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Autore: Bay24    20/01/2014    4 recensioni
E' il 10 aprile 1912 e Thad Harwood sta per salire sul nuovo transatlantico della White star line, il Titanic . Insieme a lui il suo signore Sebastian Smythe e la giovane moglie di lui, Lady Santana Lopez. Quel viaggio non è solo la luna di miele di Lord Sebastian e Lady Santana ma è anche il viaggio che separa Thad dalla sua nuova vita e libertà. Arrivato in America, infatti, dirà addio a Sebastian, suo amante segreto da anni ormai. La notte del 14 aprile però qualcosa di spaventoso succede e tutti gli equilibri che sembravano già prestabiliti subiscono una brusca metamorfosi.
Riuscirà il sogno di un amore a superare la forza del destino?
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Santana/Sebastian, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PICCOLA PREMESSA: Il capitolo è diviso in due perché nella seconda parte(la prossima pubblicazione appunto) ci sarà il racconto di quello che accadde la notte tra il 14 e il 15 aprile 1912. Come capirete sarà un racconto molto angst perché sappiamo tutti quello che successe al Titanic e i nostri lo vivranno su loro stessi, e per questo voglio lasciarvi la scelta di leggerlo con i vostri tempi e staccato dal resto della storia.

Per il resto, vi auguro BUONA LETTURA!!!




                                                                                    02. L'oceano e il cuore






I primi due giorni passati sul Titanic non furono molti diversi l'uno dall'altro.
Thad non aveva molte mansioni da portare a termine a bordo e, la mattina, dopo che aveva aiutato Sebastian a vestirsi, era praticamente  libero di fare quello che voleva.
Così trascorreva la maggior parte del tempo  sul ponte di terza classe. I suoi modi educati, e i suoi abiti di alta classe, gli avrebbero consentito l'accesso anche alla prima classe, ma lui con quella gente non aveva poi molto da spartire. Preferiva di gran lunga starsene con i suoi nuovi amici di terza, un gruppo di irlandesi e italiani che stavano andando in America in cerca di fortuna.
Come lui.

Con loro passava  i  pomeriggi parlando della terra che Fabrizio, uno dei suoi nuovi amici, avrebbe “vinto” una volta giunto in America, dato che si diceva che laggiù ne avessero così tanta da arrivare a darla a chiunque la volesse.
Thad non era certo che fosse proprio così, ma le idee di Fabrizio, seppur semplici, gli piacevano e gli facevano venire voglia di trovare anche per sé un pezzo di terra da lavorare. Un posto tutto suo da chiamare casa e in cui   costruirsi quell’intimità familiare che aveva sempre desiderato per sé e Sebastian. Un intimità che adesso avrebbe dovuto costruirsi da solo, però.

Passava il suo tempo anche giocando  a ramino, o suonando  con gli altri e facendo ballare tutte le belle ragazze sul  ponte.

Questo, almeno, fino all'ora di pranzo, quando il suo Lord era solito cambiarsi per scendere al ristorante, e lui  era quindi  tenuto a  recarsi di nuovo nella sua cabina per aiutarlo. Routine che si ripeteva anche per l'ora di cena. Se il suo signore non richiedeva la sua presenza per il resto della giornata, però, - ed era raro lo facesse, perché Lady Santana lo reclamava di continuo, costringendolo a lunghe passeggiate su e giù per i ponti della prima classe, in modo da mettersi in mostra con gli altri passeggeri - quelli nella cabina di Sebastian erano gli unici attimi che avevano da soli durante il giorno.

E in quei pochi minuti,  quando  Sebastian faceva un bagno o Thad lo aiutava a indossare le sue camicie, erano ancora i vecchi Thad e Sebastian. Il suo signore gli raccontava delle persone che incontrava  e degli affari che pensava di poter concludere con loro, come aveva sempre fatto. A volte chiedeva un suo parere, e c'erano volte in cui Thad si concedeva di darglielo con quella semplicità e schiettezza che superava il suo ruolo e che era sempre piaciuta all'altro.
Altre volte  era Thad a intrattenerlo con i racconti delle sue avventure in terza classe, e Sebastian rideva con lui delle battute e degli scherzi che gli amici irlandesi facevano un po' a tutti.

Tornavano ad essere, insomma, quelli che erano sempre stati.
Un padrone e il suo servo. Ma anche due amici.

Fino alla notte, perlomeno.
La notte, cullati dal rumore del mare, erano solo due amanti.

Sebastian, infatti, era stato da lui ogni notte, da quando erano salpati alla volta delle coste americane.
La mattina, quando Thad si svegliava, il letto era freddo e vicino a lui non c'era più nessuno. Si chiedeva a che ora della notte Sebastian lo lasciasse, e se dopo andasse da Santana per svolgere quelli che erano i suoi doveri; e spesso cercava di impedirsi di addormentarsi, solo per vedere, solo per capire. Ma Sebastian lo cullava, e Thad cedeva sempre alla spossatezza, perché ogni volta l'altro lo amava in modo irruento, senza risparmiarsi o risparmiarlo.
Thad era convinto che fosse proprio per farlo stancare. Per non fargli vedere quando se ne sarebbe andato. Da lei.
E tutto questo faceva male ma, in un certo senso, non era importante. Perché ogni notte Sebastian andava a trovarlo, e ogni notte era di nuovo il Sebastian del quale Thad si era innamorato. Quello che – come  per molto tempo aveva creduto –   avrebbe potuto essere suo. Solo suo.
Quello che mai   sarebbe stato, però.

Ed era tremendo per Thad rivivere questa sensazione, ora che aveva deciso di dire addio, ma al tempo stesso non avrebbe mai e poi mai potuto rinunciarvi.
Ancora pochi giorni e avrebbe dovuto farlo, tuttavia. Per il suo bene e per quello di Sebastian. Ma, per il momento, poteva godere ancora di quel tocco gentile e  al tempo stesso possessivo. Di quel corpo forte e al tempo stesso cedevole sotto le sue attenzioni.
Poteva farlo e voleva farlo. Era il suo risarcimento per aver deciso di rinunciarvi. Per sempre.
Lady Lopez avrebbe avuto il resto della vita di Sebastian. Lui poteva avere quei pochi attimi su quella nave.

