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Autore: biberon    18/01/2014    2 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
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Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
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“Signorina … signorina …”
Courtney si svegliò di soprassalto.
Qualcuno le stava scuotendo vigorosamente una spalla.
“Signorina… può anche andare a casa adesso … sua madre sta meglio.”
“Ah,  davvero?”
La ragazza si guardò in torno fugacemente. Era seduta su una di quelle sedie di plastica blu.
“Sì. Beh, credo che me ne andrò … quando potrà tornare a casa, mamma?”
“Tra due o tre giorni.”
“Perfetto. La ringrazio.” Disse la ragazza ancora mezza addormentata.
Il medico le rivolse un messo sorriso e ritornò in una delle sale operatorie.
Courtney fece per alzarsi, quando si accorse di avere il libro senza titolo sulle leggende metropolitane ancora appoggiato sul grembo.
Senza pensarci due volte se lo infilò nella borsa e si alzò.
Trovò in fretta l’uscita dall’ospedale e decise di entrare in u bar per fare colazione.
Prese il cell e  mandò un messaggio a Duncan: “Tesoro, va tutto bene, mamma sta meglio, arrivo tra poco.”
Mentre beveva un caffè con panna ripensò a ciò che aveva letto la sera prima su quell’operaio morto.
Si disse che erano tutte sciocchezze, e che probabilmente quell’operaio era morto d’infarto per conto suo, poveraccio. Forse si era fatta suggestionare dalla sala vuota dell’ospedale, dal freddo e dalle luci a neon che ronzavano come api impazzite.
Già, tutta autosuggestione. Un mucchio di sciocchezze.
Appena finì di bere uscì e saltò in sella al motorino.
In pochi minuti aveva superato i confini della città e stava avanzando in mezzo alla campagna spoglia.
Quando vide casa sua da lontano, capì subito che c’era qualcosa che non andava.
La porta era stata scardinata e pendeva a lato della soglia, attaccata solo per un minuscolo pezzo di legno e una vite.
“Dio!” esclamò portandosi le mani alla bocca.
Frenò immediatamente e saltò giù dalla moto lasciandola a terra a bordo strada.
Corse verso la casa.
Anche La porta della staccionata era aperta, ma era ancora intatta, per fortuna.
Courtney entrò velocemente.
La sala sembrava a posto, fatta eccezione per due bicchieri rotti e del frullato rosa scuro sparso sul pavimento.
Tuttavia, dal piano di sopra provenivano degli strani rumori …
E se fossero stati dei ladri? Duncan avrebbe di certo provato a difendere Gwen e … “Oh, no!”
L’ispanica corsa a perdifiato su per le scale e vide  porta della camera matrimoniale aperta.
Da dentro proveniva un sottile velo di fumo grigio e polvere.
Quando entrò, lo spettacolo che le si presentò davanti agli occhi era davvero sconvolgente: l’armadio era caduto a terra, il vetro della finestra era rotto e i pezzi erano sparsi ovunque sul pavimento ,le pareti erano sporche di un densa polvere nera e bluastra e il comodino era a testa in giù.
“Duncan?”
Avanzò di pochi passi e quando il fumo si diradò calpesto qualcosa con il piede destro.
Abbasso lo sguardo e lanciò un grido di terrore. Lì, ai suoi piedi, c’era Geoff, con una corda stretta intorno al collo e la gola sporca di sangue.
“Duncan?!?” urlò, in preda al panico.
Fece un passo in avanti.
E poi lo vide.
Era accasciato contro il muro, in mutande, svenuto.
“Che diavolo sta succedendo qui?!” chiese, più a se stessa che ai due maschi.
“Lei era qui.” Disse una voce fredda e distaccata.
“Chi é la?” chiese Courtney, in preda al panico.
Bridgette uscì dal bagno.
Era malconcia, con dei grossi lividi in faccia, il labbro rotto e la bocca sporca di sangue.
“BEE!” esclamò l’ispanica, e le gettò le braccia al collo.
“Che cosa è successo? Chi ti ha conciata così?”
“è stata Gwen.”
“Gwen? Bridgette, ma che stai dicendo?”
“è stata lei. Lei ha ucciso Geoff.”
