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Autore: Kvothe97    19/01/2014    1 recensioni
"E arriverà un giorno in cui il Verbo avrà corpo e sarà di straordinaria bellezza. Per lei gli eserciti si schiereranno, per lei ci sarà morte e sangue, per lei si soffrirà.
Porterà rovina ma verrà chiamata Salvatrice.
Porterà Morte ma verrà chiamata Vita"
Profezia della Suprema Rivelazione
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 16

Sotto la Città Volante

 

Ayliss si sveglio a fianco di un ruscello. Era distesa a terra ma non era coperta dal mantello di Kalad, ormai inutilizzabile. Guardò Kalad. Era accucciato sul bordo del ruscello e aveva la spada immersa nell'acqua. La quale stava evaporando.

Ayliss si sedette. Kalad si volse sentendo quel suono.

-Era ora. Hai dormito per tipo quattro ore.-

-E tu mi hai trasportato per tutto questo tempo?-

-Con numerose pause. E poi sei incredibilmente leggera. Non capisco il perché.- disse il soldato sorridendo.

-Forse perché non mangio da giorni?-

-Non sembri soffrirne.-

-Infatti. Credo di poter sopravvivere anche senza mangiare.-

-Be' per me non è lo stesso.-

Ayliss guardò la sua spada, ancora immersa nell'acqua.

-Che stai facendo?- chiese.

-La sto raffreddando. Quando l'hai infuocata era rimasta tale. L'avevo già raffreddata ma ha continuato a scottare.-

Ayliss sorrise divertita.

-Dovrò esercitarmi, allora.-

-Direi. Mi è stata molto utile contro quel Gorvashor.-

Tirò finalmente la lama fuori dall'acqua.

La guardò, i riflessi del sole facevano brillare la lama.

-Ora va meglio.-

Ayliss la guardò. Era una bella lama. Kanda le aveva parlato delle spade. L'arte Noveriana era la più rinomata tra gli umani. Lame lunghe e grigie, affilate a tal punto da tagliare le teste con un colpo leggero. Il Nord andava per lo più con le asce. Le spade di lassù erano grosse e pesanti. Quelle Vurkaniane erano in Brightfire, ovviamente. Nere, simile a roccia. Ad Aquamar avevano lame ricurve di mirabile fattura, ornate da pietre preziose. A Q'uoian vantavano lame lunghe e sottili. Kanda diceva che erano le spade migliore in circolazione, ma forse lo diceva per orgoglio personale. I Celestiali consideravano le spade roba da principianti. Infatti venivano usate dai loro Discepoli. I Celestiali usavano lance a doppia lama. Ritrovarsi di fronte due metri di uomo divino con una tale arma era un esperienza che nessuno voleva provare. Ayliss soprattutto.

-è una bella spada.-

-Lo so.-

-Te l'hanno data quando sei entrato nell'esercito?-

I ricordi assalirono Kalad.

-La presi all'Accademia. Erano gli anni di addestramento per diventare soldato dell'Inquisizione. Ad addestrarmi c'era un uomo chiamato Fossom. Fossom era un brav'uomo... forse l'ultimo che ho avuto la fortuna di conoscere. Gli anni nell'Accademia forse sono stati gli anni che ricordo con più gioia. Nonostante i litigi e i bastardi che c'erano. Nonostante venissi spesso picchiato. Nonostante venni quasi ucciso in un vicolo da tre membri dell'Accademia... il ricordo di Fossom mi scalda ancora il cuore. Era bello parlare con lui. Era severo, questo sì. Ma anche buono e generoso. E giusto. Mi ricordava mio padre.-

Ayliss sorrise. Ora Kalad sembrava molto più giovane degli anni che aveva effettivamente. Rimaneva sempre attraente. Quando parlava di Fossom il suo volto si illuminava, sembrava un bambino che racconta il suo nuovo gioco.

-Sembra una brava persona. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo.-

Kalad annui semplicemente.

-Pensi che ci proteggerebbe?-

-No. Questo no.-

Ayliss annuì, sapendo già l'amara risposta.

-Lo immaginavo. Sei solo tu buono.-

-Ti sbagli. Lui lo avrebbe fatto. Lui era buono. Ma a lui... è toccata la sorte di tutti gli uomini buoni.-

-Cioè?-

-è morto.-

Il volto di Kalad si incupì, come se una vecchia ferita si fosse improvvisamente riaperta.

-Mi dispiace. Però... è una cosa che aspetta ogni uomo. La morte intendo.-

-Non la sua. Le persone buone sono sempre quelle che muoiono per prime. Di morte violenta.-

-Cosa gli è successo?-

Kalad rimase zitto per un lungo momento. Infine parlò.

