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Autore: L_aura_grey    19/01/2014    3 recensioni
Tanto, tanto tempo fa, questa terra era ricca di bestie di ogni tipo: spaventose, pericolose, mortali. Vivevano di sangue e pianto, dolore e paura.
Gli uomini erano soli e indifesi, contro quella natura che li aveva creati ma che non li voleva più, perché non erano più Puri. Si erano sporcati con la loro voglia di conoscenza e sapere, perdendo mano a mano la loro parte animale, e divenendo sempre più umani.
Ma erano soli, pochi e indifesi, contro qualcosa di molto più grande e potente di loro.
Fu quando vide morire sotto ai propri occhi una giovane coppia, sbranata viva da una di quelle bestie che Lilith, la dea dei venti che era stata esiliata, si rivide in noi e ci riconobbe come proprie creature.
Da quel momento fu per noi la Grande Madre, e infuse in alcuni di noi il suo spirito. Ci distinse; a coloro che usavano la mente donò il Genio, e a chi ancora rimpiangeva quella libertà dettata dalla Purezza, donò il suo sangue bianco, il Volo affinché potessero librasi in cielo con lei, sfidando apertamente quella natura selvaggia e crudele, che ci aveva ripudiato.
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4
Primi sopravvissuti





"Mi spiace."
"Non ne hai motivo."
"Certo che ce l'ho."
"E sentiamo, sarebbe?"
"Una vita si è spenta, tutti devono essere tristi."
"Tu sei strana."
"Non più di te."
"Già. Me ne sto qui ad ascoltarti."
"E come potresti non farlo? Sei immobilizzato a letto."
"Potrei chiamare qualcuno."
"Lo farai?"
"No."
"Perché?"
"Non voglio rimanere solo. E ora nasconditi: stanno arrivando."







“Cosa c’è scritto?” chiese incuriosita Clara, allungando il collo come una giraffa con l’intento di sbirciare nel foglio che Mika stava leggendo. Seduti sull’erba finta dell’area ricreazione, i due Compagni erano arrivati non appena l’Impuro aveva chiesto di loro.
Da giorni si era sparsa la voce nella Classe della richiesta di Mika. Non che nessuno non se lo aspettasse, ma era comunque una notizia succulenta. Qualcosa che rompeva la noia degli allenamenti. Per fortuna le voci non era ancora arrivate alle orecchie di Adam, perché altrimenti gli avrebbe reso la vita un inferno. Ora che però molto probabilmente aveva in mano lo stesso foglio che teneva lui la pace che lo aveva accompagnato fino a quel momento sarebbe scomparsa per un po’.
“Allora?!” lo riportò alla realtà la voce squillante di Clara.
“Sono le condizioni della sfida.”
“Fin lì ci eravamo arrivati! Leggi.” lo spronò, mentre James annuiva convinto.
“Va bene…” rispose l’Impuro, primo di prendere a leggere a voce bassa, quel che bastava per non far sentire a tutti quelli che stavano loro vicino.
"La sfida consisterà in uno scontro nel simulatore di guerra fra due squadre rispettivemente capeggiate da Mika, numero dieci-cinquantadue, e Adam, Capoclasse numero tre-quarantanove. Le squadre dovranno essere formata da cinque elementi in tutto, di età non superiore a quella del caposquadra. La sfida avrà luogo esattamente un mese dopo la consegna di questo foglio. L'obbiettivo della sfida sarà atterrare tutti gli elementi dell'altra squadra entro il tempo prestabilito. Nel caso la squadra dello sfidante Mika non riuscisse a rendere inoffensivi tutti e cinque gli avversari la sfida sarebbe nel suo caso persa."
I tre tacquero qualche secondo prima che James prorompesse con "Una sfida aerea! Perfetto. Nessuno è al tuo livello in quel campo."
"Siete mai stati nel simulatore di guerra?" chiese invece Mika, preoccupato.
"È accessibile solo ai diciannove..."
"Una volta per curiosità mi sono nascosto nel montacarichi e sono sceso al livello sotterraneo."
"Mika!"
L'accusato sorrise, in imbarazzo.
"E non ce lo avevi ancora detto?" gli diede un amichevole pugno sulla spalla James "Che capo infame, sei."
Il giovane sorrise riconosciente prima di ricomiciare a parlare "È un enorme labirinto. Ha un tetto e le pareti saranno al massimi tre metri. Non è assolutamente un buon campo di battaglia per uno scontro aereo. Senza contare che quasi certamente Adam prenderà solo elementi del suo anno che già conoscono il campo mentre a noi sarà permesso di entravici solo il giorno della sfida."
"Magari se andiamo a chiedere..."
"No, siamo soli. Sono certo che  se andassi a chiedere anche il minimo aiuto mi vedrebbero sfavorevolmente. Dobbiamo cavarcela autonomamente: devo dimostrare di essere autonomo per guidare la squarda anche in situazioni impreviste. È questo il vantaggio che ho su Adam. Non conoscono il mio vero potenziale, posso stupirli."
I due Compagni rimasero qualche istante in silenzio, prima di annuire, convinti.
"Quindi?"
"Intanto formiamo la squadra."
Clara abbassò la quadra, in imbarazzo: "Mi spiace non poterti essere utile."
Mika le strinse la spalla, sorridendole comprensivo "Scherzi? Tu e James sarete la parte essenziale, il cuore. Ho bisogno di un gruppo unito che si fidi di me. Voi darete l'esempio. E non ve la cavate neppure così male."
Clara sorrise riconosciente.
"Chi saranno gli altri due?"
"Il quinto non lo so ancora... ma non penso che vi piacerà chi altro ho scelto."



