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Autore: Lost on Mars    20/01/2014    9 recensioni
Lily Evans è Caposcuola, la prima della classe, la studentessa perfetta ed è convinta che la sola esistenza di James Potter potrebbe portarla lentamente verso la pazzia. James Potter, d’altro canto, capitano della squadra di Quidditch, Caposcuola e indiscusso secondo in classifica tra i ragazzi più appetibili di Hogwarts, sostiene che quello che Lily prova nei suoi confronti non sia odio, ma qualcosa di indefinito che lui porterà ad essere qualcosa di molto importante, e soprattutto, qualcosa che non includa il venir picchiato con un tomo di Storia della Magia.
DAL PROLOGO:
Il giorno in cui Lily aveva ricevuto la sua lettera, al compimento dei suoi undici anni, si era sentita la persona più felice del mondo, come se avesse potuto spostare una montagna con un solo dito.
A sei anni e otto mesi da quel giorno, Lily Evans era arrivata alla conclusione che se avesse mai avuto nuovamente quell’adrenalina a scorrerle nelle vene, la montagna l’avrebbe spostata, magari per farla cadere addosso a James Potter.
E come si diceva tra i babbani? Se la montagna si muove e tu non sei Maometto…
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO 2 – NOTTI INSONNI.


Quel sabato pomeriggio, mentre Lily Evans e James Potter si stavano uccidendo amorevolmente a suon di insulti, un ragazzo del quarto anno era entrato in Sala Comune per dire loro che erano stati convocati nell’ufficio della professoressa McGranitt per una comunicazione importante.
Il tutto, più o meno, si era svolto mentre la folla che si era creata intorno a loro due protestava per la delusione quando i due erano stati costretti a smettere, ovvero quando avevano ricevuto il messaggio.
Tutti speravano in una rissa, da almeno sei anni.
«Egocentrico.»
«Permalosa.»
«Sbruffone.»
«Perfettina.»
«Idiota.»
«Pel di carota.»
«Da quando avere i capelli rossi è una cosa negativa?»
«Scusa, Evans, non trovo aggettivi negativi per te… se sai cosa intendo.»
«Potter!»
«Scusatemi!» Il ragazzo del quarto anno si era fatto avanti, con tutto il coraggio di cui disponeva, e aveva interrotto quel litigio, che ormai si era trasformato in un pietoso tentativo di abbordaggio. «La McGranitt vuole vedervi, nel suo ufficio.»
I due ragazzi avevano avuto due reazione completamente diverse; inutile dire che Lily aveva cominciato a farsi prendere dal panico, e a rispondere male a chiunque le avesse rivolto la parola. James, invece, aveva fatto spallucce e si era stretto la cravatta prima di entrare nell’ufficio della vicepreside.
Fatto sta che, una volta entrati, Lily si era leggermente calmata e James… be’, James non aveva cambiato minimamente espressione.
«Evans, Potter, sedetevi pure.» Disse loro la professoressa. Lily e James obbedirono e la guardarono curiosi.
«Come ben saprete, i Caposcuola sono anche i responsabili delle ronde notturne,» Iniziò la McGranitt, e i due annuirono. «questa notte farete la vostra prima ronda, insieme. Col tempo potrete decidere se alternarvi o meno, ma all’inizio è preferibile così.»
«Mi scusi, perché dobbiamo fare entrambi la ronda?» Chiese Lily. A lei non andava per niente di fare la ronda con James Potter.
Primo, perché lui non avrebbe fatto niente, anzi, avrebbe contribuito a creare confusione; secondo, dato che James l’avrebbe solo irritata, e quindi distratta dai suoi doveri, tanto valeva fare tutto da sola e in silenzio.
Ma soprattutto, in pace.
«Sono le regole della scuola, signorina Evans. È una tradizione.» Rispose con calma la McGranitt.
Allora Lily fece un cenno col capo e non aggiunse nient’altro. La cosa non le andava a genio, certo, ma era anche vero che non poteva fare tutto da sola, lasciando James indietro, anche perché il suo abnorme ego poi ne avrebbe risentito, e Lily davvero non ce l’avrebbe fatta ad ascoltare i monologhi di James su quanto la sua esistenza fosse di vitale importanza per l’universo.
«Inizierete appena scatterà il coprifuoco, ovvero alle dieci, e finirete non oltre l’una. Chiaro?» Disse solenne la professoressa.
«Limpido, professoressa.» Disse James con un sorriso a trentadue denti.
«Potter, vorrei ricordarti che, a differenza della signorina Evans, ti è stato dato il titolo di Caposcuola perché tu possa mettere la testa a posto e diventare una persona un po’ più matura, quindi niente bravate.» Disse severamente, stavolta, la McGranitt, poi li congedò.
Una volta fuori, in corridoio, Lily non aspettò un minuto e cominciò a stabilire le condizioni per, a detta sua, una pacifica e sana collaborazione.
«Bene, Potter, stanotte non voglio finire con la testa in un gabinetto o con un braccio sulle scale e l’altro da qualche parte nascosta del castello, quindi, perché questo non accada, ti prego di seguire quello che faccio io.» Cominciò la rossa.
«Perché dovete tutti darmi ordini in questa scuola? Io sono uno spirito libero!» Esclamò il ragazzo.
«Senti, non voglio litigare, ti prego solamente di fare la persona matura, per una volta. L’ha detto anche la McGranitt: a me hanno dato il titolo perché lo meritavo, a te lo hanno dato perché sperano che tu cresca.» Disse Lily esasperata, e forse fu proprio questa frase a far scattare la bomba, perché James rimase letteralmente a bocca aperta, incapace di dire nulla.
Solo dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, lui disse qualcosa, qualcosa di serio, qualche che fece capire a Lily che, malgrado tutto, anche James Potter provava dei sentimenti.
«Va bene, me ne starò buono e seguirò le tue indicazioni. A stasera in Sala Comune, Evans
«Ma, James…»
 

