Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _Trixie_    21/01/2014    8 recensioni
Quando un cuore si spezza, il mondo crolla lentamente in mille, piccoli pezzi, che non sei più in grado di mettere insieme.
Quando un cuore si spezza, non c’è nulla, che possa aiutarti a sopravvivere.
Quando un cuore si spezza, ogni speranza scivola via, lasciandoti impotente e sconfitta.
Ma, forse, quando un cuore si spezza, hai solo bisogno di ritrovarne l’altra metà, anche se questo dovesse significare attraversare quella sottile linea che divide la vita dalla morte.
[SwanQueen, lievi lievi spoiler terza stagione, seguito di “Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in cui non lo furono”].
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Daniel, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'This is your heart, can you feel it?'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VIII. Il cuore di Emma Swan
 

La notte calò bruscamente. O, forse, il cielo si rannuvolò ancor di più, Emma non avrebbe saputo dirlo.
Lentamente, la ragazza girò su sé stessa, cercando lo sguardo di Regina, impaziente di parlare con la donna. Temeva quello che l’altra avrebbe potuto dirle, perché Euridice l’aveva messa completamente a nudo di fronte a Regina e ora la donna sapeva perfettamente quanto potere Emma avesse deciso di conferirle sulla propria vita, quanto profondamente l’amasse.
Di fatto, Emma sapeva di non poter essere davvero viva, di non poter essere qualcuno, senza Regina.
E, per una abituata all’indipendenza come lei, non era stato facile capirlo e accettarlo, perché questa consapevolezza avrebbe inevitabilmente portato Emma ad aver bisogno di Regina, e la necessità di qualcuno che non fosse sé stessa, era qualcosa che lei non aveva mai sperimentato nella propria vita.  
Emma aveva imparato presto ad essere abbastanza per sé stessa e, spesso, si era sorpresa a criticare le persone che le erano più vicine a causa del bisogno che mostravano di avere qualcuno accanto a sé. Iniziando dai suoi genitori, ad esempio. Comunque, non era il solo tipo di dipendenza che aveva scorto nella fitta trama di relazioni di Storybrooke. C’erano Ruby e Granny, Leroy e i suoi fratelli, Gold e Belle, Jefferson e sua figlia Grace.
Ma non lei, lei non aveva mai sperimentato la dipendenza, non prima di arrivare a Storybrooke.
Suo figlio era stato la sua prima dipendenza e Henry era stato il primo a dipendere da lei, ad aver bisogno di lei. Un’esperienza terrificante, soprattutto all’inizio.
E c’era una sola altra persona in quella città ad essere così simile a lei, al punto da condividere la medesima dipendenza: Regina.
Forse, a ben pensarci, era solo questione di tempo prima che due anime tanto affini seppur così diverse si toccassero.
A poco a poco, avevano intrecciato un rapporto. Forse non era perfetto e di sicuro non era iniziato nel migliore dei modi, ma questo aveva davvero importanza se riuscivano ad essere felici?
Ben presto, senza che Emma se ne rendesse conto, i difetti di Regina erano diventati essenziali per lei.
La mania di controllo e ordine del sindaco bilanciavano alla perfezione quel gran casino di ragazza che era Emma Swan.
La possessività estrema di Regina abbatté i muri dello sceriffo, facendole sentire che, finalmente, aveva un posto dove stare: le braccia di Regina.
La tenacia e l’ostinazione del sindaco, poi, si adattavano perfettamente alla cieca determinazione di Emma, mettendole un freno e, allo stesso tempo, la spronavano a fare sempre di più, ad essere di più. Scontrarsi con Regina, l’unica che riuscisse in qualche modo a tenerle testa senza ricorrere a ricatti affetti, Emma lo sapeva, non faceva altro che renderla più sicura di sé, aiutandola a credere in sé stessa.
Emma si era così ritrovata a pensare, una mattina, che Regina riusciva a colmare quelle mancanze che aveva sofferto per tutta la vita e, con Henry, era diventata per lei più di quanto si aspettasse: una Famiglia.
