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Autore: Aching heart    19/01/2014    2 recensioni
(JanexJacob)
Jane Volturi è famosa per essere una sadica senza cuore, un'aguzzina spietata nel corpo di un'angelica ragazzina, ma è davvero così? E se ci fosse stato qualcosa nel suo passato a farla diventare tale, qualcosa che lei stessa a stento ricorda? Se l'adorazione che prova per Aro non fosse altro che un'illusione creata dalla manipolatrice Chelsea e all'improvviso lei ricordasse la verità, cosa succederebbe? E se nella ricerca della vera sé incontrasse Jacob, un Jacob sempre più confuso a causa dell'imprinting con Renesmee che va indebolendosi? Potrebbe esserci spazio per qualcosa di diverso dalla crudeltà nella non-vita della vampira? Qualcosa come... l'amore?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jacob Black, Jane, Un po' tutti, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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6. Ice and Fire

Forks era un città piovosa e perennemente grigia. Le giornate di sole erano una rara benedizione e,  quando i raggi solari riuscivano a fare capolino fra le nuvole, Jacob e gli altri ragazzi della riserva trascorrevano la giornata sulla spiaggia, fantasticando di trovarsi in California. Inutile dire che era un’illusione molto mal riuscita.
Da quando si era trasformato e si era unito al branco di Sam, però, quel genere di divertimento era stato completamente dimenticato: tutti nella riserva temevano il gruppo di Sam, a parte gli anziani che custodivano le antiche leggende, perciò farci parte equivaleva un po’ ad essere considerati dei paria, ad essere evitati da tutti e guardati con sospetto.
Adesso, invece, in quella giornata di sole senza Nessie né Bella, le uniche due amiche che avesse fra i vampiri, Jacob non aveva trovato altro passatempo che andarsene in giro per i boschi.
Si trovava decisamente a disagio fra gli altri Cullen: certo, Alice era simpatica, ma Jasper era decisamente inquietante, e se anche Emmett poteva andargli a genio, la sua presenza voleva dire automaticamente anche quella di Rosalie. Meglio evitare, decisamente. Trascorrere il tempo con Carlisle ed Esme sarebbe stato troppo imbarazzante, come stare con dei genitori, e poi non se la sentiva proprio di imporre ancora la sua presenza – considerando anche che sarebbe stato l’unico “spaiato” in mezzo a tre coppiette –, perciò aveva lasciato casa Cullen ai loro legittimi abitanti. Per quanto riguardava Leah e Seth, erano andati a trovare Sue, e di conseguenza anche Charlie. Leah non ne era proprio entusiasta.
Jacob avrebbe potuto seguire il loro esempio e fare una capatina da suo padre, ma non ne aveva voglia. Non che fosse un figlio ingrato, ma da quando aveva avuto l’imprinting con Nessie aveva avuto delle discussioni con lui. A Billy non andava a genio la cosa, nonostante questo avesse garantito la pace fra i licantropi e i vampiri. Come se Jacob avesse avuto scelta! Era successo e basta, come a tutti gli altri a cui era capitato. E pensare che era stato proprio lui a spiegargli il concetto di imprinting!
Il ragazzo scosse la testa. No, preferiva di gran lunga starsene un po’ da solo, anche perché fra la connessione mentale dei lupi, Edward che leggeva nel pensiero e la casa affollata, avere un po’ d’intimità era un’occasione più unica che rara.
Bella, Edward e Nessie erano partiti per il Brasile quella mattina. Jacob contava che fossero già arrivati a destinazione, e infatti poco dopo ricevette una loro chiamata sul cellulare che aveva imparato a portare con sé, non si sa mai.
-Bella?
-Jake! – gli rispose invece la vocetta entusiasta di Renesmee.
-Nessie! Come è andato il viaggio? Hai mangiato senza fare i capricci?
-Sì, Jake, ho mangiato tutto, anche le verdure – rispose lei, e gli sembrò quasi di vedere la smorfia disgustata sul visetto incantevole di Nessie. Rise a quell’immagine mentale.
La piccola lo tenne a lungo al telefono, descrivendogli tutto il viaggio e i paesaggi che aveva visto. Poi gli passò Edward per salutarlo e infine fu il turno di Bella.
-Ehi, Bells.
-Jake! Come te la passi senza la tua metà?
-Sto soffrendo, Bella, neanche ti immagini quanto – scherzò. Sentì la risata dell’amica dall’altro capo del telefono. – Ti sembrerà incredibile, ma qui c’è il sole.
