Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jolly J    20/01/2014    2 recensioni
“Il fatto era che le bruciava non aver frequentato la scuola speciale. Non ne sapeva niente di incantesimi e cose varie, cosa avrebbe mai potuto fare in quel mondo nuovo? No. Lei stava bene dove stava, ci aveva messo una pietra sopra...”
Ma Maggie dovrà fare i conti con una parte ben più oscura della magia, perché questa a volte risparmia i suoi seguaci.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fenrir Greyback, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mentre attraversavano un boschetto, la ragazza udì un rumore d’acqua, perciò si diresse repentinamente verso la sua fonte.
Trovò un laghetto, alimentato da una piccola cascatella.
Non chiedeva altro.
"Ho bisogno di un bagno e credo proprio che ne abbia bisogno anche tu."
Fenrir le lanciò un’occhiata in tralice, ma non rispose. Si sosteneva a un tronco, massaggiandosi distrattamente il petto. Nella mano libera reggeva ancora la camicia.
Si sarebbero accampati lì. Era inutile proseguire, lui non avrebbe tenuto il passo, e tra poco avrebbe fatto buio.
"Pensi tu al fuoco?" gli domandò, desiderosa di farlo allontanare, in modo da fare il bagno.
Lentamente, lui eseguì.
Maggie poggiò lo zaino a terra e si spogliò velocemente, dopodiché s’immerse nell’acqua fredda.
Ma la sensazione era piacevole, ne aveva davvero bisogno.
Si sciacquò accuratamente.
 

Gli aveva permesso di tornare a fare squadra.
Non era finita.
Ma era molto stanco. Trasformarsi in lupo, la sua vera natura, lo stremava ogni volta, ancora, nonostante succedesse da tempo quasi immemorabile.
Lei l’aveva visto quindi, aveva visto l’animale, eppure l’aveva riaccolto.
Non riusciva a capire e non l’avrebbe capito mai.
Doveva essere spaventata a morte o disgustata, come tutti gli altri insomma, come chiunque avesse un briciolo di cervello.
Ora lui era un peso in quelle condizioni, non sarebbe riuscito neanche a cacciare e la rallentava parecchio. Non doveva assolutamente darlo a vedere, altrimenti si sarebbe liberata di lui.
Al posto suo lui l’avrebbe mollata da un pezzo.
Lei conosceva un rifugio sicuro, ma non sapeva come arrivarci, lui si. Per questo lo aveva aspettato. Si, sicuramente era quello il motivo.
Ma la verità era che lui aveva difficoltà anche a capire se stesso: perché si era umiliato a seguirla e provare a farsi accettare di nuovo, quando avrebbe potuto benissimo rubarle la mappa che l’amica le aveva spedito?
La bacchetta, ecco perché e l’incognita che avrebbe trovato in quella casa.
Ma lei non sapeva fare incantesimi. Vero, avrebbe potuto agitarla lo stesso e magari riuscire a combinare qualcosa, ma la velocità del lupo l’avrebbe disarmata facilmente.
Lui era grande e molto più forte di lei.
La cosa strana era che...era stufo della solitudine. Aveva pensato spesso di tentare un ritorno al suo branco, ma ormai ogni singolo lupo mannaro lo conosceva bene e lo incolpava delle ritorsioni che il Ministero aveva adottato verso di loro in seguito al reclutamento nei ranghi del Signore Oscuro.
Rinnegato e braccato, gli restava solo lei.
 