C'erano momenti in cui Thad diceva a se stesso che Lady Lopez non avrebbe mai potuto conoscere il corpo di Sebastian quanto lo conosceva lui, che non avrebbe mai saputo interpretare i suoi stati d'animo solo guardando  negli occhi, e che mai e poi mai avrebbe potuto sapere come aiutarlo, senza sentirsene offesa quando l'ansia del ruolo che ricopriva nella società lo sommergeva, rendendolo nervoso e quasi cattivo, e che questo sarebbe sempre mancato al suo padrone, quando fosse sparito dalla sua vita.
E a volte questo gli bastava. A volte.
Ma c'erano momenti in cui pensare al dolore, che forse l'altro avrebbe provato, non mitigava affatto il suo di dolore, ma anzi lo triplicava. Non avrebbe mai voluto arrecare danno a Sebastian e, in tutta onestà, non poteva gioire della possibilità di farlo.

Ma non aveva scelta.
Si conosceva:  vivere con lui una vita a metà non gli sarebbe mai bastato,  lo avrebbe portato solo ad odiarlo; e lui non voleva. Preferiva dire addio, portare via con se i bei ricordi, e lasciare che l'immagine del suo amato non fosse intaccata da cose futili, come rancore e infelicità.

Di notte, però, di notte tutto questo non esisteva.
C'erano solo le mani di Sebastian e le sue labbra che lo imploravano di non fermarsi, di fargli posto, di lasciarsi amare.
E c'era Thad che diceva sì.
Ancora un altro sì.
Un sì che prima o poi sarebbe stato l'ultimo.



 
                                                                                                       XXXXX




Sebastian detestava quella specifica parte delle sue giornate.
Vestirsi e  pranzare con Santana, per poi uscire e passeggiare sul ponte, lasciando che gli altri ospiti della nave lo vedessero e andassero a tributargli gli onori che il suo buon nome, e la sua posizione, si meritavano.
Santana adorava quella parte. Lui per nulla.
Detestava il fatto di essere costantemente tenuto d'occhio e giudicato; e detestava il fatto di dover ospitare   al proprio tavolo o al proprio fianco  gente  terribilmente noiosa, ma facoltosa, che di buono avrebbe solo potuto portargli  vantaggi negli  affari.
Era raro, che a essi, si accompagnasse anche un conversazione interessante, infatti. Certo, raro, ma non impossibile. Ogni tanto succedeva che qualcosa di buono ci fosse, in quegli interminabili pranzi e cene.

Quel giorno, ad esempio.
A pranzo, lui e Santana avevano mangiato con John Jacob Astor IV. Era stato interessante, per una volta. L'uomo era schietto e onesto, fatto di una tempra di acciaio, come il padre di Sebastian. La giovane moglie di lui, incinta di sette mesi, era una ragazza di diciasette anni  educata e molto docile,  che si frapponeva in modo evidente all’audace verve di Santana, ma era stato interessante vederle interagire.

Sebastian aveva molto rispetto per il lato più selvaggio di sua moglie. Era quello che lo aveva convinto a chiederla in sposa. Insieme al suo buon nome, la sua bellezza, e i suoi soldi-  tutte cose, queste ultime, che appartenevano però anche ad altre mille donne  che gli si erano proposte- era stato  il suo carattere libero,  infatti, a rappresentare il motivo più importante per la  decisione presa da Sebastian.

Thad diceva che era sembrato   un atto di compravendita, più che un matrimonio, e non era poi molto distante dalla verità.
Sebastian aveva un buon nome, una posizione da mantenere, e l'obbligo di procurarsi degli eredi che avrebbero perpetrato quel buon nome anche in futuro. Santana era la donna perfetta, per aiutarlo in questo.

Non avrebbe mai potuto amarla, ovviamente.
E non solo perché era una donna, ma anche, e soprattutto, perché lui amava Thad, e non avrebbe mai potuto provare uguale trasporto per nessun altro; tuttavia  era sicuro di aver fatto la scelta migliore, essendovi  praticamente obbligato.

Di notte, quando entrava nel suo letto, subito dopo essere stato in quello di Thad - sempre dopo, perché non avrebbe mai lasciato che Thad sentisse l'odore di qualcun altro su di lui, in quei  momenti intimi così importanti per loro, quando andava a cercarlo perché respirare era diventato difficile, e solo Thad sapeva ridargli vita e forza - aveva forse bisogno di aiutarsi con immagini del corpo nudo del suo amante, per riuscire a portare a termine il suo compito di marito, e gli atti erano forse scomposti e freddi, anche se piacevoli a modo loro, visto che di sicuro Santana sapeva essere focosa anche dentro il letto; ma, per tutto il resto, il connubio tra lui e la donna era perfetto.

Alle false smancerie di facciata, Sebastian preferiva la schiettezza, e Santana i gioielli. Alle paroline dolci, lui preferiva l'essere pratico e diretto, e lei il vedere che  i propri capricci venissero soddisfatti il più presto possibile.
Non faceva storie, se non le faceva lui. E non chiedeva mai  più di quanto fosse disposta a dare.

Sebastian non l'aveva conquistata con un serrato corteggiamento, come gli era richiesto dalla società,  bensì palesandole  tutti i benefici che avrebbero tratto dalla loro unione, benefici che la donna aveva dato modo di conoscere già perfettamente. E, dal canto suo, Santana aveva espresso chiaramente di non essere innamorata o interessata a innamorarsi di lui. Lo trovava bello. Era ricco e facoltoso quanto bastava, e non la obbligava a seguire le sue regole, lasciandole quella libertà cui  lei tanto anelava. E questo le bastava.

