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Autore: elisa85    19/01/2014    18 recensioni
L'idea è arrivata riguardando l'episodio "L'arrivo di Maria Antonietta", quando a fine puntata la principessa guarda ammirata Oscar, credendola un ragazzo. La delusione di Maria Antonietta è visibilissima e così ho pensato bene di accontentarla! Tutto ha inizio da qui, una corsa nel tempo per ripercorrere la vita dei nostri due, con intrecci ed amori inattesi, raccontati da una nuova prospettiva.
Spero di avervi incuriositi!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il nome del mio segreto





12. Tutto quello che faccio è per te




Ottobre 1777


Ho fatto tutto ciò che mi è stato richiesto.
Sono riuscita a farmi ricevere da voi in gran segreto, quasi aveste avuto una premonizione.
Vi ho consegnato la missiva in silenzio, ma libera da ogni imbarazzo negli occhi e nei gesti.
Avete divorato parola dopo parola quel piccolo foglio intrappolato tra le vostre mani, rimanendo visibilmente delusa e quasi senza fiato ed il vostro sguardo, solitamente limpido e vivace, si è annebbiato per colpa delle lacrime trattenute con grande orgoglio. 
Ho indugiato per lunghi istanti, in attesa di un vostro solo gesto che mi consentisse ad andarmene via, quando inaspettatamente, quel turbinio di pensieri che vi hanno travolta ha lasciato spazio alle parole.
" Oscar vi ringrazio, non sapete quanto. Siete stato uomo di fiducia e di parola "
" Dovere Maestà " mi sono limitata con una breve risposta. Cos'altro avrei mai potuto dirvi in realtà?
" Certo, capisco. Oscar mi spiace che vi siate trovato in una situazione del genere, non avrei mai voluto; spero che nel profondo, possiate capire. Non fraintendetemi, non è una cosa di cui vado fiera...tuttavia è irrinunciabile. " la vostra voce si spezza appena " O forse io sto farneticando e voi...non spetta a voi raccogliere le mie tribolate confidenze ". Concludete con un lieve sorriso.
" Mia Regina, io sono solo un vostro fedele ed umile servitore. Per me è un onore troppo grande quello che mi state facendo "
" Oscar, io...vi devo chiedere un grosso favore "
" Tutto quello che desiderate Maestà "
" Questa lettera tenetela voi e fatela sparire come meglio credete, mi fido di voi al contrario di tutte le altre persone che mi circondano in ogni momento della giornata"
" Farò ciò che mi avete ordinato Maestà " 
" So che lo farete e vi ringrazio per questo " 
Incontro fugace, ma intenso.
Per un momento mi è sembrato di poter leggere nei vostri occhi, ma ancora di più nelle parole, una sorta di complicità, certa di trovare in me comprensione e non solo indulgenza; come se voi sapeste molto di più di ciò che solitamente fate trasparire. Non ho potuto biasimare il vostro sentimento, che ho sentito profondamente sincero e sofferto. E del resto, chi sono io per poter giudicare?

