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Autore: Kvothe97    19/01/2014    1 recensioni
"E arriverà un giorno in cui il Verbo avrà corpo e sarà di straordinaria bellezza. Per lei gli eserciti si schiereranno, per lei ci sarà morte e sangue, per lei si soffrirà.
Porterà rovina ma verrà chiamata Salvatrice.
Porterà Morte ma verrà chiamata Vita"
Profezia della Suprema Rivelazione
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 11

Nell'alto dei cieli

 

Il vento soffiava con forza verso il suo corpo. Le sue lunghe vesti rosse e oro venivano scosse dal vento, i suoi lunghi capelli castani facevano altrettanto. Il suo sguardo si posò sulla Torre di Konderham. Era l'edificio più alto di tutta la Città Volante. Un enorme torre color avorio, con in cima un sole d'oro. Ancora adesso era maestosa, nonostante le intemperie che aveva dovuto subire. In certi punti era distrutta e in fase di ricostruzione. Causa i colpi di catapulta dell'Inquisizione. Nonostante ciò restava in piedi.

È l'unica cosa che ci resta

Nodamor il Valoroso, Dio del Coraggio, non amava la sua città.

La Città Volante non era che un pezzo della maestosa Konderham, capitale del regno Celestiale. Gli edifici erano delle brutte copie, le strade pure. Solo la torre manteneva il potere di un tempo. Ma pure quella era diroccata. Aveva combattuto la Guerra Santa. La ricordava bene... sulla sua pelle. Le lance che vennero scagliate, le gole che vennero tagliate. La furia con cui l'Inquisizione li attaccò. I colpi di catapulta che abbatterono le mura, che colpirono la torre.

“Noi siamo Dei vecchio mio, nulla può fermarci” aveva detto sicuro di sé Attuk Lo Scaltro. Nodamor aveva sorriso di rimando, poco convinto da quelle parole. Poi Attuk era morto. E non solo lui. Aveva perso molti fratelli durante quella guerra. Attuk lo Scaltro e Andorh l'Insospettabile. E anche Lomher il Bruto e Allyma la Bella.

Allyma.

Mia dolce Allyma. Quei vili me l'hanno portata via.

Se lo ricordava ancora e non avrebbe mai dimenticato.

Il suo Work spiccò il volo.

Gli Work erano enormi uccelli cavalcabili. Negli anni antecedenti alla Suprema Rivelazione erano cavalcati dai Celestiali, che solcavano i cieli.

Ora erano segregati in quell'infima città.

Il Work blu di Nodamor superò la Via degli Scudi e il Palazzo dell'Arte. Fino ad arrivare alla cima della Torre di Konderham. Là lo attendeva Elomer il Superiore. Elomer sedeva sul suo trono d'argento, ancora intatto. Aveva il volto scavato per la vecchiaia e i capelli bianchi come la neve. I folti baffi bianchi coprivano la sua bocca. Portava un lungo vestito di seta blu.

Nodamor scese dal Work e si inchinò.

-Vostra Luminescenza.- disse Nodamor con la sua voce autoritaria.

-Nodamor il Valoroso, Dio del Coraggio e Comandante in Campo della Prima Avanguardia Celestiale... sono felice che tu abbia accettato il mio Richiamo.- la voce di Elomer era calda e antica come l'avorio della Torre.

-Sai che non avrei mai rifiutato il tuo Richiamo. Quando parli nella mia testa non posso fare altro che obbedire.-

-Ti ringrazio lo stesso.-

Nodamor sorrise.

Elomer sospirò con forza.

-Sono vecchio, Nodamor. Ho cinquecentosettantadue anni. Vivo in questo mondo da molto prima che l'Inquisizione si autoproclamasse autorità. Io c'ero durante il Grande Gelo. Io offrì dimora a coloro che fuggivano dalle Ombre del Ghiaccio. Sono il sesto Superiore Celestiale che cammina su questa terra... e anche il peggiore.-

-Non è vero. Non siete il peggiore.-

-Non negare l'evidenza, amico mio. Ci conosciamo da trecento anni.-

-Non voglio farlo, perché mentirei.-

Elomer tossì.

-Ah, guardami. Sono... maledettamente vecchio. E sento che la vita mi sta lasciando. Durante la... Guerra Santa, come la chiamano loro, fui io a decidere di arrendersi.-

-Le nostre truppe...- iniziò a dire Nodamor ma poi si interruppe. Timoroso di continuare.

-Dillo.- disse Elomer col volto cupo.

Nodamor sospirò.

-Le nostre truppe cadevano come formiche.- lo disse con grande sforzo. Ma era vero.

-Eravamo stati indeboliti dalle nostre lotte interne. Quell'idiota di Dontahmar voleva il potere. Forse se lo avesse preso...-

-Non dirlo, amico mio. Donthamar non sarebbe mai stato nemmeno lontanamente paragonabile a te.-

-Sei troppo buono. Lui avrebbe saputo come attaccare l'Inquisizione. Come indebolirli. Come farli soffrire.-

-Ha perso la guerra civile. L'hai sconfitto. Io stesso ho tagliato la sua testa.-

Nodamor ricordava anche questo. Donthamar era stato suo amico per centinaia d'anni. Era sempre stato un anarchico, un ribelle.

