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Autore: MmeBovary    20/01/2014    7 recensioni
Quando Hermione si ritrova a dover scontare l’ennesima punizione per una lite tra Harry e Draco, crede di aver toccato il fondo. Non si aspetta che le cose possano peggiorare esponenzialmente e il suo mondo e quello di Draco possano finire sottosopra...
Ma il pandemonio e lo scambio di vite che seguiranno apriranno per sempre gli occhi di due ragazzi che non si erano mai accorti di non aver capito nulla l’uno della vita dell’altra... di cosa si provi a nascondersi sotto l’altrui pelle.
[Cap.3: Quando finalmente riaprì gli occhi, Hermione Granger non riuscì a pensare che a una cosa: la sua testa stava per spaccarsi in due.
Lentamente la sua memoria cominciò a trasmetterle brandelli di informazioni utili.
La rissa in corridoio, la punizione serale, il litigio con Malfoy, l’improvvisa oscurità. [...]
Scattò a sedere come se si fosse scottata, spalancando gli occhi e capì che c’era qualcosa che non andava. [...]
Per alzarsi si era tirata dietro la seta purpurea che copriva le sue forme nude e si era resa conto che qualcosa le impediva di trascinarla oltre.
O forse sarebbe stato meglio dire qualcuno…]
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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5. SCATTI






Ci sono luoghi che hanno un aspetto familiare.
Sono luoghi che risvegliano in noi ricordi sopiti e sensazioni dimenticate accendendo le nostre ore del dolce desiderio di riacciuffare il passato che fugge.
Sono solitamente i luoghi dove passiamo più tempo ad assorbire, come delicate spugne di mare, i momenti della nostra vita, per poi rilasciarli in stille preziose di ricordi vaghi.
E il posto dove Hermione aveva speso la maggior parte di quegli ultimi sette anni era senz’ombra di dubbio la Biblioteca di Hogwarts.
Entrando in quel luogo così noto quel pomeriggio, dopo essersi finalmente cambiata e rinfrescata, sentì un peso sollevarsi dal suo petto e lasciarla libera di respirare. Abbassò le palpebre e l’odore dei tomi vecchi e ingialliti riecheggiò nella sua testa come passi tra le sacre volte di una chiesa.
Finalmente qualcosa che riconosceva.
“Granger, riapri gli occhi o comincerò a credere che tu sia davvero del tutto fuori di testa.”
Hermione sbuffò.
Eccola lì la rovina della sua giornata. Possibile che non potesse permetterle di godersi neppure un attimo di gioia dopo quello che aveva passato?
“Malfoy, non è che potresti farmi un favore?” – mormorò con aria angelica – “Metti la lingua tra i denti… e masticala!”
“Cominci a diventare acida, Granger?”
“Comincio a diventare allergica alle Serpi…”
Il ragazzo si lasciò andare a una risata mentre con un gesto enfatico le indicava i propri vestiti.
“Allora sei inguaribilmente insofferente a te stessa, Mezzosangue, perché il sottoscritto qui sembra non avere più nulla a che fare con i Sotterranei…”
C’era una nota di rammarico nella sua voce, dietro quel tono da strafottente che aveva deciso di assumere per forza e Hermione ne capì il motivo.
In quella mattinata passata in vesti Serpeverde aveva avuto modo di sorprendersi di come i Grifondoro potessero essere ostili verso qualcuno solo per via del colore della sua divisa e di come invece le Serpi, per quanto lei le ritenesse ancora infide e bugiarde ed esitasse a fidarsi, potessero essere solidali.
A Draco dovevano mancare esattamente come a lei mancavano i suoi amici. O forse in una maniera diversa, più… più fredda, più Serpeverde insomma.
Sorrise a quell’idea.
“Che accidenti hai da sorridere adesso?” – borbottò Draco prendendo un libro da uno scaffale.
“Niente…” – ridacchiò la giovane. Malfoy che sentiva la nostalgia di qualcuno era un pensiero tanto paradossale quanto…beh, dolce, sì, questa era la parola giusta. Dolce.