Faccio ritorno a palazzo Jarjayes con il buio ad avvolgermi e ringraziando non so quale buona stella, la pioggia ha smesso di scendere.
Nonostante questo, sono intirizzita dal freddo dei miei vestiti divenuti umidi e mai come ora sento la necessità di un bagno caldo ristoratore; ci vorrà del tempo per scaldare l'acqua e riempire la tinozza, ma devo farlo se non voglio ammalarmi.
Cerco di non fare troppo rumore, non tanto per l'ora quanto per evitare di attirare l'attenzione. Scaldo l'acqua nel pentolone posto sopra al camino della cucina e con la stanchezza che sento in corpo fatico a portare i secchi pieni nella mia stanza dove, in un angolo, ho il lusso di avere una tinozza tutta per me.
L'unica cosa che ho preteso una volta cresciuta e che mi è stata concessa senza troppi problemi.
E' il terzo viaggio che faccio, portando due secchi alla volta, ormai ho raggiunto di nuovo la mia camera.
" Aspetta, ti aiuto" mi togli un secchio di mano, sbucando all'improvviso chissà da dove, ma la stanchezza di questi ultimi giorni mi ha sopraffatta assopendo i miei sensi solitamente allerta.
" Fa niente Andrè, ho quasi finito "
" Per favore, ma se ti stai trascinando! E poi potresti affaticare il braccio "
Mi superi entrando in camera e svuotando l'acqua nel recipiente, mentre rimango immobile davanti all'ingresso, sorpresa dalle tue premure.
" Grazie " sussurro lievemente. 
" Lo faccio con piacere Oscar. Sai a volte è sufficiente chiedere..."
Non ti rispondo e conosci il motivo.
" Tutto questo orgoglio monsieur Grandier non la porterà da nessuna parte; non c'è niente di male nel chiedere una mano "
" Si, forse... ma ora lascia stare, finirò da solo"
" Si, certo! Di questo passo ti farai un bagno gelato "
" Un padrone che aiuta un servo a portare dei secchi...ancora non si era visto "
" Ed è bene che non mi veda mio padre!" il tuo lato spiritoso raffiora ancora strappandoci un sorriso, ma ciò che hai appena detto è quanto di più terribilmente vero.
" Peggio sarebbe se ci vedesse mia nonna " dico afflitta, ripensando al dolore che lasciano le sue mestolate.
" Giusto. Tua nonna è tremenda, Oscar! Mi vengono i brividi solo al pensiero"
Con la tua manovalanza, siamo riusciti rapidamente a riempire la vasca, anche se ora tentenni a lasciare la stanza.
" Bene, grazie Andrè e buonanotte" dico infine, sollecitandoti ad uscire.
" Dove sei stato? " 
Diamine! Che stupida che sono stata a credere che non volessi sapere qualcosa sulla mia assenza di stasera. 
" Credevo di aver perso una cosa per strada, così sono tornato indietro fino al punto in cui abbiamo avuto l'incontro con quella carrozza "
" Se non è troppo, posso sapere di grazia cosa hai perduto?" 
" Lo scudo d'argento che ho ricevuto come ricompensa "
" Non ti credo. Parla "