***

 
Erano le dieci meno cinque, e Lily era seduta su una poltrona della Sala Comune da circa venti minuti.
Era uno di quei momenti in cui avrebbe solamente voluto sfogarsi con Severus, mentre lui l’abbracciava e le diceva che tutto sarebbe andato bene. Voleva il suo migliore amico a cui confidare i propri segreti, voleva essere rassicurata da qualcuno che le voleva bene.
Con Mary e Marlene non era la stessa cosa, anche perché Severus per Lily era sempre stato come un fratello. Una luce nell’oscurità. Un’ancora di salvezza.
Loro due erano le sue migliore amiche, è vero, ma Lily si sentiva meglio con Severus che con loro. Davanti a James, davanti ai Malandrini e alle sua amiche, Lily si era sempre mostrata forte e indistruttibile. Era sempre stata quella ad avere l’ultima parola, quella a far finta che le cose non la scalfissero per niente.
Col tempo non aveva più avuto bisogno di fingere, perché ci aveva fatto l’abitudine, ma soprattutto durante i primi anni, quando lei e Sev erano a dir poco inseparabili, era lui che confortava quando lei si sfogava perché James Potter la prendeva in giro.
Col tempo, Lily aveva capito anche che quando un ragazzo ti tira le treccine, la cosa potrebbe essere interpretata in due modi: se il ragazzo in questione ha undici anni, lo fa solo ed unicamente per darti fastidio. Se, invece, ha più di quattordici anni, lo fa perché vuole attirare la tua attenzione, e quindi perché gli interessi.
Ma il problema era che a Lily, James Potter non interessava per niente.
Quante volte aveva alzato gli occhi al cielo dopo che lui le chiedeva di uscire in modi più che squallidi? Perché non si era mai sentita in colpa dopo un rifiuto, mentre adesso ci stava malissimo?
La risposta Lily la sapeva, ma aveva paura ad ammettere di aver sbagliato. Perché tra di loro, quello a sbagliare era James Potter, non lei.
Ma adesso lei lo aveva ferito, e lo aveva notato. Lo sguardo deluso di James, la freddezza con cui l’aveva trattata dopo… erano i segni per dimostrare che Lily, forse, aveva veramente esagerato con le parole.
Perché dopo i soliti rifiuti, James aveva sempre continuato a sorridere, aveva sempre promesso che la volta prossima sarebbe stata quella buona, ma stavolta James non aveva sorriso.
Quei cinque minuti passarono troppo velocemente, secondo Lily, infatti ritornò alla realtà quando sentì dei rumori provenire dalle scale. Si voltò e vide James, e notò anche che quella era la prima volta in sette anni in cui era arrivato puntuale.
«Sono in ritardo?» Chiese James raggiante. Sembrava che il diverbio di poche ore prima non fosse accaduto affatto. Lily in un primo momento sembrò confusa, dopodiché si disse che avrebbe dovuto approfittare della situazione e comportarsi esattamente come James: come se non fosse successo nulla di grave.
«No. Sei in perfetto orario.» Rispose Lily, allora uscirono dalla Sala Comune per cominciare la ronda.
«Da dove iniziamo?» Chiese Lily.
«Dal piano terra?»
«Ci sto.»
E così i due iniziarono la fantomatica ronda. Bacchette alla mano, parecchi quadri si lamentarono quando passarono per i corridoi con la luce accesa, ma loro li ignorarono.
Ben presto, il ricordo del litigio di quel pomeriggio svanì dalla mente di Lily, ed evidentemente anche da quella di James, perché entrambi stettero più volte sul punto di cominciare a tirare la corda con battutine sarcastiche ed altro.
