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Autore: BlueAngelxx    19/01/2014    3 recensioni
Dean e Cas. Uno è un tutor di fisioterapia, l'altro uno studente di infermieristica.
Cosa li accomuna? Il fatto che si troveranno a fare il primo tirocinio accademico proprio nello stesso reparto.
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Dannazione!
Impreco, ritrovandomi a schivare all’ultimo minuto una pozzanghera. Sono le 7.30 e tra mezz’ora inizio il primo giorno di tirocinio e come se non bastasse sono terribilmente in ritardo per colpa di una stupidissima macchina che si è parcheggiata in doppia fila. Giuro su Dio che se arrivo in ritardo faccio una strage, ci manca solo che la direttrice del corso si incazzi con me, come se non fosse già abbastanza isterica di suo. Sospiro, evitando l’ennesima pozzanghera. Almeno non sta piovendo e io posso muovermi con tranquillamente senza dovermi anche preoccupare di mettere l’ombrello sopra la testa. 

Mi piace il cielo senza nuvole e solitamente la mattina presto c’è sempre un tratto di strade che mi faccio con la testa alzata per guardare quello che il sole preannuncia. L’alba è il momento della giornata che preferisco, ed è sempre stato così, sin da quando ero bambino tanto che, mio fratello era costretto a portarmi sempre a vedere l’alba in riva al mare. Sorrido, ripensando a quei momenti mentre mi rendo conto di aver rallentato il passo a causa del fiato corto. 

Appoggio la borsa con la divisa a terra e mi metto le mani sulle ginocchia per riuscire a riprendere fiato. Faccio ruotare leggermente una spalla appoggiandoci sopra una mano e lancio uno sguardo al bicipite, nascosto sotto la manica.  Da quando avevo smesso gli allenamenti in palestra c’era stata una diminuzione quasi drastica di quei muscoli delle gambe insieme a quelli delle spalle, cosa che mi dispiaceva particolarmente visto che  erano la mia arma principale per attirare qualche ragazzo. Sono sicuro che riusciresti a rimorchiare qualche bionda stando semplicemente in maglietta a maniche corte. Mi aveva detto una volta Balthazar, quando ancora non era a piena conoscenza del fatto che fossi gay.  Ancora adesso, dopo quasi sei mesi di lezioni non ero ancora riuscito a fare coincidere gli orari degli allenamenti con quelli delle lezione e dello studio e, con mio grande dispiacere, ero stato costretto a mollare qualcosa, continuando comunque a maledire il giorno in cui avevo deciso di prendere l’orribile decisione di smettere. 

Faccio appena in tempo a guardare l’ora che sento il rumore di una macchina avvicinarsi e prima che io possa rendermi conto mi ritrovo zuppo peggio di un pulcino bagnato. -Figlio di…..-  impreco di nuovo sgrullando le mani con un colpo secco. Ci mancava solo questo, almeno però ho il trench che per fortuna ha impedito a quel disgraziato di farmi una doccia completa. Oh no! Mi ricordo qualche decimo di secondo dopo della mia divisa bianca nella borsa per terra.
Ti prego. Fa che non si sia sporcata, altrimenti sono morto.

Apro la cerniera con una lentezza quasi disarmante tenendo gli occhi chiusi quando sento provenire, poco lontano da me, una voce che mi sembrava familiare. 

-C’è una bomba lì dentro?

Che spiritoso. Quasi peggio dei commenti mattutini di Balthazar sul fatto che se frusti una gallina troppo forte ti viene fuori direttamente una meringa invece di un uovo. 

-Che spiritoso.- rispondo acido. Non è proprio il momento migliore per mettersi a scherzare su quello. -Oh beh. O la va o la spacca.-
In effetti non ho tempo per mettermi a fare degli strani giochetti, il mio tempo scarseggia e non posso iniziare a perdere tempo. Con una botta secca faccio scorrere la cerniera della borsa e apro gli occhi scoprendo che, per mia fortuna, quel disgraziato di un autista non ha minimamente preso la mia divisa. -Sono salvo!-

Quando decido di girarmi verso la provenienza della voce mi ritrovo davanti quello strano ragazzo che avevo incontrato appena il giorno prima. Deglustisco e giro lentamente la voce, cercando di capire come fosse possibile che quel ragazzo stesse facendo la mia stessa strada. 