Santana non voleva un uomo da amare più di quanto lui volesse una donna. Voleva solo ancora più soldi, e un nome che fosse più importante del suo.
Sebastian, in questo, poteva accontentarla, e in cambio lei gli offriva una mente brillante con cui era piacevole conversare, e un corpo caldo da ingravidare per perpetrare il suo buon nome quando Dio avesse ritenuto giusto.
Agli occhi della società, la loro unione era perfetta. Non serviva altro.
Contava ben poco quello che pensava lui in merito.

"Tesoro, dovresti provare a sorridere. Hai l'aria di un uomo che non si sta divertendo molto" cinguettò Santana a un tratto, la mano ben salda al suo braccio e un sorriso perenne dipinto sul volto, con il quale salutava tutti quelli che incontravano sulla loro strada. Tutti quelli che contavano, ovviamente.

"Sì, scusa tesoro. Credo solo di non aver digerito molto il pesce, oggi a pranzo" ribatté Sebastian, rivolgendole uno sguardo indifferente, mentre la seguiva docile. Chiunque li avesse guardati, avrebbe detto che era il giovane sposo a condurre la moglie. Ma, in realtà, era lei quella che lo stava guidando.

"Oh, ti avevo detto di prendere l'agnello" rispose Santana, concedendogli un sorriso sincero che Sebastian ricambiò senza esporsi troppo.

Un’intolleranza alimentare, in fondo, era un motivo più che accettabile per non sentirsi in vena di inscenare i loro soliti teatrini. La responsabilità sarebbe andata a chiunque lavorasse nelle cucine del Titanic, e non a lui. Anche se non era il vero  motivo per cui il suo sorriso, quel giorno, era sparito.

Dipendeva da Thad.
Thad, che era caldo e cedevole ogni volta che entrava nel suo letto. Ma terribilmente distante e freddo al di fuori di esso.
Thad, che passava tutto il suo tempo lontano da lui, tranne quando erano i suoi doveri a imporgli di stargli vicino. Thad, che si era fatto nuovi amici proprio lì, su quella nave, dove Sebastian aveva creduto egoisticamente di poterlo avere tutto per sé.

C'era qualcosa che non andava. Lui se lo sentiva.
Lo percepiva nel suo tocco, a volte più frettoloso, e nell'ansia che leggeva nei suoi occhi quando tentava di parlargli del loro futuro insieme.

E in realtà era anche geloso. Geloso di questo Fabrizio che Thad nominava spesso. Anche se  gli aveva raccontato che Fabrizio stava corteggiando una ragazzetta della terza classe, non riusciva lo stesso a scacciare via quella sensazione di malessere che lo opprimeva ogni volta che sentiva quel nome.

Un giorno sarebbe successo.
Thad si sarebbe trovato una brava ragazza da sposare, oppure un uomo più libero di lui, e se ne sarebbe andato. Sebastian lo sapeva con l'ineluttabilità con cui sapeva che non avrebbe potuto fare proprio nulla per fermarlo.
E questo lo uccideva.

Ma quello era il suo ruolo, il suo obbligo. Per avere Thad - averlo  per sempre - avrebbe dovuto impedirgli di spiccare il volo, e di sicuro  avrebbe potuto farlo con tutto il suo potere e i suoi soldi. Ma questo era un crimine che non avrebbe mai commesso nei confronti di qualcuno che amava così tanto.
Quindi, poteva solo sperare che Thad non lo lasciasse. Mai.
Il fatto, però, che Sebastian avesse la costante paura che quel momento fosse infine giunto, il fatto che se lo sentisse in ogni terminazione nervosa, non rendeva le cose più facili per lui.

"Lord e lady Smythe, buongiorno" proruppe a un tratto una voce gioviale e, voltandosi, Sebastian si trovò davanti Hummel. Il suo umore migliorò all'istante.
Kurt non era solo un buon amico. Era anche una delle poche persone con cui poteva parlare liberamente, perché sapeva la verità su di lui, e non gliene faceva una colpa.

"Signor Hummel, che piacere vedervi. Gli impegni sul Titanic non vi danno molta tregua. Ci siete mancato oggi a pranzo." Lo accolse Santana in modo gioviale. La ragazza aveva rivelato, al marito, di trovare  l'ufficiale un uomo davvero a modo, distinto e molto ben educato.

Sebastian si chiedeva se l'avrebbe pensata sempre così, nel caso in cui avesse saputo del suo particolare vizietto. Si chiedeva anche che cosa avrebbe detto la donna, se le avesse confessato che anche lui nutriva piacere nell’amare un altro uomo.
C'era una frase che Santana amava sempre dirgli, quando erano soli. Era una frase che secondo lei racchiudeva tutto il suo odio per le stupide regole impostole dalla società, e tutto il suo profondo desiderio di libertà.

“Verso l'orizzonte e oltre.”

Sebbene fossero marito e moglie da solo una settimana, era una frase che le aveva sentito dire spesso. A Lady Lopez non piaceva essere rinchiusa entro i limiti della società. Ma, la sua voglia di ribellione, come avrebbe accolto simile notizie?
Sebastian dubitava che il suo orizzonte arrivasse così oltre.

"Come procede questa traversata, milady?" chiese Hummel, dopo aver fatto un accenno d'inchino. Il piccolo  Kurt era sempre così cerimonioso in società, che Sebastian si stupiva della sua trasformazione, quando invece era tra gente che lo conosceva davvero. Diventava più aperto, scherzoso e schietto.
Sebastian preferiva di gran lunga l'altra versione.

"Solo oceano, per adesso. Ma la vostra nave di sicuro è una meraviglia. Siamo stati nella palestra per un po', ieri. È stato interessante. Oh, Hummel, sareste così gentile da portar via con voi per un po' mio marito, e fare qualcosa per ridargli il sorriso? Forse, mostrargli la cabina di comando aiuterebbe. Voi uomini siete sempre così interessati ai motori" sentenziò Santana con voce annoiata, e la cosa scatenò risatine sia in suo marito che in Hummel.

