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Autore: Kvothe97    19/01/2014    1 recensioni
"E arriverà un giorno in cui il Verbo avrà corpo e sarà di straordinaria bellezza. Per lei gli eserciti si schiereranno, per lei ci sarà morte e sangue, per lei si soffrirà.
Porterà rovina ma verrà chiamata Salvatrice.
Porterà Morte ma verrà chiamata Vita"
Profezia della Suprema Rivelazione
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 14

Il banchetto

 

Arrivarono ad Icehold con le truppe Vurkaniane. Icehold era la capitale del Nord. Città di dura roccia e mattoni, fredda come il Nord stesso. Gli edifici sembravano tutti grigi, le tende bianche sventolavano spinte dal vento gelido. Alcuni poeti Noveriani, decine di anni fa, erano venuti ad Icehold per dedicare poesie alla capitale del Nord, probabilmente una delle città più antiche del Grande Continente. Ma i poeti erano rimasti perplessi. Icehold era una grande città ma aveva ben poco di maestoso. Pochissimi edifici alti, ancora meno torri. L'atmosfera che si respirava era monotona, agrodolce. Sembrava di ritrovarsi in un dipinto ad olio privo però dei bellissimi colori che i pittori Noveriani usavano. Le tinte erano spente, sembrava che il Nord avesse risucchiato tutto il colore della città.

Quando Groman Shakta, grande poeta di Nibeluria, arrivò alla corte del Re del Nord egli disse:”Il popolo è fiero e forte, si vede nei loro occhi la voglia di combattere e il ricordo delle vittorie passate. Ma vi chiedo, vostra maestà, per quale motivo vi sono così poche sculture, o torri o edifici degni di nota in città?”

Il re del tempo, Fannir Holdar III aveva detto. “Che bisogno c'è di tutto ciò, uomo del Sud? Una città è fatta per viverci con tutte le sue comodità. Poche torri sono necessarie, non decine. Che bisogno c'è di mettere sculture e quant'altro? Abbellire la città non la renderà più resistente.”

E poi, il re disse una frase che tutti al Nord conoscono, una frase che diventò quasi il simbolo di quel fiero e freddo popolo.

“E poi... e ricorda bene queste mie parole Noveriano, una città non necessita di essere abbellita. Poiché quando verrà assediata e data alle fiamme, cosa che succederà ad ogni città di questo mondo, il popolo non si tratterrà nell'andarsene. Nulla, in quella città, deve essere fonte di affetto per il popolo.” Le truppe si avventurarono nelle ampie vie di pietra. I bambini corsero verso di loro sorridenti, inneggiando a Daften e ai Vurkaniani.

È tutto sbagliato

Tutto.

-Il popolo vi ama, sire.- disse Gorander che cavalcava al suo fianco.

-E mi ameranno ancora di più dopo la notizia.-

Il popolo già sapeva dell'alleanza tra Nord e Vurkan. Inizialmente c'era stato sospetto e anche paura. Ora, dopo le varie vittorie contro i bruti, non avevano più paura. Ora inneggiavano a Vurkan, ad Argon Falltayer e a Grantizzone.

Un popolo malleabile quello del Nord.

Ma chi cerca il potere è sempre malleabile

Raggiunsero la Piazza di Skaring e si fermarono.

Daften alzò la mano.

-Ascoltate! Ascoltate uomini del Nord! Quest'oggi... le ultime resistenze dei bruti sono state distrutte! Dalle forze congiunte di Nord e Vurkan!-

Tutti esultarono.

-Siete tutti invitati alla mia reggia. Festeggiate, mangiate e bevete a più non posso! Le mie serve saranno vostre. Divertitevi, cantate, ballate! Perché fra tre giorni... ci dirigeremo a Noveria a caccia della ragazza! Per tornare ad essere le guide che fummo un tempo! Noi, i Guerrieri dei Ghiacci, i Guerrieri del Freddo Nord!-

Il popolo esultò nuovamente. Le serve attiravano sempre.

Daften era sempre stato bravo a caricare il popolo. A dare quella spinta in più che serviva a convincere gli scettici. A convincerli a fare ciò che lui voleva. Gli aveva convinti per entrare in guerra contro i bruti. E l'aveva fatto nuovamente per l'alleanza con Vurkan. E ora lo faceva ancora, per marciare verso Noveria.

E funzionava.

Funzionava sempre.

Come avrebbe agito Robert?

Lui stesso ci pensava ma non sapeva darsi una risposta.

Non era mai stato bravo con i discorsi.

Si avviarono verso il palazzo reale. Era un enorme edifico, con guglie che sfidavano Dio in persona. L'unica eccezione di maestosità presente in città. Costruito in tempi più moderni, nonostante ciò che si poteva pensare. Nei tempi antichi, fino al Grande Gelo, i Re del Nord non avevano avuto un castello, ma vivevano nella villa Holdar. Il Re era una guida ma non era superiore a nessuno, diceva Nordor, primo degli Holdar. Erano tempi diversi. Fu un re molto diverso da Fannir III a costruirlo. Re Wolgar Holdar IV. “Verrà costruita una reggia per me, mia moglie, e tutti i miei sudditi. Simbolo di potenza e grandezza degli Holdar. La giusta ricompensa per le gesta della mia famiglia e il giusto monito per i ribelli. Quando guarderanno quell'enorme reggia avranno timore e capiranno che nulla su questa terra può rivaleggiare con gli Holdar. Perché gli Holdar sono il Nord!”

