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Autore: Meyc    19/01/2014    0 recensioni
Laura Di Manta, diciottenne romana. È una ragazza introversa, cinica e sarcastica. Con la sua cerchia di amicizie, vive una vita normale, più o meno spensierata. Un giorno conosce, come chiunque nel corso della propria vita, delle persone molto diverse da sé. Laura passa dall'essere diffidente nei loro confronti all'adorarle, e dall'adorarle al temerle. Scopre che la sua esistenza sarà per sempre condizionata dal loro incontro, come se il giorno in cui si conobbero segnò l'inizio di una tappa della sua vita, e deve decidere se può accertare queste persone, o se preferisce liberarsene, e stare in pace con se stessa.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-… e nel 34 a.C. Catullo morì.-

-Bene Di Manta, vai a posto.-

Anche quella volta ero riuscita a cavarmela con ciò che avevo ascoltato a lezione. Fortunatamente possedevo un’ottima memoria, che mi permetteva di non dover studiare molto. Se volevo prendere un bel voto dovevo spendere un po’ di tempo sui libri, ma per un sei mi bastavano le informazioni assimilate in classe. Ma il successo a latino non ero rilevante, in quel momento. Per quanto si vedesse anche lontano kilometri quand’ero distratta, volevo riprendere coi ricordi. Era forse un po’ triste, ma c’erano giorni in cui amavo chiudermi in me e trasferirmi mentalmente in un universo fittizio, o magari nei ricordi. E quello era uno di quei giorni. Dopo l’episodio del cinema, non avevo pensato molto a Luca ed Andrea. Avevo raccontato a Marta tutto l’accaduto una volta finito il film, ma nulla di più. Qualche giorno dopo uscii con un’altra mia amica, Carlotta, visto che non ci vedevamo da un po’. Avevamo optato per una passeggiata al centro: semplice e piacevole. Via del Corso è una lunga strada, spesso talmente affollata che i marciapiedi non ospitano tutti e le macchine sono costrette a fare un tratto parecchio lentamente. Ai lati della strada, ci sono negozi, di tutti i tipi, e di tanto in tanto si aprono ulteriori strade minori. Mentre camminavamo, Carlotta fu rapita da un negozio di dolci: pieno delle più varie delizie, per i più golosi. Strano ma vero, io dei dolci ero tutto tranne che un’amante, e dato che il negozio era pieno zeppo di gente e, tra le altre cose, stare a stretto contatto con sconosciuti mi irritava un po’, proposi di aspettarla fuori. Lei sorrise, tutta contenta della scorpacciata che l’aspettava, ed entrò. Mentre aspettavo mi guardai un po’ intorno: era sempre un piacere recarsi lì poiché, sebbene vi fosse molta gente, la città in cui vivevo mi piaceva ed affascinava moltissimo. Ad un tratto, il mio sguardo venne catturato da due persone. Avevano entrambe la schiena poggiata su un muro e indirizzava verso una delle tante stradine minori, e stavano facendo gesti strani con le braccia, come se salutassero. Quando il mio sguardo incrociò il loro, si illuminarono, e proseguirono quel movimento con maggior vigore. Subito capii chi erano e, anche se un po’ riluttante, mi avvicinai a loro. Dopotutto non ero maleducata, non potevo ignorarli. Quel giorno i capelli di Andrea erano verdi, e l’abbigliamento che indossava era più casual. Luca non aveva nulla di molto diverso. Appena mi avvicinai, la ragazza prese la parola.

-Finalmente! Sono tre ore che cerchiamo di chiamarti.-

-Con tutta la gente che c’è, mi stupisco che sia riuscita comunque a notarvi.-

Risposi io, con tono d’ovvietà. In genere a primo impatto non facevo una grande simpatia, e probabilmente quello non era il miglior modo per smentirmi. Ma c’è da dire che non ne avevo intenzione: ero molto diffidente e quei due, che si comportavano come se ci conoscessimo, non mi convincevano.

-Volevamo solo salutarti.-

Disse Luca, che forse si aspettava un po’ più di cordialità da parte mia.

-Già, anche se sei strana a noi sei simpatica.-

Concluse Andrea con una leggera amarezza. Lei aveva i capelli verdi ed io ero quella strana. Beh, la stranezza è relativa, dopotutto.

-Non ho ben chiaro come possa starvi simpatica, se non ci conosciamo, ma ok.-

- Me lo sto chiedendo anch’io.-

Disse Andrea, che probabilmente non amava chi rifiutava la sua gentilezza. Gesti di gentilezza alternati a leggera presunzione, ma erano pur sempre gesti carini.

-Dai, andiamocene.-

Disse poi, prendendo per il polso il giovane che, non aspettandoselo, si mosse di scatto e seguì la ragazza. Ragazza che, distrattamente, non si era resa conto di una macchina che stava passando in quel momento. Sgranai gli occhi e, istintivamente, mi mossi in avanti per trattenerli, ma non fu necessario: la macchina frenò appena in tempo, suonando il clackson e, a quanto vedevo tramite il finestrino, imprecando. I due erano ancora lì davanti, impietriti, mentre io, inspiegabilmente, nell’andare avanti ero andata con le mani sul cofano anteriore. Ad un certo punto, sentii una voce sconosciuta urlare.

-Laura!!-

Ed ecco Carlotta venirmi incontro con nelle mani un sacchetto apparentemente pesante. Chissà quante cose aveva preso. Ma al momento non era rilevante: mi voltai a destra, per vedere Luca ed Andrea, come per far capire senza parole che era per cercare di salvarli che ero finita lì.

Ma loro non c’erano più.
  
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