" Niente Andrè. Non ho nulla da dirti " che infima bugiarda che sono.
" Troppo, ci hai messo troppo tempo. Io non so perchè mi stai mentendo Oscar, ma ti chiedo di smettere di farlo.
Sei strano, sei sempre stato strano e ti accetto così come sei, perchè siamo amici, siamo cresciuti assieme come due fratelli e tu ora, mi volti le spalle "
" Non è vero, non ti sto voltando le spalle " la mia voce si è alzata un pò troppo tradendo dell'ansia.
" Mi stai mentendo sul nobile sconosciuto della carrozza, mi stai mentendo su Fersen...cosa vuole il conte da te? Dimmelo così che io possa aiutarti "
Rimango in silenzio, come se le tue parole non potessero scalfirmi, quando invece le sento bruciare nell'anima sporca di bugie da una vita.
" Parla, te ne prego " 
Non cedo nemmeno alle tue suppliche seppur strazianti per le mie orecchie.
" Dio, Oscar! Tu mi stai facendo impazzire!" Inizi a camminare su e giù per i pochi metri della mia camera, passandoti nervosamente una mano sul volto.
Ora basterebbe che un granello di polvere si posasse su quella piuma rimasta in equilibrio precario da sempre, per crollare e scatenare la fine. La fine del mio mondo, del nostro mondo.
La tua agitazione sembra non riuscire a contenersi e la tua rabbia soffocata a stento.
No, non può succedere adesso, devo impedirlo. Per il tuo bene Andrè.
" Non ti preoccupare, il conte Fersen non mi darà più fastidio "
Ti blocchi, mi ascolti e con un incedere furibondo mi raggiungi.
" Tu proprio non vuoi capire, eh? Io potrei morire se ti succedesse qualcosa...Oscar rendetene conto; mi stai tenendo all'oscuro e se tu avessi bisogno di me io non saprei come farlo. E' questo che mi fa impazzire".
Oh, Andrè.
Sei così caro e buono da non capire la tua grandezza d'animo.
Saresti pronto a buttarti nel fuoco per me.
Ed io ti donerei la vita se fosse necessario. Te lo giuro Andrè.
Ed è per questo che non ti dirò nulla, anche se una morsa mi stritola la gola chiedendo a me stessa un ultimo enorme sforzo.
" Sai Andrè quando mi chiedesti di fidarmi di te e di non chiederti nulla di Lei? "
" Si,...certo. Cosa c'entra adesso" ribatti imbarazzato.
" Ed io ho accettato, giusto?"
" Si, Oscar...non ti seguo"
" Bene, ti chiedo di contraccambiare quella fiducia. Ti chiedo di fidarti di me e di promettermi che non ci saranno più domande su questo argomento "
Il tuo viso impallidisce, mentre i tuoi occhi stanno tornando sicuramente indietro nella memoria, al tempo di quella promessa. Poi torni da me, abbassi il capo e con voce sommessa ti arrendi davanti alla mia richiesta.
" E va bene, Oscar...a questo punto, temo di non poter far diversamente " 
Eppure leggo delusione nel tuo sguardo, la stessa che ho provato io allora.
" Grazie Andrè, buonanotte. A domani "
" A domani Oscar "

