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Autore: Ineki    19/01/2014    1 recensioni
Blu e oro, è una storia che parla di un cambiamento. Diversi cambiamenti.
La storia di una ragazza nata nella notte più buia attraversata da una miriade di stelle cadenti. Misteri millenari verranno rivelati, esseri sconosciuti appariranno e dolci sussurri nella notte racconteranno a voi, cari lettori, le vicende di Anita.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4.Nuovo inizio.
                
L’aria fredda era un toccasana. Okay, gli occhi lacrimavano a causa dell’alta velocità e i miei capelli erano tutti tirati indietro in una massa informe, ma quasi non me ne accorsi. L’ebbrezza di essere in groppa a una creatura che non avrei mai pensato di vedere e toccare, a circa quattro metri d’altezza, aggrappata a un pelo morbidissimo e colorato mentre essa correva ad una velocità folle. Scattava a destra, poi a sinistra, poi saltava come se incontrasse un ostacolo. Non capivo il perché di tutti questi cambi di direzione, ma lo avrei scoperto in futuro. Dietro di me, il mio rapitore mi teneva ferma, o per meglio dire, mi inchiodava con una presa ferrea al dorso della gattona. La sua presa rigida, mi fece ripensare a ciò che era successo al limitare del lago ghiacciato…
 
-No .- concluse.
Lo fissai corrucciata. -Se pensi che mi farò tutta questa landa desolata e ghiacciata a piedi, quando abbiamo invece un “mezzo” più veloce e sicuro, come tu hai dovuto ammettere, non capisco perché tu ti ostini a rifiutare.- dissi esasperata .
Non so da quanto tempo eravamo lì a discutere. Quella testa così bella e cocciuta non voleva salire su quella creatura-gatto gigante. Può sembrare insensato, ma ero molto più sicura con la gattona , con denti e artigli, invece che con quei occhi arancioni e felini che mi fissavano inespressivi. Non sapevo dove voleva portarmi, ma se fossi riuscita a trovare qualcuno che mi aiutasse a tornare alla mia vita, avrei avuto più possibilità di scappare di quante ne avevo adesso. Senza aspettare una sua risposta , anche se non sono molta sicura che volesse rispondermi, mi arrampicai maldestramente sulla schiena del nostro trasporto.
Prima di cadere con il culo per terra, la gattona si appiattì sulla lastra cristallizzata e due mani mi afferrarono la vita, depositandomi a “cavallo”. Lo guardai stupita, ma il suo volto non faceva trasparire nessuna emozione. In quel momento notai una cosa: le sue orecchie, a punta, avevano dei piccoli spasmi. ‘Che fosse nervoso? O addirittura spaventato?’ Gongolai tra me e me, ma non durò molto.
Mi irrigidii di colpo. ‘Se lui era davvero spaventato per qualcosa, allora era una mia probabile via di fuga o… un guaio ancora più grave e pericoloso?’ Non riuscii a continuare i miei pensieri perché mi sentii sollevare e , dopo averci guardato con i suoi immensi occhi, la creatura striata partii spedita.
 
Ora non potevo guardare le sue orecchie, a causa della posizione scomoda, io seduta all’amazzone e lui dietro di me che mi circondava con le braccia , tenendo la mia testa nella parte opposta alla sua. Non capivo il perché di quella postura assurda, ma riuscivo a sentire i muscoli tesi e l’atmosfera pesante che si era creata.
Speravo solo di non doverne pagare le conseguenze al nostro arrivo. Giusto: qual era la nostra meta?
Era da ore che viaggiavamo e la notte era calata velocemente. Non riuscivo a distinguere niente se non il pelo blu fosforescente ( esatto, fosforescente!) che illuminava il felino per tutta la sua lunghezza. Era stato a dir poco sorprendente quando al crepuscolo si era acceso come una lampadina al neon, facendomi sussultare e facendo grugnire lo scorbutico rapitore. Dopo un po’ ero riuscita a farci l’abitudine , se così si può dire. All’improvviso Gattona, il nome molto fantasioso che avevo dato alla nostro mezzo di trasporto, inchiodò. Anche questa volta ,se non ci fosse stato il rapitore, sarei stata catapultata in avanti , sfracellandomi contro il muro massiccio che si ergeva d’innanzi a noi. ‘E questo dove spunta fuori?!’ pensai sgomenta. Eravamo ancora sulla patina ghiacciata del lago ed ero abbastanza sicura che non si poteva costruire un maledetto muro di tredici metri di chissà quale materiale, senza che esso non incrinasse la lastra sottostante. In più se c’era una cinta muraria, c’era anche una città. ‘Ma dove caspita sono finita?!’ Il portone , il quale ero certa non esistesse fino a qualche secondo fa, si aprii. Prima ancora di poter dire qualsiasi cosa, anche “oh mio Dio”, “oddio” o “oh”, ci trovammo investiti da una marea di persone, tra cui delle guardie armate di lance appuntite e luminose. In pochi secondi sentii la punta fredda di una di esse sotto il mento, e per non farmi male fui costretta ad alzare la testa incrociando gli occhi della guardia che mi teneva in ostaggio. Vidi del verde nei suoi occhi scuri come la notte mentre lui stirava le labbra in un sogghigno soddisfatto. Sentii una fitta al collo e poi il buio mi inghiottì.
‘Questo significa andare “dalla padella alla brace”? preferivo la mia bella e scorbutica padella.’
 