Emma si riscosse dai suoi pensieri solo nel momento in cui vide, con orrore, Daniel che accarezzava il volto di Regina con dolcezza e, con uno scatto fulmineo, baciare le labbra della donna.
Emma fece un passo verso di loro, ma si fermò immediatamente, imponendosi di non interferire, in alcun modo.
L’amore spesso fa male e il Vero Amore più di tutti, Emma lo sapeva, e altrettanto bene sapeva che avrebbe lasciato andare Regina, se era questo ciò che la donna voleva.
Euridice e Orfeo, tra tutte le discutibili cose che avevano detto, avevano perfettamente ragione nell’affermare che Regina non aveva mai potuto scegliere e Emma non avrebbe mai permesso, a costo di sacrificare la propria vita e la propria felicità, che la sua libertà venisse soffocata nuovamente. Non voleva spingerla a combattere di nuovo per scelte non prese da lei stessa, costringendola a una vita di lotta continua per contrastare e cambiare con la sola forza di volontà delle conseguenze inevitabili.
Con gran sollievo di Emma, comunque, Regina reagì.
Daniel lanciò un urlo strozzato, più di sorpresa che dolore, prima di essere scagliato all’indietro da una poderosa spinta della donna che aveva appena baciato.
Emma decise di avvicinarsi a Regina, spinta dall’urgenza di sentire il contatto fisico dell’altra. Si mise di fronte a lei, premendo la propria schiena sul busto del sindaco.
Quello non era certo interferire, Regina aveva fatto capire perfettamente la sua posizione riguardo quella situazione e il labbro sanguinante di Daniel lo testimoniava.
Certo, Emma pensò che anche il suo labbro era stato morso più volte da Regina, soprattutto quando il sindaco era infuriata a causa di qualcosa la cui responsabilità ricadeva direttamente sulle spalle di Emma, ma mai era stata morsa con tanta violenza da sanguinare così copiosamente.
Per un folle istante Emma temette persino di vedere penzolare il labbro di Daniel.
«Non avrei dovuto fargli tanto male. Hai ragione, sono drastica» sussurrò Regina, sorpresa da ciò che aveva fatto.
«Cosa? Scherzi? Questa volta sei stata fin troppo gentile, te lo assicuro! Se fossimo a Storybrooke lo arresterei per molestie sessuali. E butterei via la chiave» rispose Emma, tenendo d’occhio Daniel e la sua reazione.
Conosceva il mondo reale e conosceva le persone. Non si sarebbe stupita se Daniel avesse reagito violentemente a quell’affronto, avventandosi su Regina.
Suo malgrado, il sindaco sorrise.
Daniel rivolse loro uno sguardo truce, mentre si tamponava il labbro con la manica della blusa.
«Sta sanguinando» commentò Regina, con una punta di sollievo. L’espressione di Emma divenne improvvisamente confusa.
«Lo vedo, sai?»
«Sì, lo so, voglio dire, sta davvero sanguinando. Significa che può essere ucciso e puoi uccidere solo ciò che è vivo» disse Regina, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Emma riconobbe in quel tono il sarcasmo proverbiale del sindaco, che aveva mietuto tante vittime almeno quanto la spada di suo padre.
«Posso ucciderlo? Il discorso sta diventando interessante» replicò Emma bisbigliando perché Daniel, la cui perdita di sangue sembrava essersi arrestata, non la sentisse.
«No, Emma» rispose Regina con un sospiro. «Significa che è vivo. E se lui è vivo, lo siamo anche noi. Sai, sono abbastanza sicura che questo ci possa tornare davvero molto utile, dato che vogliamo tornare da nostro figlio, che al momento è altrettanto vivo».
«Questo punto è altrettanto interessante, lo devo ammettere. Ma perché non torniamo per un momento alla questione precedente?» domandò Emma, visibilmente sollevata dalle implicazioni di quella scoperta.
«Regina, non permetterai davvero che questa pulce bionda mi uccida!» sbottò Daniel, in quello che Emma giudicò essere più un borbottio che altro. Quel taglio sul labbro doveva far davvero male ogni volta che apriva bocca, considerò Emma.
Lo sceriffo aprì le mani, sconcertata.