Maggie continuava a guardarsi attorno nervosamente e cercava di accelerare i tempi.
Detestava non poterlo controllare. Non si fidava affatto.
Prese coraggio e pregando affinché lui non fosse nei paraggi, uscì, rivestendosi in tutta fretta, poi compì uno degli incantesimi che aveva appreso dal suo prezioso libro e li ripulì.
Ancora umidiccia, raggiunse il focolare e trovò Fenrir accucciato accanto alle fiamme.
Non era venuto a sbirciare, stava male. Ma Maggie sapeva che c’era dell’altro. L’uomo sembrava...depresso.
Lo squadrò per un po’ e vide che un nugolo di mosche gli ronzava attorno. Con un repentino gesto della mano, lui se ne schiacciò una sulla fronte, afferrandola poi tra due unghie e gettandola nel vuoto. Sulla pelle però, era rimasta la traccia di sangue e la cosa le fece rivoltare lo stomaco.
"Ora tocca a te." gli disse indicando il laghetto.
Lui emise un grugnito interrogativo.
"Vai a fare il bagno."
Fenrir riabbassò la testa sulle braccia.
Maggie gli si sedette accanto.
"Ascolta...devo dirtelo, ma non voglio offenderti. Emani cattivo odore. Un misto di sangue e sudore. Hai davvero bisogno di un bagno."
L’uomo non le rispose, né la guardò.
"Vedrai che dopo ti sentirai meglio." tentò la ragazza.
"Io sto benissimo!" s’infiammò lui.
Come Maggie aveva imparato bene, quando si sentiva inadeguato, Fenrir diventava aggressivo.
Ma almeno per il momento, l’atteggiamento spavaldo e arrogante era scomparso.
"Perché non vuoi fare il bagno si può sapere?"
"E perché tu insisti? Non devo mica andare a una festa no?"
"No, ma dovresti avere più cura di te."
"E a che scopo?" sbuffò lui, sistemandosi più comodamente sul terreno e nascondendo il volto tra le braccia incrociate di fronte a sé.
Quella domanda conteneva una nota malinconica.
"Senti tu vai a lavarti, io intanto mi...organizzo."
Quella frase enigmatica sembrò interessarlo vagamente. La guardò e lei lo incoraggiò con un’occhiata eloquente.
A quel punto, con suo sommo sollievo, lui si alzò e pesantemente si diresse verso il laghetto.
Poco dopo, Maggie, soddisfatta della riuscita del suo piano, lo raggiunse ed eseguì lo stesso incantesimo di pulizia sui suoi vestiti.
Gli gettò una rapida occhiata. Lui era di schiena e non poteva vederla.
Osservò le sue ampie spalle...poi tornò accanto al fuoco.
 

Mocciosa curiosa, poteva udire distintamente i suoi passi sul fogliame grazie alle sue doti animalesche. Aveva visto il lupo. Ora lo avrebbe guardato, trattato, diversamente. Come un contaminato.
Per lei doveva essere una specie di fenomeno da baraccone, proprio come per la gente nel tendone.
Fortuna che era abituato a quel comportamento, la cosa non lo toccava minimamente.
 