-Addirittura! Questo sarà il terzo giorno di sole in tre mesi, di questo passo Forks diventerà la nuova Sidney! – scherzò anche lei. Poi, tornando seria, gli chiese come se la passasse, per davvero.
-Bells, non sono depresso, se è questo che temi. Posso stare qualche ora lontano da Nessie senza andare in paranoia – disse, esasperato, riferendosi all’inquietudine dell’amica quando era lontana da Edward. Sperava che la frecciatina l’avrebbe fatta tacere. Speranza vana.
-Adesso che stai facendo?
-Sto riempiendo d’acqua la vasca da bagno per annegarmi.
-Jake…
-Scherzo, sto passeggiando per i boschi.
-Non dovresti isolarti – disse lei in tono di rimprovero.
-Scherzi? Isolarsi è quanto di più difficile si possa fare, qui!
A quella protesta lei ridacchiò un po’, ma non mollò. – Da quanto tempo non vai a fare visita a Billy?
-Uffa! Non sei mia madre!
-Devo dedurre che neanche oggi sei andato a trovarlo?
-Però, sei un genio, Sherlock! – ironizzò il licantropo.
-Jacob Black! – esclamò Bella assumendo un tono autoritario – Ti ordino di andare a fare visita a tuo padre il prima possibile.
-D’accordo, d’accordo – disse lui, scocciato.
-Bravo. Ora devo andare. Ci sentiamo più tardi. Ciao.
-Ciao, Bells.
Dopo un ultimo saluto a Nessie, Jacob chiuse la chiamata e sospirò.
Il cielo si era rannuvolato poco a poco durante la telefonata, ma in quel momento un colpo di vento spinse le nuvole a coprire del tutto il sole. Quella ventata gli portò anche un odore del tutto fuori posto, intenso e dolciastro, che gli colpì forte le narici. Odore di vampiro, inconfondibile. Credeva di averci ormai fatto l’abitudine, vivendo a stretto contatto con così tanti di loro, ma questo era in qualche modo più forte, più sgradito ed estraneo, ma non del tutto. Jacob era convinto di averlo già sentito da qualche parte.
Quando voltò il capo nella direzione da cui proveniva l’odore, capì dove l’aveva sentito.
Neanche due metri dietro di lui, appoggiata contro il tronco di una quercia con aria arrogante e un po’ incuriosita, c’era Jane Volturi.
Jacob assunse immediatamente una posizione di difesa e un’espressione ostile, tuttavia era confuso: la vampira aveva l’aria di trovarsi lì da un po’, forse abbastanza da aver sentito tutta la telefonata, e non aveva ancora attaccato. Ciononostante ringraziò mentalmente il fatto che Nessie fosse ben lontana da Forks.
-Cosa vuoi? – ringhiò minaccioso.
***
Jane non rispose, ma mantenne la sua solita calma.
Non aveva mai visto quel ragazzo prima, ma l’odore non lasciava adito ad equivoci: licantropo. Doveva essere uno di quelli che avevano aiutato i Cullen contro i Volturi. E, a giudicare dalla telefonata che aveva sentito – grazie alla quale sapeva che il nome del licantropo era Jacob Black –, era pronta a scommettere che si trattava dell’enorme lupo rossiccio che aveva protetto la piccola Cullen in previsione di uno scontro. Già da allora l’aveva colpita. Aveva visto dei Figli della Luna, prima di allora, ma quelli erano più selvaggi, mostruosi, brutali… i licantropi dei Cullen erano invece meravigliosi esemplari di lupi, in particolare quello della presunta bimba immortale. Era più grande degli altri, più massiccio, e il suo sguardo era un misto di aggressività e autorità. Anche il suo pelo era fuori dal comune: fulvo con striature castane, incredibilmente folto, mentre gli occhi scuri erano caldissimi. Jane mai avrebbe pensato di potersi più meravigliare di qualcosa, eppure non esisteva altra parola per descrivere quell’esemplare: meraviglioso. E così anche la sua forma umana non la lasciava indifferente. Certo, Jane aveva avuto molti amanti, sia vampiri che umani (quando aveva voglia di sangue caldo, dopo), e se li sceglieva tutti abbastanza piacenti, ma nessuno l’aveva mai colpita tanto. Forse erano la forza, il senso di sicurezza che le trasmettevano quelle spalle grandi, quelle braccia muscolose; forse era la pelle scura, così diversa dalla sua; forse era quello sguardo minaccioso che avrebbe fatto ribollire il sangue nelle vene a chiunque.