«Non posso crederci! Smettila di nasconderti dietro le sue sottane!» urlò Emma, muovendo un passo verso di lui. «Sei un dannatissimo codardo! La tratti come una bambina, forzandola a fare ciò che vuoi e poi, non appena ti fa comodo, pretendi che lei risolva i casini che tu stesso crei».
Il volto di Daniel divenne furente.
«Non osare dirmi cosa è un bene per lei e cosa no, sei solo una stupida bambina viziata!» rispose l’uomo, avvicinandosi a sua volta a Emma. «Io la conosco e io la amo per quello che lei è davvero. Una ragazza con un cuore così puro da salvare una sconosciuta, da amare un uomo infinitamente più in basso rispetto a lei in ogni cosa, come un umile stalliere. È la ragazza che voleva fuggire con me, nel cuore della notte e la cui unica sfortuna è stata avere una madre senza cuore».
Emma strinse gli occhi nella direzione di Daniel, che non sembrava avere la minima intenzione di interrompere la propria arringa.
«Lei è stata la mia salvezza, mi ha mostrato che nella vita può esserci più del fango delle stalle. Che la bellezza esiste e lei la impersona. Io la amo, più di quanto possa dire, e non ti permetterò di portarmela via!».
Emma scosse la testa, un moto di indignazione le offuscava il cuore.
«Sai, su una sola cosa mi trovi d’accordo, Daniel» disse, pronunciando quel nome con disgusto. «Lei sa amare anche chi non meriterebbe il suo amore. E io non ho la minima intenzione di portartela via».
Emma percepì lo sconcerto di Regina manifestarsi con un lamento strozzato di sorpresa. Persino Daniel, davanti a lei, si mostrò più curioso che infuriato per qualche secondo.
«Non sono io ad avere possibilità di scelta e nemmeno tu. Regina  può scegliere, se e quando vuole, e io non voglio intromettermi. Se tu la amassi davvero avresti capito da solo che è questa la giusta cosa da fare. Lasciarla andare, qualsiasi sia la direzione che sceglierà. Combattere per il Vero Amore, certo, ma che stupidaggine combattere contro il Vero Amore!».
Emma non lo vide arrivare.
Un pugno, forte e ben assestato, raggiunse la sua mascella provocando un dolore lancinante che si irradiò dal suo viso con violenza.
Emma sentì Regina urlare. Poi il mondo divenne buio e il suo corpo cadde pesantemente a terra.
 
***
 
Emma era accovacciata accanto a Daniel.
L’uomo sembrava dormire profondamente, ignaro della bionda con un mortale pugnale tra le mani, così pericolosamente vicino alla sua gola.
I muscoli di Emma era rigidi, i suoi occhi saettavano in continuazione. Sapeva di dover colpire alla gola. Un taglio netto o profondo, così che Daniel non avesse il tempo di urlare.
Ma non poteva ucciderlo.
Lui era il primo amore di Regina e, forse, proprio in quel momento, la donna poteva averlo scelto anche come Vero Amore. Emma non poteva rischiare di rendere Regina infelice, non dopo tutto quello che l’altra aveva sopportato nella sua vita. Non dopo tutto quello che aveva fatto, nel bene e nel male.
Emma rilasciò la tensione delle spalle, allentò la presa sul pugnale.
Lei amava Regina Mills e, in un modo o nell’altro, voleva essere il suo lieto fine. O almeno facilitarlo. E se questo significava risparmiare la vita di Daniel e rinunciare alla possibilità di tornare alla vita, allora lo avrebbe fatto.
Henry si sarebbe improvvisamente trovato con due papà, invece che due mamme, ma il ragazzino poteva gestirlo. Con difficoltà e dolore e, forse, Regina sarebbe stata così accecata dall’amore per il figlio da cancellare ogni ricordo di Emma dalla sua mente, ma Henry avrebbe superato anche quello.
Emma abbassò il braccio lungo il fianco.
«Se lo fai ora, a Regina non rimarrà nessuno se non te. Sarai il suo Vero Amore» disse, proprio in quel momento, una voce leggera.
Emma alzò gli occhi dall’uomo ancora profondamente addormentato vicino a lei, incontrando lo sguardo cristallino di Euridice.