"Sono stati scorretti."
"Sono stati saggi."
"Stupidi vecchi" fece una smorfia la riccia, prima di sparare al bersaglio. Mancò il centro per pochi centimetri.
"Dovrebbero levare dal trono quell'incompetente e elevarti di grado all'istante" ringhiò Martha mentre ricaricava la pistola sotto gli occhi vigili dell'Impuro.
L'aveva scelta per due motivi: la sua smania di vittoria, che la portava a un'incredibile violenza durante le sfide, e la sua mira. Non era la migliore del corso di tiro ma avrebbe potuto diventarlo. Nonché non avrebbe mai ceduto alle eventuali minacce di Adam. Aveva bisogno di elementi fedeli e lei era la prima a volerlo in cima al podio.
"Sei con me?" riprese il giovane.
"Ovvio" rispose la ragazza, tornando a sparare e ancora una voltà mancò il bersaglio di poco.
Mika si limitò ad annuire e si diresse verso l'uscita del poligono di tiro. Fu quando fece per aprire la porta che un proietile elettrico andò a colpire la maniglia. L'Impuro fece appena in tempo a togliere la mano.
"Vediamo di vincere" sorrise Martha mentre, enfatica, soffiava sulla canna della pistola per spargere un immaginario fumo.


 
-§§§-




Mika aveva prenotato per l'intero mese la palestra di addestramento più piccola e meno frequentata. Per questo era anche quella tenuta peggio e nessuno aveva fatto obbiezioni di sorta quando i quattro avevano chiuso l'accesso al locale: chi voleva osservare l'addestramento poteva dalle vetrate e di gente non ve n'era neppure così poca.
La cosa infastidiva il gruppo perché qualcuno avrebbe potuto andare a riferire all'avversario i loro progressi. Mika era invece apatico nei confronti dell'argomento: avrebbe potuto impedire al pubblico di venire e invece lasciò che stampassero i nasi al vetro.
Quando poi capirono che l'allenamento dell'Impuro non consisteva in niente di diverso in quello giornailero che facevano tutti, gli spettatori cominciarono a diminuire velocemente. Nel giro di una settimana non vi era più nessuno.
Mika chiuse finalmente a chiave lo spazio riservato agli esterni.
"Era l'ora. Com'è che hai aspettato tanto?" gli domandò con un sopracciglio alzato Martha.
"Così non avranno l'impressione che abbiamo qualcosa da nascondere" rispose lui mentre le dava le chiavi. La giovane sorrise, soddisfatta: aveva scommesso sul cavallo giusto.