-L'hanno ammazzato. Erano in tre. Aveva preso a bastonate durante una lezione un certo Alexy. Uno schizzato totale che faceva solo casini. A lui non era andato giù. Aveva chiamato due suoi amici e aveva aspettato Fossom nelle sue stanze... presumo. Fatto sta che il giorno dopo lo trovai in un lago di sangue. Con vari fori di pugnale sul corpo e la gola aperta. Fossom era stato come un secondo padre per me... e tre ragazzi me lo portarono via.-

Ayliss aveva gli occhi spalancati e carichi di lacrime.

-Santo cielo... Kalad... è terribile. Ma... come hai fatto a scoprire che era stato quell'Alexy e i suoi amici.-

Kalad sospirò.

-Me lo disse lui stesso. Sapeva che era importante per me. Mi sorrise... e disse che Fossom aveva gridato come una troietta quando la sua lama gli aveva aperto la gola.-

Ayliss si alzò e si avvicinò a lui. Aveva paura di toccarlo, non sapeva la reazione che poteva avere. Forse il suo tocco lo avrebbe infastidito. Ma appena la sua tenera mano accarezzò la barba di Kalad, quest'ultimo non si ritirò al tocco.

-E poi cos'hai fatto?-

Kalad sentì il suo profumo meraviglioso. Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare.

-Gli ho uccisi.-

La carezza si fermò.

-So cosa stai pensando. Era sbagliato.-

Ayliss balbettò.

-Uccidere lo è sempre.-

-E allora dimmi... dopo quello che avevano fatto, meritavano di vivere?-

Ayliss non rispose.

-Nessuno merita la morte.-

-Anche Fossom non la meritava. Ma è morto lo stesso.-

-Non sta a noi decidere chi la merita e chi no.-

-Alexy aveva scelto che Fossom meritava di morire. Io ho solo fatto lo stesso con lui. E se ci tieni a saperlo... non mi sono mai pentito di quello che ho fatto. Se ci tieni a saperlo ho infierito sui loro cadaveri, sul suo in particolare!-

Ayliss lo colpì con un violento ceffone.

-Non parlare in questo modo! Non sei tu! E... mi fai paura.- disse lei rossa in viso per la rabbia.

Kalad sorrise mestamente.

-Chi ti dice che quello non fossi io? Non è che forse quello che tu vedi sempre di me... sia il falso ME?-

-No, Kalad. Io vedo dentro di te. Non puoi ingannarmi. Non puoi ingannare nemmeno te stesso.-

Kalad annuì.

-Forse è vero...-

-Certo che lo è. Uccidere... è sbagliato. In tutti i modi. Anche se il tuo fine è puro. Uccidere resta sempre un errore.-

-Purtroppo- disse Kalad. -Di questi tempi o uccidi... o vieni ucciso. Non rattristarti se la mia lama si tinge di rosso, mia signora.-

Lei annuì e continuò la carezza poco prima interrotta. Poi si avvicinò di più e posò la testa di Kalad sul suo petto. Lui era ancora accucciato. Venne cullato dalla morbidezza dei suoi seni e dall'alzarsi e abbassarsi del suo petto. Sentiva il forte battito del suo cuore.

-So che hai commesso dei gesti... che non condivido. Ma io so che hai un grande cuore. Che sei disposto a sacrificare la tua stessa vita per me. Che sei pronto ad affrontare il cielo stesso, il fulmine e pure una montagna per difendermi. Lo so. So che sotto quell'armatura batte un cuore buono e vasto quanto tutto il Nord. Ti voglio bene.-

Kalad era a bocca aperta. Si allontanò dal suo petto e la guardò.

-Anch'io ti voglio bene. Tanto.-

Lei all'improvviso tentò di avvicinarsi alle sue labbra. Forse perché qualcosa dietro di lei l'aveva spinta. Forse...

Kalad si alzò improvvisamente, senza dare a lei l'opportunità di baciarlo.

-Mettiamoci in marcia, siamo nei pressi della Città Volante, è pericoloso.

 

Quando continuarono la loro marcia videro la Città Volante. Un intera città sospesa nel vuoto, fluttuante. Si diceva che passarci sotto fosse come morire. Un angoscia incombente. Sembrava che potesse cadere da un momento all'altro. Il territorio sottostante era pianeggiante e brullo. Là sopra stava i Celestiali, esseri divinità dall'aspetto umano. Se non per l'altezza. I Celestiali erano altri circa due metri e più. A Volte si vedevano i loro Work svolazzare attorno alla città. Dopo la Guerra Santa il Grande Inquisitore acconsentì alla resa Celestiale, ordinando loro però di confinarsi nella loro città, o meglio in una parte della città, e sollevarla nel cielo. La Città Volante si trovava ad Ovest di Noveria, all'interno del suo territorio. Era una Città- Stato.