Erano arrivati ad ispezionare il terzo piano, quando si accese l’ennesima miccia.
«Evans, vieni con me a Hogsmeade sabato prossimo?» Le chiese James.
«Per la novantaseiesima volta – se ve lo state chiedendo, sì, Lily le aveva contate tutte – no, Potter.» Rispose Lily sospirando, in seguito alzò gli occhi al cielo e poi guardò James di sfuggita. Notò un sorrisetto sul suo volto.
«E perché?» Le chiese ancora.
E qui Lily rimase spiazzata: James non le aveva mai fatto quella domanda. Il più delle volte la cosa si limitava all’invito, poi c’era il “no” secco di Lily e basta. Tutto finiva lì.
«Perché no.» Disse Lily a bassa voce. Tantissime persone le avevano sempre ripetuto che quella non era una risposta, perché diceva tutto e niente.
«E dai, se mi hai detto di no ci sarà un motivo, giusto? Che ne so, forse è perché non ti piaccio, in questo caso ti consiglierei un pepsicologo.» Ribatté James. Si era detto che solo in quelle rare occasioni avrebbe avuto l’opportunità di passare tre ore da solo con la Evans, e non vedeva il motivo di sprecarle.
«Psicologo, Potter. Si dice psicologo.» Lo corresse Lily, e poi si rese conto che non aveva il coraggio di dirgli che non gli piaceva; anche perché, oggettivamente parlando, James Potter era un bellissimo ragazzo. Il problema era che a Lily non piaceva il suo modo di fare, il suo carattere. «E comunque, Potter, il problema è che non sei il mio tipo.»
«E chi è il tuo tipo? Mocciosus?»
«Preferirei non parlare di Severus.»
«Ora, non per vantarmi, ma credo di essere nettamente superiore a Mocc- Piton.»
Lily rise. «Egocentrico.»
«Permalosa.»
«Dobbiamo per caso ricominciare?»
«Direi di no, anche perché sembra che abbiamo del lavoro da svolgere.»
E allora Lily fece per voltarsi verso di lui e guardarlo confusa, ma non fece in tempo a fare nulla che James aveva già pronunciato l’incantesimo: «Hominum Revelio
A quel punto si sentì un fruscio, e qualcosa cadde a terra, probabilmente un indumento. Allora Lily si avvicinò fino a scorgere una figura esile dai lunghi e ricci capelli castani. La ragazza teneva in mano una specie di cesto che, a giudicare dall’odore, conteneva del cibo.
«Mary?»
«Lils!»
«Che ci fai qui?» Le chiese Lily tenendo alta la bacchetta.
«Io... noi... Lily, non dirlo alla McGranitt!» Squittì Mary.
«E perchè hai il mio Mantello?» Esclamò James. Schizzò letteralmente in aria per poi cadere a terra e raccogliere il mantello.
«Noi, Mary?» Chiese ancora Lily.
«Il mio bambino!» Urlò James, lo rigirò tra le mani assicurandosi che non ci fossero buchi o cose del genere. Le conosceva, le donne, sempre a tirare fili perché sono antiestetici.
«Oh, Potter, fai silenzio!» Lo zittì Lily continuando a guardare Mary.
«Lily...» Iniziò Mary.
«McDonald, sei fuori dopo il coprifuoco. Dovremo dirlo alla McGranitt.» Disse James tornando improvvisamente serio, stringeva il mantello tra le braccia «Inoltre, questo si chiama furto.»
«Non te l’ho rubato, Potter. Me l’hanno prestato.» Ribatté Mary incrociando le braccia al petto.
«Chi potrebbe averti dato il mio mantello?» Chiese James.
«Gli ho promesso di non dire niente.» Continuò Mary ancor più risoluta di prima. Lily intanto guardava i due.