"Ora comincia l'allenamento serio ma siamo in anticipo sulla tabella di marcia. Tre settimane possono sembrare poche ma per quello che voglio fare io andranno più che bene" iniziò il suo discorso Mika, le braccia incrociate e negli occhi un'espressione decisa.
"Adam non si è ancora fatto vedere ma questo non significa che non tenterà di affondarci. Semplicemente quando lo farà il colpo sarà più inaspettato e forte. Potrebbe provarci in mille modi. Potrebbe riuscirci. Non vi chiedo di essere pronti, mi basta che vi fidiate di me. Ora…”
“Dov’è il quinto elemento?” lo interruppe la riccia che fu subito fulminata dai due Compagni.
“Sbaglio o ci ha appena chiesto di fidarci di lui?” si intromise freddamente Clara, che non aveva mai dimenticato quando la giovane afferrava i capelli di James, da bambina, costringendolo ad abbassarsi, per poi tirali così forte da farlo cadere a terra “Non mi pare tu abbia compreso il concetto.”
“Beh, non ho intenzione di starmene qui a farmi muovere come un pupazzo. Sono dotata di un cervello al contrario di altri; mi faccio la grazia di usarlo.”
Clara arrossì violentemente ma non rispose. Preferì voltarsi verso gli anelli di gioco e prendere il volo. James osservò combattuto prima Mika e poi la compagna per poi cominciare a raggiungerla lasciando ai due solo una rapida parola di scuse.
“Hai intenzione di divedere la squadra in due?”
Martha ignorò la domanda gestendo la situazione come se non fosse accaduto nulla “Quindi? Dov’è il quindi elemento?”
“Se fai così mi costringerai a diminuire ancora il numero. E ti assicuro che non sarebbero Clara e James a lasciarci.”
“Mika…”
“Martha” rispose lui assottigliando gli occhi “Non sei una marionetta così come non lo sono io. Se vincerò in quell’arena non sarà per te e neppure per questo mio inesistente desiderio di potere che stai cercando di alimentare. Lo avrò fatto per vendetta. Inoltre non sopporto vederci tutti nelle mani di quell’idiota.”
La ragazza incrociò le braccia, scrutandolo come se lo avesse visto allora per la prima volta e Mika rimase impassibile di fronte a quell’esame che sembrava prendere in considerazione tutto di lui, dal piccolo e barcollante bambino impuro al giovane Giocatore che sembrava deciso a non mostrare tutte le sue carte fino a partita finita.
“Bene. Allora vinci. Poi riparleremo di cosa ti ha spinto a spaccargli la faccia con misurata crudeltà di fronte a tutti” quella frase gli strinse il cuore, di certo non per quello che pensava di lui, ma piuttosto per l’insicurezza con cui, dentro di sé, l’aveva contestata.
Quando Adam aveva puntato il dito contro di lui dandogli quella colpa così ignobile, quando aveva sottolineato che la morte di Djbril era stata solo che colpa sua aveva desiderato, con tutte le sue forze, di prenderlo per il bavero della giacca e di farlo schiantare contro il muro prima e per terra poi. Si era visto mentre afferrava il suo braccio e glielo torceva, calciarlo nella schiena e tirare con forza, godendo delle urla di dolore e delle lacrime che quell’essere che aveva osato tanto come si godeva del sole sulla pelle e del più splendido dei regali. Avrebbe spinto ancora e ancora, fino a quando non gli avrebbe rotto il braccio e quando il pianto sarebbe diventato muto dal dolore lo avrebbe lasciato per colpirlo con leggerezza nel collo sottile: avrebbe chiuso gli occhi estasiato dal rumore dell’osso spezzato.
Si era visto farlo con naturale ferocia.
Si era visto sorridere mentre decretava il game-over di qualcun altro.
Si era visto e ciò lo aveva spaventato.
Ma questo non lo aveva fermato; semplicemente la sua mente razionale gli aveva suggerito il modo per mettere atto quel suo incontrollabile desiderio senza che ne pagasse troppo le conseguenze.
Mika si adombrò, domandandosi come avesse fatto Martha a comprendere una verità che rifuggiva anche lui, ma trovò la risposta nel suo sorriso da cacciatore…
No, forse non erano poi così diversi.
“Quando lasceremo quell’arena ci sarà tutto il tempo di discuterne con calma…”


Il problema principale del Labirinto era ovviamente l’altezza; per ricreare un’ambiente simile avrebbero dovuto allenarsi nei corridoi e questo non era possibile per ovvie ragioni. Ciò che tutti avevano quindi bisogno era di divenire più precisi, fare curve più calibrate e, sicuramente, riuscire a planare con destrezza. Ci si metteva poco a calcolare male le distanze.
Il giorno che Mika chiuse a chiave la porta decretò la fine del riscaldamento “Questa partita si può giocare in due modi. In singolo o a squadra. Noi formeremo delle coppie che agiranno come un corpo unico.”
Marha si lasciò scappare una risatina “Sai almeno contare?”
Il giovane la ignorò per andare a prendere delle corde “Martha, Clara. Per favore, venite qui” disse.
Quando le due ubbidirono le costrinse a mettersi schiena contro schiena, prima di legarle l’una all’altra. Non era difficile percepire il disagio e l’odio reciproco, soprattutto per creature empatiche come gli Angeli.
“Stendetevi” ordinò poi Mika e con molta fatica fecero anche quello. Dopo di che le fece girare in modo tale che la riccia schiacciasse completamente Clara “E ora?”
“E ora volate.”

 
-§§§-



Mika trovò facilmente il quinto elemento. Era appena un tredici, aveva gli occhi piccoli ma svegli e un viso che ricordava un poco quello di un topolino; era una delle poche specie di animali che era riuscita a sopravvivere alla disinfestazione a cui era stata sottoposta la città di Babilonia quando gli uomini vi si erano assediati.
Aveva sentito dire che il tredici ne portava uno nascosto nel borsello, ma non era quello ciò che aveva attratto di più Mika; Raf, il nome dell’Angelo, era esattamente come lui. Era in Impuro.
Non l’aveva capito subito perché se lui mostrava il gene del Genio nei capelli, Raf poteva nasconderlo con un semplice guanto. Difficilmente mostrava la sua mano nera a qualcuno.
Era la prima volta che vedeva un altro impuro, all'infuori di sé, ovviamente. Gli altri giovani stavano lontano da lui perché avvertivano che vi era qualcosa di diverso, di sbagliato, e rifuggivano persino dall’aria che respirava, quasi si pensasse che avrebbe, in qualche modo, potuto contaminare con quell’impossibile virus anche loro.
Non rifuggivano completamente, ma era piuttosto un gesto inconscio quello di sentire brividi sgradevoli in sua presenza. Persino il suo Compagno, un certo Philip, pareva sortire quell’effetto e pareva vergognarsi a presentarsi in sua presenza. Mika poteva solo immaginare quanto facesse male e con una punta di dolore si accorse di quanto fosse stato fortunato ad avere affianco qualcuno che credeva in lui. Quando poi ricordare rischiò di riaprire vecchie cicatrici si concentrò sui risultati ottenuti aumentando il proprio autoesilio, lavorando sulle proprie curve per renderle pericolosi spigoli.
Raf era diverso: nonostante i gesti molto più studiati e meno istintivi dei suoi compagni, non poteva far a meno di cercare comprensione. Aiuto e amicizia, forse. Ancora, Mika rivide la sua fortuna in Clara e James, che non lo avevano abbandonato per quanto si fossero avvicinati attratti dalla luce di Djbril.
Due settimane prima della sfida non si era stupito quando aveva notato uno dei “compagni” di Adam prenderlo e portarlo con uno smagliante sorriso da una parte; era stato così che lo aveva notato, perché era proprio quelli che aveva individuato e immaginato far parte dello squadrone del suo avversario che aveva tenuto d’occhio.
Due giorni più tardi Raf, quello stesso ragazzino che portava un guanto senza spiegarne il motivo, si era avvicinato a James, che Mika sapeva essere l’elemento più debole della propria squadra.