-Ne saprai sicuramente qualcosa sui Celestiali.- disse Kalad.

-Certo. Sono la figlia del Dio che gli ha scacciati.-

-Non è stato il Supremo a farlo, ma l'Inquisizione. È ben diverso.-

Ayliss guardava estasiata quella città.

-Dev'essere meravigliosa. Kanda mi diceva che l'architettura Celestiale era la più maestosa. Enormi archi d'oro, cupole d'argento, torri d'avorio.-

-Kanda ti ha insegnato molto. Ti avrà anche detto che ti odiano.-

-A quel tempo non mi cercava ancora nessuno.-

-Ora lo sai. Loro ti vogliono morta. Appena ti troveranno non ti cattureranno o ti tratteranno con le pinze. Prenderanno un pugnale e ti sgozzeranno. Forse prima ti porteranno lassù. Vedrai la città in catene. E poi ti uccideranno. Possono avere un bel gusto architettonico, ma ti vogliono morta.-

Ayliss abbassò la testa ma poi la rialzò d'improvviso.

-Senti... lo senti pure tu?-

-Cosa?- chiese Kalad accigliato.

-Questo suono, come un battito d'ali.-

Kalad alzò lo sguardo.

-No... no, non può essere! Non ora!-

Sapeva che i Celestiali sarebbero entrati in campo. Ma non il quel momento, non proprio quando loro stavano passano sotto la loro città.

-Corri! Nasconditi cazzo, corri! Là!- disse indicando una conca sul terreno. Si lanciarono dentro, cercando di nascondersi il più possibile.

Dalla Città Volande discesero centinaia di migliaia di Work colorati. Rossi, blu, gialli, verdi, bianchi. Scesero come un arcobaleno, come una cascata. Le truppe dei Celestiali stavano su enormi carri decorati d'oro e avorio, mentre i Discepoli su piccoli Work. Venne sollevata un enorme quantità di polvere, tanto da far quasi tossire Ayliss. Kalad gli mise la mano sulla bocca per non farle fare rumore. Si sporse per guardare. I soldati erano vestiti con le divise azzurre. C'erano centinaia di soldati. Su tutti spiccava uno vestito con una divisa rossa e oro, armato di un enorme lancia a due lame. I capelli lunghi e castani, gli occhi nocciola. Era completamente senza barba ma la sua pelle era rigata da varie cicatrici. Era un condottiero. Il fisico possente e atletico, le braccia lunghe e muscolose. Sul suo carro era incisa una parola in lingua Celestiale. Kalad sapeva il significato di quella parola. C'era scritto “Il Valoroso”

Assieme a lui, al suo lato destro e sinistro, stavano altri due uomini.

Uno sembrava molto giovane. Aveva lunghi capelli biondi legati un una treccia e indossava una divisa verde e oro. L'altro aveva una folta barba grigia, i capelli ricci e portava una divisa marrone e oro.

Nei loro carri c'era scritto rispettivamente “L'Arciere” e “Il Sapiente”.

Il loro capo annusò l'aria.

-Mi mancava l'odore della terra.- disse. Aveva una voce forte, da condottiero.

-L'odore di feci, intendi?- disse quello giovane. Anche se non lo era. Essendo un Celestiale avrà avuto minimo centocinquanta anni.

-Marxal, modera il linguaggio.- lo rimproverò il vecchio.

-Perdonami, Athamor. A volte dimentico la tua... enorme utilità. Dio della Sapienza.- disse Marxal in tono di scherno.

-Abbiamo bisogno della Sapienza durante la guerra. Per prendere le decisioni giuste.- disse Athamor.

-Finitela, voi due.- ordinò il loro capo.

Si guardò attorno, continuando ad annusare l'aria.

-Cosa comandi Nodamor?- chiese Athamor.

Si sgranchì la schiena e guardò verso Kalad. Sembrò quasi che l'avesse visto ma distolse subito lo sguardo.

Per un pelo, pensò Kalad.

-Cerchiamola. È qui nel Ovest. Dirigiamoci un poco verso Nord, ma stiamo sempre nell'Ovest. E speriamo di trovarla.- disse Nodamor con un tono di velata amarezza.

Poi tutti spiccarono il volo, muovendo una grande quantità di polvere.

 

 

  
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