»Chapter 17
Only to divide us… a shy
smile – As Ink On Paper
Era
ormai
arrivato sabato - o meglio era arrivato quel sabato – quello
in cui Beth
sarebbe andata alla festa di James.
Era
passata,
ormai, una settimana dall’inizio della scuola, e tre giorni
dal messaggio di
James che con – ‘ ti aspetto sabato a
casa mia 8.30 p.m.’ –
l’invitava
ad Arthur’s Villa per la sua festa di compleanno.
Erano
passati,
quindi, tre giorni durante i quali Beth cercò un regalo da
potergli fare, ma
con scarsi successi.
Se
c’era una
cosa che Beth Smith odiava era dover fare regali, non sapeva mai cosa
scegliere
poiché in lei nasceva, sempre, il dubbio del se sarebbe
piaciuto.
Inoltre
non
conosceva così bene James da sapere quali fossero i suoi
gusti; così, alla
fine, optò l’ ‘High
Voltage’ in vinile degli AC/DC; avendo sentito
come
suoneria del suo telefonino proprio una canzone di
quell’album.
Sabato
era
arrivato con una lenta agonia, e Beth non voleva proprio andarci a
quella
festa. Il motivo non era preciso, ma dentro di se sentiva una
sensazione
strana. L’aveva promesso a James, però, e Beth
Smith era una di quelle persone
che mantiene la parola data.
Erano
le 8.oo
p.m. e Beth uscì di casa. Il vestitino blu scuro risaltava
il colore dei suoi
occhi, ma non gli rendeva grazia. Con i soliti anfibi – un
po’ troppo rovinati
– e il parka di sempre – quello verde militare che
le regalarono lo scorso
compleanno – Beth camminava per le strade vuote della
città diretta, con una
strana sensazione alla bocca dello stomaco, verso Arthur’s
Villa.
Casa
di James si
presentò molto diversa dall’ultima volta in cui vi
aveva messo piede, nel
giardino inglese non vi si vedevano molti fiori, ma tante candele, la
casa in
mattoni era illuminata da luci.
Beth
si sentì a
disagio, non sapeva fosse una serata formale.
Bussò
al
campanello e, per sua fortuna, ad aprire la porta fu James.
Questi
appena la
vide sfoderò un grande sorriso, e l’accolse in
casa.
Beth
voleva
scappare.
Il
soggiorno di
Arthur’s Villa era gremito di persone eleganti e raffinate,
James - al suo
fianco - era in smoking nero.
<<
mi
dispiace non sapevo fosse una serata formale…
>> - cercò di scusarsi
Beth, ma James con un - << sei bellissima
>> - la interruppe, e
quest’ultima arrossì.
Mentre
Beth dava
il suo cappotto al cameriere arrivò Julia – la
madre di James – in un elegante
abito nero che le ricopriva morbido le curve.
<<
oh
cara, è un piacere vederti! >> - disse a Beth
che sorrise, poi rivolata a
James - << James figliolo, presenta Beth a tuo fartello
>> - poi si
rivolse a Beth - << è tornato da poco da un
viaggio >> - e James
con un - << beh, non è un tipo da queste cose,
sarà in camera sua, o
nascosto da qualche parte >> - rispose alla madre.
E
Beth avrebbe
tanto voluto essere in camera sua, o nascosta da qualche parte.
Julia
portò via
con se James, scusandosi con un ci sono tante persone che
vogliono vederlo e
Beth rimase sola.
Si
sentiva un
pesce fuor d’acqua.
Si
allontanò
dalla sala e prese a gironzolare per la casa.
Rimase
sorpresa
dalla quantità di cibo e champagne che vi era quella sera, e
dall’eleganza
delle persone che discutevano con grazia.
Stava
esplodendo.
E
all’improvviso
una strana voglia di urlare la sopraffece, tanto che l’affogo
con un calice di
champagne.
Si
girò in cerca
di un volto familiare, consapevole che non lo avrebbe trovato, eppure
tra
quella folle le era sembrato di scorgere due pozzi neri.
Guardò di nuovo, ma
nulla.
Non
era la prima
volta, da quella notte a Londra, che Beth lo vedesse negli occhi e nel
volto di
chiunque, di un passante, di un suo amici o di uno sconosciuto.
Scosse
la testa.
Eppure quella sensazione, strana, che provava solo in sua
presenza, era
lì, proprio sotto la pelle.
***
Cosa
ci fa qui?
Alec
non
riusciva a capirlo. Perché era in quella casa?