-Non guardarmi con quello sguardo torvo. Qui passa la strada provinciale principale.-

Ah, giusto. Sospiro, devo smetterla di pensare che la gente mi segua. 

In quel momento, cercando di non incrociare gli occhi verdi di Dean che, con le braccia incrociate mi guardava con sorriso sornione, mi ricordo di essere in ritardo. -Cosa c’è nella borsa- lo sento chiedermi mentre mi rivolge uno quei sorrisi che mi hanno abbastanza agitato giusto la sera prima. . 

No, mi ripeto. Non posso mettermi a parlare con Dean. Devo ricordarmi che se non mi presento puntuale a lezione quella specie di strega inglese me la fa pagare.
Si. Ho una direttrice del corso che è inglese e non fa altro che tessere le lodi degli infermieri inglesi. Perché non te ne torni in Inghilterra invece di venire a stressare noi?
Le aveva detto una volta Anna, la mia migliore amica, mentre la sentivamo parlare di uno dei noiosissimi argomenti di storia. Avevamo scelto entrambi di fare gli infermieri per essere d’aiuto dopo tutte le brutte esperienze passate durante la scuola superiore però quando mi sono iscritto non pensavo che mi sarei dovuto mettere a studiare tutto lo sviluppo della filosofia e della classificazione della scienza.
Non potevo tuttavia negare il fatto che adorassi parlare di filosofia.

-Cas..?
-Come?
-Non è così che ti chiami?

Veramente mi chiamo Castiel, ma se a te piace puoi chiamarmi anche così. Oh Dio ma che vado a pensare. Rimani concentrato. 

-S…senti io resterei volentieri a parlare con te ma purtroppo devo scappare.

Con la stessa rapidità con il quale avevo sputato fuori le mie parole mi chino per richiudere la borsa mettermela in spalla e dopo aver fatto un bel respiro inizio a camminare.
Peccato che le mie intenzioni vengano fermate quasi sul nascere dalla mano di Dean che mi stringe il polso. Prima che riesca a rendermene conto lo ritraggo con troppa violenza, ritrovandomi a sperare che non sia un gesto troppo equivoco. 

-Ho visto che hai la divisa del Sioux Falls.-

Annuisco, facendogli mentalmente i complimenti. 

Hai davvero una bella vista se sei riuscito a vedere così da lontano la scritta della mia divisa.

-Sto andando anche io lì. Ti serve un passaggio? In macchina non è molto lontano, se ci va male ci mettiamo dieci minuti.
No. No, grazie. Assolutamente no. 
-Si grazie volentieri.
Volentieri?! Ma che stai andando a prendere un thè con la regina? Vabbè.

Lo vedo sorridermi.
Non lo fare Dean, Non in quel modo, so che sei completamente fuori dalla mia portata, non serve che me lo sbatti in faccia. 

Certo della mia pessima idea sospiro, avvicinandomi a Dean che fa per aprire gli sportelli di una vecchia Chevy Impala.
-Chevy. 1967. Complimenti.

-No, i complimenti li faccio io a te. Solitamente i miei passeggeri, a parte mio fratello, non sanno neanche come funziona un motore.

Certo, scommetto che sono prettamente donne. Sedendomi sul sedile davanti e appoggiando il gomito vicino al finestrino e la mano sul gomito, mi rendo conto che la mia temperatura sta salendo. Con la cosa dell’occhio riesco a vedere che mi sta fissando con lo stesso sorriso sornione di prima, con le braccia incrociate e il ginocchio destro leggermente piegato verso lo schienale. Tu vuoi uccidermi vero? 
Non mi sento mai sentito più gay di così. 

Cerco di sdrammatizzare la situazione mentre lo vedo mettere in moto e mettersi nella stessa posizione che io avevo preso solo qualche minuto prima. 