Si mise anche lei in cerca di qualche tomo che potesse aiutarli. Poggiò la borsa sul tavolo e si incamminò tra gli scaffali lignei su cui le tele di piccoli ragni studiosi tessevano ricami impreziositi di polvere bruna.
Come antichi testimoni di tempi passati e magie antiche, i volumi della Biblioteca stavano fermi nel posto a loro assegnato subendo con dignità le carezze materne che Hermione riservava alle loro costole scorrendoli uno ad uno.
Ve ne erano riguardo incantesimi, maledizioni, pozioni e sortilegi, ma nessuna pareva fare al caso loro.
“Senti questa?” – berciò Malfoy dal tavolo un’oretta più tardi, mentre lei ancora rovistava tra gli scaffali – “Qui dice che con un incantesimo si possono scambiare le esistenze di due persone…”
Hermione si affacciò tradendo una speranza che però fu subito fatta a pezzi.
“Ah, no aspetta… Intende che si può far passare l’anima di una persona nel corpo di un’altra. No, direi che i nostri corpi sono l’unica cosa che non abbiamo cambiato…”
La Grifondoro si lasciò cadere, esausta sulla sedia accanto alla sua. Avevano sfogliato pagine e pagine senza venire a capo di niente. Sembrava che nessun libro parlasse d’incantesimi capaci di sconvolgere il mondo al punto da farlo apparire come un Universo parallelo.
“Già ti arrendi, Mezzosangue?”
Lei gli scoccò uno sguardo di fuoco.
“Proprio non ti entra in testa che in questa realtà il Mezzosangue sei tu, vero?”
Il ragazzo scrollò le spalle scuotendo la testa.
Aveva accettato la notizia con una calma che Hermione non si sarebbe mai aspettata.
“Essere Purosangue è questione di sentirsi Purosangue.” – le aveva spiegato col suo immancabile tono altero – “E non basterà neanche sapere che la Terra gira al contrario per togliermi l’idea che per diritto di nascita io sono un gradino al di sopra di te… Mezzosangue…”
Poco c’era mancato che Hermione lo strangolasse. Ragionare con quello spocchioso razzista era praticamente una missione persa in partenza.
Con un tonfo un’altra pila di libri atterrò dalle mani della Grifondoro sul tavolo già ingombro a dimostrazione del fatto che lei non aveva alcuna intenzione di arrendersi.
Mentre Draco si dedicava a un manuale di Pozioni Polisucco e simili, la ragazza prese il primo libro della montagna che aveva appena creato e iniziò a scorrerne le pagine ingiallite.
Si trattava di un’edizione scolastica che riassumeva nozioni di varie materie per argomento. Hermione ne scorse l’indice. La sua unghia corta ma ben curata si fermò sotto la linea che indicava una sezione particolare.
Il sesto capitolo era dedicato allo “scambio”. Trasfigurazioni, Pozioni, Erbologia, Incantesimi, Cura delle Creature Magiche. Per ognuna di quelle materie c’era qualcosa di potenzialmente utile.
“Qui dice che c’è un’erba capace di creare, se ingerita da due persone, allucinazioni tanto forti da sembrare pura realtà in cui uno crede di essere l’altro… Però dice che durano al massimo un’ora o due…”
“E io non ricordo di essermi messo a mangiare nessun’erba Granger. Quindi a meno che questa cosa non fosse mischiata con l’insalata a cena scarterei l’idea.”
“Tu hai trovato nulla?”
“No e comincio a esaurire la pazienza, quindi piantala di ripetermelo, ok?!”
“Scusa tanto!” – sbottò la giovane – “Con te non si possono scambiare più di due parole senza passare alle offese, eh?”
“No, infatti, quindi vedi di lasciarmi in pace.”
Hermione ringhiò una rispostaccia a mezze labbra ma poi decise che ignorarlo era l’unica soluzione per evitare di rodersi il fegato.