«Se lo faccio ora toglierò a Regina la sua libertà» replicò Emma, acidamente, un punta di confusione nella voce.
Non erano stati proprio lei e Orfeo a insistere tanto sulla storia della scelta e dell’amore?
«Ma lei potrebbe non venirlo mai a sapere, con un piccolo aiuto da parte mia, ovviamente» rispose la donna, sedendosi accanto a Emma e contemplando il ragazzo addormentato. «È davvero carino, non trovi?»
Emma rispose con una smorfia, decidendo di rimanere in silenzio.
Dopo qualche minuto, in cui le mani della bionda iniziarono a fremere per l’impazienza, Euridice le rivolse uno dei sorrisi più dolci che Emma avesse mai visto, e che potevano competere solo con quelli di una madre.
«Emma» la chiamò Euridice, strappando alla ragazza un sorriso involontario. «Un solo taglio, alla gola, e tutto andrà bene. Lui non sentirà nulla, morirà prima che possa davvero svegliarsi. E posso sempre fare in modo che sembri una tragica fatalità» disse la ragazza dai lunghi capelli, sfregando due dita per farne scaturire scintille di un verde cupo. «Regina sceglierà te e, in men che non si dica, tornerete da Henry. Sarete felici, sarete una famiglia».
Emma si lasciò cullare da quella voce carezzevole, per nulla stupita dal fatto che Orfeo l’avesse inseguita perfino negli Inferi. Ammesso che la versione del mito che lei conosceva fosse quantomeno simile alla realtà. La sua recente esperienza le aveva insegnato che non sempre le storie vengono raccontate fedelmente.
Senza nemmeno rendersene conto, Emma aveva di nuovo stretto la presa sul pugnale.
Appoggiò la lama argentea sul collo di Daniel.
Regina.
Le sue mani tremarono, Emma lasciò cadere violentemente il pugnale, provocando un piccolo graffio, un goccia di sangue, sul collo indifeso di Daniel.
Regina.
Regina lo aveva già pianto una volta, non poteva permettere che accadesse di nuovo.
Si voltò furiosa verso Euridice, che, a quanto pare, non aveva fatto altro che ingannarla, ora Emma lo capiva.
E per fortuna che le aveva augurato un lieto fine.
Nell’istante in cui incontrò gli occhi della ragazza dai capelli lunghi, questa scomparve in una nuvola di fumo verde.
Emma ebbe la sensazione di respirare per la prima volta dopo anni.
Buio.
Un’allucinazione, capì, non appena aprì gli occhi.
 
***
 
«Emma».
La chiamò Regina, lasciando sfuggire un respiro di sollievo dalle labbra, mentre accarezzava dolcemente il viso della bionda adagiato sulle sue gambe.
«Emma?» ripeté, mentre le palpebre dell’altra si alzavano lentamente, mostrando gli occhi di Emma. Lo sguardo della giovane brillò, riconoscendo la donna sopra di lei.
Regina sorrise dolcemente.
«Come ti senti?» domandò in un bisbiglio, scostando ciocche di biondi capelli da quel bel viso.
«Volevo…» iniziò Emma, lentamente. Le faceva male la testa e la sua voce era roca. Provò a schiarirsi la gola ed alzarsi, ma Regina le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, costringendola a rimanere sdraiata.
«Ferma, non ti azzardare» la ammonì.
Emma sorrise debolmente, scoprendo di riuscirci senza problemi, nonostante il pugno di Daniel. Istintivamente, si accarezzò il volto con la mano, ma non dovrò nulla di strano. La sua pelle era liscia, morbida e non doleva in alcun punto.
Possibile che fosse rimasta svenuta tanto a lungo?
«Come…» iniziò, spostando lo sguardo su Regina.
E a quel punto, nella penombra, lo vide. Il volto di Regina era in parte violaceo, vene sottili si intravedevano sotto la pelle diafana, arrampicandosi sul volto della donna come l’edera su un muro.
«Non riuscivo a sopportarlo» disse Regina, stringendosi nelle spalle.