“Mi hanno detto che sei uno dei migliori del tuo corso.”
“Come?” alzò la testa James, intento a finire di infilare gli stivali.
“Sei il migliore nel tuo corso di volo, giusto?” disse, apparentemente scocciato “Vorrei incrementare le mie abilità ma non trovo nessuno disposto ad aiutarmi. Di te mi hanno però detto che sei bravo. Dato che lo hai fatto con l’altro, potresti insegnare anche a me.”
L’Over sorrise con tenerezza quando comprese a chi si riferiva con altro il suo interlocutore, e annuì, accondiscendente “Ok. Due settimane e sarò tutto tuo, promesso, ma ora non ho abbastanza tempo libero per starti dietro.”
Lo sguardo dell’impuro si indurì, come offeso “Bene. Capisco. Non tornerò affatto, a questo punto, così non rischierò di farti sprecare attimi preziosi del tuo tempo.”
James lo osservò interdetto mentre si voltava per andarsene “No... aspetta. Perché dici questo. Io voglio aiutarti.”
“Non mi pare.”
“Cosa sono due settimane? Perché ti arrabbi tanto?"
“Tu non hai mai provato due settimane di scherno e solitudine” il Puro distolse lo sguardo di fronte a un’osservazione tanto intima.
“Mi basterebbe giusto qualche esercizio, qualcosa che posso fare anche da solo, ma no. Tu sei come quel venti, che mai si sarebbe abbassato a farsi vedere affianco a un'Impuro come me” vi era rabbia in quelle parole, ma James sapeva che non era indirizzata a lui più che a tutti gli altri, ma non per questo non poté trattenersi dal sentirsi il primo responsabile. Quel giovane, per sfogarsi con lui, un perfetto estraneo, doveva essere ormai al limite, e James non poteva sopportare di vedere qualcuno in quello stato, soprattutto sapendo che al suo posto avrebbe potuto benissimo trovarsi Mika.
“Io… sì, qualche esercizio posso darti. Qualche minuto al mattino, per vedere se fai qualche movimento sbagliato. Cercherò di darti più dritte possibile… e ti prego, aspetta due settimane, allora potrò far davvero qualcosa per te.”
L’Angelo vide l’altro rilassarsi un minimo e si permise di farlo anche lui.
“Grazie.”
Rimase stupito dall’incredibile quantità di sfumature che quella voce poteva raggiungere. Ancora una volta, James vide Mika in lui e si sentì in qualche modo legato a quel ragazzino. Se era un amico per lui perché non poteva esserlo anche per quel giovane che pare
“Io… prego… In fondo non faccio nulla. Come ti chiami?”
“Raf.”
“Bene, Raf. Quando vuoi iniziare?”
“Subito, mi pare ovvio.”


