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Autore: AssodiPicche    18/01/2014    1 recensioni
Dal capitolo 1
"É notte fonda. È notte fonda e sono ufficialmente una deficiente. La prima affermazione richiede spiegazioni(e mi saranno richieste anche domani mattina, per mia sfortuna), mentre per aver conferma della seconda è sufficiente conoscermi. Eccomi qui: Amelia Brunelleschi, a incartare WC con la plastica trasparente!"
ATTENZIONE!: Leggere e conservare questo foglietto illustrativo:
alto contenuto di demenzialità e irrazionalità, fortemente sconsigliato ai diabetici [alto e eccessivo contenuto zuccheroso] e alle persone acide che vogliono mantenere la loro reputazione intatta. La sottoscritta declina ogni responsabilità in caso di attacchi epilettici e mal di pancia dovuti all'eccessiva schifosità di questi testi.
Leggere per credere :)
(sappiate che la maggior parte dei protagonisti ha seri problemi mentali :) )
Grazie in anticipo se avrai il coraggio di leggere :)
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Lo strano (e indesiderato) impatto che i pennarelli possono avere sulla vita di una persona che, di notte, sarebbe stato meglio si fosse limitata a dormire .





Amelia se ne era andata com'era arrivata e, come tutti i bei sogni, era svanita lasciando il posto a un caldo e confortevole sonno nero e profondo, da cui mi destai dopo poche ore. Accesi il cellulare e guardai l'ora. 7:15. Grugnii e mi alzai a fatica. Per prima cosa, andai a chiudere la finestra. Miss Franklin*, Amelia, l'aveva aperta la sera prima, dicendo che così avremmo evitato la puzza di stalla. Naturalmente ne aveva approfittato per dirci che puzzavamo come maiali. Mi diressi, ancora in mutande, verso il bagno. Mentre passavo tra i letti, notai i visi dei miei compagni di camera. Risi di gusto, vedendo le loro facce colorate e scarabocchiate con i pennarelli. Grazie al cielo il mio letto era seminascosto, fattore che aveva protetto il mio bel viso da attacchi notturni. Aprii la porta del bagno, accesi la luce e mi preparai per fare la pipì.


Quella mattina, come tutte le altre, avrei volentieri ucciso Ettore Sparghellini. In quel momento, non solo perché le sue urla stavano disturbando il mio sonno, ma anche perché le suddette avevano scatenato l'ilarità di tutte le mie compagne di stanza. Di solito, invece, lo detestavo perché aveva la pessima abitudine di non cagarmi. In nessuna circostanza, neanche di striscio. Ero bella. Molto bella, diamine! Per quale perverso motivo sembrava che non gli interessassi? Ci provavo spudoratamente da più di un mese, ma era un continuo. “Scusa, Marti, potresti spostarti per favore?” o un “Mi dispiace, ma non posso uscire con te oggi pomeriggio perchè...” e attaccava con la scusa di turno. Era snervante. Era diventata una sfida tra me, lui e la sua fidanzatina del momento (tanto nessuna durava più di due settimane).
Mentre rimuginavo su come sedurre Ettore, una mano fredda afferrò la mia spalla e la scosse leggermente. Era Amelia. L'essere più insignificante che esistesse.
-Marty, sveglia! Ieri notte abbiamo fatto uno scherzo hai ragazzi, che è riuscito in piena regola!-mi comunicò ridendo insieme alle altre -Mettiti qualcosa addosso e scendi a vedere come sono ridotti!
Lanciai un'occhiata alla mia succinta camicia da notte. Era in pizzo nero, arrivava (essendo generosi) a metà coscia e il suo scollo a V e le sue spalline sottilissime aiutavano la semitrasparenza del tessuto a evidenziare le mie forme. -Perché mai dovrei mettermi qualcosa addosso?- le risposi acida.
-Perché ci sono dei minorenni con gli ormoni a palla, là sotto.- poi alzò le spalle con fare ironico -Ma fai come credi... non sono io a rischiare di essere stesa su un letto.
-Anche perché non ti vorrebbero neanche se li pagassi.
-Vero... ma almeno non sono loro a pagare me, come nel tuo caso.