Passò alla sezione di Incantesimi sullo scambio. Si poteva impossessarsi del corpo di una persona, imitare il suo aspetto, la sua voce, i suoi comportamenti. Era possibile anche cambiare i propri connotati diventando l’opposto di se stessi ma nessuno di questi casi era simile al loro.
Hermione stava per voltare nuovamente pagina quando fu richiamata da una tossettina secca alle proprie spalle.
“Ehm ehm…”
Ruotò su se stessa facendo perno sul bracciolo della sedia e si trovò a fissare Dennis Canon con in mano la sua più fedele compagna, la macchina fotografica ereditata dal fratello Colin.
“Sì?” – chiese cercando di non essere né troppo cortese né troppo scorbutica. Non aveva idea di quali fossero i suoi rapporti con il Grifondoro.
“Io sarei qui per le foto del servizio…”
“Quale servizio, microbo?” – saltò su Draco, degnandosi finalmente di girarsi nella sua direzione.
Dennis parve sorpreso forse dall’epiteto poco carino con cui era stato indirizzato o forse che i protagonisti del suo servizio fotografico avessero dimenticato il loro impegno.
“I-il pezzo sulla coppia del mese per la Gazzetta di Hogwarts…”
A quelle parole Hermione avrebbe potuto giurare di aver toccato il fondo di quella giornata.
Povera illusa… In realtà il bello doveva ancora venire…
“Stai scherzando, vero, Dennis?” – gemette disperata.
“No…” – mugolò quello, sempre più confuso – “Ve l’ho detto una settimana fa. Siete stati scelti come coppia più bella del mese e quindi il trafiletto della sezione rosa della Gazzetta di questo numero sarà su di voi.”
“Che schifo…” – borbottò Draco con una smorfia prima di prendersi una gomitata nelle costole dalla Granger che non aveva alcuna intenzione di far saltare la loro copertura solo perché lui non era in vena di foto.
“Ma sì, certo… scusa, ci eravamo scordati. Scatta pure.”
Il Grifondoro sorrise finalmente un po’ meno incerto e dopo aver girato attorno al tavolo appoggiò l’occhio alla propria macchina per poi ritrarlo però quasi subito.
“Eh no, ragazzi… Così non va…”
I due in questione si guardarono reciprocamente. Cosa avevano di sbagliato?
Draco sedeva morbidamente sulla sua sedia. Una gamba era piegata e appoggiata al tavolo che aveva davanti. Hermione invece sedeva alla sua sinistra sull’ultima sedia del tavolo, composta come sempre e a più di mezzo metro di distanza dal biondo.
“Dovete stare più vicini, ragazzi. Così non sembrate neppure fidanzati. Sembra più che vi odiate!” – ridacchiò il fotografo senza rendersi conto della gaffe appena fatta.
Hermione arrossì mentre sollevava lo sguardo verso Malfoy come per chiedergli silenziosamente il permesso di avvicinarsi.
Senza attendere una risposta che avrebbe potuto non piacerle si alzò dalla propria sedia, lasciandovi sopra il libro che stava consultando, e fece alcuni passi nella sua direzione. Appoggiò con decisione una mano sulla coscia di Draco, spingendo la sua gamba verso il basso finché essa non scivolò giù dal tavolo. Poi prese tutto il coraggio che le restava e si sedette in braccio a lui.
Pregò ardentemente che il ragazzo non la scaraventasse in terra né cominciasse a offenderla a ruota.
E con sua somma sorpresa niente di simile avvenne.
Draco si sistemò meglio sulla propria poltrona trascinandola verso il proprio petto con un gesto fluido, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo. Il seno di lei fece pressione sul suo petto da sotto la camicetta mentre la ragazza rovesciava il capo arrossato dalla vergogna nell’incavo della sua spalla, sottraendosi al suo sguardo.
Il battito dei loro cuori si sovrappose e nessuno dei due avrebbe saputo dire se fosse davvero il proprio a correre a quella velocità spaventosa che percepivano nel petto…
Fu il rumore metallico di un otturatore a riportarli alla realtà.