«Mi hai curato… con la magia?» indagò Emma, tentando nuovamente di alzarsi. Questa volta, non appena Regina tentò di farla rimanere sdraiata, lo sceriffo ne allontanò le mani.
In ginocchio, Emma avvicinò il proprio volto a quello di Regina, esaminandolo. La testa le doleva, come se fosse sul punto di spaccarsi a metà. Daniel aveva detto qualcosa, riguardo l’uso della magia in quel posto e il suo intuito le diceva che Regina aveva pagato un prezzo molto alto, questa volta.
«Ero terrorizzata, Emma. Non respiravi, non aprivi gli occhi» disse il sindaco, scuotendo appena la testa.
«Fa male?» domandò la ragazza, accennando al viso di Regina, che negò, ma abbassò gli occhi.
Emma si morse un labbro. Regina stava mentendo.
Delicatamente, lo sceriffo avvicinò le dita alla guancia di Regina, con l’intenzione di accarezzarla, ma non appena le sue dita la sfiorarono, il sindaco si scostò.
Emma le lanciò un’occhiata eloquente.
«È il prezzo che devi pagare, non è vero? La tua sofferenza in cambio della mia» disse lo sceriffo, afferrando il polso di Regina e attirando la donna più vicina a sé. «Annulla l’incantesimo, fai tornare le cose come erano. È il mio dolore, Regina, non il tuo».
La donna scosse la testa, lasciando tuttavia che Emma la abbracciasse, attenta a non sfiorare in alcun modo la sua guancia violacea.
«Non voglio, Emma. Prima o poi andrà via, in ogni caso» le fece presente, stringendosi nelle spalle.
«Regina…» tentò la ragazza, ostinata come suo solito.
«No, niente Regina. Lascia che sia io a prendermi cura di te, per una volta. Prima sei stata incisiva, hai dato sfoggio di un’eloquenza che nemmeno sospettavo tu avessi, tra parentesi» commentò il sindaco, ignorando la debole protesta che Emma stava per fare, «e hai detto che non sono una bambina, non più. Perciò lascia che io sia una donna, la tua donna. Lasciami fare questo per te senza dire nulla, Emma Swan, senza ribattere».
Emma aprì la bocca, ma la richiuse non appena vide Regina alzare il sopracciglio con un sguardo che lasciava ben poco all’immaginazione, per quanto riguardava la velata minaccia.
«Rimani tu, quella brava con le parole» mugugnò infine, incrociando le braccia e fissando insistentemente la guancia di Regina.
«Smettila» le intimò il sindaco, facendo schioccare la labbra.
«Non sto facendo nulla!»
Regina alzò il secondo sopracciglio e Emma sbuffò rumorosamente.
«È solo che… non è giusto! È Daniel che dovrebbe avere quella faccia da cul-»
«Emma!»
«Che c’è? Tanto non mi sente nessuno e comunque sai meglio di me che è vero» rispose la ragazza, esasperata da Regina. Sul serio. Erano nel bel mezzo del nulla, più morte che vive, e quella donna aveva ancora la forza di bacchettarla per una parola poco elegante.
«Non ho idea di dove sia, in ogni caso» tagliò corto Regina, guardandosi intorno. La preoccupazione per Emma che aveva seguito quel pugno l’aveva isolata da tutto il resto.
«Ho provato a ucciderlo» disse infine la ragazza, tutto d’un fiato, con voce bassa.
Regina non rispose, si limitò a guardarla confusa.
«Prima, mentre ero svenuta o addormentata o… non lo so, prima! Avevo un pugnale e Daniel dormiva. E poi c’era Euridice. Voleva che lo uccidessi. E lo volevo anche io» raccontò Emma, in
tono concitato.
«Emma, non eri davvero tu. Era solo… un sogno» disse Regina, accarezzando la guancia della ragazza che era tornata a sedersi accanto a lei.
«Ashley dice che i sogni son desideri».
«Ashley dice anche che Granny è la donna più dolce che abbia mai incontrato, la madre che non ha avuto. Granny nasconde un coltello sotto la gonna persino quando va a fare la spesa» commentò Regina.
Emma roteò gli occhi al cielo.