Aveva
incrociato
gli occhi di Beth mentre scendeva le scale, ed era sicuro fosse lei. Se
ne
convinse.
Ma
non riusciva
a capire cosa ci facesse lì, in quella sala.
Scosse
la testa.
Eppure
la sua
immagine in quel vestino blu, non riusciva proprio a togliersela dalla
mente.
Sorrise,
aveva
quegli anfibi neri che le aveva visto più volte ai piedi.
Come la sera del
ballo.
Ed
era bella,
più di tutte le altre volte.
Sospirò.
Poi
una mano gli
si appoggiò sulla spalla, e una voce gli disse -
<< ehi! finalmente ti ho
trovato >> - si girò e vide suo fratello,
sorrise - << James, ti
serve qualcosa? >> - James annuì e disse -
<< ti devo presentare
una persona >> - sul volto di Alec comparve
un’espressione confusa che il
fratello cancellò con - << ti ricordi di
quella mia amica di cui ti ho
parlato? >> - il ragazzo dagli occhi neri
annuì, e i due fratelli si
incamminarono in cerca di quell’amica.
Quando
James la
trovò, Alec si girò e affondò
– come tutte le altre volte – negli occhi blu di
Beth. Lo sapeva che la ragazza di prima era lei.
Ma
conosceva suo
fratello? Cosa…?
Alec
la guardò
in modo intenso e con un’espressione confusa, la stessa che
poteva leggere sul
volto di Beth.
James
lo
presentò come Alec, e quando stava per dire il nome di Beth,
Alec lo interruppe
con un - << ci conosciamo >> - detto a
denti stretti e con gli
occhi fissi in quelli della ragazza, James rimase un po’
perplesso e guardò il
fratello in cerca di spiegazioni che ricevette con un -
<< andiamo nella
stessa scuola >> - e Alec potè scommetterci
che in quegli occhi blu vi
vide un lampo di delusione.
Non
riusciva a
capire il perché, ma il sapere che l’amica di cui
James gli aveva parlato così
tante, troppe volte e in un modo che, pensandoci, non era molto
‘amichevole’,
lo infastidiva.
Cosa
doveva
fare… doveva combattere contro suo fratello?
Alec
si riscosse
da certi pensieri scuotendo la testa.
Insomma
per cosa
devo combattere?
Si disse ripetendosi che per lui Beth non significava
era nulla.
<<
beh le
presentazioni – se così possiamo chiamarle
– sono state fatte, vi lascio…
piccioncini >> disse Alec in tono aspro.
Cosa?
Piccioncini…?
<<
ma…
>> stava per ribattere Beth, ma Alec le aveva
già voltato le spalle ed
era andato via, lasciandola lì… con quella parola
a ronzarle in testa, e un
vuoto dietro di lui che, Beth potè giurare, era
più profondo dei suoi occhi.
Una
strana
sensazione a quelle parole, tutte quelle che le aveva rivolto
– indirettamente
– guardandola diritta negli occhi,
l’attraversò. Lasciando in lei i residui di
un sentimento che non capiva cosa fosse… Insomma
era geloso?
Scosse
la testa.
E si disse che non c’era motivo per esserlo, ed era stata
sciocca a far sì che
quel pensiero le avesse, anche solo, sfiorato la mente.
<<
lascia
perdere, è fatto così…
>> la risvegliò James, Beth fece un sorriso
tirato.
<<
dai
vieni, ti presento alcune persone >> e senza neanche il
tempo di farla rispondere
la trascinò – letteralmente – via.
Quanto
tempo è
passato? Un’ora, o forse di più, o forse di meno?
Si
chiese Beth
stanca di tutto. Di quella sera, di James, delle persone che non
smettevano di
sorriderle in modo strano, di quegli occhi neri che si sentiva addosso,
ma che
– dannatamente – non vedeva da nessuna parte.
Scosse
la testa.
Aveva
bisogno
d’aria.
Il
giardino
della casa di, non più solo, James, ma anche di Alec, a
quanto pare, era
enorme.
Sospirò.
Alec
è fratello di James. James è fratello di Alec.
Sospirò,
nuovamente. Com’è possibile?
Insomma
non
avevano nulla in comune… si, erano entrambi bei
ragazzi… James era alto e
muscoloso, dai capelli castani – quasi miele - e gli occhi
azzurri, era gentile
e simpatico, un perfetto ragazzo insomma; ma Alec, Alec
era…alto – quasi quanto
il fratello – aveva il fisco asciutto, i capelli castano
quasi neri, e gli
occhi proprio neri, ed era strano, affascinante e misterioso, e
dannatamente
sexy; pensò, mordendosi il labbro per l’ultimo
pensiero.