 
-§§§-



Mancavano tre giorni alla sfida quando Mika si accorse che Adam aveva finalmente fatto la sua mossa. A volte capita che James o Clara non si presentassero all’allenamento per qualche test teorico che veniva posto dagli insegnanti. Martha non si faceva problemi a saltarli e lui era stato esentato anche dal presentarsi alle lezioni, per quanto continuasse a farlo; ogni nozione in più poteva fargli solo che bene.
Era da più di una settimana, però che si aspettava che James, e forse anche Clara non si presentassero. Quel pomeriggio, infatti, non lo fece nessuno dei due e Mika comprese che aveva visto giusto su Adam e i suoi piani. Semplici ma pericolosi.
Quella sera andò a cercare James nella sua cuccetta e lo trovò con un'espressione così tirata che pareva avere l’intera Torre sulle spalle.
“Ehi” disse, sedendosi ai piedi del letto. Quando il giovane lo aveva visto avvicinarsi era diventato ancora più scuro e forse addirittura spaventato. Mika sapeva in che modo avrebbe potuto nuocergli, quindi cercò di non varcare il pesante cancello che James aveva posto fra loro.
“Dimmi, cosa ti ha promesso Adam se ti presenterai al labirinto?” disse, arrivando subito al punto.
“Sono stato uno sciocco” scoppiò in un singhiozzo James, non pronto a un attacco frontale del genere “Perdonami, perdonami…”
“Shh…” sorrise comprensivo Mika, stringendogli una spalla in una presa che serviva a dargli un minimo di conforto, e James si appoggiò a lui, completamente senza difese “Non dovrei neppure dirti nulla… Non dovrei dirti nulla… Rischio di… rischio di…”
Mika gli scompigliò i capelli nivei “Tranquillo. Non lo saprà nessuno” gli indicò l’ala della torre, che in quel momento era semideserta; James era così assorto nei suoi problemi che non se n’era neppure accorto “Cosa succede?” domandò, a bassa voce.
“Niente, si è solo sparsa la voce che Adam avrebbe dato uno spettacolino. Ci sta pensando Martha al momento. Una piccola vendetta che ci siamo presi.”
James si alzò di scatto, spaventato, ma il sorriso rassicurante di Mika lo calmò un poco “Come si chiama quel ragazzino con cui sei diventato amico?” domandò l’impuro.
L’Angelo abbassò gli occhi, di nuovo pieno di vergogna “Raf…”
Mika annuì “E ti hanno detto che gli faranno del male, vero?”
James annuì mestamente “Lo… isoleranno. E alla sua prima uscita lo faranno cadere nella pianura…”
Erano stati accurati. Il giovane avrebbe avuto tutti il tempo di soffrire agli occhi di James e lui non avrebbe mai potuto sopportarlo. Mika non sarebbe mai riuscito a convincerlo che era una gaffe, una menzogna, perché mai sarebbero riusciti a farla franca e mai la Scuola avrebbe accettato una cosa come quella.
“E…”
“Sì?”
“Mi hanno costretto a dire tutto. Ogni tua strategia. Sanno della tartaruga da volo…”
“Hanno esteso la minaccia anche a Clara?”
“No, ma oggi ha provato a convincermi di non farmi abbattere e di unirmi comunque… Ma se gli facessero del male… Non potrei mai perdonarmelo.”
“Capisco, James. Non preoccuparti.”
“Così sarete in tre. Non avrete nessuna possibilità che ce la facciate! E sarò comunque colpevole di questo.”
“Non temere. Noi vinceremo e a reclamare la loro sconfitta ci sarai anche tu.”
“Mika… potresti ritirarti. O chiedere un esame normale.”
“James, fidati di me. E in ogni caso non saremo in tre in quell’arena. Saremo in quattro.”
“Quattro?”
“Sai dove posso trovare Raf a quest’ora?”
 
 
 