-Cosa studi?- lo sento chiedermi, probabilmente per rompere il silenzio. In effetti, non che fosse mai piaciuto particolarmente neanche a me però in quel preciso momento cercavo di limitarmi alle risposte basilari, più che altro era che il mio cervello faceva veramente molta fatica a pensare a riposte pù elaborate di un monosillabo 

-Infermieristica. Tu?
-Io lavoro, sono fisioterapista.

Gli lancio un’occhiata, forse un pò troppo accurata. Collo, spalle, bicipiti, polsi, mani. Oh, si  decisamente

-Non ti ho mai visto al Sioux Falls.

Lo sento ridere e insieme a quella risata qualcosa nel mio stomaco si contorce. Bene, sono finito dalla padella nella brace. 

-Non lavoro lì, ci sto venendo solo per un progetto a termine.-
Parte la musica e lo sento tamburellare con le dita. La mia curiosità di sapere che tipo di progetto sia è inevitabile. D’altronde, mica si può parlare con uno che ti parla con le frasi a metà. No?

-Piuttosto, è il tuo primo giorno di tirocinio immagino. 

Annuisco. 

-L’hai capito dalla divisa?

-Mica sono Sherlock Holmes. E’ da quando siamo saliti in macchina che continui a tamburellare sullo sportello come un tic. Solitamente, a casa mia, vuol dire che sei nervoso per qualcosa e a meno che tu non abbia un appuntamento erotico, che ti porti appresso la divisa da infermiere penso che tu abbia qualcosa di meglio da fare.

Un…appuntamento…erotico?

Ignaro del fatto che la mia faccia sia diventata o meno accesa e bollente mi giro guardando il finestrino e avvicinarmi il più possibile per prendermi il freddo del vetro. Quanto manca??

Quasi come se avesse sentito la mia domanda lo sento dire

-Eccoci qua!

Aspetto che la macchina parcheggi e scendendo di corsa quasi rischio di arrotolarmi come un salame con la corda. Lo guardo con lo stesso sguardo torvo di un quarto d’ora prima ma lo sguardo che mi lancia attraverso quegli occhi verdi non ha il minimo bisogno di spiegazioni.
Mi serve la Strega. Incredibile ma vero, non avrei mai potuto pensare che avrei chiesto l’aiuto a quella gatta morta e isterica della mia coordinatrice didattica. 

Dove sei Cas?

Anna. Che, come al solito, arrivata in anticipo e in preda ad una crisi di noia si ricorda del fatto che sto quasi per fare ritardo.
Ho provato a farle capire che non era il caso di comportarsi in questo modo, ma è fatta così, non posso mica svitarle il cervello con un cacciavite. Non le rispondo. 

-Ci vediamo Dean! Inizio tra cinque minuti e mi devo ancora cambiare.

Non faccio in tempo a sentire la sua risposta che corro in reparto e mi infilo la casacca e butto i jean nella valigia e le scarpe accanto.

Quando esco e inizio a dirigermi verso il punto d’incontro vedo una chioma rossa che mi viene praticamente addosso. Ma si può sapere che diavolo hanno tutti stamattina!

La saluto e mi stiracchio entrambe le braccia mentre l’ascolto cercando capire quello che cerca di farfugliare tra una parola e un gesto quasi isterico delle mani.
La prossima volta mi faccio un’amica gay. Almeno sono più normali di quelle etero. 

Tra un farfuglio e l’altro riesco solo a distinguere un - Tutor, sogno e meraviglia.-
Con lo guardo in alto mi perdo nei miei pensieri senza accorgermi che Anna, esasperata, ha iniziato a tirarmi per una mano verso l’aula.
-Muoviti! Sei peggio di un sacco di patate!!-

Entrando nell’aula quello che mi si presenta davanti è una delle cose peggiori che potevano capitarmi. 

-Cas! Cas! L’hai visto?
Eh, eccome se l’ho visto. Pure troppo bene. Sono sicuro che sarei in grado di riconoscere quelle spalle tra milioni e ovviamente puntuale come la morte sento la sua voce.

-Io sono Dean Winch…-
-Oh no.
-Che c’è? 
-Quello di cui ti parlavo ieri sera.
-Chi?

Eccola là, la perfida inglese che si alza per venire a sgridare me e Anna, e dire che ero anche in orario. 