«Regina, non era un sogno. Era reale. Se io… se io l’avessi fatto davvero, lui sarebbe morto. Lo so che sarebbe morto» tentò di spiegarle Emma.
Il sindaco abbassò lo sguardo, prima di alzarlo nuovamente sulla ragazza.
«Ho percepito il pericolo, quando Euridice ci ha parlato, ma non riesco a spiegarmi cosa stia accadendo» annuì infine il sindaco, dando fiducia a Emma.
«Nemmeno io» rispose la giovane, perciò sbrigati a scegliermi, aggiunse tra sé, senza però dirlo ad alta voce.
Regina allungò la mano sopra quella di Emma e la strinse, in un gesto di conforto.
«Non sei un’assassina, Emma».
 
***
 
Daniel le osservava, nascosto dalla vegetazione, e tentava di tenere a freno l’ira. Quella biondina insignificante stava toccando la sua Regina, la accarezzava, le sorrideva. Come se fosse sua.
L’avrebbe presa volentieri a pugni di nuovo, se solo ne avesse avuto la possibilità.
Ma Euridice aveva detto di aspettarla lì, mentre lei cercava di risolvere il casino che lui aveva combinato.
«Ti avevo detto di conquistare il cuore di Regina Mills, non di spingerla tra le braccia di Emma Swan».
Daniel non l’aveva sentita arrivare. Non l’aveva notata nemmeno la prima volta, quando vagava sulla spiaggia chiedendosi come risolvere quel problema chiamato Emma per poter avere il suo lieto fine con la donna che amava.
Lo aveva avvicinato, con passo leggero, quasi scivolando sulla sabbia, e gli aveva offerto la soluzione su un piatto d’argento. Tutta quella storia sul libero arbitrio e il Vero Amore? Era tutto vero, certo, ma Euridice non l’aveva raccontato a lui o alle due donne per pura bontà.
Euridice aveva uno scopo, che Daniel ancora non capiva alla perfezione, ma che aveva a che fare con Emma Swan. Lui non avrebbe dovuto fare altro che conquistare Regina, farla innamorare di nuovo di lui. Spezza il cuore di Emma Swan, aveva detto, e avrai una nuova vita a Storybrooke, con Regina, con suo figlio, con nuovi ricordi per entrambi.
Daniel, davvero, non aveva saputo resistere.
«Non l’ho spinta tra le sue braccia» rispose, infuriato, senza staccare gli occhi dalla mano di Regina che cercava quella di Emma. «L’ha già scelta?» aggiunse poi, con tono preoccupato.
«Naturalmente no, idiota, sono ancora qui. Regina sta ancora cercando il modo di potare via anche da te da quest’isola. Non ti ama, ma sei uno dei pochi ricordi felici del suo passato, non ti vuole lasciare» rispose Euridice, scuotendo la testa.
«E il tuo piano, qualunque fosse, ha funzionato?»
La ragazza dalla veste verde scosse la testa.
Ci era andata vicino, Emma Swan, ad uccidere Daniel, ma alla fine aveva rinunciato. Sarebbe bastato quello, per incrinare il suo giovane cuore. Il colpo di grazia l’avrebbe dato Regina stessa, piangendo sul corpo di Daniel. Euridice sapeva che Emma non sarebbe mai riuscita a sopportarlo e il suo cuore si sarebbe finalmente spezzato.
«E ora cosa facciamo?» domandò Daniel, tornando a fissare con odio la ragazza bionda, che ora aveva intrecciato le gambe con quelle di Regina. Da lontano, Euridice poteva udire le loro risate e si chiese che cosa potesse portare loro quella luce di felicità in un frangente come quello.
«Ora facciamo fare una bella cavalcata a Regina Mills, Daniel, una bella e lunga cavalcata» sussurrò Euridice.
Aveva bisogno che il cuore di Emma Swan si spezzasse e che si spezzasse al più presto.


NdA
Ed eccoci qui u.u Non preoccupatevi, sulla nostra dolce Euridice scopriremo qualcosa di più nel prossimo capitolo, la settimana prossima.
Grazie mille, a presto! 
Trixie :D 

 

 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Trixie_