Sbuffò.
Dal
modo in cui
Alec l’aveva guardata e dal tono in cui aveva pronunciato
quelle parole
sembrava proprio che credesse che tra lei e James ci fosse qualcosa, ma
no… non
era così.
Per
quanto James
potesse essere un bel ragazzo, erano solo amici.
Poi,
però, c’era
Alec, e quello strano legame che li ‘univa’.
Erano
amici? No.
– Conoscenti? Forse. – Qualcosa in più?
…no. – Non erano nulla, ecco!
Alec
ed io non
siamo nulla,
si sussurrò.
Faceva
freddo, e
Beth in quel misero vestino blu, che tra l’altro le lasciva
scoperta la
schiena, sentiva freddo. Si strofinò le mani sulle braccia.
Fece
per
rientrare dentro, ma si pentì subito di quella scelta quando
vide la quantità
di gente che sostava dentro.
Si
girò e vide
un’altra porta, che non sapeva dove portava, ma in quel caso
era la sua ancora
di salvezza.
La
stanza era
buia nonostante l’enorme finestra – quella di
fronte all’entrata – che
illuminava solo la parete di destra.
Quella
- di
parete - era vuota, delle altre non avrebbe potuto dire lo stesso,
poiché non
riusciva a vederle.
Non
sapeva
perché, ma non si sentiva sicura in quel posto, era come se
ci fosse qualcuno.
<<
c’è
qualcuno? >> sussurro.
Ma
nulla,
niente.
Sospirò.
Si
avvicinò alla
finestra e rimase a bocca aperta, la visuale era stupenda. Una scheggia
dell’enorme giardino si estendeva dinanzi ai suoi occhi.
Sorrise.
Ma quel
riflesso – nel vetro – durò
poco… qualcuno la spinse contro il muro – quello
dietro di lei.
Dalle
sue labbra
uscì un gridolino che soffocò in gola quando vide
di chi si trattava. Lui.
<<
Alec
>> sussurrò
<<
ripetilo >> disse anche lui in un sussurro
<<
c-cosa?
>> gli chiese, ignorando il brivido che la percorse al
suono di quella
voce bassa e roca così vicina.
<<
il mio
nome >> Beth rimase in silenzio, indecisa sul da farsi, e
senza avere il
coraggio per farlo.
<<
t-ti
prego >> quasi la supplicò avvicinandosi
così tanto da scambiarsi l’aria.
<<
Alec
>> disse, allora, assaggiandolo con le labbra.
Alec
non potè
non guardare quelle labbra che tanto aveva agognato.
I
due ragazzi si
guardarono negli occhi, e si dissero tutto ciò che, forse,
non avevano il
coraggio di dirsi a voce,
<<
Beth…>> - iniziò allora lui,
sussurrandolo quasi sulle labbra di lei – o
era solo l’immaginazione di Beth? - << cosa ci
fai qui? >>
La
ragazza
rimase un po’ stranita a quella domanda, poi rispose con quel
fare insicuro -
<< il compleanno di tuo f-fratello >> -
Alec con un - << già…
>> rise sarcasticamente. E all’improvviso una
strana sensazione mai
provata prima colpì Beth. Sussultò. Si
può svenire per una risata? Si
chiese.
<<
… il
compleanno di mio fratello… da quando lo conosci?
>> - le chiese duro, e
Beth aggrottò le sopracciglia, ma con - <<
più o meno da dicembre, credo
>> - gli rispose, Alec quasi come un eco lontano
sussurrò - <<
dicembre >>.
Insomma
cosa
vuole da me? e perché cazzo non si allontana?
<<
ti
piace? >> - le chiese con un fare altezzoso e duro che
lasciava intendere
che una risposta già la sapeva, e che – secondo
lui – era pure positiva, Beth
si innervosì, chi si crede d’essere?
così in modo aspro << non
sono cose che ti riguardano >> gli rispose, Alec sorrise
sornione e si
allontanò leggermente.
È
esattamente
come tutte le altre,
si disse Alec, e quel pensiero gli lasciò un amaro in bocca.
Cosa
si
aspettava? Nulla,
Alec non si aspettava nulla, ma… c’era sempre quel
ma che era capace di
fronteggiare tutti i possibili pensieri che riguardassero lei.
E
poi c’erano le
sue labbra, così vicine, così… e la
voglia di baciarla che aveva sempre, anche
solo guardandola, lo investì.