-Novak, Milton. Sapete che chi arriva in ritardo non…-

-Suvvia, non è un problema, non abbiamo ancora iniziato. Poi con gli autobus e le metropolitane può succedere qualche minuto di ritardo non è un problema.

No, non è un problema. E’ un disastro!

Ovviamente, secondo la legge di Murphy, quando non vuoi far notare qualcosa a qualcuno è proprio il momento in cui tutti si accorgono che qualcosa non va. 

Fantastico. Adesso avevo due bei problemi: il primo era che era impossibile non notare lo sguardo adorante delle mie compagne, secondo era che ovviamente, come io avevo riconosciuto lui, lui aveva riconosciuto me.

Anna ma mi ascolti mai quando parlo?  Che domanda, probabilmente no. 

-Bellissimo. Ieri ho cercato di rimorchiare il mio tutor e la cosa peggiore è che lui, come io ho riconosciuto lui, lui ha riconosciuto me.
-Beh Cas, dopo Jason almeno hai avuto un salto di qualità. Cominciavo a pensare che i tuoi gusti in fatto di uomini fossero finiti direttamente sotto terra.
-Così non mi aiuti lo sai?
-Lo immaginavo… è che non so come fare per aiutarti.

Faccio spallucce, non è importante
Lancio uno sguardo ad entrambi per poi sospirare sollevato quando lei si scosta per andare a farmi sedere agli scomodissimi banchetti della mia aula. 

Sarà un tirocinio particolarmente lungo.

 

♜♜♜♜

 

Sono due ore che sono seduto accanto ad Anna che, puntualmente, continua a parlarmi del più e del meno. Ogni tanto in risposta mi limito a mugugnare qualcosa, visto che considerato che quello di cui stanno parlando sono cose che ho studiato da tempo.
-Ma quando mai studi a lezione tu
-Anche tu hai ragione, ma se sto attenta almeno nella teorica del tirocinio è meglio no?
-Ci hai messo cinque mesi per capirlo?
-Mamma mia come sei acido….hai litigato con Jason?
-No.

Non serve che mi dica altro, riesco benissimo a riconoscere quello che vuole dirmi.

-In effetti, secondo lui, non abbiamo litigato. Prima mi dice che va tutto bene e poi sparisce. 
-Dovresti darti una calmata. Quanto è che non si fa sentire?
-Una settimana.
-Ah.
-Eh.

Voglio bene ad Anna, ma a volte l’ammazzerei.

Uno dei miei tutor, che sta parlando, è la ragazza che avevo visto appena la sera prima a casa di Dean. In effetti era anche normale che avesse una ragazza, anzi, mi sarei stupito del contrario.
Dopo un tempo abbastanza indefinito decido di alzare la testa e iniziare a sfogliare il mio libro : Innanzitutto per misurare la temperatura dovete accendere il termometro

Certo che chi aveva scritto il mio libro di infermieristica era proprio un genio. Seriamente, mica chiamo così deficienti.
Qualche mese proprio grazie a quest’affermazione avevo riscontrato qualche simpatia tra i miei compagni di studio. Lancio un occhiata ad Anna che mi sta guardando maliziosa e sbuffo, non è normale che si comporti così ogni volta che ci troviamo un bel collega/tutor/professore. 
-Smettila- le mimo con le labbra per ottenere una linguaccia da parte sua, nascosta da un altro sbuffo.

Le cose non fanno che peggiorare quando la ragazza, una certa Joe Harvelle, finisce di spiegare per poi cedere la parola e il proiettore a Dean.

-Come diceva prima la mia collega io sono un fisioterapista e quindi, come tale, mi occuperò di quello che riguarda il movimento e l’assistenza ad un paziente bloccato parzialmente o integralmente.

-Ce l’ha le mani da fisioterapista.

Sento la voce di una ragazza poco lontana da me. Come volevasi dimostrare.
Troppo perso nei miei pensieri e abbastanza occupato a guardare, con la testa appoggiata sulla mano destra, Dean gesticolare, non mi accorgo del tempo che passa e della pioggia che ha iniziato a cade incessantemente.

Mi ritrovo a fare i conti con la cosa non appena mi accorgo del foglio delle presenze che mi passa sotto il naso. -Abbiamo già finito?