“Perfetto…” – borbottava Dennis girando loro intorno – “Guarda qui Granger… Draco, fai uno dei tuoi sorrisi, dai… Ancora una, ok…”
Hermione si staccò subito dal petto del giovane, avendo intuito che quel supplizio fosse arrivato ad una fine.
“Fatto.” – confermò Canon – “A questo punto manca solo la foto di rito.”
“La foto di rito?”
Draco ebbe un brutto presentimento. Quale poteva essere una posa irrinunciabile per un servizio su di una coppietta?
“Sì, quella del bacio.”
Appunto.
Sentì la Mezzosangue tremare tra le sue braccia e ne dedusse che non lo avrebbe mai fatto. No, mai si sarebbe abbassata a concedere le sue labbra alla sua bocca velenosa di Serpe.
Tanto valeva stuzzicarla un po’ allora…
“Oh, certo… Per te non ci sono problemi, vero, amore?”
La ragazza strabuzzò gli occhi, certa di aver capito male.
“Come scusa, amore?”
“Per te non è un problema darmi un bacio davanti all’obiettivo, giusto, amore?”
Il loro sembrava un perverso gioco di falsità. Calcavano la parola amore con tutta l’enfasi che potevano, tanto da riuscire a renderla praticamente un insulto.
“Oh, sono certa che Dennis potrà farne a meno… Non mi pare il caso…”
Il fotografo scosse il capo.
“Eh no… Questa è d’obbligo… Insomma qual è il problema?”
“Nessun problema.” – frecciò Draco – “Giusto?”
Hermione storse le labbra. Dannata Serpe. Voleva farle fare la figura dell’idiota.
Beh, non ce l’avrebbe fatta.
“Giusto.” – mormorò prima di fare quella che sarebbe ufficialmente salita al primo posto tra le più grandi cavolate della sua vita.
Poggiò entrambe le palme sui pettorali di Draco e poi avvicinò le labbra alle sue. Le loro bocche si sfiorarono con la leggerezza con cui una farfalla si posa su di un fiore dal gambo delicato, attenta a non spezzarlo. Gli occhi ancora aperti, Hermione poté leggere uno stupore fin troppo compiaciuto nelle iridi grigie del Serpeverde sotto di lei.
I loro fiati si infransero sugli angoli delle reciproche bocche ancora serrate.
Non appena percepì il rumore dell’otturatore che scattava la Grifondoro ebbe la prontezza di allontanarsi da quel contatto così vizioso e pericoloso che si stava creando, ma la sua fuga arrivò presto ad una fine.
Senza chiederle il permesso Draco le passò una mano dietro la nuca, attirandola nuovamente a sé. I loro volti si scontrarono stavolta con una forza maggiore. Le loro fronti quasi combaciarono mentre le loro bocche si univano di nuovo. Era strano, per entrambi, trovarsi in quella situazione di assurda intimità perché era indicibilmente…naturale. Era come se i loro corpi si ricordassero quei gesti, come se per colpa delle notti passate insieme in quella realtà tutta invertita, ora le loro mani si muovessero da soli alla riscoperta di corpi già conosciuti.
Draco catturò il labbro inferiore di Hermione tra i denti, senza nemmeno pensarci, e afferrò con forza i suoi boccoli bruni costringendola a reclinare il capo e a darle facile accesso alla sua bocca.
La sua lingua si spinse con ardore aldilà della chiostra perlacea dei denti, saggiando ogni centimetro di quell’antro dal sapore delizioso.
Sì, aveva un buon sapore la Mezzosangue, oltre che un buon profumo, come aveva scoperto poco prima quando lo aveva sorpreso andando a sederglisi in collo.
Hermione dopo un attimo d’iniziale smarrimento gli passò le mani attorno al collo spingendosi verso di lui. Le sembrava di averlo fatto un milione di volte, sebbene fino a poche ore prima avrebbe giurato che il contatto più intimo mai avuto con Malfoy era quello schiaffo che gli aveva rifilato al quarto anno.