Quando Fenrir fu di ritorno, indossava solo stivali e pantaloni, mettendola leggermente in imbarazzo, situazione di cui lui parve bearsi. Si lasciò ricadere con un gemito sommesso accanto al fuoco, poggiando a fianco a sé cappotto e camicia, ma lei gli porse uno dei suoi ultimi acquisti a Diagon Alley.
"Co....?" fece lui, alzando la testa.
"Burrobirre. Le avevo prese prima della nostra ultima...chiacchierata."
Con un grugnito soddisfatto e un sorriso strafottente, lui l’afferrò e ne aprì l’imboccatura con un canino appuntito, poi prese a sorseggiare con gusto.
Maggie fece altrettanto. Quella bevanda era davvero ottima.
Ma non appena ebbe terminato la sua, lui le domandò:
"La finisci quella?"
Maggie si trattenne dallo sbuffare.
"No, prendila pure." gli rispose porgendogliela con celata riluttanza.
Lui vuotò la bottiglia in breve tempo, lasciandole chiaramente intendere che beveva e parecchio, e la gettò lontano, in un punto indefinito dove s’infranse. Atteggiamento davvero poco garbato.
Maggie decise di salvare almeno l’altra, per la raccolta d’acqua, sorvolare e frugare nello zaino alla ricerca della cena.
Improvvisamente però, con scatto rabbioso e furastico, lui le afferrò il polso con una mano, mentre col dito dell’altra, semplicemente tirandolo, le ruppe il braccialetto che tintinnava dolcemente, facendolo volare nel buio del prato.
"Perché l’hai fatto?" urlò lei indignata.
"Perché mi fa venire il mal di testa!" ringhiò lui con fare scontroso.
"Era un regalo di Mona!"
"Ma che carine." borbottò il lupo mannaro, ostentando la più assoluta indifferenza.
"Ma lo fai apposta a mostrarti sgradevole? E’ qualcosa che fai di proposito? Perché ci stai riuscendo!" continuò Maggie.
Lui le rivolse un sorriso malignamente divertito, scoprendo ancora una volta i denti marroni.
"Oh mi spiace, non lo faccio apposta." le disse in tono falsamente grave. "Vedi, purtroppo io dico ciò che penso, rutto, mangio come voglio e piscio dove capita, al contrario di voi, Signorina."
Osservandolo con sguardo tagliente, la ragazza considerò che almeno il cattivo odore era scomparso, ma la vista di quei muscoli scattanti la intimidiva leggermente. Lo ricordò sotto al proprio letto: allora non aveva minimamente idea di come fosse stare con lui. Vederlo parlare, muoversi e camminare la ipnotizzava quasi. Era un essere davvero curioso.
Calò il silenzio tra loro, poi lei pose una domanda che le era venuta in mente durante il tragitto.
"Ma perché non ci smaterializzi invece di camminare?"
Lui evitò di guardarla mentre le rispose:
"Non...é più sicuro farlo in gruppo."
"Mi stai dicendo che non ne sei in grado?" chiese Maggie spazientita.
"Non garantisco il risultato." specificò lui tranquillamente.
Avrebbe voluto insistere, ma vedendolo a terra e ammaccato, decise di cambiare discorso.
Gli si avvicinò, estraendo la bacchetta.
Con un sobbalzo, Fenrir scattò sulla difensiva.
"Voglio solo migliorare la situazione." spiegò lei osservando la sua bocca.
"Che situazione?"
"I tuoi denti."
"Cos’hanno?"
"Sono scheggiati e sporchi. Va fatto qualcosa, apri la bocca."
"Te lo puoi scordare Bionda." le sorrise lui imitando una voce in falsetto.
"Perché? Pensi ti farebbe male renderti appena più presentabile?"
"Presentabile a chi?"
"Parlo in generale, forza apri." insistette lei, facendo per afferrargli la mascella, ma lui fu più veloce e le intrappolò la mano nella propria.
"Non sei in grado di fare magie."
"Ho imparato quanto basta." rispose lei, ma vedendo che l’uomo non intendeva cedere, aggiunse, piccata: 
"Non voglio farti male Fenrir!"
 

Lo chiamava ancora col suo nome, a differenza di tutti gli altri...
 

Si guardarono a lungo e Maggie quasi si smarrì in quello sguardo diretto, un po’ insolente e di un’immediatezza disarmante, tanto da metterla quasi a nudo.
"Va bene." cedette infine lui in un tono di ammonimento e la liberò.
 

Non era sicuro di aver capito bene...voleva renderlo più...bello? Lui?
Tanto valeva provare...
 

"Apri la bocca." ripeté la ragazza e lui obbedì.
Lei diede una rapida occhiata, poi estrasse una piccola ampolla.
"Bevi questo."
"Cos’é?" l’aggredì il lupo mannaro.
"Una pozione che risanerà la situazione." rispose stancamente lei.
Lui l’afferrò e dopo averle lanciato un’ultima occhiata sospettosa, bevve.
"Bene, apri di nuovo." disse Maggie che puntò la bacchetta contro i suoi denti e pronunciò ancora una volta l’incantesimo “gratta e netta” che aveva imparato.
Fenrir le appariva tesissimo e stringeva quasi convulsamente l’erba con i pugni a terra.
In un lampo i denti tornarono sani e bianchi.
"Ecco." sorrise lei soddisfatta, lasciando la presa sulla sua mascella ed estraendo uno specchio dallo zaino.
"Guarda!"
Lui afferrò l’oggetto e spalancando nuovamente la mascella, si osservò attentamente. Non c’erano segni di disapprovazione sul suo volto, ma questo non gli impedì di lanciarle un’occhiataccia prima di rimettere a terra lo specchio.
"Ora..." proseguì Maggie entusiasta, mentre estraeva altri preparati dallo zaino che Fenrir adocchiava con sospetto.
Inserì le dita in una crema e facendosi più vicina, gliela spalmò con delicatezza sulla tempia, dove ancora presentava un bel bernoccolo a causa della bastonata che gli aveva assestato durante l’aggressione.
Avvertì una cosa che la sconvolse: a quel contatto ravvicinato, Fenrir rabbrividì appena, anche se il suo sguardo la metteva in imbarazzo,  rinfacciandole silenziosamente il fatto che fosse stata proprio lei a colpirlo.
Ma lei ne aveva avuto tutte le ragioni. Non aveva proprio nulla da rimproverarsi.
 