«Potter, finiamo la ronda, poi decidiamo cosa fare, va bene? Mary, tu torna in dormitorio.» Si intromise la rossa, aveva sempre amato calmare le acque, anche se non c’era mai nessuno che le calmasse quando lei e Potter iniziavano a discutere. Forse perché nessuno sarebbe stato talmente abile.
«Ma Lily… non posso tornare in dormitorio!» Protestò Mary.
«Sì che puoi, anzi, vedi di rimanere sveglia che ho un paio di domande da farti.» Le disse Lily, poi fece l’occhiolino e cominciò ad avviarsi verso le scale. Mary doveva vedersi con qualcuno, un ragazzo, e Lily moriva dalla voglia di sapere chi.
«E già che ci sei, lasciaci i dolcetti, ho un po’ di fame.» Disse James, Mary per tutta risposta strinse il cestino tra le braccia e se lo portò via.
«Ci restano tre piani da controllare, muoviamoci.» Disse Lily trascinandosi James dietro.
Per un po’ continuarono a camminare in silenzio, senza accennare a Mary o al Mantello, o al misterioso ragazzo con cui Mary avrebbe dovuto vedersi.
Una volta arrivati al settimo e ultimo piano, James cominciò a lamentarsi. In effetti, era stato troppo bello passare ben due piani senza piagnistei o lamentele, quasi una concessione divina.
«Volevo i dolcetti,» Iniziò in tono lugubre. «sto morendo di fame.»
«Potevi prendere qualcosa dalle cucine quando ci siamo passati.» Lo accusò Lily camminando spedita.
«Cosa ho appena sentito? Lily Evans che dice di poter rubare cibo dalle cucine?» Disse James incredulo. Lily arrossì violentemente, e non si girò nemmeno per guardarlo in faccia. «E poi, prima non avevo fame. Adesso è mezzanotte passata!»
«Nessuno è mai morto perché non ha fatto lo spuntino di mezzanotte, Potter, resisti fino a domani mattina.» Disse Lily.
«Ma…»
«Niente ma, hai detto di voler fare l’Auror, no? Se un domani, in una missione, dovessi trovarti senza cibo che faresti? Verresti a lamentarti con me?» Chiese Lily.
«Se tu fossi in missione con me non mi lamenterei affatto, Evans.» Rispose James.
«Risparmia le avances per le ochette che vengono alle partite solo per vederti acchiappare il Boccino.» Disse Lily storcendo il naso: quelle erano il genere di ragazza che, se Lily fosse stata un maschio, probabilmente avrebbe ripudiato a vita.
Io non ci vado proprio, alle partite. – Pensò poi Lily.
«Ma di loro non me ne importa niente, Evans.» Disse James, e a quel punto nella testa di Lily si accese un campanello d’allarme.
«E perché io dovrei interessarti?» Chiese dopo un lungo silenzio la rossa, aveva pensato bene di fare quella domanda proprio per metterlo in difficoltà, come aveva fatto lui nemmeno due ore prima, chiedendole perché aveva sempre rifiutato i suoi inviti.
«Perché sei complicata, dannatamente orgogliosa e mi odi. Sei una sfida.» Rispose James. Al contrario di come Lily si aspettava la risposta era arrivata subito, e James sembrava non averci nemmeno pensato.
Forse se le studiava di notte…
«Rimandiamo allora, perché sembra che abbiamo del lavoro da fare.» Disse Lily. E James non capì. Si guardò attorno: erano davanti l’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll, James conosceva bene quella parte del castello, era lì che si trovava la Stanza delle Necessità. «Vieni fuori, Black!»
«Come diavolo hai fatto, Evans?» Chiese la voce di Sirius da dietro una delle colonne.