In quel momento, un pensiero la colpì: Jacob Black era fuoco, fuoco allo stato puro.
E, si sa, il fuoco scioglie il ghiaccio.
-Cosa vuoi? – le ripeté il licantropo, facendola ritornare alla realtà.
-Niente che tu possa darmi – rispose freddamente, e fece per andarsene. Del resto aveva scoperto che coloro che le interessavano erano in viaggio, non aveva nulla da fare lì.
Jacob però non la lasciò allontanare: a grandi falcate la raggiunse e le tagliò la strada.
-Sei venuta per fare del male a Renesmee? – le chiese come se l’avesse avuta in pugno. – Una mossa stupida, visto che Bella avrebbe bloccato i tuoi poteri con il suo scudo.
-Sei tu lo stupido, se davvero pensi che io non lo sapessi – rispose lei, piccata. Jacob Black poteva anche essere meraviglioso, ma era anche decisamente irritante.
-E allora perché sei qui?
Jane non rispose. Il motivo per cui era lì era davvero stupido, e non lo riguardava minimamente .
-Non importa, non sono venuta per fare del male a qualcuno – disse infine.
-E ti aspetti che ti creda?
-No, credi pure quello che vuoi, a me non importa. – Mosse un passo in avanti, sempre con l’intenzione di andarsene, ma di nuovo venne fermata.
-Senti un po’, fredda, di’ ai tuoi padroni… - esordì Jacob con l’intento di darle un avvertimento, e le afferrò saldamente un polso, ma appena le sue dita toccarono la pelle ghiacciata della vampira, un brivido – no, una vera e propria scossa elettrica – si diramò da essa e lo percorse da capo a piedi. Anche Jane fu completamente attraversata da quel brivido, mentre sentiva bruciare la pelle attorno alla quale erano avvinghiate le dita del ragazzo. Entrambi erano rimasti come folgorati da quella scintilla: Jacob era senza fiato, e la stessa Jane avrebbe fatto pagare caro al licantropo l’ardire che aveva avuto, se non fosse stata così sorpresa. Tuttavia lei si riprese in fretta, ritraendo furibonda la sua mano.
-Io non ho padroni. – gli sibilò – E non osare mai più toccarmi.
La pelle candida continuava a bruciare, ma non era una sensazione sgradevole.
-Non hai padroni? E quei tre succhiasangue vestiti di nero che ti tengono al guinzaglio allora chi sono?
Quella frase centrò in pieno l’orgoglio di Jane, specie alla luce di ciò che aveva scoperto recentemente.
-Non rivolgerti a me in questo modo! – gridò in preda alla rabbia, e improvvisamente Jacob si accasciò a terra, colpito da un dolore indicibile, mai provato prima. Capì che era lei a torturarlo, e impegnò tutto se stesso nello sforzo di non urlare, per non darle soddisfazione, ma in compenso tremava violentemente. Jane continuò a gridare, fuori di sé. – Tu cosa ne sai dei Volturi, eh? Tu non sai perché si serve nel corpo di guardia, o perché io sono entrata al loro servizio! E poi tu non sei certo in una posizione migliore della mia: sei il cagnolino di una mocciosa, di vampiri neanche degni di questo nome. Come funziona, lei ti dà una carezza e tu scodinzoli?
Le sue parole vibravano di disprezzo, ma la rabbia che provava era rabbia verso se stessa, verso Aro.
Jacob alzò il viso e guardò Jane negli occhi. Era l’immagine stessa della sofferenza, e all’improvviso Jane rinsavì, vergognandosi di aver perso il controllo. Distolse lo sguardo e cessò di torturare il licantropo, cercando di ricomporsi.
Jacob si sentì subito meglio, ma rimase accovacciato a terra ancora qualche secondo, per riprendere le forze. Si rialzò che respirava a fatica. Avrebbe dovuto staccare la testa dal collo a quella succhiasangue, ma era troppo provato e non aveva la forza di tramutarsi in licantropo. Avevano ragione, dunque, tutti quelli che temevano quella piccoletta bionda! E pensare che a vederla non sembrava minimamente pericolosa…
-Ho solo sprecato il mio tempo qui. Meglio che vada. – disse Jane. Era davvero rimorso quello che stava trapelando dalla sua voce? Jacob rimase sbalordito. Per un fugace attimo lei gli ricordò se stesso i primi tempi della sua mutazione: senza controllo, impaurito e perennemente arrabbiato, pronto a sfogare la sua frustrazione su chiunque gli capitasse a tiro. In quel periodo aveva perfino rischiato di fare del male a suo padre.