Quella biondina lo faceva apposta. Lo stava stuzzicando e non aveva idea di quanto fosse difficile per lui controllarsi...in tutti i sensi.
 

Infine, gli afferrò una mano e mormorò “Reducio”: in un attimo le unghie di mani e piedi si accorciarono.
"Questo..." disse, estraendo dallo zaino una boccetta, da cui spruzzò del liquido su entrambi.
"Cos’é?"
"Repellente per zanzare e altri insetti, almeno non ci mangeranno vivi. E da ultimo..."
"Che altro c’é adesso?" protestò lui.
Ma Maggie non gli rispose e attingendo altra crema dall’ampolla, gli si parò davanti e mentre con una mano lo teneva fermo per la mascella, con l’altra gli spalmava l’unguento sulle piaghe ai lati della bocca.
Ma lo sguardo di Fenrir si fece enigmatico.
 

Le sue mani su di sé...
Lo stava facendo davvero?
Impossibile.
La sua faccia era così vicina che per un attimo, un folle attimo, aveva pensato che...
Che idiozia.
Ma quella ragazzina non era come le altre. C’era qualcosa che sicuramente non andava.
Non la disgustava toccarlo?
Davvero non provava nulla? Neanche il più misero ribrezzo?
Non poteva crederci, non era possibile.
Lo stava rimettendo in sesto nonostante sapesse delle uccisioni e il resto?
Prima pensava fosse stupida, ma aveva capito che non era così.
Allora perché si comportava in quel modo? Cosa c’era sotto?
Perché doveva esserci un inganno...
Per forza.
 