Draco le catturò i fianchi e fece scivolare le sue gambe attorno alle proprie portandola a cavalcioni su di sé. Il pizzo del suo reggiseno faceva attrito contro la stoffa leggera delle loro camicie, rendendosi percepibile fino alla sua pelle, eccitandolo più di quanto avrebbe voluto.
Fece scivolare le mani verso il basso arrivando ad accarezzare le natiche della ragazza da sopra la stoffa pieghettata della gonna verde e argento, strappandole un gemito di sorpresa.
“Ah-ehm…”
Un altro colpetto di tosse imbarazzato ricordò loro che non erano soli. 
“Dato che è un servizio per la Gazzetta e non un porno…” – ridacchiò un po’ a disagio Dennis – “Credo che possa bastare così. Quindi vi lascio soli.”
Detto questo sparì, portandosi via la sua macchina, le sue foto e tutta la magia del momento.
Per Hermione fu come un secondo brutto risveglio. Si vide improvvisamente in braccio a Malfoy con la gonna che le era salita oltre il limite di ogni umana decenza e il sapore del biondastro ancora sotto la lingua.
Le sue gote s’infiammarono mentre senza riflettere sulle ragioni o sulle conseguenze del proprio gesto alzava la mano e stampava cinque dita roventi sulla guancia del Serpeverde per poi scattare in piedi goffamente.
“Ahi! Ma sei impazzita?!” – protestò quello.
“Tu sei impazzito!” – urlò lei in risposta – “Cosa diamine ti è venuto in mente di fare?”
“Ehy, sei tu che mi hai baciato…”
“Sì ma tu mi hai costretta con le tue battutine e i tuoi amore… E poi il mio bacio era molto diverso da quello che mi hai dato tu!”
Il ragazzo schioccò la lingua in un gesto di dissenso e poi si chiuse in un mutismo ostile.
Hermione, ora in piedi di fianco a lui lo guardava cercando di penetrare le ragioni dei suoi gesti.
E anche dei propri in realtà.
Sì, perché se il Serpeverde aveva fatto una follia dandole quel bacio lei non era certo stata da meno nel rispondergli e il perché lo avesse fatto non le era assolutamente chiaro. Sapeva solo che quando aveva percepito il sapore voluttuoso della sua bocca sulla propria la sua tanto amata razionalità era andata a farsi un giro da qualche parte lasciandola sola con inconsci ricordi fasulli di due anni insieme che non erano mai esistiti, con i propri istinti primari e con un desiderio sordo che non sapeva di poter provare.
“Perché l’hai fatto…” – sussurrò con la voce che già s’incrinava per un pianto che tentava di evitare.
Il giovane prese dal tavolo una piuma, giocandoci con la sua solita lentezza annoiata prima di risponderle.
“Perché mi andava.”
Hermione serrò le palpebre per fermare quelle stupide lacrime che rischiavano di tradire il suo turbamento. La aveva baciata perché gli andava… E questa gli pareva forse una giustificazione sufficiente?
“Malfoy… tu… tu…”
Un gemito strozzato concluse la sua frase al posto di quel “sei un bastardo” che aveva programmato. Con una mano a coprirle la bocca la Grifondoro scappò via da lì senza voltarsi indietro.
Le lacrime, stille salate di dolore, le intrappolavano le ciglia in una ragnatela pesante che le offuscava la vista.
Solo una rotolò giù tra le sue dita. Rotonda perla, figlia dell’umiliazione e dell’incredulità, lasciò un solco bollente di pena sul suo volto gonfiandole gli occhi e il cuore.
Neanche Hermione sapeva perché piangesse. Stupida, stupida ragazzina – si disse. Non c’era ragione di piangere né nella realtà né in quel mondo parallelo. Eppure non riusciva a impedirselo…
“Hermione, aspetta…”
Draco scattò in piedi sulla sedia mordendosi subito la lingua e sperando che lei non avesse sentito le sue labbra pronunciare il suo nome.