"Il messaggio è chiaro. Ti ho tediato anche troppo per oggi, cara" scherzò Sebastian, e poi si piegò per lasciare un casto e dolce bacio sui capelli della moglie.

"Sarò al caffè Parisienne, se mi cerchi" lo congedò la donna, dirigendosi verso il “ponte E”.

"Sei diverso quando sei con lei" disse a un tratto Kurt, tornando a quella forma colloquiale che riservava sempre a Sebastian quando erano da soli, attirando di nuovo la sua attenzione. "Non sembri nemmeno tu."

"Non lo sono, infatti. Sono quello che la società mi impone di essere. Dovresti saperlo. Non ti rivolgi poi in modo molto diverso alla tua giovane moglie, mi pare."

"Però una differenza c'è, eccome." Disse Kurt, prendendo a camminare dalla parte opposta in cui era andata lady Santana, subito seguito da Sebastian.

"E sarebbe?"

"Io non rispetto mia moglie Quinn, come chiaramente tu rispetti e ammiri la tua. Ma è comprensibile. Mia moglie sarebbe una donna molto intelligente e colta, ma usa solo metà del cervello che il buon Dio le ha dato, e solo per sembrare  amabilmente  sciocca nella misura che questo mondo le richiede come donna.  Non lo trovi assurdo?"

"Lo trovo triste" rispose Sebastian a bassa voce.

"Non sono in servizio questa sera. Che ne diresti di una cena nella mia cabina? Io, tu e Harwood. Ci sarà anche Blaine" continuò Kurt, cambiando discorso e abbassando la voce sull'ultima frase.

"Non risulterà sospetta una cena privata tra soli uomini?"

"Ah per favore, questa società nemmeno crede possibili certe cose, e poi io sono un rispettabile ufficiale della White star, e tu un Lord, e per la gente qua intorno ciò che succederà in quella cabina non sarà diverso da quello che succede quando, dopo cena, gli uomini si ritirano nei vari salotti del Titanic a bere brandy. Si immagineranno che parleremo di affari e nulla più."

"Con il mio cameriere e uno della banda?"

"Il cameriere per servirci e il suonatore per suonare, no? Il capitano chiama spesso i membri della band nella sua cabina, la sera, quando ha ospiti. Noi faremo una cena e nessuno lo troverà strano. "

"Invece ci daremo alle orge?" Scherzò Sebastian, con quella libertà che sentiva di avere solo con Kurt. Questi lo ripagò alzando gli occhi al cielo, ma non raccolse la sua provocazione. "Scusa, ma sai com'è? Ieri ho osservato bene il tuo Anderson durante la cena. È un bel bocconcino, non c'è che dire." Continuò quindi a provocarlo Sebastian.

"È un uomo stupendo." Fu tutto quello che gli concesse però Kurt, con uno sguardo così compiaciuto e innamorato che Sebastian ne fu colpito.

"È lo sguardo che ho io quando osservo Thad?" si chiese, ma era una domanda stupida, perché sapeva già che era così.
Le emozioni che sentiva, quando Harwood gli era vicino, erano così tante e potenti che contenerle dentro di sé, come sapeva di dover fare, aspettandosi che da qualche parte non lasciassero una scia della loro presenza, era assurdo.
Quella società non consentiva a un uomo di amare un altro uomo. Non alla luce del sole, almeno. Nemmeno a un uomo potente come era Sebastian. Ma ciò non voleva dire che quell’amore non  potesse esserci, ed essere anche vero e totalitario.

"Comunque, è quello che mi hai chiesto di fare, no? Parlare con Thad. E nella mia cabina saremo al sicuro." Disse Kurt, catturando di nuovo la sua attenzione.

"Sì, ma credo che dopo cena sarà più facile per me. Non dovrò inventare scuse con lady Lopez. E mi sarà più facile convincere Thad ad esserci, se penserà semplicemente di dovermi aiutare ad andare a letto. Sa essere testardo su questo argomento. Venite tu e Blaine nella mia cabina. Nessuno ci disturberà. Santana resta per ore con la sua dama di compagnia, dopo cena, e rientra sempre molto tardi in cabina."

"Credi ancora che Thad voglia lasciarti?"

"Io ne sono certo. So che vuole farlo. Non so quando, o come, ma lo farà. Te l'ho già detto. Lo leggo nei suoi occhi, lo percepisco nei suoi gesti. È insofferente. E sta cercando di convincere se stesso a staccarsi da me. Gli ho imposto di accompagnarmi in questo viaggio di nozze che sapevo, per lui, sarebbe stato tremendo, solo perché temevo che, tornato a casa, non lo avrei più trovato."

"Se lo ami come dici di amarlo, dovresti farlo. Dovresti lasciarlo libero."

"E lo farò.  Lo lascerò andare; se è questo che vuole. Ma devo...almeno provare a fargli cambiare idea."

"Perfetto. Io e Blaine parleremo con lui questa sera, allora" sentenziò Kurt tranquillo. Sebastian avrebbe voluto esserlo la metà di lui. Ma non era possibile, perché sapeva che Thad non sarebbe stato contento, quando avesse capito che stava cercando di incastrarlo a parlare con i suoi amici, per convincerlo ad accettare il ruolo dell'amante segreto.
Sebastian si sentiva anche in colpa per questo. Ma doveva provarci. Non gli  avrebbe mai tarpato le  ali, ma al tempo stesso non avrebbe potuto  nemmeno lasciarlo scivolare dalle sue   dita senza lottare.
Se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita, se lo avesse fatto.

"E' una mia impressione, o la nave va più veloce adesso?" chiese poi,  cambiando discorso, per non innervosirsi ulteriormente, o ciò lo avrebbe portato ad annullare tutti i suoi piani.

"No, la velocità è di fatto cresciuta. Ismay ha richiesto al capitano di accendere anche gli ultimi motori. Vuole arrivare in America prima del previsto, pare. La White Star ha speso molto nella costruzione di questa nave. Ha bisogno che faccia parlare di sé per battere le rivali Lusitania e Mauritania. "

"Ma non ci sono iceberg in questa zona?"