“Guarda quella torre.” diceva spesso a Nodamor indicandola. Erano gli anni di addestramento, quando erano giovani e l'orrore della guerra non aveva ancora segnato la loro pelle e le loro anime.

“Come puoi permettere che stiano così in alto? Ti fa sentire piccolo, impotente. Non mi piace come sensazione, amico mio. Preferirei non provarla e non farla provare a nessuno.”

“Ma i Superiori sono sempre stati saggi a parte rarissime eccezioni” aveva risposto Nodamor.

“Dei vecchi convinti di saperne di più di noi, ecco cos'erano, cosa sono e cosa saranno per sempre. Che ne sanno di quello che proviamo noi che non siamo Superiori? Dovrebbe essere uno di noi a governare, ecco cosa dico” aveva infine detto risoluto Donthamar Dio del Cambiamento.

Gli altri lo avevano guardato sospettosi. Era il vecchio gruppo di addestramento. I giovani Dei desiderosi di combattere. Lui, Donthamar, Attuk, Allyma e Ferghos Dio della Navigazione. Si stupì nel constatare che ricordava con nostalgia quegli anni così incredibilmente lontani.

“Chi ad esempio, Dio del Cambiamento?” aveva chiesto sorridendo Ferghos.

Donthamar non aveva risposto. Si era limitato a guardare la Torre. E il suo silenzio, anche dopo molti anni, gli provocava un brivido gelido lungo la schiena.

Quando decise di ribellarsi ad Elomer e proclamarsi Sovrano dei Celestiali superò il limite. Otto anni di lotte che finirono con la sconfitta di Donthamar. Subito dopo venne Noveria e l'Inquisizione. Non erano preparati per due guerre in successione. Infatti persero la Guerra Santa.

Elomer si alzò dal suo trono. Camminava lentamente e nonostante la vecchiaia manteneva la sua solita regalità. Lo aveva fatto anche quando i Noveriani aveva superato le mura e le urla del popolo lo avevano raggiunto fin lassù.

Puoi essere in alto quanto vuoi, ma la sofferenza del tuo popolo ti raggiungerà comunque

-Duecento anni fa il regno di Noveria e la sua Inquisizione ci dichiararono guerra, affermando che eravamo un Impurità contro il candore della Suprema Rivelazione. Il Dio era uno e uno solo: Il Supremo. Noi... eravamo dei bugiardi. Iniziammo la guerra che durò per dodici lunghi anni. Riuscimmo a resistere così a lungo e vincemmo pure varie battaglie. Ma non furono sufficienti. Nessuno venne in nostro aiuto. Iniziavano a considerarci dei mostri... e l'Inquisizione diede forma alle loro paure. Poi... decisi di arrendermi. Ricordi cosa tu mi dicesti?-

Nodamor annui. -Si, lo rammento.-

-Ripetilo allora.- ordinò il Superiore.

Nodamor tacque per un interminabile momento. Era più giovane allora, duecento anni fa. Allyma era da poco morta. Le parole che disse lo tormentarono solo dopo anni. Sul momento, appena le disse, gli parvero solo delle dure verità.

-Ti dissi che potevamo farcela. Che non era ancora finita. E che ti saresti amaramente pentito delle tue scelte.-

-Mi chiamasti codardo.-

Nodamor abbassò la testa. -Sì, lo feci.-

Lo urlò per l'esattezza. Con tutto il fiato che aveva in corpo. Quei cani avevano ucciso la sua amata come potevano ritirarsi?! La rabbia lo accecava, voleva ucciderli tutti. Dal primo fino all'ultimo.

Ripensandoci ora... è un bene che Elomer non mi abbia ascoltato. Quanti altri fratelli avrei visto morire... pur di consumare la mia vendetta?

-E sai perché non ti uccisi?-

Nodamor non rispose.

-Perché sei mio amico... e perché avevi ragione.-

-Avevo torto. Ero accecato dall'ira dovuta ad una guerra persa.-

-No no no. Avevi dannatamente ragione. Non solo sul fatto che fossi un codardo, ma anche sul fatto che mi sarei amaramente pentito di quella scelta.-

-Non farlo. Hai permesso che altri potessero vivere quando spostasti la nostra città nel cielo, lontano dalle faccende terrene.-

Elomer si grattò il mento.

-Fatto sta che mi sono pentito della mia scelta. Certo ho salvato delle vite... ma io sono un Dio, Nodamor. E voglio esserlo ancora. Voglio tornare ad esserlo.-

Nodamor lo guardò perplesso.

Il potere può incuriosire anche un Superiore che ha vissuto più di tutti noi. E ho il brutto presentimento di sapere cosa vuole.

-Le Profezie della Suprema Rivelazione annunciavano della nascita della figlia del Supremo. Be' ora ha diciassette anni e ha ottenuto i suoi poteri divini.-

-Vuoi... una rappresaglia?- ipotizzò Nodamor.

-Se così la vuoi chiamare.-

Nodamor si accigliò. -Non è nobile.- constatò.

-Poche cose sono nobili in guerra.- disse Elomer guardando dritto negli occhi grigi di Nodamor.

-Voglio che tu scenda sul Grande Continente e che trovi la ragazzina.

Dopodiché... voglio che tu la uccida.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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