-Cas sono le cinque e mezza di pomeriggio. Sono quattro ore che siamo qui dentro.
la vedo abbozzare un sorriso. -Ho capito che hai dei buoni motivi per rimanere però non pensi che sia ora di andare a casa?

Incredibile ma vero mi trovo d’accordo con Anna. Sospiro, prendendo in mano la borsa 

-Cas! Cas.! Non serve che fai di corsa, torno a casa con Gabriel. 

Alzo un sopracciglio, non era un pò troppo che stavano uscendo per una come lei? Non che avesse niente di male solo che…non era proprio il tipo da relazione stabile ecco. 

Dopo averla saluta inizio ad andare verso il bagno cercando di riflettere su come fossi potuto finire nella condizione di mettermi a sbavare a lezione davanti al mio tutor.

 

♜♜♜♜

 

Ti pareva. Diluvia. 

Il mio problema non è il fatto che detesti la pioggia, oh no! Ma in particolare il modo che io odi, in ogni modo possibile ed immaginabile il fatto di bagnarmi sotto l’acqua.
-Lo sapevo che dovevo portarmi l’ombrello.

Commento mettendo la faccia leggermente fuori dalle porte principali dell’Ospedale, che davano direttamente sul parcheggio. Erano circa dieci minuti che aspettavo che la pioggia accennasse quantomeno a diminuire, ma niente, non sembrava intenzionata a smettere. Proprio nel momento in cui decido di farmi forza e vado ad aprire una delle due ante di vetro trasparente sento la solita voce provenire da dietro di me.

-Ti serve un passaggio?

 

Certo poi è anche impossibile evitare di sbavare su Dean Winchester quando te lo trovi davanti con la maglietta nera, la giacca verde militare e i Jeans. 

Annuisco, troppo nervoso per poter dire una qualsiasi cosa, specie dopo la figuraccia che avevo evitato per un pelo con la direttrice. 

-Non mi avevi mica detto che facevi dal tutor agli infermieri. 

Gli chiedo una volta in macchina, dopo aver passato mezzo viaggio in completo silenzio, rotto solamente dalla musica soffusa che partiva dallo stereo della Chevy. 

-Non me l’hai chiesto…e poi dimmi, perché avrei dovuto dirtelo?

Ok. Dean 1- Cas 0 
La domanda sarebbe sorta spontanea a chiunque. 

-Dove ti accompagno?
-E’ uguale. Dove devi andare tu.
-Io vado a casa mia, ma da quello che ho capito è particolarmente lontana dalla tua. Che ne dici se ti lascio direttamente da te, così io dopo vado da mia madre, che ieri sera ho lasciato la borsa della palestra. 

Lo guardo sorpreso per il ragionamento che si è fatto da solo 

-Si, faccio boxe.


Ok è ufficiale. Qualcuno lassù mi vuole morto.
Rimango in silenzio fino a quando non arriviamo sotto casa mia dove scendo e gli faccio un cenno del capo per salutarlo.
-Ci vediamo domani Dean
-Puoi contarci Cas.

Si, ok. 

Entro dentro Cas giusto in tempo per vedere mio fratello appoggiato alla finestra con la sua classica espressione del “Hai una relazione con qualcuno che non sia Jason e non mi dici niente?
Faccio spallucce e lo ignoro, abituato abbastanza a non dargli peso quando succedono episodi simili. -Vado a farmi una doccia e no. Non sto uscendo con quel tizio, visto che si da il caso che sia il mio tutor.-

-Non ho detto niente.
-Lo hai pensato. Lo so.

Lo sento ridere di soppiato mentre mi dirigo in bagno e chiudo la porta.

Mi infilo sotto la doccia aprendo il getto dell’acqua calda e appoggiandomi con la fronte contro il muro gelato di casa, malgrado il fatto che l’unica cosa a cui riesco a pensare sia il colore degli occhi di Dean e l’espressione che hanno quando sorride. Sto seriamente iniziando a pensare che in qualche vita passata sono stato o particolarmente buono o tragicamente perfido, specie per meritarmi una punizione del genere.

   
 
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