Se Mika aveva scelto un angolo appartato per allenare i suoi, Adam aveva fatto il contrario, ed esibiva a tutti le incredibili abilità aerobiche dei quattro diciannove che si erano uniti a lui, chi per farsi notare, chi per divertirsi e chi per la ricompensa. Adam era conscio del fatto che non seguivano lui ma tanto la vittoria e ciò gli bastava.
L’importante era spaccare il muso di quell’indisciplinato diciassette e pulirci poi i pavimenti.
“Dove stai andando?” domandò a Jack, che stava prendendo le sue cose con il chiaro intento di lasciare la palestra. Adam stava notando come stranamente quel giorno avessero più spettatori del solito, quando l'Over gli era passato di fianco scontrandogli una spalla, del tutto incurante della sua presenza.
“A darmi una ripulita. Non faccio più nulla per oggi, e penso che ormai non ha senso dato che ormai manca nulla alla gara” rispose semplicemente questi, cieco allo sguardo di fuoco dell’altro.
“Se vogliamo vincere questa sfida dobbiamo continuare a…”
“Adam” lo interruppe bruscamente l’altro, andando a prendergli una spalla per stringerla con molta, troppa forza “Pensi davvero che tu sia in grado di dirmi cosa devo o non devo fare? Pensi davvero che riconosca in te un capo? Molto probabilmente persino quell’Impuro che ti sfida ha più palle di te dato che non cerca la vittoria con dei trucchetti come i tuoi, ma il punto è che siete dei semplici pulcini che giocano alla guerra. Tu non sai cosa c’è la fuori perché la tua classe non è ancora uscita, e non vedo l’ora che tu ti ritrovi lì, in mezzo alla pioggia e al freddo. Non credere di avere una qualche autorità su di me. Se sono qui è perché volevo una distrazione e una scusa per non uscire per un po’.”
Adam non riuscì a controbattere neppure una parola e si rassegnò a vederlo dirigersi verso l’uscita. Questa era però occupata da una figura riccioluta.
“Hai abbastanza coraggio da fronteggiarti con me, Adam?” domandò sogghignando Martha.
“Non riesci ad aspettare la sfida, diciassette?” rispose di rimando lui, un’espressione improvvisamente annoiata sul volto.
“Ma è cosa da poco, giusto per farvi vedere come sono in grado di friggere il culo a ciascuno di voi” diede qualche colpetto alla pistola da allenamento che portava al fianco.
“Pensi di essere migliore di noi, mocciosa?” la appostrofò irritato Jack, mentre gli altri della squadra avversaria scendevano a terra, accerchiando la giovane che si era intanto spostata all’interno del campo.
“Lo so.”
Uno dei diciannove scoppiò a ridere, estraendo la propria pistola dalla cintura “Sono curioso. Come la vuoi mettere?”
La ragazza indicò le luci al neon che illuminavano la palestra al chiuso: erano alte e di certo difficili da prendere “Quello che ne fa esplodere di più vince.”
“Cosa?”
“Io la vostra umiliazione. Voi, il mio ritiro dalla squadra di Mika.”
Adam alzò un sopracciglio, incuriosito “Bene. Allora iniziamo.”
“Agli insegnanti non piace quando rompiamo le cose. Cos’hanno i bersagli normali che non va?”
“Sono troppo semplici e noiosi” rispose Martha, mentre la prima luce esplodeva con un piccolo botto, non più funzionante “Non ditemi che degli Angeli grandi e grossi come voi hanno paura di una ramanzina da parte di semplici umani?”
I venti la guardarono, stupiti dalle sue parole: difficilmente qualcuno arrivava a pensarla in questo modo. La Madre li aveva fatti non per elevarli ma per proteggere gli umani dalla Natura, matrigna.
Adam le arrivò al fianco, alzando al braccio.
“Uno a zero per me…” disse la diciassette, mentre osservava con un sorrisetto il proprio Capoclasse sbagliare il colpo. Non fu tanto fortunata con due dei suoi altri sfidanti, che invece presero il bersaglio.
La copertura era molta e le luci tante. Ci misero una decina di minuti ad arrivare all’ultima e Martha era sotto di una a confronto con uno dei diciannove.
“Devo ammetterlo, non sei malaccio. Ma temo che non sia tu la vincitrice di questo giochetto” sorrise Jack, mentre la osservava prendere la mira: poteva pareggiare. Purtroppo per lei mancò il neon di poco.
“Dannazione!” pestò i piedi, mentre il giovane rideva.
La giovane gli rivolse uno sguardo di fuoco “Avanti! Prenditi gioco di me! Prendi anche quello. Non si dica che mi hai battuta per un solo punto.”
Il venti la guardò, sbeffeggiante, mentre alzava il braccio.
Quando il colpo partì non fu il solo. Un altro raggiunse nello stesso momento Adam, che si ritrovò paralizzato grazie al vero effetto della pistola. I quattro diciannove sentirono, nel buio quasi completo, fatta eccezione per la poca luce che proveniva dalle vetrine delle tribune, piene, dei suoni ovattati.
Quando finalmente le luci di riserva presero a funzionare tutti gli occhi erano puntati su Adam: era completamente nudo, immobilizzato in una posa comica e il naso spaccato. A giudicare dalle lacrime che gli scendevano silenziose sulle guance e il mugolio sofferente che emetteva non doveva essere una situazione felice.
Di Martha non vi era traccia.


La giovane si pulì le nocche sul muro, soddisfatta; aveva buttato i vestiti del suo Capoclasse in un angolo del corridoio parallelo alla palestra. Si godette le risate di scherno che venivano dal pubblico che, evidentemente, aveva finalmente avuto lo spettacolo che gli era stato promesso.
Il momento che però aveva favorito di più era quando si era piegata su Adam, il naso già rotto, per sussurrargli con dolcezza all’orecchio: “Questo è quello che succede quando tenti di affondare la mia nave. Continua pure con i tuoi giochetti ma non metterti contro di me.”
Come si era sentita potente. Come le era piaciuto.