Arrivandogli alle spalle poi, lentamente e prestando molta attenzione per non causargli dolore, lei gli spalmò quello strano rimedio su ogni morso o ferita auto inflitta durante la trasformazione.
Trovò stranamente piacevole avvertire i peli che le solleticavano le dita e rimase impressionata dalla stazza di Fenrir, che non la perse di vista un solo istante, sempre dubbioso. Toccarlo rendeva molto più l’idea di quanto fosse potenzialmente pericoloso.
"Ecco fatto." concluse Maggie sorridendo soddisfatta, mentre osservava il lupo mannaro. "Domani sarà tutto scomparso."
Fenrir si allontanò immediatamente da lei, come se improvvisamente la temesse.
Tornò ad accoccolarsi nella sua postazione e Maggie lo imitò dopo aver riposto il tutto nuovamente nello zaino.
Trascorsero alcuni minuti durante i quali entrambi smarrirono il proprio sguardo nelle fiamme danzanti.
"Dove sono quelli come te?" gli chiese la ragazza all’improvviso.
"Che vuoi dire?"
"Dove vive un lupo mannaro?"
"Che significa? Vive come gli altri." le rispose lui scocciato, ma poi aggiunse, abbassando appena il tono di voce:
"Ma ovviamente deve nascondere la sua natura. Molti di noi vivono in branchi autogestiti, un po’ per i fatti loro."
"Quindi vi camuffate tra gli altri?"
"Non è sempre facile. Molti finiscono sul registro del Controllo delle creature magiche. Se si finisce là sopra non c’é scampo." rispose Fenrir con voce amara.
"Tu ci sei?"
Lui le sorrise beffardamente.
"Secondo te?"
Si rese conto di aver posto una domanda stupida. Se ovunque i muri erano tappezzati con i suoi manifesti da ricercato, era ovvio che fosse presente nel registro.
"Ma chi riesce a sfuggire al registro conduce una vita normale no?"
"A parte il plenilunio, si. Ammesso che riesca a mantenere il proprio segreto per tutta la vita...Per questo quando sei lupo conduci una vita solitaria."
"E svolgono gli stessi lavori dei maghi al Ministero?"
"Difficile che un lupo riesca a introdursi così in alto."
"Beh, ma possono comunque svolgere un impiego..."
"Certo. Se vogliono." le rispose lui con un’alzata di spalle.
Ridiscese il silenzio.
"Io l’ho fatto."
"Come?"
"C’é stato un periodo in cui ero riuscito a trovarmi un lavoro."
"Davvero?" chiese lei sorpresa.
"Già."
"E com’era?"
"Un lavoro come un altro. La paga non era granché."
"Che tipo di lavoro?"
"Scaricavo la merce per un negozio a Diagon Alley."
"E perché te ne sei andato?"
"Non me ne sono andato."
"Oh." fece Maggie.
Aveva capito perfettamente: l’avevano cacciato. Si stupì nel constatare che tuttavia, anche se quell’uomo si mostrava rozzo e greve, c’era qualcosa di più in lui. Indubbiamente ne aveva passate tante e col tempo forse, aveva imparato a sostituire la tristezza e il dolore con la rabbia cieca.
"Hanno scoperto il tuo segreto?"
Fenrir non rispose subito, ma poi disse:
"Vivevo con un altro lupo e il mio capo conosceva la sua natura. Per associazione..."
Maggie non lo interruppe e l’uomo proseguì.
"Persi il controllo....un po’. E quello l’ha capito subito che anch’io ero così. Per un po’ sono sparito dalla circolazione."
"E poi?" domandò ancora la ragazza, avida di informazioni.
"Poi mi sono unito a un altro branco di lupi e ho provato sulla mia pelle che significa vivere in questo schifo di mondo magico. Ho elemosinato per un po’, rubato anche...mi facevo passare per un senzatetto babbano, ma intanto..."
L’uomo le lanciò un’occhiata titubante, ma Maggie capì al volo cosa intendeva.
"Facevi...del male."
"Finché non mi sono unito al Signore Oscuro."
Aveva proseguito piuttosto che rispondere.
"E lì ti é andata alla grande eh? Eri con lui sin dall’inizio quindi?" chiese lei sbalordita.
"Già."
"E nonostante questo sei tornato al suo servizio anche una seconda volta?"
"Così pare." rispose lui, voltando la testa nella direzione opposta.
Almeno aveva la decenza di provare un briciolo di vergogna.
"Non riesco a capire come tu non abbia capito che per loro eri solo un oggetto da usare per i loro scopi."
"Non è andata così."
"Ah no? Ma per favore! Parli tanto di libertà, quando sei stato il primo a farti mettere il guinzaglio al collo."
"Non é vero!" latrò Fenrir fulminandola con lo sguardo iracondo.
"Mettila come vuoi. Io credo che in fondo tu sappia la verità, negalo pure se ti fa stare meglio." tagliò corto Maggie.
Di nuovo, nessuno dei due parlò, ma il lupo mannaro venne improvvisamente scosso da altri attacchi di tosse.
"Oh, ecco!" fece Maggie porgendogli una boccetta. "Bevi questo! Me l’ha consigliata la commessa della farmacia, ti farà guarire."
Lui le scoccò un’occhiata incuriosita.
"Che mi venga un colpo, hai svaligiato Diagon Alley!"
Lei sorrise appena e gli passò la boccetta che lui afferrò, bevendone il liquido.
Sistemandosi meglio sul suolo duro, però Fenrir si lasciò sfuggire un gemito gutturale.
"Posso...chiederti cosa si prova durante la trasformazione?"
 