Stava sicuramente entrando troppo nella parte.
Afferrò al volo la propria tracolla e la borsa della Mezzosangue e poi si avviò anche lui verso l’uscita della Biblioteca alla ricerca di quella stupida Grifondoro che scoppiava in lacrime per una cosa tanto sciocca come un bacio.
Beh, non tanto sciocca a pensarci bene. Perché quello che aveva fatto aveva sorpreso anche lui. Non sapeva come gli fosse saltato in mente, ma quando aveva sentito il sapore della Mezzosangue così vicino alle sue labbra non aveva saputo proprio resistere. Il suo corpo si era praticamente mosso da solo.
Scrollandosi di dosso quei pensieri assurdi uscì dalla Biblioteca lasciando tutti i libri sparsi sul tavolo.
“Ehy, signor Malfoy! Cosa crede di fare?” – lo redarguì subito la bibliotecaria – “I libri presi dagli scaffali si rimettono al loro posto!”
Draco emise un gemito frustrato. Dannazione ci mancava solo questa. E ora chi la ribeccava più la Mezzosangue?
Per sua fortuna in quel momento entrò in Biblioteca Pansy Parkinson, una delle sue poche amiche nella realtà da cui proveniva e lì, a quanto aveva capito, confidente di fiducia della Granger.
“Pansy, perfetto. Ci pensi tu a sistemare i libri di Hermione, vero? Io devo scappare. Grazie, ciao…” – e con un perfetto sorriso sornione la mollò lì sotto lo sguardo severo della bibliotecaria.
La Parkinson represse un accidenti in fondo alla gola. Quello stupido Mezzosangue la aveva incastrata.
Rimandando le sue intenzioni di fare un giro di soppiatto tra gli scaffali della sezione proibita, Pansy cominciò a riordinare la valanga di tomi che la sua amica aveva consultato. Libri di Incantesimi, di Pozioni, di Trasfigurazioni… Chi sa cosa stava studiando.
“Perfetto, ho finito.” – informò la bibliotecaria.
“Veramente ne manca ancora uno signorina. Là, sulla sedia.”
Pansy fece il giro del tavolo e notò il volume scolastico che Hermione aveva abbandonato per permettere a Dennis di scattare le sue foto. Lo prese in mano e la pagina a cui era stato lasciato si girò. Quella seguente riguardava la Cura delle Creature Magiche e il tema dello scambio.
La ragazza posò gli occhi sul primo paragrafo.
 
“Curiosi fenomeni di scambio sono stati testimoniati anche da coloro che hanno avuto contatti con quelle strane creature chiamate Vividifico. Questi esseri, simili a fate verdi e senz’ali, sono molto amanti della quiete e della pace e sembrano divertirsi a confondere le esistenze di persone che trovino in atteggiamenti non pacifici. Il loro unico potere è quello di creare delle potentissime illusioni. Gli ignari maghi coinvolti si vedono circondare dalle tenebre, dopodiché entrano in una sorta di trance e vivono un’esistenza di sogno reale e palpabile quanto la loro.
Se ciò può apparire a prima vista divertente, in realtà questi scambi hanno avuto spesso conseguenze tragiche. Maghi e streghe convinti di essere impazziti si sono tolti la vita in sogno e ciò li ha portati alla morte anche nella realtà. Altri semplicemente non si sono mai svegliati, incapaci di riemergere dalla realtà alternativa dipinta da queste creature. L’unico modo per sfuggire alla verosimilissima illusione dei Vividifico infatti è…”
 
Pansy chiuse il libro, stufa di leggere e accertatasi che Madame Prince non guardasse lo rigettò sula sedia, non avendo voglia di ritrovare il suo scaffale. 
Chissà perché a Hermione interessavano certi argomenti.
O forse era un caso che il volume fosse aperto più o meno a quella pagine.
Già… Probabilmente di Vividifico Herm non aveva mai sentito neanche parlare.







...To be Continued...




 
  
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