 
-§§§-



La biblioteca, come la maggior parte dell’edificio, era praticamente deserta. Tutti a godersi lo spettacolo che Martha aveva messo in scena per loro. Raf però non vi era andato, forse perché troppo preso dalla lettura o forse perché Adam gli aveva fatto abbastanza paura da tenerselo lontano in ogni caso.
La libreria, al contrario di molte stanze dell’edificio, era piccola e bassa, il soffitto soli tre metri. Mika si era spesso domandato quale fosse la ragione; gli Angeli detestavano gli spazi angusti e quei pochi metri quadrati erano gestiti in modo tale da sembrare gallerie. Vi erano pochi tavoli, dalle sedute scomode e circondati da quegli scaffali che sembravano ripiegarsi in modo forse troppo pericoloso.
Tutto, lì, sembrava fatto per scoraggiare i giovani studiosi, che già favorivano l’esercizio fisico a quello mentale.
Per Mika era però differente. Si sentiva quasi protetto, fra quei tomi più o meno antichi. Le informazioni informatiche, di cui sapeva l’esistenza, era per i più grandi e quando avrebbero potuto lasciare il nido anche a loro sarebbe stato concesso accedervi. Mika era avido di conoscenze e quel sentimento lo disgustava, per quanto non potesse opporsi. Desiderava conoscere ma gli sguardi dei suoi compagni, quegli occhi giudici lo frenavano, lo facevano vergognare di sé stesso.
Aveva sempre dato la colpa alla propria parte Impura ed era certo che per Raf fosse lo stesso. Per questo non si era stupito quando James gli aveva indicato la biblioteca. Lo aveva trovato accucciato in un angolo, un libro sulle ginocchia.
Doveva averlo sentito perché quando aveva svoltato lo scaffale si era trovato i suoi occhi vitrei intenti a fissarlo.
“Cosa vuoi?” disse, rude. Spaventato, intuì Mika.
Si avvicinò, accovacciandosi per raggiungere il suo livello. Fece per proferire parola ma nuovamente il tredici lo anticipò: “Non crederti superiore a me solo per la tua età.”
“No, è vero, non lo sono per quello.”
“Non mi sei superiore e basta.”
“Hai avuto l’ardire di dirlo anche ad Adam?” Raf distolse lo sguardo, e fu grazie a dove lo portò che Mika capì “Sei molto coraggioso.”
“Lasciami in pace.”
“Come va la gamba? Hanno infierito molto?”
“Ti ho detto…” sibilò “... lasciami in pace. Se vuoi davvero il mio bene… vattene.”
Quasi fosse stato invitato a fare il contrario, Mika si sedette accanto a lui, sbirciando il libro che teneva fra le mani “Correnti: come sfruttarle” lesse ad alta voce il titolo “Lo lessi anch’io quando divenni un dodici. Non era facile volare. Ma non lo è neppure per te, immagino.”
“Che vuoi saperne?”
“Siamo simil…”
“No! Non siamo simili per niente! Non vi è nessuno come me fra queste mura.”
Mika scoppiò a ridere, ricevendo un’occhiata maligna dall’altro “Che c’è?”
“Siamo ancora più simili di quanto credessi io, Raf, e fidati, perché il mio giudizio potrebbe essere il tuo. Chi può capire un Impuro meglio di un altro Impuro? Ricorda, ciò che vivi tu adesso l’ho vissuto io con quattro anni di anticipo” Raf arrossì di vergogna e l’Over gli scompigliò i capelli, intenerito.
Fu la domanda del più giovane, però, a fargli scomparire il sorriso dalle labbra “Come hai fatto senza il tuo Compagno?”
“Ho fatto.”
“Mi hanno detto che era il migliore. Il più buono.”
“Lo era.”
“Non essere evasivo.”
“Non lo faccio apposta. E per quanto tu possa capire il resto, questo no.”
“Io non l’ho mai avuto, un Compagno. Sono sempre stato solo. Tu sei stato fortunato.”
“In parte.”
“Cosa c’è? Ora sei tu quello che non vuole parlare?” Mika lo studiò, occhi negli occhi, ciascuno troppo fiero per arretrare anche solo di un passo. Così anche Raf aveva trovato il suo punto scoperto.
“Non ne voglio parlare perché non è per questo che sono qui, e…”
“Come hai fatto?”
“Ho detto…”
“Come puoi pretendere che io diventi uno dei tuoi se non riesci neppure a fidarti abbastanza di me dal rispondere a una domanda tanto semplice?"
"Non è una domanda semplice."
"Non ci vuole un Genio per capire perché sei venuto proprio da me. Eppure io non ho mai avuto davvero un Compagno, non so cosa si prova. Vuoi puntare sul nostro punto in comune, e forse potrebbe anche andarmi bene, ma il punto è… che non so se il gioco vale la candela… Sono stato solo fino ad adesso. Potrei essermene abituato.”
“No, non potresti mai.”
“E come fai a dirlo?”
“L’uomo non è fatto per stare da solo:”
“Come hai fatto, allora, a sopravvivere?”
Mika sospirò, arrendendosi “Ho puntato su ciò che restava. E quando una persona se ne va non lascia mai solo il vuoto dietro sé. Lascia i ricordi, lascia il dolore e la solitudine. E in qualche modo ti ci aggrappi. Diventano forse compagni più fedeli di chi avevi prima al fianco.”
“E tutto ciò… ne vale la pena?”
“Più una persona ti è vicina più la perdita ti distrugge. Una reazione diretta, se la vuoi vedere in termini matematici. Ma non rimpiango un solo giorno passato accanto a lui... Sarebbe come rinnegare la parte migliore di me e non ho il coraggio di farlo."
Raf attese in silenzio che continuasse, ma quando si accorse che l'altro non aveva intenzione di farlo prese la parola “E allora io sono fortunato perché potrei perdervi tutti e sopravvivere comunque senza dolore?”
“Non lo so, Raf. Potresti cercare la risposta in questi libri o vedere in un rapporto una fonte di forza oltre che di debolezza. Tu hai abbastanza coraggio e voglia di conoscere per accettare questa sfida o vuoi davvero rimanere in questo stato di indifferenza e repulsione per sempre? Siamo Diversi, sì, ma nulla ci vieta di esserlo insieme. Vuoi davvero vivere senza aver avuto niente? Senza aver provato niente? Non ti sto offrendo un'alleanza, Raf. Voglio darti la mia amicizia. Prova a vedere tutto ciò non solo come una debolezza, ma anche come un punto di forza."
"Come puoi essere mio amico se neppure mi conosci. Questa è la prima volta che ci rivolgiamo la parola."
"Come puoi essere convinto che non ci sia valore per qualcuno avere la tua amicizia?"
Raf parve riflettere per qualche istante, prima di chiudere il libro. Si alzò velocemente per riporre il tomo nella libreria in fronte a sé per poi dirigersi verso l'usicita. Mika si morse l'interno della guancia, abbassando gli occhi, non felice di riassaggiare il sapore della sconfitta. Tendeva a dimenticare quanto fosse amara.
"Cosa penseresti di fare, con me, in soli due giorni?"
L'Over si fece illuminare da un sorriso vittorioso che però nascose "Più di quando pensi. Potrei quasi dire che hai sempre avuto un'importanza fondamentale.”
“Adulatore.”
“Non dirmi che non ti fa piacere. Domani, allora.”
“Domani. Così potremo anche conoscerci meglio, amico.”
“Ovviamente, amico” sorrise Mika, alzandosi anche lui “E in ogni caso… perdonami, Raf.”
“Per cosa, esattamente? Per aver proposto quella stupida sfida perché se non ci fosse non sarei stato tirato in mezzo?”
“Non esattamente.”
“E allora per cosa?”
“Per non volere il tuo bene. Non sarei venuto qui se realmente lo avessi voluto. Quello che desidero, invece, è vincere Adam e i suoi compari. E volendo, vendicare il male che ti hanno fatto.”
“Che egoista…” sorriso, ironico, l’Impuro, guardando con ammirazione quel suo unico simile.