«Intuito femminile…» Rispose Lily guardandosi le mani.
«È la reincarnazione della Cooman, altro che intuito femminile.» Mormorò James alle sue spalle. Lo schiaffo dietro la testa non tardò ad arrivare.
«Ti ho sentito, Potter.» Lo rimbeccò Lily.
In realtà, Lily aveva fatto semplicemente due più due: Mary che aveva il Mantello dell’Invisibilità di James, e che sosteneva di non averlo rubato, ma di averlo ricevuto in prestito. Chi altri avrebbe potuto dare il mantello a Mary se non uno dei Malandrini?
Aveva escluso Peter Minus a prescindere, perché sapeva che non avrebbe osato prendere qualcosa dal baule di James senza chiederglielo; aveva escluso Remus perché trovava difficile immaginarlo mentre faceva una cosa del genere, quindi era rimasto solamente Sirius.
L’unico che, tra parentesi, era così scaltro e stupido allo stesso tempo da dare il mantello a Mary e di aspettarla di fronte alla Stanza delle Necessità.
«Penso proprio che dovremo dirlo alla McGranitt…» Disse Lily con nonchalance, mentre Sirius sbiancava e James sembrava essere colpito da un Pietrificus.
«Evans…» Iniziò James.
«È fuori dopo il coprifuoco, no? E poi, anche lui è accusato di furto.» Continuò Lily.
«Hey, sono fuori in piena notte, è vero, ma non ho rubato niente.» Si intromise Sirius avvicinandosi ai due. Guardò James implorante, insomma, era il suo migliore amico, non l’avrebbe tradito, no?
«È… Sirius! Chissà quante volte siamo usciti dopo il coprifuoco e nessuno ci ha mai scoperti, lascia passare questa volta.» Esclamò James.
«Solo se tu lasci stare Mary.» Disse Lily.
«Che c’entra Mary?» Chiese Sirius aggrottando le sopracciglia.
«Oh, non lo so. L’abbiamo beccata al quarto piano con il mantello di James e un cesto di dolcetti. Ne sai qualcosa?» Gli chiese Lily con un sorrisetto beffardo stampato in faccia.
«Che vuoi che ne sappia, io?» Disse Sirius per tutta risposta. Certo che Lily doveva proprio ammetterlo: Sirius Black era un bugiardo professionista, sembrava quasi convincente.
«Bene, Evans, siamo pari adesso: io non dico niente sulla McDonald e tu non dici niente su Sirius.» Disse James infine.
«Perfetto.» Concluse Lily «E adesso, Black, faresti bene a tornare in Sala Comune.»
«Sissignora!» Esclamò Sirius imitando il saluto da soldato. Lily si lasciò scappare una risata e lo guardò ammonitrice.
Due minuti dopo, Sirius Black era sparito dalla circolazione, nemmeno avesse avuto un’Acromantula lì ad inseguirlo.
Lily sospirò, dicendosi che, tutto sommato, quella prima ronda notturna con James Potter non era poi andata così tanto male. Era stato sfiancante, certo, trovare Mary e Sirius in giro per il castello che stavano ovviamente per incontrarsi era stato come uno shock per Lily: non se l’aspettava proprio.
Insomma, Sirius non era il tipo di Mary, e Mary non era il tipo di Sirius, quindi… perché mai incontrarsi? Di notte, per di più.
Alla fine, quando lei e James tornarono in assoluto silenzio davanti al ritratto della Signora Grassa, Lily si arrese, e smise di cercare una soluzione.
Quella era una domanda impossibile, un mistero. Un po’ come le solite domande metafisiche “Perché esistiamo?” e “Da dove veniamo?”. Sapeva solo che aveva davvero sonno, ma non vedeva l’ora di interrogare Mary a dovere.
 