<<
già…
>> le disse scuotendo la testa, e fece per andarsene, ma
quella parola lo
immobilizzò lì, sul posto; Beth
sussurrò un flebile no, e
bastò, basto
per far tornare Alec sui suoi passi. Quelli che erano lì, a
pochi centimetri da
Beth.
Le
sorrise, ed
era un sorriso malizioso, di quelli che ti fanno ardere gli occhi di
uno strano
fuoco.
Alec
e Beth
erano a pochi sospiri di distanza.
Beth
tremava
impercettibilmente.
Alec
le si
avvicinò ancora di più, le mani ai lati della sua
testa – contro il muro – le
labbra vicino al suo orecchio.
Poi
con la sua
voce – roca e bassa – più sensuale del
solito le disse sospirando nel punto
dietro l’orecchio – vicino
all’attaccatura dei capelli - << meglio
così
>>.
Beth
fu percorsa
da una scossa di brividi, mai provati prima. Sospirò,
così piano che Alec non
la sentì.
Poi
il ragazzo
dagli occhi neri le sposto con le dita callose una ciocca di capelli
dal viso,
e la guardò così intensamente negli occhi che
Beth si sentì cedere.
Cosa
mi succede?
Si chiese, ma
senza ottenere una risposta.
All’improvviso
tutte le sue certezze – quelle su di lei, su Alec, sul loro
non essere nulla –
svanirono, lasciando solo Alec a pochi centimetri dai suoi occhi e a
qualche
millimetro dalle sue labbra. Le sue labbra che desideravano
ardentemente
assaggiare quelle di lui.
E
l’aria, d’un
tratto, divenne troppo calda, impregnata di sospiri silenziosi, parole
morte in
gola, e desiderio. Il desiderio di potersi sentire sotto le dita,
dentro le
ossa.
E
poi una
certezza, quella che quel nulla che insistevano
così tanto a sostenere
non era vero. Perché quel nulla avrebbe significato
indifferenza, e tra loro
l’unica aria che stentava a passare non era per nulla fredda.
<<
Beth
>> venne sussurrato silenziosamente dalle labbra di Alec,
che la ragazza
credette di averlo sognato.
Ed
erano di
nuovo uno negli occhi dell’altro.
Nero
nel
blu.
Blu
nel
nero.
E
parvero non
stancarsi mai, di affondare, sprofondare e sentirsi – in un
modo, fino ad
adesso, loro sconosciuto – vivi.
E
poi le labbra
di Alec sempre più vicine; il labbro di Beth fra i denti;
gli occhi di Alec
fissi sulle labbra di lei; quelli di lei ovunque, ma non sulle sulle
labbra di
lui; e l’aria sempre meno; il desiderio sempre di
più. E le labbra di Alec che
quasi sfiorano quelle di Beth, e lei che di scatto girò la
testa.
Alec
che rimase
fermo, immobile.
Cosa
è successo?
Nessuna
ragazza
prima di allora l’aveva mai rifiutato, e non sapeva se, ora,
quella strana
sensazione di vuoto nello stomaco era il risultato di un rifiuto o del suo
rifiuto.
Cazzo!
Beth
aveva
rifiutato Alec, ed ora ancora a pochi centimetri da lui e con la testa
girata
verso la finestra cercava di trovare una spiegazione al suo gesto.
Si
disse che non
era solo una stupida, ma anche una bambina. Insomma cosa mi
è preso?
Sapeva, o meglio credeva, di aver fatto la cosa giusta. Alec era
più grande di
lei, ed era bello, e chissà quante ragazze aveva baciato, e
con quante era
stato.
Beth
si sentì
una bambina piccola che si avventurava in un sentiero troppo ripido per
i suoi
piccoli piedi.
Aveva
baciato,
sì o no, qualche ragazzo – e non recentemente
– e non si sentiva all’altezza di
poterlo baciare. Si sentiva ridicola, e sapeva che se lo avesse
baciato, lui ne
sarebbe rimasto deluso.
Beth
non credeva
di esserne in grado. Non credeva di saper baciare.
Non
si era mai
sentita così in imbarazzo. Non sarebbe riuscita a guardarlo
nuovamente negli occhi.
Alec
guardò la
ragazza che gli era di fronte e anche se avesse voluto non ci sarebbe
riuscito
ad arrabbiarsi, per quel rifiuto.
E
all’improvviso
aveva vogli di abbracciarla.