Stai tranquillo Andrè, non avrò bisogno del tuo aiuto e tu non avrai nulla da temere.
Fersen non sarà più una minaccia per me.
E' questo ciò che mi dico cercando al di sotto del tessuto della mia camicia quella lettera che vale ancora tutto il nostro mondo.



 
******



Marzo 1778


E' passato così del tempo da quell'episodio voluto dalla buona sorte, e che grazie al cielo, mi ha portata nuovamente in una condizione di parità verso il mio incubo peggiore, Fersen. Il destino ha voluto restituirmi un pò di serenità dopo il torto fattomi quando beffardamente ha incrociato il mio percorso con quello del nobile svedese.
Dopo quella sera in cui ho recapitato il messaggio a Maria Antonietta, ho riflettuto a lungo, quando anche la ragione e il sangue freddo sono stati in grado di riportare in me il raziocinio e ponderare ogni remota possibilità, soprattutto quella di uscire sconfitta da un ipotetico scontro con Fersen. Ed a essere sincera qualche rischio esiste, in quanto sono semplicemente un servo e la mia parola conterebbe ben poco, sebbene abbia una lettera a testimoniare la mia difesa; ma sarei disposta ad arrivare a tanto solo se ne fossi realmente costretta e solo in quel caso.
Il conte si è dimostrato più formale, non mi ha più cercata inopportunamente, anzi non mi ha cercata e basta.
Credo che si stia leccando le ferite del suo orgoglio macchiato, avendo deciso di chiedere il mio di aiuto, credo in preda alla disperazione più nera che certamente gli avrà offuscato la mente impedendogli così di ragionare; e dopotutto finchè non varcherà il confine che si è creato ora tra noi, tentando di pestarmi nuovamente i piedi, non ho alcun bisogno di agitare inutilmente le acque.
La vita ha ripreso il suo solito susseguirsi di giornate tutte uguali le une alle altre, rischiarate solo da una sottile scintilla per me di vitale importanza e cioè la tua presenza.
Come promesso non mi hai domandato più alcunché, anche se i tuoi musi lunghi hanno parlato al tuo posto; ma infin dei conti, so che ti passerà presto ed io ti lascio fare.
Anzi, sento di dover fare qualcosa per te, per noi, per ristabilire un pò di serenità dopo queste tensioni che hanno  di continuo debilitato la nostra amicizia. So di donarti in realtà un'illusione di un tempo oramai lontano, che difficilmente potrà più ritornare perché la vita è divenire nella sua unicità di attimi e nulla si ripete.
Nonostante questo, penso fermamente che non possa farci del male il rivivere un ricordo del periodo più bello della nostra esistenza, perchè sono certa che anche per te, l'adolescenza trascorsa insieme sia l'immagine più felice e più nostalgica che porti nel cuore.
E' domenica.
E' il tuo giorno di riposo lontano dal caos di Versailles e come ti è solito in questa occasione, approfitti di questa pausa per poltrire, dedicarti alla tua amata lettura ed abbandonare senza troppa difficoltà investitura, spade e medaglie per essere finalmente e solamente André.
Anche io passo la giornata a palazzo Jarjayes, ovviamente. Peccato che abbia comunque altre mille mansioni da svolgere prima che cali la sera ed anche allora, mia nonna sarebbe capace di appiopparmi dell'altro da fare.
Tuttavia quest'oggi non ho la minima intenzione di sprecare le mie ore strigliando; cerco di portare a termine l'impellente, provvedo ai cavalli e al necessario. Poi mi riordino rendendomi presentabile ed indossando un completo da cavalcatura color salvia; come ultima cosa, sistemo con attenzione la chicca che ti convincerà a seguirmi lontano da casa, dentro ad un ampio cestino in vimini rubato dalle cucine. Al suo interno ogni ben di dio. Una colazione al sacco, come si faceva da ragazzini.
Busso alla tua porta e sento la voce distante dirmi di entrare.
" Buongiorno Andrè"
" Ah, Oscar...sono qua, in camera. Vieni pure avanti "