"Sì, in questo periodo dell'anno sì, ma non c'è stato nessun avvistamento significativo per ora, da quello che ci ha detto il capitano. È fiducioso, e io mi fido di lui. È un ottimo marinaio. Sai che ha rimandato il suo pensionamento per fare quest’ultimo viaggio? La White Star lo ha corteggiato per molto tempo, proprio perché ci si può fidare di un uomo come Smith. Certo, Ismay non gli lascia molto spazio di manovra e dato che lui, a bordo, è il portavoce dei  proprietari della nave, in pratica comanda su  tutti noi, compreso il capitano. Ma, se ci dovessero essere problemi, Smith è l'uomo giusto per risolvere tutto. E comunque non ci saranno problemi, vedrai. Sei a bordo di una nave inaffondabile, ricordi?" gli disse Kurt, facendo eco al modo in cui il Titanic era stato presentato, in quei mesi di pubblicità, su tutti i giornali che se ne erano occupati: inaffondabile, e lussuosa come poche altri navi al mondo.

Sul lussuoso Sebastian non aveva proprio nulla da dire, lo era certamente. Sull’inaffondabile però... Sebastian accolse queste parole con un sorriso di scherno.
"È fatta di ferro e legno. Per me può affondare, eccome." Disse poi.

"Oh, non fare il guastafeste, Smythe" lo rimbeccò allora Kurt divertito, e la sua sicurezza tranquillizzò anche Sebastian che non ci pensò più.

Fino alle 23.45 di quella notte, almeno.





                                                                                                             XXXXX





Thad si sentiva strano quella sera.
Era stato strano fin da quando Sebasian lo aveva mandato a chiamare, dopo cena, adducendo la  scusa di aver bisogno del suo aiuto per fare un bagno. Bagno che Thad lo aveva già aiutato a fare prima di cena.

Ed era stato strano quando, invece di ritrovarsi assaltato dalle attenzioni del suo Lord, come pensava che sarebbe stato, si era trovato ad avere a che fare con un Sebastian  nervoso, che lo fissava inquieto mentre lui preparava il tè che gli inservienti della nave avevano portato in cabina.
Sebastian aveva richiesto anche dei dolcetti, e tazze per quattro, e la cosa era stata piuttosto sospetta. Ma Thad aveva capito quanto lo fosse, solo quando, sentendo bussare alla porta, era andato ad aprire e si era trovato davanti Hummel, l'ufficiale, amico di Sebastian, con un ragazzo che riconobbe essere colui con il quale lo aveva visto amoreggiare sul ponte, la prima sera.
Anderson si chiamava, se non ricordava male.

Aveva capito subito, poi, cosa stava succedendo lì.
Prima ancora che Hummel e Anderson si presentassero, e cominciassero a dire di ritenersi liberi di poter parlare, in quella cabina, della loro relazione, perché nessuno li avrebbe giudicati, Thad aveva capito che, ciò che aveva creduto sarebbe successo, la prima volta che Sebastian gli aveva parlato di loro, stava in effetti avvenendo.
Sebastian aveva davvero chiesto aiuto a quei due per cercare di convincerlo che, essere il suo amante per il resto della sua vita, lo avrebbe reso felice.
Era stato circondato. In una parola: incastrato.

I due, con gentilezza, gli avevano raccontato tutto della loro storia fin da subito. Gli avevano raccontato di essersi conosciuti da ragazzini. Blaine era il figlio dell'uomo che si occupava dei cavalli del padre di Kurt, ed era capitato che giocassero spesso insieme. Quando Kurt, a 12 anni, era stato mandato in collegio, aveva capito di essere diverso dagli altri ragazzi, di provare determinati impulsi non proprio leciti o "normali", non per la società, almeno, e quello gli aveva creato problemi a scuola; così era stato costretto a lasciarla. A 16 anni, tornato a casa, da Blaine, non si era trovato davanti un brufoloso bambino troppo allegro, ma un educato e bellissimo quindicenne, e  le cose tra loro erano presto cambiate. Divenendo molto più romantiche e fisiche.

Blaine gli disse che era stato facile ritagliarsi del tempo per se stessi e, tranne che  per quella volta in cui  lo stesso Sebastian, in visita alla famiglia di Kurt, li aveva colti in flagrante, non avevano mai avuto problemi. Almeno fino a quando, 4 anni dopo, Kurt era stato costretto dal padre a sposare Quinn Fabray. Blaine era stato così male che era partito per l'Italia, dove aveva trascorso un anno presso alcuni amici di famiglia.

Era stato un anno stupendo per lui. Blaine era un ragazzo semplice, amante dell'arte e della buona musica, e in Italia aveva trovato cibo per la sua anima. Così tanto che pensava di essersi dimenticato di Kurt. Del resto, aveva il mondo ai suoi piedi, o così credeva allora.
Thad poteva capire la sensazione che Anderson diceva di aver provato. Era quella che sperava di trovare lui, del resto, un volta staccatosi da Sebastian.

Nel modo di porsi e di parlare di Blaine, Thad ci si ritrovava molto.
Sembrava molto diverso da Kurt, più ricercato e attento, eppure, quando quei due erano insieme, sembravano anche completarsi in un modo difficile da spiegare.

Blaine, comunque, gli aveva poi raccontato di essere tornato a casa per sostituire il padre - caduto da cavallo e infortunatosi gravemente - nel suo lavoro, e di aver così scoperto di essere in pratica diventato un dipendente di Kurt e di sua moglie, e non più di suo padre.
Le cose, tra loro, erano state complicate all'inizio. La gelosia, il rancore malcelato e il rimpianto, sopratutto. Ma fin da subito avevano capito, rivedendosi, che niente era veramente finito tra loro, e visto che a quel punto erano due uomini, e non più due ragazzini , le cose si erano fatte anche più importanti.