 
-§§§-




Il giorno dopo avrebbero fatto la loro entrata nel Labirinto ed erano pronti. Contro ogni previsione ce l'avrebbero fatta, ribaltato le possibilità e vinto. E tutti e cinque lo sapevano, anche James che per quanto avrebbe guardato da fuori era stato con loro anche in quegli ultimi allenamenti.
Raf era stato accolto meglio di quanto aveva immaginato, trovando Clara gentile e disponibile, Martha interessante e interessata, James che nonostante tutto lo perdonava e Mika per qualche strano motivo fiero di lui.
Lo stesso Mika era riuscito a stupirlo, perché il piano che aveva ordito era molto più geniale di quanto avesse immaginato e una parte di lui non vedeva l’ora di metterlo in atto, per dimostrare a tutti chi era da sottovalutare e chi no. Potevano anche essere degli Impuri, più deboli, più fragili, ma sarebbero stati dei vincitori.
“Domani l’unica cosa che dovremo fare sarà svegliarci, mangiare bene, riposarci, presentarci davanti a quelle porte fieri e uscirne allo stesso modo. Non importa chi avremo davanti. Siamo migliori e lo dimostreremo” disse quieto Mika, mentre apriva le porte della sala di allenamento per salutarli.
Erano riusciti a instaurare un equilibrio che infondeva forza e il loro centro era lui.
Il giovane fece per dire qualcos’altro quando dei passi affrettati lo interrupero e un quindici girò la curva du corsa per fermarsi col fiatone in fronte a loro.
“Ragazzi… dovete venire. Subito.”
“Cos’è successo?”
“È appena tornato uno stormo di esplorazione e… hanno trovato qualcuno… un Angelo nato qui. Uno del suo anno lo ha riconosciuto” disse, dando un’occhiata di striscio a Mika, che sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
“Chi?”
“Ecco…”
“Chi hanno trovato!?”


Il piccolo drappello avanzava per il salone principale diretto all’ascensore che li avrebbe portati al piano superiore. Come al solito vi erano diversi giovani Angeli, più tutti quelli che erano accorsi alla notizia del miracoloso ritrovamento. Si spostavano di lato per lasciar passare ma uno di questi, anzi, gli corse incontro.
Mika fu lasciato passare dagli Angeli adulti che dovevano essere stati avvisati, trovandosi davanti un volto della sua anima che non vedeva da più di cinque anni, infagottato in una coperta rossa, rispiecchiandosi in occhi invecchiati ma vivi e intelligenti.

“Mika.”
“Dj… Djbril..?”



 
-§§§-






“Dici che ce la farà? Che non ci tradirà, ora che è tornato a casa?”
“Quella non è mai stata la sua casa, e per nostra fortuna l’ha capito anche lui.”
“Io…”
“Tu sei nato accusando il mondo di ingannarti, Thomas. Ormai è là. Se volterà le spalle alla verità o meno… noi non potremo fare nulla.”
“Non capisci nulla, vecchio. Come sempre.”
“E dimmi, o grande e saggio, cosa sono così cieco da non vedere?
“Smettila di prenderti gioco di me!”
“Eh, eh…”
“Sono… sono solo preoccupato. Se lo scoprissero…”
“È forte. Ce la farà.”
“A volte hai più fiducia te nel mondo che un bambino…”
“C’è pur bisogno di qualcuno che lo faccia.”








 
   
 
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