E così con cautela, ma senza indecisione mi affaccio nella zona notte, trovandoti stravaccato sul letto mentre in maniera scomposta leggi un libro. Sorrido irrimediabilmente.
" Andrè ancora a letto? Dai usciamo di qui, ho già sellato i cavalli "
" Uff,...Oscar ti ringrazio, ma non ho voglia di uscire "
" Leggerai più tardi, anzi, porta con te il libro puoi leggerlo anche là "
" Oscar, devi essere un pò più specifico..." là" non è sufficiente per farmi alzare di qui"
" Ultimamente sei proprio un rammollito...non posso dirti niente, però ho pensato a tutto"
" Oscar, io non..." 
Ed è a quel punto che estraggo l'arma segreta dal cesto, l'arma che mi condurrà alla vittoria e ti farà capitolare rovinosamente: due lucenti bottiglie di vino sottratte dalla cantina di tuo padre.
I tuoi occhi si allargano insieme al tuo sorriso, chiudi il libro e ti scaraventi giù dal letto infilandoti di fretta e furia gli stivali " D'accordo mi hai convinto" mi dici in preda alla spensieratezza di un bambino.
" Andrè un pò di ritegno, pare che tu non veda l'ora di prenderti una ciucca colossale!"
Usciamo ridendo da camera tua e dirigendoci rapidamente alle scuderie prima che qualcuno possa vederci.
In breve tempo arriviamo alla meta, in questo posto solitario di mia sola conoscenza che ho deciso di condividere con te. Una collina fiorita, che si staglia su di una piccola valletta non lontano da palazzo.
Sei incredulo e leggo sul tuo viso i segni di gratitudine per questa sorpresa.
" Bravo Oscar, sono felice di averti seguito "
" Ne ero convinto "
I cavalli brucano l'erba pacifici, mentre noi consumiamo un pasto frugale, ma sostanzioso seppur accompagnato da dell'ottimo vino dell'assolata Provenza. Tanto per non esagerare decidiamo di dividerci la bottiglie una a testa, così da un litigare stupidamente per chi ne ha bevuto di più e che di meno.
Si beve a collo di bottiglia, una sciccheria per pochi. 
Una vera goduria.
Sdraiati in mezzo all'erba alta e fiorita della collina, rimaniamo in ascolto di ciò che ci circonda, dal lontano scroscio di un torrente giù a valle.
Perfetto, come questo cielo fatto di nuvole di panna.
" Grazie Oscar "
" Di cosa, scusa? "
" Mi sembra di esser tornati indietro nel tempo, mi sembra di poter avere ancora dodici anni "
" Ne sono felice "
" Anche se...a dodici anni non avremmo potuto fare questo!"
Scatti da terra, tornando seduto e scaraventandomi davanti agli occhi quelli che credo essere due sigari d'importazione.
" Ma Andrè?! Tu non fumi, io nemmeno"
" Avanti Oscar! Questa sembra l'occasione perfetta per provarli...io e te, due uomini soli, in mezzo alla natura e nessuno che può disturbarci, eh? "
" Va beh...proviamo " mi convinco prendendo un sigaro a caso dalla tua mano.
" Alla salute di Girodelle...sai, li ho vinti da lui "
" Dal conte Girodelle? E come? "
" Oh, una scommessa...sui suoi capelli"
" Ehh?"
" Si non ha avuto il coraggio di tagliarseli...comunque ora poco importa"
" Sapevi di vincere, sei stato sleale "
" Avvicinati " mi ordini mentre muovi un fiammifero acceso verso di me " Devi aspirare più volte, fino a che le foglie del tabacco non prendono la fiamma, capito?" 
Poi fai lo stesso gesto con il tuo.
Aspiro velocemente imitando i tuoi gesti, sentendomi decisamente sciocca al contrario di te che sembri divertito all'inverosimile da questa cosa, dipingendoti in volto un'aria da sbruffone consapevole d'esserlo.
Come al solito mi fai ridere così inalo una generosa e decisamente disgustosa boccata di fumo che finisce direttamente nei miei polmoni facendomi tossire neanche fossi una fumatrice incallita.
" Oscar! Su avanti respira" mi dici concitato, come le tue pacche che arrivano salde a percuotermi in mezzo alle spalle. " Sei proprio un pivello! Ahahah"
" Smettila, se non... vuoi che ti spacchi la faccia!" Ti urlo interrotta dalla tosse. Ho quasi le lacrime agli occhi.
" Mmm, Oscar il permaloso è tornato tra noi, iniziavo a preoccuparmi "