Erano amanti da allora. Tra alti e bassi.
Quando il padre di Blaine era guarito e  aveva ripreso la sua attività, Blaine era tornato  alla sua vita, ma le cose tra lui e Kurt non si erano fermate; neanche quando Kurt era diventato padre.

"Sono quasi come uno zio per quei  bambini" gli aveva detto Blaine, con un sorriso sincero dipinto sul viso. "Ci sono volte in cui questa vita mi risulta terribilmente difficile, è vero. Ma non la cambierei per nulla al mondo. Questo è il modo in cui mi è concesso di  amare, e preferisco amare così, che non farlo per nulla."

Thad credeva di poter comprendere le sue parole. Le reputava anche giuste. Per Blaine. Ma non per se stesso. Lui si conosceva troppo bene per poter credere il contrario.
A differenza di Blaine, pur amando, lui avrebbe finito per odiare. Avrebbe finito per sentirsi incompleto, e ne avrebbe fatto pagare le conseguenze anche a Sebastian.
Perché, semplicemente, certe volte l'amore non basta.

Ma come poteva spiegarlo? Come poteva far capire a Sebastian che non stava dicendo addio a quello che potevano essere in segreto, ma a quello che erano destinati ad essere per il mondo?
Lui stesso vedeva a fatica la differenza fra le due cose, eppure c'era, era lì, e un giorno sarebbe stata pressante per lui. Lo sapeva.

"In America esistono dei club. Non sono accessibili a tutti, ovviamente, ma con le tue conoscenze, Smythe, sarà possibile entrarci." Disse Kurt a quel punto, riportando l'attenzione di Thad nel presente.

"Club?" chiese curioso.

"Sì, club dove uomini come noi, con i nostri gusti, possono essere se stessi, protetti da occhiate indiscrete. Vi si offrono cene, spettacoli di buona musica, e quanto di più bello ci possa essere. Agli occhi di tutti, sono semplici club del sigaro, di carte, o di lettura. Ma sono, in realtà, molto di più. Sono rifugi sicuri. Io e Blaine..." continuò l'uomo, allungando la mano, a prendere quella del giovane musicista tra le sue "...siamo iscritti da anni ad uno di essi. Intridurremo anche voi, quando avremmo raggiunto New York. Voi vi fermerete lì, no?" chiese poi guardando dritto in faccia Sebastian.

Thad sobbalzò a quelle parole. Era una cosa che risultava nuova per lui. Pensava che Sebastian sarebbe tornato a Londra, dopo la luna di miele in giro per America e Europa di cui quella crociera era solo l'inizio.  

Come intuendo la sua confusione, Sebastian gli spiegò: "Santana vuole vedere la proprietà che abbiamo in Texas. Le piacerebbe vivere lì. Senza...senza i miei intorno." Ed ovviamente, quello che la moglie chiedeva, avrebbe avuto. Era così che doveva andare. Adesso si spiegava perché Sebastian si fosse dato tanto da fare per allacciare buoni rapporti con alcuni passeggeri di quella nave.
E si spiegava perché avesse insistito tanto a portarselo dietro nel viaggio. Erano partiti da Londra per non farvi ritorno. Piuttosto ironico che fosse stato così anche per Thad, fin da subito.

Forse, a quel punto, avrebbe dovuto dire che lui non sarebbe rimasto vicino al suo signore per iscriversi a quel club. Avrebbe dovuto farlo, visto lo sguardo speranzoso che Sebastian gli rivolgeva, nel notare che non si stava minimamente ribellando a quelle chiacchiere, come forse si era aspettato che facesse. Ma non poteva.
Non poteva dire che trovava inutile lottare, perché tanto aveva già deciso, e non sarebbero state quelle false promesse di felicità a fargli cambiare idea.

Thad Harwood non era tipo da farsi dire da altri come vivere. E non era nemmeno tipo da lasciare che fossero gli altri a decidere per lui. Era  ben conscio che, ciò che per uno significava felicità, per un altro poteva essere solo inferno.
E non lo voleva.
Aveva già dovuto rinunciare a troppo, per perdere anche l'ultima cosa che gli restava. Se stesso.

Non riusciva nemmeno ad esserne arrabbiato, però. Non poteva permetterselo. Era diritto di Sebastian provare, quanto lo era per lui continuare a dire di no.
"Sono certo che il Texas le piacerà" disse quindi, non promettendo né recriminando nulla con quelle parole .

"E a te? A te piacerà?" chiese però Sebastian, che non ce la faceva ad accontentarsi. Non era nel suo carattere, non lo era mai stato.
O tutto o niente. Questo era Sebastian Smythe.

Ma non era nel carattere di Thad mentire. Omettere, forse, ma non mentire. Perciò si limitò solo a dire: "Il Texas mi è sempre interessato come posto" perché, in fondo,  era vero.
Sperò che a Sebastian quella risposta bastasse per il momento. E sembrò così, quando gli sorrise felice. Per un attimo, uno solo, Thad si sentì in colpa per avergli mentito. Ma si ricordò perché lo faceva, e tenne duro. Non aveva scelta.

"Amare non è peccato, Harwood. Impedire a qualcuno di amare lo è." sentenziò Blaine con vigore, come leggendo i dubbi nella sua testa. "Il fatto che viviamo in una società come questa, non vuol dire che non vi possiamo  ritagliare i nostri spazi. Ne abbiamo ben diritto, direi."

Sì, forse sì, purché tutto restasse lontano dagli occhi del mondo, ovviamente. Pensò malinconico Thad, ma ripagò la frase di Blaine con un altro sorriso tirato; poi si alzò e, adducendo come scusa di avere caldo, si scusò e semplicemente uscì nella cabina terrazzo.
Ne aveva abbastanza di sentirsi addoso gli occhi di tutti e tre. Voleva solo scendere in terza classe, ballare con Fabrizio e gli altri, cercando di scacciare per un paio d’ore almeno quei brutti pensieri.