-Aspetta – le disse, senza sapere neanche lui il perché. Quella parola gli era sfuggita dalle labbra prima di passare per il filtro cervello-bocca. Era sempre stato impulsivo, del resto.
Lei, inaspettatamente, si fermò ad ascoltare cosa aveva da dire. Non riusciva però a guardarlo negli occhi: si sentiva in colpa. Da quando aveva recuperato i ricordi umani aveva scoperto di non riuscire più a torturare la gente impunemente come prima: persino quando ricordava ciò che aveva fatto in passato il rimorso le attanagliava lo stomaco, e lei si sentiva ogni volta di più un mostro. Per di più aveva perso il controllo, cosa che non le era mai capitata, neanche quando aveva riacquistato i primi ricordi umani. Perché ora non riusciva a mantenere la calma?
Il fuoco scioglie sempre il ghiaccio, non poté fare a meno di pensare.
-Se non sei qui per Renesmee né per conto dei Volturi, cosa sei venuta a fare?
-Non sono affari che ti riguardano.
-Ma dev’essere senz’altro qualcosa di importante se sei venuta fin qui da sola, col rischio di farti ammazzare.
Jane inarcò le sopracciglia. Se aveva un punto debole, era l’orgoglio. – Non credi che io sia capace di difendermi da sola? Non ti è bastata la dimostrazione di poco fa? Ne vuoi ancora?
-No, per carità – si affrettò a dire. – Ma Bella col suo scudo avrebbe protetto tutti, e allora saresti stata sola contro i Cullen e noi lupi.
-Per favore, cane, non farmi ridere. Anche senza il mio potere sarei stata in grado di annientarvi. Io ho secoli di esperienza, mi nutro di sangue umano, quindi sono più forte e più veloce… come potrebbero farmi paura i Cullen?
-E di noi lupi che mi dici, succhiasangue?
-Io non vi definirei nemmeno lupi. Ho visto i veri Figli della Luna, al confronto voi non siete che cani ammaestrati.
La vampira parlava come se avesse intenzione di sterminarli, ma non era una minaccia, Jacob lo sentiva.
-Allora? Perché sei qui?
Jane lo maledisse mentalmente, pensava di essere riuscita ad evitare la domanda.
-Era una cosa importante – ammise infine. – Ma non ti dirò qual era. Posso andare, ora?
-Prego – disse, alzando le mani come a volerle dire che nessuno la tratteneva.
-Bene. E’ stato un piacere conoscerti, Jacob Black – disse freddamente.
-Vorrei poter dire lo stesso, ma… - lasciò la frase in sospeso, alludendo all’attacco subito poco prima.
Jane corrugò per un istante le sopracciglia, apparendo contrita, poi fece un sorriso che avrebbe voluto essere di superiorità, ma che sembrava solo infinitamente triste, e per un attimo Jacob si sentì strano. Come se il suo cuore si fosse fermato. Un secondo dopo Jane era già sparita.
Il licantropo abbassò lo sguardo sulla propria mano. Le punta delle dita, che avevano toccato la pelle ghiacciata della vampira, formicolavano ancora.


Angolo Autrice: Rieccomi. Spero di non avervi fatto aspettare troppo, ma soprattutto spero che il primo, atteso incontro dei nostri protagonisti vi sia piaciuto. Io personalmente sono soddisfatta di come è venuto... c'è ancora poco di romantico, naturalmente (anzi, direi che sono proprio partiti con il piede sbagliato XD), ma già ci sono le basi che andranno a formare la loro storia. A proposito, non so se leggendo si sia capito, ma quando Jane pensa che il fuoco scioglie sempre il ghiaccio, il fuoco è riferito sempre a Jacob, e il ghiaccio a lei. E, sì, ogni doppio senso alle frasi "niente che tu possa darmi" o "non osare mai più toccarmi" è puramente intenzionale
:3
Fatemi sapere cosa ne pensate; io ringrazio quelli che hanno messo fra le ricordate/seguite/preferite questa ff, i lettori silenziosi e sunrise_1000 e Sylphs per aver recensito.
A presto!

 
   
 
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