" Davvero spiritoso Jarjayes. I tuoi sigari sono robaccia "
" La verità mio caro è che non hai il fisico, non lo hai mai avuto ad essere sinceri "
" Potrei dartele di santa ragione proprio qui, ora, lasciandoti a terra e lo sai "
" D'accordo, non ho voglia di litigare con te oggi. 
Oscar?"
" Si "
" Chi sei davvero? "
Gelo all'improvviso, anche la tosse cessa di esistere.
Ammutolita e confusa cerco di racimolare idee per una risposta che mi aiuti a prendere tempo.
" Che razza di domanda è mai questa? Ma quanto hai bevuto Andrè?"
" Non sono ubriaco!"
" Beh, su questo non ci giurerei..." allontano la conversazione da me, con la speranza di riuscirci.
" Sei sempre evasivo, so poco del tuo passato, so che sei orfano e che tua madre è figlia di Marie. 
Perchè non mi parli mai di te, di lei, di chi eri prima di arrivare a palazzo "
Mi lasci disorientata e frastornata.
" Non è la prima volta che ti chiedo della tua famiglia "
E' vero, non lo è. Eppure ho sempre preferito evitare di parlarne per diverse ragioni, tra cui il fatto che raccontarti la mia storia ricorderebbe a me stessa chi sono realmente, cosa ti nascondo e non per ultimo il dolore della perdita dei miei genitori.
" Sei diverso Oscar, sai di esserlo. Io lo sento " Le tue parole mi arrivano trasportate dal vento fresco che sferza la pelle del mio viso ed i tuoi occhi di un verde lucente sono ricolmi di aspettativa.
" Non sono diverso, ho avuto solo una vita diversa dalla tua "
E così abbasso le palpebre mentre attorno a me tutto si fa scuro e la memoria corre lontana a quei ricordi felici ed ormai dai contorni un pò annebbiati della mia prima vita. La mia vita prima d'incontrarti.
Ti racconto di mio padre e di mia madre, di quanto si fossero amati in vita e poi anche quando la morte si portò via mio padre, Robèrt e come, nonostante questo, mia madre abbia continuato ad amarlo con tutta se stessa.
Due grandi lavoratori che per la fatica si sono ammalati, mio padre dal cuore debole e mia madre con una salute cagionevole da sempre; entrambi armati però di grande spirito, curiosi della vita e del mondo che li circondava.
Vivian. L'angelo dai capelli dorati e gli occhi di miele, quel profumo di latte, di casa, inconfondibile anche dopo vent'anni. Mia madre.
Quanto ho pianto la sua perdita; così piccola eppure così crudelmente iniziata alla vita.
Decido di raccontarti di quel periodo trascorso in orfanotrofio, solo accennato qualche volta di rado.
Mi ascolti rapito, come se un nuovo mondo si schiudesse davanti a te proprio in questo istante.
Non mi fermo più e ti parlo dei maltrattamenti subiti in orfanotrofio e di come non sia riuscita a socializzare con nessuno degli altri bambini; un fiume di parole che ti confessa anche dell'enorme senso di solitudine che mi ha attanagliato a lungo, fino a quando la nonna non mi venne a prendere da quella orrenda prigione per bambini perduti, per condurmi a palazzo Jarjayes.
" Cosa altro vuoi sapere ancora di me Andrè?" Ti chiedo con voce dolce, svegliandoti da quella bolla in cui ti sei lasciato trasportare.
" ...tutto quello che vuoi Oscar, quello che vuoi tu "
E allora raccolgo le forze, trovando il coraggio nella voce, insicura se guardarti negli occhi e poi solo all'ultimo, decido di farlo.
" La mia vita ha cambiato colore da quando ci sei tu "
La bocca ti si apre per la sorpresa e il tuo sguardo scintilla.
" Sono felice di essere arrivato a palazzo Jarjayes, da quel momento è iniziata un'altra vita per me. Non più solitudine, ma voglia di vivere grazie a te"
Sei commosso quanto lo sono io e non fai nulla per nasconderlo.
" Oscar siamo una famiglia, l'uno per l'altro, niente potrà dividerci. Niente. Ricordatelo, sempre"
E il tuo sorriso m'infonde coraggio, donandomi la falsa speranza che se ti avessi detto tutta la verità, le tue parole alla fine sarebbero state le stesse.