Una volta fuori, si accorse subito che la temperatura si era fatta più fredda, e rabbrividendo strinse le braccia al suo corpo.
Non si stupì di sentire qualcuno che gli posava la giacca sulle spalle e, subito dopo, non si stupì di sentirsi circondare da due braccia forti e calde.
Aveva sentito il profumo di Sebastian. Aveva percepito la sua presenza quasi subito.
Lo faceva sempre.

"Stai bene?" gli chiese Sebastian, sussurrandogli direttamente nell'orecchio. Brividi caldi percorsero subito il suo corpo. Era sempre così che reagiva alla vicinanza dell'altro.

"Vuoi sapere se ti perdono questa imboscata?" Lo stuzzicò Thad, sorridendo quando sentì il corpo dell'altro, praticamente incollato al suo,  scosso da una leggera risata." Immagino che potrò farlo. Capisco perché ci hai provato. E di sicuro mi hanno dato materiale su cui riflettere."

"E lo farai?" gli chiese ancora Sebastian, prendendolo per le spalle e obbligandolo a voltarsi verso di lui.

Eccolo lì. Il ragazzo che  lo conosceva bene, tanto quanto lui conosceva  se stesso. Quello che intuiva che c'era tanto che Thad   non diceva, e  molte più verità nascoste in quello, che in ciò che davvero Thad esternava.
Come poteva nascondersi da questo?

Sebastian lo guardava in modo  penetrante e deciso. Cercava di carpire le cose che non diceva, solo fissando lo negli occhi, e Dio solo sapeva se non ci fossero   state volte in cui era riuscito a farlo veramente.
Ma non adesso. Thad non glielo avrebbe permesso.

Per questo si scostò da lui senza rispondere e fece per entrare di nuovo dentro, quando davanti gli si parò una scena che lo colpì. Dentro la cabina, Blaine e Kurt si stavano baciando dolcemente. I loro gesti, il modo calmo con cui si concedevano quell’intimo contatto, tutto in loro suggeriva un'intima   conoscenza che durava da  anni.

Thad ne provò gelosia.
Avrebbe voluto avere la stessa forza d'animo di Anderson, per riuscire ad accontentarsi di brevi attimi rubati, pur vedendo il proprio uomo stare con un’altra donna e crearsi una famiglia con lei.  

Quando Thad glielo aveva chiesto, Blaine gli aveva risposto  che probabilmente, un giorno, anche lui si sarebbe sposato. Per fare felici suo padre e sua madre, e perché questo era ciò che ci si aspettava da lui.
E lo aveva detto con una calma e una praticità che avevano colpito Thad.
Probabilmente era più forte di quanto non fosse Thad. Perché conosceva i propri doveri, e non aveva paura di doverli affrontare.

"Noi siamo come loro. Potremmo esserlo sempre, se tu lo volessi" tornò alla carica Sebastian, facendolo voltare di nuovo  e abbracciandolo ancora. "Lascia che ti faccia una promessa, Thad. Comunque vada, quali che siano  il mio destino e il mio dovere, io non mi pentirò mai di amarti ogni giorno, come faccio ora. Neanche se tu dovessi andartene mi pentirei di averlo fatto. Non dirò mai a me stesso che sono stato un folle. Perché non mi importa se non posso gridarlo al mondo. Io non ti amo per avere il benestare di chi mi circonda. Ti amo perché non posso farne a meno, perché tu mi completi, perché...ti amo. E se oggi vuoi arrenderti perché non posso darti l'apparenza, se oggi vuoi dire basta perché credi che la forza del mio sentimento non sia abbastanza, rispetto a quello che il mondo potrebbe pensare guardandoci, allora vai. Io ti posso solo dare tutto il mio amore. Se non è abbastanza, non posso darti molto di più."

Thad tremò a quelle parole. Avrebbe voluto impedirselo, ma non poteva obbligare il proprio corpo e il proprio cuore a mascherare le emozioni che Sebastian sapeva dargli.
Quando di notte il suo signore entrava nel suo letto, c'era sempre un attimo in cui Thad diceva a se stesso: "No, stavolta no." Ma poi Sebastian cominciava ad accarezzarlo, e lui diventava subito cedevole . Il suo corpo rispondeva al richiamo di quello di Sebastian, in modo naturale. Sembrava nato per farlo. Per cantare il loro canto insieme a   lui.
Ma, ancora una volta, non poteva dirgli cio  che avrebbe voluto   sentirsi dire, senza mentirgli, e Thad non voleva farlo. Non esplicitamente. Così allungò una mano ad accarezzargli una guancia. Sebastian chiuse gli occhi al contatto, beandosi di quella carezza.

E poi Thad si allungò, e posò dolcemente le proprie labbra su quelle di Sebastian.
L'altro si irrigidì d'istinto, preso un po' alla sprovvista, ma fu solo un attimo. Si rilassò quando Thad portò le mani a coprire il suo viso, e subito cominciò a ricambiarlo con trasporto.

Pochi secondi. Pochi secondi e Thad lo avrebbe preso lì, su quel terrazzino privato, con Hummel e Aderson nell'altra stanza, non gli interessava. Pochi secondi e avrebbe detto addio a se stesso, consegnandosi interamente nelle mani di Sebastian e di quell’amore che lo travolgeva sempre.

Perché forse potevano farcela anche loro. Lui poteva farcela.
E non sarebbe stato facile, ma cosa lo era? E lui in cambio avrebbe avuto quell'amore, quel sentimento così importante da proteggere e accudire.
Avrebbe avuto mille giorni. Ancora mille giorni al fianco di Sebastian.
Il suo Sebastian.

Fu a quel punto che la nave sotto di loro cominciò a tremare.
Sebastian e Thad si staccarono, presi alla sprovvista, mentre dalla cabina arrivò un rumore di vettovaglie in pezzi. Alcune delle tazze in cui avevano bevuto il tè, infatti, erano finite  a terra.

Quel tremore durò per molti secondi.
Seastian e Thad si guardarono intorno confusi ma non lasciarono l'uno la presa dalle  braccia dell'altro.