Daften scese da cavallo, con Robert e Gorander sempre al suo fianco.

 

La festa impazzava. Daften stava sul suo trono di ferro, spaparanzato e chiaramente ubriaco, con in mano una coscia di pollo già morsicata. La morse nuovamente e il sugo della carne gli colò sulla barba bianca.

I soldati ballavano sui tavoli e dietro le colonne le serve godevano del privilegio di provare un soldato Nord ubriaco. I soldati di Robert lo costrinsero a bersi un intero boccale. Poi un altro ancora.

Gli ricordò gli anni di gioventù, quando dopo ogni battaglia (e si ritrovava, con suo stupore, sempre vivo) tutti si davano a grandi bevute, felici di riuscire a vivere su quella terra un giorno in più.

Eri giovane, a quel tempo avevi ben poca paura di morire. Ti sentivi invincibile, intoccabile. E pensavi anche che la birra fosse la miglior ricompensa per i tuoi sforzi.

Quando vide il tavolo muoversi capì di aver bevuto a sufficienza. Al suo fianco stava Adele, sua moglie. Appena era arrivata alla reggia Adele le era corsa incontro abbracciandolo e riempendolo di baci. Ogni volta che andava in battaglia Adele si preoccupava a tal punto da andare sempre nel tempio del Supremo, pregando per il suo ritorno. Ma Robert era sempre tornato, anche sta volta. I suoi capelli color del grano, gli occhi verdi. Era bellissima e ogni anno che passava con lei la vedeva sempre più bella.

Ricordava ancora il giorno in cui la conobbe.

Era durante la guerra con i bruti. Lei era una medica. Un bruto lo aveva colpito con un ascia sulla gamba, togliendoli un pezzo di pelle, aveva ancora il segno. Lei lo aveva curato e lui l'aveva baciata. Ma era giovane e stupido ed era una cosa che faceva spesso. Lei lo aveva schiaffeggiato. Lui l'aveva guardata con gli occhi, aveva schiaffeggiato il suo sovrano. Non lo era ma era il fratello del re. Era un affronto. O forse rimase stupito perché era la prima che rifiutava un suo bacio. Lui le prese il braccio e la baciò ancora e lei non si sottrasse.

Sperò di ferirsi di nuovo per poter tornare da lei. Una notte, quando la luna era piena nel cielo, era entrato nella tenda medica. Aveva visto tutti i feriti, tutti i morti che la guerra che lui e suo fratello stavano guidando aveva portato. E l'aveva vista piangere, in fondo alla tenda. Si era avvicinato a lei.

“Non dovresti vedermi in questo stato.” aveva detto.

“Non devi vergognarti di piangere. Le lacrime non sono segno di debolezza. Sono delle emozioni. E le emozioni non vanno mai sottovalutate.”

Lei aveva alzato lo sguardo su di lui, gli occhi rossi.

“Ti è mai morto un ragazzo di diciassette anni tra le braccia. Chiamava sua madre! Sai cosa si prova? Ah... ma cosa vuoi saperne tu! Tu ammazzi la gente... e mandi a morire i ragazzini! Ti odio! Ti odio!”

Poi aveva iniziato a colpire la sua armatura sporca di sangue, piangendo. Poi lentamente lui l'aveva prese nel suo abbraccio.

“Non sono felice di ciò che sta succedendo. Ti chiedo solo ti continuare con la testa alta e con il suo stupendo sorriso sul volto. E quando tutto sarà finito potrai dire di aver combattuto, di aver lottato perché altri potessero vivere. E forse... un giorno... potrai crescere un ragazzo. Un figlio. Che raggiungerà i diciassette anni. E che li supererà, diventando forte come un toro. Devi solo tenere la testa alta.-

Lei aveva sorriso.

“Come un orso. Forte come un orso. Come lo sei tu.” poi l'aveva baciato.

E quel ragazzo nacque. Darwill Holdar, aveva diciott'anni ora. Poi nacque Bremar di dieci anni. E l'ultima arrivata, Elda di otto anni. Ona stava nel tavolo di fronte, ben distante da Daften.

Ona era la moglie di Daften perciò Regina del Nord ma non lo amava, non l'aveva mai fatto. Era stato un matrimonio politico. Loro padre, Re Jorg Holdar I aveva fatto sposare a Daften Ona perché suo padre, Wiblad Kottorland era un nobile del Nord, padrone delle Alture Innevate, o Nejormandar in Nordico, deposito di ferro in abbondante quantità. Daften non era riuscito ad avere figli da lei. Ci aveva provato, eccome se ci aveva provato. Robert ricordava la frustrazione che inondava il volto di Daften quando gli raccontava, soli nelle sue camere, di come lui avesse sparso il suo seme dentro di lei.

