti hai continuato ad esserci.
Ho
sorriso.
La quarta
volta era nel posto più bello,
il
quattro è il nostro numero, credo.
Le
lenzuola facevano da cornice al tuo corpo, nessun bagaglio
all’orizzonte ed una
copia delle chiavi del mio appartamento nella tasca posteriore dei tuoi
jeans.
Il tuo
respiro era caldo, il mio sorriso freddo, le tue mani troppo grandi e
le mie
scapole piccole abbastanza da essere carezzate. Mi sono chiesta
perché avessi
un neo sull’addome, non l’avevo mai notato,
l’ho detto ad alta voce e tu hai
riso. Ed hai parlato del mio sulla schiena, quello che copri sempre con
i tuoi
polpastrelli, perché poi chiudi gli occhi e mi abbracci e ci
addormentiamo.
La quarta
volta è stata nella mia mente, perché non ti ho
più rivisto, ci siamo parlati a
Denver tempo fa ma io non ho mai smesso di farlo, perché ti
guardo ancora e ti
seguo ancora
Ed il tuo
respiro si condensa, e non ti piacciono le mele perché ti
ricordano Biancaneve
e sono troppo clichè, ti amo.
E tu me
l’hai detto, e poi sei scomparso.
Il punto
è che ci ritroveremo, prima o poi, ti amo.
Ho chiuso
gli occhi e una volta aperti ho capito che forse ti ho perso per
davvero.
Ho
sorriso.
(Ti amo)
È
una OS
così breve che mi chiedo anche io perché
l’abbia pubblicata, ma è un po’ di
tempo che scrivo solo così ed è un po’
di tempo che penso ai Damon ed Elena di
On the road, ed al fatto che mi piace pensare che si rincontreranno.
Qui si
sono solo visti, ma per davvero? Elena sta solo immaginando?
Spero che
vi sia piaciuta, non so, ne dubito ma volevo comunque dirvi che mi
prendo una
pausa dallo scrivere, termino qualche altra OS Delena in corso e la
posto poi
boh.
Perché
ho
così tanti vuoti,
non ho uno stile, non
ho motivazione, non ho niente ed in più vedere che
c’è gente su efp che prende
le mie immagini e le usa così mi
fa
morire.
Se volete
passare da On the road, eccovi il link : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2343559&i=1
Un
abbraccio forte dall’oblio in cui sono sprofondata