 
*****



20 dicembre 1780


Fa terribilmente freddo questa notte, il vento sembra una lama di ghiaccio che taglia la pelle lasciando scie brucianti su di essa.
Il mantello in cui mi sono avvolta per proteggermi dal gelo non è servito a nulla, dopo aver cavalcato in mezzo alla neve caduta copiosamente in questi ultimi giorni, rendendo quasi impraticabile ogni strada. Sono giunta fin qui, senza essermene realmente capacitata, rapita da un folle attimo d'insensatezza che mi ha spinta a venire a bussare a questa porta. Un attimo d'insensatezza che mi ha fatto credere e poi convincere, che questa sia la soluzione migliore per fermare le nostre vite ormai in caduta libera verso un epilogo che non solo sarebbe troppo amaro da accettare, ma che lascerebbe delle ferite talmente profonde da non poter essere rimarginate nemmeno se,  per assurdo, passassero i millenni e noi ci ritrovassimo ancora su questo mondo.
Busso rabbiosa su questo portone, che si offre alla mia ira invitandomi a scaricare i nervi con movimenti frenetici ed in parte scossi dai brividi causati dal freddo pungente.
Attendo che qualcuno venga ad aprirmi, mentre il cuore sembra impazzare nel petto come un tamburo davanti all'evidente sciocchezza che sto per commettere; ma ho deciso questo e così sarà.
Riuscirò a ricucire un pò di orgoglio per me stessa...chissà con il tempo.
Di certo sarò felice nel saperti finalmente sereno, libero da ogni catena che tenga il tuo cuore ed il tuo animo in trappola da te stesso. Libero di poter vivere appieno, senza paura alcuna, e magari si, di provare a scoprire finalmente cosa sia l'amore. Libero di tentare di essere felice. 
Libero da me, da quella presenza ambigua che ti ha tenuto legato, con le ali tarpate per troppo tempo; è sufficiente tuo padre ad importi la sua volontà, non puoi rimanere incoscientemente soggiogato anche da me.
Vivresti la vita di un burattino e tu non sei certamente questo.
Ho provato a rimanerti accanto, ad ignorare nel tentativo di dimenticare ciò che è successo qualche mese fa.
Il tuo bacio.
A me, a Oscar, alla donna o all'uomo.
Le porte del paradiso si sono aperte per poi farmi sprofondare e mostrarmi gli inferi.
Credimi Andrè, ho usato tutte le mie forze per negare a me stessa che ciò sia avvenuto, ma inutilmente; perchè per quanto la mia mente riuscisse a sopravivvere in qualche maniera pur rimanendoti vicino, il sentimento smisurato che sento da sempre per te rema contro ogni cosa, rinfacciandomi nel bel mezzo della notte, il tuo volto, il tuo sorriso, il tuo tocco tanto agognato e bramato da desiderare quello e poi più nulla.
E non sopporterei vedere spegnersi quella luce meravigliosa che hai innata negli occhi, per colpa di un qualcosa che non puoi gestire e che ti porterebbe solamente ad una triste e lenta agonia.
Io posso farcela, posso lasciarti andare e farmi carico di una sofferenza così immensa, come il separarmi da te, se questo implica il tuo bene, André.
Finalmente la porta si apre e senza troppa sorpresa nel trovarmi li, vengo fatta entrare ed accomodare nell'ingresso.
" Monsieur, volete consegnarmi il vostro mantello? Andrò ad avvisare immediatamente il conte della vostra visita"
" Vi ringrazio Monsieur "
" Prego seguitemi ora, vi conduco nel salotto. Starete al caldo "
Rimango sola, in piedi davanti all'enorme camino, mentre chiudo gli occhi per assorbire il più possibile questo calore che m'invade rigenerandomi.
Respiro profondamente per ritrovare me stessa, quella lucidità che mi ha sempre contraddistinta e che mi sarà necessaria per affrontare ogni prossimo minuto.
Le mani pizzicano, riprendendo lentamente sensibilità. Questa attesa snervante è come un pugno nello stomaco che mi piega su me stessa, mi vede vacillare davanti all'ineluttabile verità delle cose.
Sto scappando da te, Andrè.
Forse è del tutto inutile, forse scappare non servirà a un bel niente.
Continuerò ad amarti comunque e non basterebbe un oceano a dividerci; quindi ha poi molta importanza dove io sia? Per me sarebbe indifferente, ma per te, vedrai sarà tutto più semplice.
Sento dei passi avvicinarsi, il mio destino compiersi.
Il mio addio a te è ormai giunto. Non tornerò indietro. 
" Oscar? " Il vostro tono è sorpreso, quasi scioccato.
" Cosa ci fate qui, a quest'ora poi? E' successo forse qualcosa, ditemi "