Misurare le parole...
 

"Beh...all’inizio ti da una bella stirata. Ma poi il senso di potenza é infinito."
"E allora perché sembra che tu sia appena caduto da un palazzo?"
Lui la guardò interdetto.
 

Se n’era accorta maledizione...
 

"Sto bene, sono solo un po’ stanco. Posso viaggiare."
"Non parlavo del viaggio, parlavo di te! Ti riprenderai?"
"Come sempre."
"La prima volta come é stata?"
"Grandiosa." le rispose lui, voltandosi su un fianco e dandole le spalle per dormire.
Ma che atteggiamento era? Maggie si sentì offesa. Aveva troncato nel bel mezzo di una conversazione, come se nulla fosse.
 

Allora non si era fermata perché voleva riposare, aveva interrotto la marcia prima del previsto per lui! Perché tanta considerazione? E perché tutte quelle cure prima?
Non sapere lo rendeva nervoso...
Sentiva che qualcosa gli sfuggiva.
E quand’era così di solito lui restava sempre fregato.
 

Maggie tornò nella sua tenda e si addormentò quasi all’istante.
Si ridestò a causa di un rumore continuo che scoprì ben presto essere pioggia.
Una pioggia torrenziale.
Scostò un lembo della tenda e la prima cosa che vide fu Fenrir, rannicchiato contro un albero, sveglio, che tentava di ripararsi come meglio poteva col cappotto tirato sulla testa. Ma inevitabilmente era zuppo.
Avvertì immediatamente una sgradevole sensazione. Non voleva lasciarlo lì al freddo, ma d’altro canto non le andava neanche di invitarlo a entrare. Non si fidava, lui era troppo imprevedibile. E un assassino.
L’aveva presa in giro per quella tenda, ma la verità era che sarebbe stata molto utile anche a lui, che dopo la faticosa trasformazione, non stava affatto bene.
Prima che potesse impedirlo, urlò:
"Fenrir!"
Il lupo mannaro si voltò a guardarla con i brillanti occhi blu e lei gli fece un gesto di avvicinamento con la mano.
Avanzando molto lentamente a quattro zampe lui la raggiunse.
"Sta piovendo."
Entrambi dovevano quasi urlare per sovrastare il fragore della pioggia che cadeva a dirotto.
"Però, sei sveglia vedo." le rispose lui in voce atona.
"Non hai freddo?"
"Ho il cappotto."
"Ma é bagnato."
Stava cercando una scusa per invitarlo a entrare senza mostrasi accondiscendente.
Lui continuò a fissarla, in attesa.
Maggie decise di abbandonare ogni finzione, di gettare la maschera, e arretrando per fargli posto, disse semplicemente:
"Entra."
Sorprendentemente, lui obbedì immediatamente, intrufolandosi all’interno.
Lei tornò a sdraiarsi nel suo angolo, mentre guardava lui sistemarsi accanto a lei. Respirava affannosamente, mentre sfilava il cappotto bagnato, la barba gocciolante.
Crollò accanto a lei, accucciato su un fianco, verso di lei, evitando però palesemente di guardarla. Maggie  invece non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.
Sembrava talmente stanco, da non riuscire quasi a muoversi.
Rotolando a pancia in giù, lei gli si fece più vicina.
"Mi hai fatto entrare per pura pietà vero?" le chiese lui, senza guardarla.
"L’ho fatto perché é giusto così. Bisogna dare al prossimo."
A quel punto Fenrir puntò i suoi occhi su di lei.
"Mi hai chiesto cosa si prova ad essere un lupo."
Maggie tacque, continuando a guardarlo con attenzione.
"Lo odio."
Cosa stava dicendo?
"Mi piace il senso di potenza, però quello é venuto col tempo. Prima o poi ti abitui a tutto. Ma odio il disprezzo degli altri, il dolore, la stanchezza..."
La voce rasposa gli morì in gola.
Quindi Maggie aveva avuto ragione nel sospettare che la trasformazione fosse molto dolorosa. Ci rifletté bene per un momento: una tortura che si ripeteva mese, dopo mese, dopo mese, per tutta la vita.
Venne scossa da un violento brivido.
"Ma ti piace anche far parte di qualcosa vero? Il tuo branco..."
"Non mi riaccoglierebbero. Non dopo quello che ho combinato con la battaglia magica." la interruppe lui scuotendo la testa.
Era solo quindi e non aveva dove andare. Ecco perché non l’aveva uccisa.
"Le prime volte...quando mi trasformavo intendo, praticamente parlavo da solo, per...distrarmi dal dolore...credo." riprese l’uomo, quasi sorridendo amaramente a quel ricordo.
"E i tuoi?"
Lui le lanciò un’occhiata in cui Maggie colse un velo di malinconia.
"Tu che dici?"
"Si saranno spaventati suppongo, avranno commesso degli errori, poi ti hanno accettato per quello che eri. Ma conoscendoti, tu sei andato via lo stesso. Non ti sentivi comunque più a tuo agio, giusto?" rispose lei, buttando a indovinare.
Fenrir sorrise scoprendo i denti. Ma il suo non era un sorriso felice.
"La mia famiglia era purosangue. Mio padre mi cacciò a pedate appena saputa la novità e mia madre non fece niente per fermarlo." le disse sbrigativamente, come a voler liquidare la cosa in fretta e con un’alzata di spalle.
La ragazza avvertì una piccola fitta in un punto imprecisato dalle parti dello stomaco.
Anche la famiglia che avrebbe dovuto stargli accanto l’aveva respinto, sbattendolo in strada.
"E dove sei andato?"
Si voltò a guardarla sorridendo.
"Mi sono adattato subito. Per un po’ ho vissuto da solo in strada, rubando, poi ho trovato altri come me e mi hanno insegnato tutto ciò che c’é da sapere."
 