L'ultimo era stato un colpo basso, sapevo di avere esagerato, ma se lo meritava. Martina aprì e richiuse la bocca un paio di volte. Stava diventando rossa di rabbia, mi puntò un dito contro e iniziò a urlarmi addosso: -Sei solo invidiosa! Perché io ho successo con i ragazzi e tu no!
-Se cercassi quello che tu chiami successo, non sarei qui ora, ti pare?
-Sei invidiosa, perché Paolo ha scelto me e non te!
Deglutii. Era calato il silenzio. Alzi un sopracciglio. -Se dovessi elencare tutte le persone che hanno scelto qualcun altro al mio posto, faremmo notte. Quindi è meglio elencare le tue relazioni che sono durate più di tre settimane, così potremmo scendere da qui a qualche istante.
Mi voltai verso le mie compagne di classe, che erano attonite. Nessuno osava parlare così a Martina, sebbene avesse irrimediabilmente compromesso le relazioni sentimentali di molte di loro, insultarla equivaleva alla completa estromissione da un qualsiasi tipo di vita sociale.
Mi concentrai un attimo e riuscii a fare un sorriso abbastanza convincente. -Allora! Ci muoviamo? Voglio vedere come hanno ridotto il bagno!
Fu come se nulla fosse successo. Tutto riprese come prima, anche se Sara mi fermò, dopo che tutte furono entrate nella camerata dei maschi, per parlarmi.
-Cosa diavolo ti è saltato in mente?!?
-Le ho detto cosa pensavo... -le sorrisi appena, con aria complice ed entrai nella stanza dei maschi. Lei roteò appena gli occhi e mi seguì.
La stanza era un disastro e il bagno era anche peggio. Batuffoli di cotone sporco di pennarello erano ovunque, ma, nonostante i vari tentativi, non riuscivano a rimuovere tutto il colore. Avavano tutti i visi arrossati e non mi trattenni dal ridere. Si dice che la risata sia contagiosa e in quel momento ci avrei messo la mano sul fuoco, visto che ridemmo tutti tanto da dimenticare il colore che avevano sulla faccia e la pipì che aveva allagato il bagno. Andammo tutti a fare colazione.
Il tavolo era già stato preparato, come previsto dagli accordi, dall'affittuaria. Non ci restò che sederci e servirci. Ettore si sedette vicino a me e Martina vicino a lui. Non riuscivo a guardarlo in faccia, per via di quello che era successo la sera prima.
-Ettore, tesoro, hai bisogno che ti dia una mano a ripulirti la faccia? Ho giusto dello struccante con me...
-No, grazie, Marty. Farò da solo più tardi.
Tenni la testa bassa e mi concentrai sul pane tostato che avevo nel piatto. Mi accorsi di dover sembrare un po' stupida fissando il pane, così afferrai la tazza in tutta fretta per avvicinarla alle mie labbra. Volevo affondarvi tutta la faccia con la scusa di berne un sorso. Non avevo considerato il fatto che il the fosse bollente e incredibilmente amaro, così finii per rovesciarmelo addosso.
-Attenta!- era la profonda voce di Ettore, che aveva posato la mano sulla mia coscia, per asciugare l'altra con un tovagliolo dal bollente liquido ambrato che avevo rovesciato.
Farfugliai un ringraziamento e tornai a nascondermi dietro la tazza.
Sorrise dolcemente, per poi poggiare una mano sul mio polso. Probabilmente con l'intento di accompagnare lui e la tazza fino al tavolo, dove non arrivò mai. Quel contatto con la sua pelle mi fece infatti sussultare, provocando nuovamente il riversamento della bevanda. Sorrise di nuovo.
-Sei un disastro...- disse, passandomi un altro tovagliolo. -Zucchero?
Lo guardai perplessa.
-Zucchero? Vuoi dello zucchero?
-No, grazie. Mi piace amaro.- mentii, per tornare dietro la mia amatissima tazza. Mi costrinsi a bere quella bevanda che senza zucchero era orripilante. A Ettore non sfuggì la smorfia di disgusto che tentavo di dissimulare.
Mi fissò, con la zuccheriera in mano, fino a quando non gli concessi un timido sorriso.
-Sei davvero assurda.
-Meglio ridicolo di noioso... -Borbottai con un sorrisino nervoso.
-Non ho detto ridicolo, ho detto assurdo. Che poi sarebbe uno dei tanti modi di essere spe...
-Bella vacanza, vero?- lo interruppi, con una voce decisamente troppo acuta.
-Peccato che sia già finita, vero?
-Già..
-Potremmo sempre vederci dopo, in fondo non abitiamo lontani e un gelato è sempre piacevole in estate, no?
All'udire quelle parole, mi andò di traverso il the che avevo appena iniziato a bere. Iniziai a tossire in modo cronico e divenni tutta rossa. Ettore prese a battermi sulla schiena e, dopo un po' (un bel po') riuscii a ricompormi.
-Certo, perché no?


Grazie al cielo, in quel momento non morii strozzata dal the... altrimenti ora non sarei dove sono. Insieme a lui da più di tre anni. Tutt'ora non sa che quello di quella notte non fu un sogno... ma non importa, perché la nostra storia procede felicemente e serenamente, anche se mi vieta di bere the, per evitare di rimanere vedovo prima di sposarmi.








*Benjamin Franklin era solito aprire le finestre nella camera in cui dormiva, per far circolare l'aria. Conosco un aneddoto, in proposito, ma non mi dilungherò nel raccontarlo. ;)


*Angolino per le lamentele della consecutio*
Salve a tutti!
Questo capitolo è dedicato a PiccolaStellaSplendente, che si chiedeva come fosse finita la loro storia. Essendo una raccolta di molti momenti di molte coppie, non mi sono soffermata troppo... ma non escludo di poter tornare a scrivere di loro (infatti citando Paolo ho tenuto aperta più di una porta per il futuro, anche se non ho ancora bene chi sia :) ).
Il dialogo tra Martina e Amelia è eccessivo? Ho assolutamente bisogno di un vostro parere :))
Suggerimenti per la prossima coppia? Accetto qualsiasi idea :)
(nel caso in cui non ve ne fossero, mi farò venire in mente qualcosa :) )
I capitoli saranno sempre pubblicati nel weekend, perché durante la settimana sono in convitto.. quindi non potrò neanche rispondere alle recensioni (che spero arrivino numerose, nonostante il mio lavoro non si dei migliori).
Grazie per aver letto anche l'ultima riga :)
AdP
  
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