“Niente, fratello. Niente. Inizio ad avere brutti sospetti. Questo regno ha bisogno di un principe, Robert! Non posso lasciarla, infangherei la memoria di nostro padre! Ma... Robert forse sono io ad essere debole? È possibile?”

Robert aveva sorriso.

“Ne dubito, fratello. Ne dubito fortemente.”

“Eppure... ah, al diavolo! Vedremmo come andranno le cose. Tutto questo è frustrante.”

Daften era orgoglioso, quello non lo era.

Il seme di Robert si era dimostrato più forte.

Almeno vinco in camera da letto.

Daften si mise a ballare con una servetta.

Forse il suo seme, con le serve, aveva funzionato. I bambini nella reggia erano molti nell'ultimo periodo. Guardò nel tavolo difronte. I Vurkaniani erano chiaramente ubriachi dopo pochi boccali e si divertivano a cantare una canzone del Nord con il loro ridicolo accento. Ora gli uomini del Nord cantavano con loro, giocavano a braccio di ferro e si tenevano sotto braccio intonando canzoni per il Nord e per Vurkan.

Incredibile come delle persone possano cambiare la loro opinione su qualcuno se gli prometti qualcosa.

Robert si alzò, spostandosi nella stanza vicina. Era un luogo tranquillo e sentiva la bile salirgli in gola. Su una poltrona viola stava Gorander. Quel piccolo e sudicio uomo. Rober lo disprezzava. Soprattutto perché era Vurkaniano. Cosa poteva saperne lui di loro? Appena era arrivato al Nord come Inviato di Vurkan, Robert aveva guardato in quegli occhi gialli e aveva visto un insaziabile brama di potere.

Anche tuo fratello è così, ricordi? Eppure lo appoggi. I tuoi sono solo pregiudizi.

Tra Nord e Vurkan non scorreva buon sangue ma era inevitabile. I primi erano antichi e vivevano nei monti, nel gelo. I secondi erano giovani e vivevano nella lava, nel caldo. Come potevano due cose così diverse poter collaborare? Era semplicemente assurdo anche solo il pensiero. Loro nonno, Guvald Holdar V lo diceva sempre: “Mai allearsi con un Vurkaniano. Ti diranno di fare una cosa e ne faranno altre cinque alle tue spalle.” Robert ripensando a suo nonno si ritrovò a provare nostalgia per quel vecchio scorbutico sempre con gli occhiali sulla punta del naso.

Lui di certo non si sarebbe alleato con loro.

“Fuoco e ghiaccio non possono essere abbinati assieme. Ma se collaborano diventano un'arma inarrestabile.”

Spero tu abbia ragione, fratello.

-Che piani stai ordendo qui da solo, Vurkaniano.- disse Robert ciondolando.

-Sto pensando ad un modo per uccidere tuo fratello e permettere ai Vurkaniani di conquistare il Nord.- disse Gorander sorridendo.

-Sei un presuntuoso figlio di puttana, lo sai?-

-Sì lo so, amico mio. Ma tu lo sei molto di più. Sai cosa significa combattere per un uomo che non si fida di te? Anzi... che ti disprezza?-

Robert borbottò.

Ho tutte le mie buone ragione, non fare la vittima con me, Uomo Rosso. Non si addice a voi Vurkaniani il vittimismo. Come dovrei reagire vedendo un popolo che fa del fuoco, del calore la sua forza venire qui, nel mio regno, con i loro destrieri neri e la loro pelle talmente calda da sciogliere la neve? Dovrei dire: “No, tranquilli nessun problema, insozzate pure col vostro calore la nostra città, è tutto apposto. Infondo che male potrebbe farci avere dei fiammiferi qui al Nord?” Almeno ci terrebbero al caldo. Oh già e poi potremmo pure darvi qualche servetta, no? Ho visto con piacere che le donne del Nord attraggono voi dell'Est.

Cercò di dire quelle parole ma la bile che sentiva salirgli in gola glielo impedì.

Gorander si alzò.

-Non è bello. Ricorda che il mio esercito...-

-L'esercito di Argon Falltayer.- disse con un ringhio Robert.

-... l'esercito di Argon Falltayer combatte per tuo fratello e per te. Per tutto il Nord.-

-E con ciò?-

-Sarebbe bella un po di gratitudine! Sai qual'è il tuo problema, Holdar?-

-Avanti.- disse Robert scuotendo la testa. Aveva bevuto troppo. -Avanti dimmi. Spara! Sono curioso.-

-Sei un presuntuoso... bastardo... arrogante. Sempre a pensare all'onore, tu! Ma troppo impegnato a pensare al proprio... per notare quello degli altri!- disse Gorander allontanandosi.

Robert brontolò qualcosa di incomprensibile prima di uscire fuori e vomitare.

 

 

  
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