Non era propriamente la verità.
Ricordava, oh ricordava eccome, tutte le volte in cui, ancora cucciolo, cercava di avvicinarsi al cibo e puntualmente veniva addentato per la collottola e ricacciato indietro.
Doveva guadagnarselo il cibo e farsi strada in un mondo spietato.
Si, gli avevano davvero insegnato tutto infatti.
La sola e unica regola: pensare a se stessi.
Sempre.
 

Ora Maggie provava compassione. Quell’uomo cercava di farle credere di aver trovato una sorta di felicità in una storia tragica. Ma Fenrir non era felice, glielo leggeva nei suoi strani occhi blu. Conservavano perennemente un’aura triste, malinconica e abbattuta, celata dietro rabbia e aggressività.
Oltre la tenda, l’unico rumore udibile era lo scrosciare ininterrotto della pioggia.
"E tu perché non sei entrata a far parte del mondo magico?" le chiese improvvisamente il lupo mannaro.
"Te l’ho detto, mio padre..."
"Ma é passato tanto tempo no?"
Maggie tacque.
"Non so. Non...credo di sentirmi adeguata." pigolò poi.
"Col tempo ti abitui." ripeté Fenrir e lei non seppe spiegarselo, ma di fronte a quel goffo tentativo di consolazione, provò un moto di tenerezza che la portò istintivamente ad allungare una mano per poggiarla sulla fronte dell’uomo, che si ritrasse impercettibilmente, per poi restare immobile e fissarla, mentre lei gli accarezzava la testa, pettinandogli i capelli umidi all’indietro con le dita.
Quello strano individuo, che era piombato nella sua vita senza chiedere il permesso, chiuse poi gli occhi e dalla gola gli sfuggì un basso suono gutturale di soddisfazione o forse dolore, fisico o spirituale che fosse.
"Buonanotte Fenrir." gli disse infine lei con un sorriso, dandogli le spalle.
Lui non rispose, ma lei poteva sentire i suoi straordinari occhi blu percorrerle la schiena.
Forse stava sbagliando tutto, di nuovo.
Di sicuro Mona sarebbe stata di quell’avviso.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jolly J