Solletico. Qualcuno mi stava facendo il solletico. Per chi non lo sa, io lo soffrivo in una maniera tremenda. Infatti, schizzai in piedi sfregando la parte colpita dall’attacco che mi aveva svegliato dal mio sonno senza sogni. Ero confusa, persa e molto arrabbiata con chiunque mi avesse svegliato in quel modo odioso e con me stessa per essermi fatta scappare una risatina isterica che ricordava più il guaito di un animale morente. Mi guardai intorno a scatti e trovai la fonte del mio malumore : una guardia. Anzi, la guardia! Riconobbi i strani occhi scuri con screziature verdi e il sorriso inquietante. Comodamente seduto su una sedia di fianco a una brandina, la quale immaginai fosse il posto in cui mi avevano portata dopo avermi fatto perdere i sensi, vestiva di tutto punto, a parte l’elmo che scopriva solo occhi e bocca. La stanza era piccola e insignificante, come una cella senza nessun genere di mobilio. L’unico accenno di colore che non fosse un grigio topo sporco, proveniva dall’abbigliamento della guardia : armatura brillante azzurro chiaro, calzari bianchi, maglia e pantaloni celesti. Sembrava una copia più muscolosa e azzurra di un gelataio. Non aveva però la stessa aria tranquillizzante. I capelli chiari, ricordavano le piume candide di quelle oche cattive e odiose che ti beccano se solo le guardi. La pelle sembrava traslucida, soprattutto quella delle mani, grandi e forti a causa dei probabili allenamenti. Ovviamente mentre io riprendevo coscienza della mia situazione e fissavo il nuovo sconosciuto, non mi accorsi che un’altra guardia comparsa dal nulla mi stava legando con una corda, come se fossi un cane disubbidiente.
-Che stai facendo? Lasciami andare!- urlai rivolta alla guardia dietro di me, divincolandomi.
- Cos’è questo posto? Perché sono qui? Cosa volete da me?! Ho sopportato troppo dopo essere stata rapita da casa mia e trascinata in questo luogo contro la mia volontà senza che mi venisse spiegato alcunché! Voglio delle spiegazioni ed essere portata immediatamente a casa!- esclamai rivolta al tipo seduto, infuriata e stanca, dopo tutti i piccoli shock che avevo subito. Lui mi guardò sorridendo. Si alzò. – Va bene, va bene. Che grinta! Mi scuso da parte del mio popolo per come sei stata tratta; ti porteremo subito nella tua casa.- mormorò tranquillamente, incatenando il suo sguardo con il mio.
 Rimasi interdetta. Tutto così semplice? La fortuna girava dalla mia parte finalmente? Mi allontanai ,staccando lo sguardo da quell’individuo un po’ ambiguo e mi diressi verso la porta. Affiancata dalle due guardie, come se fossero la mia scorta, percorsi un lungo corridoio completamente bianco e asettico, senza finestre. Dopo varie svolte , arrivammo a uno spiazzo immenso con un porticato che si affacciava su un piazzale ancora più grande. Era ancora notte ( o era passato più tempo mentre dormivo?), ma la citta era illuminata a giorno. Costruzioni immense, slanciate e fosforescenti si ergevano fiere, fino al soffitto. ‘Soffitto?’ Mi accorsi così, che il buio era dovuto all’immensa caverna in cui era racchiusa la città. Solo nella parte di cielo a est si vedevano i piccoli puntini luminosi delle stelle. Con la bocca completamente spalancata in modo davvero poco fine, giravo in mezzo alle stradine fredde e pulite , in mezzo a quei palazzi importanti ed elaborati che non avevo mai visto nemmeno in un documentario di chissà quale città per il mondo. Sentii una mano sulla schiena che mi spingeva gentilmente verso l’entrata di un edificio imponente e con una torre sul lato nord; il colore era indefinibile a causa di quella strana luce, la quale sembrava essere emanata dalle pietre stesse che componevano la medesima struttura. Passammo per una vasta navata, circondata da colonne intarsiate di immagini complicate e minuscole, per poi salire su un’infinita scala a chiocciola. Arrivammo all’ennesima porta, che si aprii cigolando. Tutto il tragitto l’avevamo passato in silenzio e solo in quel momento mi accorsi che non aveva nessun senso portarmi fin lì. ‘Forse hanno messo qua la mia borsa, poi potrò tornarmene a casa, senza dover pensare a quei occhi arancioni.’ pensai ragionevole e, sinceramente, forse un pochino triste di non poterlo rivedere…solo per non potergliene dire quattro per ciò che mi aveva fatto passare, ovviamente!
 Dopo aver oltrepassato l’uscio, tutto si fece buio.
-Ecco la tua nuova casa.- disse la voce soddisfatta della guardia al mio orecchio.
Rabbrividì, la paura mi congelò il sangue nelle vene e trattenni il respiro. La luce si accese e vidi … una gabbia dorata.
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Buona sera a tutti i lettori! Mi scuso sinceramente per il ritardo * si inchina ripetutamente cercando perdono* Ho appena finito di scrivere e ho dato solo una riletta veloce, perciò se ci sono errori, fatemelo sapere che rileggerò e correggerò al più presto! Un grazie a hippylove  che ha recensito la storia e invito chiunque a lasciare un commento, per sapere se vale la pena continuare, modificare o se va bene così come l’ho immaginata nella mia testolina.
Spero che si veda bene e che questo capitolo piaccia a tutti quelli che seguono la storia!
Ineki
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

  
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