Le
appoggiò due
dita sotto il mento e le girò il viso verso di lui. Il suo
cuore perse un
battito, o così gli sembrò. Quegli occhioni blu
erano così luminosi e lucidi
che credette di non averne mai visto di occhi così belli.
E
si guardarono
di nuovo, come alla fine si riducevano sempre a fare.
Beth
chiuse gli
occhi.
<<
Beth
>> sussurrò, quasi come se farlo gli costasse
fatica.
<<
guardami >> ma lei scosse la tesa, poi – quasi
supplicante e dolorante –
le disse << t-ti prego >>
Beth,
con una
strana paura che le scorreva nelle vene, aprì gli occhi ed
incontrò i suoi.
Tremò. I suoi occhi erano di quanto più bello ci
potesse essere al mondo. Neri
e scintillanti come tizzoni ardenti. Cercò di abbassare lo
sguardo, ma Alec non
glielo permise.
E
chissà, forse,
perché era pazzo – e credeva davvero di esserlo
– o per quello strano desiderio
che divampava dentro di lui, ci riprovò. Lentamente. Le
labbra quasi, di nuovo,
a sfiorarsi, i respiri carichi di desiderio.
Perché
Alec lo
sapeva. Sapeva che Beth lo desiderava, forse non quanto lui desiderava
lei, ma
non gli importava. Perché lo leggeva nei suoi occhi, nello
scintillio che
faceva capolino ogni qual volta erano così vicini.
Ed
Alec voleva
solo sapere – spinto da una curiosità spaventosa
– di che sapore erano le sue
labbra… così rosse.
Ed
erano, di
nuovo, così vicini da scambiarsi i respiri.
Il
buoi introno
a loro, il silenzio spezzato dai loro pensieri silenziosi, la luna ad
illuminare – anche se di poco – i loro volti, e la
voglia di assaggiarsi.
Finalmente.
<<
Alec
>> e questa volta non era stata Beth a pronunciare il suo
nome.
Alec
si staccò
velocemente da lei, sentendo di nuovo il freddo nelle ossa,
riconoscendo quella
voce.
Poi
dalla porta
fece capolino James che con - << dai sui vieni, ti stiamo
aspettando per
le foto >> - lo invitò a seguirlo, e Alec con
un fare quasi imbarazzato
gli rispose - << arrivo. >>
Beth
che per
tutto il tempo non aveva fatto altro che trattenere il respiro si
lasciò andare
in un sospiro. James non l’aveva vista.
Alec
era lì,
fermo sull’uscio della porta, una mano nella tasca dei jeans
sgualciti, un’altra
nei capelli. Sospirava.
Si
girò e punto
i suoi occhi neri in quelli blu di Beth.
Alec
era lì, Beth qui,
a
dividerli solo
un
timido sorriso.
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Ink
Droplets
Care
lettrici,
in primis mi scuso per la lunga attesa, ma scrivere questo capitolo
è stato più
difficile del previsto. Chiedo venia!
E si… lo so, se prima non volevate uccidermi, credo che ora
abbiate cambiato
idea. Insomma era tutto perfetto – o quasi – e vuoi
Beth, e l’intervento –
inopportuno – di James, nada de nada.
Mi sembrava tutto troppo facile, e bho… non ci sono riuscita
a scrivere un loro
bacio.
Spero che – nonostante tutto – questo capitolo vi
piaccia.
Ditemi cosa ne pensate, mi fa sempre piacere – lo ammetto xD.
Ringrazio chi ha iniziato a seguire la mia storia e messa tra le
preferite.
Inoltre ringrazio queste persone per le recensioni lasciate:
TinyDancer
shadows_fantasy
elev
_miky_
DanceOfUnicorn
Lovehope_
Evanne991
TheBlueGirl
Nuna99
Marii95
Occhi di fuoco
E
tutte le altre
persone che non ho citato, ma non le ricordo tutte! Scusate!
!Vi
voglio segnalare una storia, date un’occhiata ne vale la
pena: Tutta questa
benedetta passione (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2223978&i=1)
''Un
nuovo progetto, un insieme di sensazioni. Elly quel giorno un incontro
del
genere non se l'aspettava di certo. Come non si aspettava di dover aver
a che
fare con la sua reazione in quel momento. Elly odia le presentazioni
formali e
adora il caffè. Dave... ha gli occhi azzurri.''
Questa
bellissima
storia, che vale davvero la pena di leggere, è della
bravissima scrittrice elev.
P.s.
date un occhiata
al mio profilo troverete delle One shot, e se vi va ditemi cosa ne
pensate.
Un bacio, la vostra
Fil