" O no, niente. Ho solo urgenza di parlarvi "
" D'accordo, ma...ma siete gelata! Uscire con questo tempo è da matti. Avanti, accomodatevi e bevete questo, vi aiuterà a scaldarvi " mi dite, porgendomi un bicchiere di cognac versato velocemente.
" Vi ringrazio " accetto volentieri trangugiando il liquore che da subito infuoca dapprima la bocca per arrivare al petto ed espandersi rapidamente. Ma sopratutto perchè necessito di alcool per inibire la mente da ciò che sto per dire.
" E' assurdo vedervi qui, dev'esserci una ragione più che valida se vi siete spinta ad arrivare a tanto, ma cher..."
" Già, è proprio così "
" L'ultima volta che ho avuto l'onore di parlarvi è stata al ballo di Corte della scorsa primavera...eravate magnifica quella sera. Si, non ci siamo lasciati nel più cordiale dei modi, ma del resto baciarvi mi è parso inevitabile, siete stata così testarda ed orgogliosa in quella occasione che ho dovuto zittirvi in qualche modo...e poi devo dire che la mia proposta mi si è ritorta contro. Siete furba ed intelligente,... touché "
" Dimenticate ciò che vi ho detto quella sera "
" Ma, Oscar..."
" Proprio così. Dimenticatevene ed ascoltatemi attentamente perchè non credo di poterlo ripetere una seconda volta "
" Siete brava a dare ordini "
" Accetto la vostra proposta. Verrò a vivere qui, con voi. Per sempre "
" Oscar...dite davvero? Bene, ma che strano risvolto. Ma, continuate pure...perché sono certo che ci sia un ma..."
" Ma ad una condizione. Andrè non dovrà assolutamente venire a conoscenza del mio segreto. 
Chiederò il congedo definitivo da palazzo Jarjayes, con la scusa di aver ricevuto un'offerta vantaggiosa da un'altra nobile famiglia; il generale non avrà nulla da ridire e so anche chi potrà sostituirmi come si deve nelle mie mansioni. Voi però dovrete sostenere le mie volontà o torno da dove sono arrivata "
" Non siate precipitosa come al vostro solito, sto riflettendo. Credo che anche per voi ci siano delle postille "
" Di che parlate, siate chiaro?!"
" Devo mantenere il vostro segreto, quindi diverrete il mio...valletto ufficiale? Posso accordarvelo, ma dovrete accontentarmi e vestirvi a mio gusto quando ve lo chiederò "
" Mai! "
" Allora, potete andare "
Dannazione! 
" Concordando dove, quando e soprattutto cosa "
" Quando e dove a seconda del mio desiderio , voi lo farete per me "
" Non in pubblico, non potete del resto. Potrebbero riconoscermi. "
" Non sono del vostro stesso avviso, comunque...a casa, nel mio palazzo "
" Perché vi interessa tanto?!"
" Perchè è così e basta "
"  Solo in vostro presenza e della servitù, nessun ospite "
"...accetto. Ma io sceglierò per voi gli indumenti "
" E sia "
" Siete brava a contrattare Madamigella "
Vi guardo a lungo in quegli occhi chiarissimi come il ghiaccio, che tanto fanno girare la testa alle donne di mezza Europa; vi osservo dovendo ammettere la vostra oggettiva bellezza, priva tuttavia di personalità che possa oltrepassare il primo strato superficiale della mera impressione e giungere all'animo.
Voi sarete la mia sola compagnia, per il resto della mia vita. 
E solamente adesso realizzo una cosa, una cosa importante e che sento di dovervi specificare.
" Un'ultima cosa: io non vi appartengo e mai vi apparterrò. Io non sarò mai vostra, Fersen"





Ed eccomi di nuovo. 
Inizio a prenderci gusto con questi aggiornamenti decisamente più riavvicinati ;)
Spero che possa piacervi anche questo capitolo e da come avrete capito, Oscar scappa dai suoi sentimenti per André, ma questa volta crede di farlo per il bene di lui; in realtà lei è una campionessa olimpionica in questa disciplina :) Andrè avrà, credo, da ridire qualcosa su questa scelta, ovviamente nel prossimo capitolo! XD
P.s. : Ho aggiunto una mia fan art, così per condire il tutto.


Inoltre vorrei aggiungere una cosa, strettamente personale. 
Non voglio fare polemiche, ma se ho deluso qualcuno nel non aver inserito atti di violenza o peggio nella storia, ne sono felice.
Inoltre trovo che scrivere ff debba essere un momento di evasione dalla realtà, un momento di condivisione tra chi, come me, prova a scrivere e chi legge. Non è una stupida gara a chi riceve più recensioni.
Ci tenevo ad esprimere questo mio semplicissimo pensiero.

A presto, Elisa




 
  
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