Quando il tremore cessò, e poco dopo anche la nave si arrestò, segno che i motori dovevano essere stati spenti, i due provarono ad affacciarsi all parapetto del ponte della cabina di Sebastian ma intorno era solo buio e non si vedeva nulla di strano. Non da quel lato della nave almeno.  Così rientrarono nella cabina. Kurt era alla porta e stava parlando con uno degli altri ufficiali. Blaine era già sparito.

Sebastian e Thad attesero che Kurt avesse finito di confabulare con quell'uomo per chiedergli cosa fosse successo. Ogni tanto si osservavano preoccupati. Sebastian sembrava anche leggermente scocciato. Ma non Thad. Lui aveva una brutta sensazione alla bocca dello stomaco.
Quando Kurt rientrò e si voltò verso di loro, i due videro subito che era molto preoccupato. Hummel si avviò svelto verso la poltrona, dove aveva adagiato la sua giacca, e la indossò  di nuovo.

"Kurt, che succede?" chiese allora Sebastian, esasperato dal silenzio dell'altro.

Kurt alzò la testa e fermò i suoi movimenti frenetici. Sembrava essersi ricordato solo in quel momento che anche gli altri due erano presenti in quella stanza.
"Abbiamo impattato contro un iceberg" rispose poi con una voce debole, non da lui. Le sue stesse parole sembrarono però risvegliarlo da quello shock e, finendo di vestirsi alla svelta, disse: "Ricordi quello che ti ho detto sulla nave, Sebastian? Cerca lady Santana e falla salire subito sul ponte . Ci metteranno ancora un po' prima di cominciare a caricare i passeggeri sulle scialuppe, ma lo faranno, ed è bene che voi siate in prima linea quando succederà."

"Caricare i passeggeri sulle scialuppe? Santo Dio, è così grave?"

"Abbiamo imbarcato troppo acqua. Il Titanic può sopportare uno squarcio e rimanere comunque a galla con 4 compartimenti allagati, ma noi ne abbiamo già allagati 5 pare  e in pocchissimo tempo. La stiva postale. Il locale caldaie. Tutto perduto. Le paratie sono aperte ma non stanno facendo uscire abbastanza acqua. Il Titanic...credo che...affonderà" sentenziò Kurt, lo sguardo perso oltre un punto imprecisato. "Lo hai detto tu, ricordi? Questa nave è fatta di ferro e legno e può affondare. Beh, credo che lo farà, Sebastian. Fai presto." Gli disse ancora Kurt. "Thad, voi...è stato un piacere conoscervi. Vi auguro buona fortuna" aggiunse poi guardando Thad, e a Sebastian non piacque lo sguardo dispiaciuto che lesse sul suo volto. Avrebbe voluto fare domande in merito, ma Kurt era già uscito di gran fretta dalla cabina.

Sebastian ricordava le sue parole durante il breve tuor che aveva fatto fare a lui e Santana,   ovviamente,  ricordava che non c'erano abbastanza scialuppe per tutti i passeggeri che la nave stava contenendo in quel momento.
Erano state previste, ovviamente, nel progetto originale, ma qualcuno alla White Star line aveva pensato che rovinassero  la bellezza dei ponti, e per questo quasi la metà di loro era stata tolta di mezzo.

Il Titanic aveva un carico di circa duemiladuecentoventi anime, tra passeggeri e personale di bordo. Le scialuppe, sedici  classiche  più quattro pieghevoli in tutto, erano meno della metà di quelle  necessarie per l'effetivo carico della nave e se caricate al loro  massimo, erano in grado di salvarne solo  milleduecento.    
Milleduecento su duemiladuecentoventi.

Kurt aveva detto a Sebastian come funzionava nella marina.
I passeggeri di prima classe, i passeggeri come Sebastian e Santana, sarebbero stati imbarcati per primi, ovviamente. Ma quelli come Thad,  di seconda e di terza classe, avrebbero dovuto attendere che gli ospiti più "importanti" della nave  fossero tutti al sicuro, per essere portati in salvo; e se, nel frattempo, le scialuppe fossero finite...

Lo sguardo di Sebastian corse subito su Thad.  
L'altro aveva un espressione scioccata dipinta sul volto, ma non era nulla in confronto alla paura che sentiva Sebastian dentro di sé in quel momento.       
                                        
Perdere Thad era una cosa che aveva messo in conto. Ma non in quel modo. NON in quel modo.

La sua mano corse possessiva verso la vita di Thad e con uno strattone lo tirò verso di sé per avvolgerlo in un abbraccio possessivo. Non gli interessava che Kurt avesse lasciato la porta aperta nella fretta di uscire, e che nel corridoio ci fosse una certa agitazione. Non ancora paura, certo, era presto per quella, e gli altri passeggeri probabilmente non sapevano quello che sapeva lui.

Non gli interessava  nulla che non fosse il rumore del battito del cuore di Thad contro il suo.

Lo avrebbe protetto.
Lo avrebbe tenuto vicino a sé.

Se lui fosse salito su una scialuppa, Thad sarebbe stato al suo fianco. Oppure non ci sarebbe salito affatto.

Erano appena passate le 23.40  di notte del 14 aprile 1912.  







L'angolo della pirla che scrive sta roba:

Non ho molto da dire onestamente su questa parte del capitolo. A parte qualche informazione tecnica che di sicuro conoscerete meglio di me.
John Jacob Astor IV era davvero a bordo del Titanic e così la sua giovane moglie. Ismay come sapete è il bastardo che obbligò il capitano Smith a aumentare la velocità nonostante l'allarme iceberg. E Fabrizio sì, è il Fabrizio di Titanic, il film di Cameron. Nel film si vede ben poco ma a me è sempre piaciuto e volevo dargli una piccola particina anche in questo mio scritto.
Beh per ora vi dico ciao. Il prossimo capitolo arriva venerdì 24.
Alla prossima.
Baci Bay24

                                                               

  
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