***

 
Sirius cercò di rientrare in dormitorio senza far rumore, perché sia Remus che Peter stavano dormendo. Purtroppo, vuoi il buio, vuoi la rabbia per l’appuntamento con Mary saltato in aria, Sirius inciampò nel proprio baule e cadde in avanti, atterrando fortunatamente sul letto.
Il tutto, però, producendo un chiasso colossale.
Ma se Peter non si svegliava nemmeno con un colpo di cannone, Remus aveva il sonno fin troppo leggero; aggiungiamoci, poi, che in realtà Remus non stava dormendo, e il gioco è fatto.
«Dove sei stato?» Gli chiese Remus all’improvviso, tant’è che Sirius quasi si spaventò. Decise di dirgli la verità. Dopotutto, non avrebbe avuto alcun motivo per mentire ad uno dei suoi migliori amici.
«Sarei dovuto andare ad un appuntamento con Mary, ma James e la Evans mi hanno rimandato qui.» Rispose Sirius, intanto si era tolto i vestiti per mettersi il pigiama, che sicuramente non avrebbe mai trovato al buio.
Remus, poi, non aveva replicato, ma si era girato dall’altra parte, raggomitolandosi su se stesso.
«Ti spiace se accendo la luce per un momento?» Chiese Sirius.
«Come vuoi. Tanto non riesco a dormire.»
La stanza allora s’illuminò, e Remus chiuse involontariamente gli occhi, perché  si era abituato al buio della notte e la luce glieli bruciava.
Si girò di nuovo, per poi vedere Sirius, che, infilati i pantaloni azzurrini, era chino sul baule a cercare la maglietta.
Per un momento, si pentì perfino di avergli parlato. Forse, si disse, sarebbe stato meglio far finta di dormire, far finta di ignorarlo.
Sospirò. Remus ci aveva provato in tutti modi ad ignorare Sirius, ma era il suo migliore amico, e la cosa risultava davvero impossibile. Non sapeva come ci fosse finito in quella strana situazione, ma nel profondo del cuore era combattuto: una parte di lui voleva che Sirius diventasse serio per almeno qualche minuto al giorno, e capisse che c’era qualcosa di strano nel modo in cui Remus gli parlava; l’altra parte di sé, voleva che tutto rimanesse esattamente com’era.
E se Remus Lupin, prima d’ora, era convinto di essere stato geloso almeno una volta in vita sua, si sbagliava di grosso.
Perché la gelosia non è quella cosa che ti da fastidio e ti fa storcere il naso in segno di protesta, no.
La gelosia, scoprì Remus, è quella sensazione all’altezza dello stomaco che ti fa passare l’appetito. È la paura di perdere ciò che si ha per mano d’altri; è il cuore che batte troppo forte quando quello che vuoi può averlo anche qualcun’altro. È quella cosa che, di notte, non ti fa dormire; è quella sensazione di impotenza, che ti tiene legato, impedendoti di poter cambiare le carte in tavola a tuo vantaggio, magari. È quella cosa che ti fa venir voglia di piangere, ma non di tristezza, di rabbia.
Ecco cosa sentì Remus quella notte.
James non era ancora tornato, quindi non era ancora l’una. Sirius aveva lo sguardo fisso sulla finestra, e ogni tanto osservava il rettangolo di luce sul pavimento.
Era una sua impressione, oppure c’era qualcosa di diverso nella voce di Remus quella notte? Come qualcosa di triste e malinconico? Si disse che forse era tutta colpa della stanchezza e della frustrazione.
Remus non era mai triste. Era ottimista e affrontava tutto col sorriso. Remus non poteva essere triste.
Per un attimo pensò che fosse deluso perché non gli aveva detto dell’appuntamento con Mary, ma non l’aveva detto nemmeno a James e a Peter, e questo li metteva tutti sullo stesso piano. E poi, James non si era arrabbiato, o forse non c’era arrivato affatto.
Si sa, James non era particolarmente deduttivo.
Eppure, Sirius si sentiva in colpa. Forse avrebbe dovuto inventarsi una bugia, ma un conto era mentire a Lily Evans, un altro era mentire al proprio migliore amico.
E poi, non avrebbe saputo come non farsi tremare la voce: non aveva mai detto una bugia a Remus. Mai.
«Lunastorta…»
«Mh?»
«C’è qualcosa che non va?»
«Non riesco a dormire.»
«E perché?»
«Non lo so, sarà che la luna piena è vicina…»
Ma c’è appena stata la luna piena, Rem. – Avrebbe voluto dire Sirius.
«Sei per caso arrabbiato con me?»
«Perché dovrei?»
«Forse avrei dovuto dirti dell’appuntamento con Mary.»
«Forse. Buonanotte, Felpato.»
Sì, era ufficiale: Remus Lupin era davvero geloso.
 