“Bee, via, stai delirando. Devi aver preso  un colpo in testa. Gwen è una ragazza normalissima, non avrebbe mai …”
“Ascoltami.  Courtney …”
“Bee, io ti porto in ospedale. È chiaro che hai bisogno di un dottore …”
“Courtney …”
“Anche Duncan deve venire con noi , dobbiamo trovare Gwen ….”
“Courtney …”
“E Geoff, noi dobbiamo …”
“COURTNEY!” urlò Bridgette afferrandole il braccio. “Ascoltami. Gwen non è quello che tu credi … lei non è un essere umano.”
“Che cosa?!”
“Lei è … un …”
“Un cosa?”
“Conosci la leggenda di Annette?”
“Sì, io, l’ho letto in un libro giusto ieri i ospedale …”
“Bene. Gwen è Annette.”
“Che cosa?!?”
*BOOOM*.
Un frastuono assordante invase le loro orecchie.
“CHE SUCCEDE?!” esclamo Courtney.
“Non lo so!” urlò di rimando Bridgette.
*BOOOM*.
“AH!” il pavimento prese a tremare, mentre nell’aria si susseguivano dei colpi fortissimi.
“AAAAAAAAAAAAAAH!”
Qualcosa colpì l’ispanica in fronte, e la fece cadere a terra.
La porta della stanza sbatté, e un fumo nero la invase.
Si sentirono dei passi.
La porta si chiuse.
Qualcuno era entrato.
“Aiuto! NON VEDO NULLA!”  urlò la surfista aggrappandosi all’amica.
Qualcosa di denso e appiccicoso iniziò lentamente a impregnare i piedi e le ginocchia di Courtney.
Un’altra scossa e anche Bridgette cadde a terra accanto  lei.
Qualcosa stava salendo lungo i lor polpacci.
Un liquido scuro e puzzolente.
“Che cos’è?”
Bastaroni pochi secondi, e si ritrovarono immerse fino alla vita.
Courtney si alzò, cercando di convincere la sua testa di smettere di girare.
“C’è qualcuno?” chiese.
“Courtney! Aiuto! QUESTA COSA MI STA BAGNANDO TUTTA! COURT!”
La ragazza afferrò Bridgette per le spalle e la aiutò a d alzarsi.
Man mano, il fumo nero si dissolse sempre dipiù. E Courtney poté vedere con orrore il liquido che le stava per affogare: rosso e corposo, era …
“Sangue.” Disse Bridgette con voce spenta.
All’improvviso, alzando la testa, videro una figura incappucciata in piedi davanti a loro.
“Chi sei?  Cosa ci fai in casa mia?!” esclamò coraggiosamente Courtney.
La figura alzò un braccio, anch’esso avvolto i un mantello scuro, e glielo puntò addosso.
La ragazza stramazzò a terra boccheggiando e in pochi secondi svenne, lanciando schizzi di sangue ovunque.
“CHE CAZZO LE HAI FATTO?! FIGLIO DI PUTTANA!” esclamò Birdgette tuffandosi in avanti, con il sangue che ormai le arrivava sotto le ascelle.
Cercò di afferrarlo per la testa, ma lui la bloccò facilmente con l’altro braccio e la tenne indietro.
“Ben presto annegheranno nel sangue.” Disse con voce roca, alludendo a Courtney, Geoff e Duncan, che era chissà dove sotto il liquido.
“A meno che tu … non mi dica dove  si trova LEI.”
“Lei chi?! E TU CHI CAZZO SEI?!” esclamò, cercando nuovamente di colpirlo.
“È inutile che cerchi di colpirmi. Sono molto più potente di quanto tu potrai mai essere.”
“Allora, potente, fatti vedere.” Sputò Bee, mentre il sangue le bagnava la clavicola e le risaliva lungo il collo. “Se ne hai il coraggio” aggiunse, con aria di sfida.
La figura grugnì, come e volesse camuffare una risata, e fece emergere le mani dal liquido per scostarsi il cappuccio dal volto.
Bridgette lo osservò: era un ragazzo. Capelli neri e unti, pallido come un morto.
La cosa che la colpì maggiormente, però, furono quei due orribili, arcigni, penetranti occhi verdi.
   
 
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