***

 
Se c’era qualcosa che Lily amava delle domeniche pomeriggio, era stare seduta sull’erba, con la schiena appoggiata ad un albero, mentre leggeva un buon libro. In genere, ogni domenica lei e Severus si sedevano all’ombra della querce più grande di tutto il cortile, ma quella domenica Lily era sola, e aveva con sé una copia de “Il ritratto di Dorian Gray”.
La quercia era abbastanza lontana dal punto di ritrovo di tutti gli studenti, quindi Lily poteva leggere in santa pace. Le piaceva la domenica, soprattutto perché la passava con Severus. Ma adesso Sev aveva deciso di insultarla e trattarla come una nata babbana qualunque, e su questo nessuno poteva fare niente.
La notte prima, a fare la ronda con James, si era dimenticata di tutti i problemi che aveva in testa: i M.A.G.O., la paura di non essere all’altezza del compito da Caposcuola – ma per quello le bastava vedere James Potter per tirarsi su –, Severus…
E come si dice? Parli del diavolo e spuntano le corna…
«Lils…» Sev era in piedi di fronte a Lily, anche lui aveva un libro in mano, ma Lily non riusciva a capire che libro fosse e, in tutta onestà, non le importava affatto.
«Piton.» Replicò lei con freddezza, aprì il libro che teneva in mano ad una pagina a caso e cominciò a concentrarsi sulle parole.
«Dai, Lily. Per tutta l’estate non ho fatto che mandarti lettere chiedendoti scusa.» Disse Severus sedendosi accanto a lei. Lily si allontanò istintivamente, leggendo per la terza volta la stessa frase.
«E io, dopo aver aperto la prima, le ho buttate via tutte.» Disse Lily deglutendo a fatica.
«Da quando siamo a scuola non faccio che cercare di parlarti per chiederti di tornare come prima… ti ricordi, Lils? La domenica ci mettevano sempre qui sotto a leggere.» Le disse ancora, ma Lily non batte ciglio.
Severus sospirò, cercando le parole giuste da dire. «Mi manchi, va bene? Mi manchi e mi dispiace tantissimo per quello che è successo l’anno scorso, mi conosci Lils! Lo sai che non avrei mai detto delle cose del genere in condizioni normali.» Esclamò Severus appoggiando il libro a terra, fissava Lily, che a sua volta teneva gli occhi sulla pagina del libro, senza leggere veramente.
«Ma le hai dette.» Ribadì la rossa.
«Ero appeso ad un albero con Potter che minacciava di tirarmi giù le mutande!» Si giustificò al ragazzo.
«Nel caso non te ne fossi accorto, stavo cercando di aiutarti.»
«Perdonami, Lils.»
«Non chiamarmi Lils.» E quella fu l’ultima cosa che Lily disse, perché poi chiuse violentemente il libro e si alzò di scatto, dirigendosi a grandi passi verso il castello.

 
 

 

 

 


NdA: Ciao gente! *3* Sono tornata, dopo dodici imperdonabili giorni di silenzio, con il secondo capitolo! La scuola mi ha praticamente distrutta D:
Ma l'importante è che abbia trovato il tempo di scrivere questo capitolo. Dunque, qui comincia a delinearsi un po' la storia e le varie coppie presenti. Che ne pensate di Mary e Sirius? Se non shippassi Wolfstar (e se la Wolfstar non fosse tra le coppie, nell'introduzione) sarebbero carini, forse, però mi sto zitta. Non voglio spoilerarvi nulla. u___u 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, mi sto davvero impegnando tantissimo per questa storia :3
È un commento un po' striminzito, oggi, perché ho pochissimo tempo e un mucchio di cose da fare. Ringrazio chi ha messo la storia tre le seguite e le preferite, Lily Kenobi che ha recensito lo scorso capitolo e Aven90 che ha recensito il prologo :)
Spero in vostro commento, fatemi sapere cosa ne pensate. (Ribadisco, le critiche sono ben accette:  servono per migliorare, e dato che a questa storia ci tengo vorrei dare davvero il massimo ;__;)
 A presto!
Marianne


Ps: Nuovo banner! Dopo anni sono riuscita a far uscire fuori qualcosa di decente ^^"  

 

   
 
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