Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jewels5    21/01/2014    5 recensioni
Lei era drammatica.
Lui era dinamico.
Lei era precisa.
Lui era impulsivo.
Lui era James e lei era Lily, e un giorno condivisero un bacio, ma prima condivisero numerose discussioni, poiché lui era presuntuoso e lei dolce, e le questioni di cuore richiedono tempo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Capolino*
Buonasera a tutti, qui è rossanasmith che vi parla. Eccoci con un nuovo capitolo (stiamo entrando nel vivo, ragazzi! ), e la bella notizia: abbiamo un nuovo membro nello staff dei traduttori, Angela, che subito si è messa all’opera aiutandoci con questo capitolo. Ma poche chiacchiere, vi lascio alla lettura!

 

In precedenza: Sirius sogna spesso di annegare. L'ex di Lily, Luke Harper, ha un fratello Mangiamorte, Logan, che si nasconde nel negozio abbandonato degli Harper, dopo aver effettuato un lavoro; Lily e Luke sentono l'Auror Lathe discutere un viaggio giù al villaggio, e Luke si precipita lì. Lily convince James a darle la Mappa del Malandrino per seguirlo, ma non dà tutti i dettagli e promette di tornare al passaggio segreto prima del tramonto. È una luna piena, e Sirius rivela a Piton come entrare nel Platano Picchiatore perché vuole farla pagare a Piton, che ha "corrotto" il suo fratello minore, Regulus.

Capitolo 21- "...Life is But a Dream1"

O

"Brain Damage"

 

"Merda"

Lily mise le braccia in fuori per tenersi di nuovo in equilibrio mentre quasi cadeva sul freddo, umido pavimento. James non aveva accennato al fatto che il tunnel fosse praticamente attraversato da buche, e anche con la sua bacchetta illuminata, Lily si ritrovò ad inciampare un bel po' di volte. Di nuovo stabile, fece un altro incerto passo avanti e poi un altro e un altro ancora finché non si sentì abbastanza sicura da riprendere il suo ritmo veloce attraverso lo stretto e nero corridoio.

 

(Presto)


"Sarà meglio che vada," le consigliò debolmente Remus, seduto sulle assi di legno scheggiato del pavimento della sala comune della Stamberga Strillante. I mobili -messi lì solo per bellezza (o arredo), sei anni prima- erano tutti in pezzi e il pavimento era rimasto l'unico posto per sedere. "Il sole calerà tra qualche minuto, e poi non mancherà molto alla... Alla mia trasformazione"

Madama Chips guardò comprensiva il pallido giovane di fronte a lei. "Metto solo questi nell'armadietto," disse lei, indicando i vestiti ordinatamente piegati che aveva portato dall'Infermeria. Remus annuì grato e poggiò la testa contro il muro, mentre Madama Chips metteva i capi piegati ordinatamente nell'armadietto, che poi procedette a sigillare con la magia. "E- la tua bacchetta?" s'informò lei esitante.

"Sotto alcuni mattoni allentati sul focolare," rispose Remus. "È più facile da trovare se ho un posto sicuro dove metterla ogni volta"

"Vuoi che...?"

"Oh. Grazie, sì."

Remus diede alla strega la sua bacchetta e lei la mise nel posto indicatole. "La luna- tramonta... alle cinque, è corretto? Dovrei venire per quell'ora?"

"Dovrebbe aspettare fino alle sei... Sei e mezza," replicò l'altro. "Tanto per essere sicuri. Ed io- ehm- potrei non essere sveglio."

"Certo." Madama Chips si fermò accanto alla porta, come se fosse incerta se dire "Buonanotte" o qualcos'altro, ma ci ripensò e se ne andò velocemente. Remus respirò pesantemente, ignorando il mal di testa che infuriava e la sensazione di nausea che sentiva nello stomaco meglio che poteva. Non indossava mai un orologio durante le notti di luna piena (dopotutto, lo avrebbe semplicemente distrutto), ma sapeva che non mancava molto ormai. Doveva solo aspettare.

 

(Passaggio)

Lily attraversò il corridoio per poco più di venti minuti prima di arrivare ad un'uscita inaspettata. Aveva raggiunto un muro di pietra nera, e, in un primo momento, pensò di essere andata a sbattere contro un vicolo cieco. Tuttavia, un'ispezione dell'ambiente circostante mise in mostra una traballante scala di legno all'angolo del muro, e con l'aiuto di un potente lumos, Lily vide che la scala si saliva parecchio in alto verso un altro ballatoio. La ragazza pensò per un momento, e poi si mise la sua bacchetta tra i denti, cominciando a salire lungo la scala, che, oltre a scricchiolare in maniera inquietante, era piuttosto scivolosa.

E tuttavia, Lily raggiunse in modo sicuro il piano superiore, dove —alla luce della bacchetta— riuscì a distinguere solo quella che sembrava essere una botola nel soffitto non troppo distante. Non c'era nessuna scaletta qui, ma le pietre nel muro erano abbastanza irregolari da essere scalate facilmente. Ancora una volta con la bacchetta tra i denti, Lily afferrò un mattone sporgente e fece scivolare un piede tra altri due. Testò il suo peso, realizzò che il muro sarebbe riuscito a sostenerla e cominciò la breve salita verso l'alto.

Quando la sua testa fu a pochi centimetri dalla botola, Lily afferrò saldamente una pietra con una mano e, con l'altra, prese la sua bacchetta, toccando la porta di legno una volta e sussurrando "Patefacio." La porta non si aprì come si era aspettata, ma piuttosto sparì del tutto. Lily sentì il tocco dell'aria fredda, e riuscì a vedere uno spicchio di cielo brunito.

Non fu senza difficoltà che la strega riuscì a tirarsi su e fuori sul prato mal tenuto, che —se le informazioni di James erano corrette, e non aveva alcun motivo di dubitarne— era quello del giardino dietro la farmacia. I suoi calzini erano zuppi, e —nell'illuminazione migliore— si era accorta di essersi sporcata parecchio nel tunnel, ma Lily non aveva tempo di preoccuparsi di questo. La ragazza mosse le gambe lontano dal buco dal quale si era arrampicata, e quasi nello stesso momento, la terra che circondava l'apertura si chiuse ancora una volta, sigillando l'apertura in modo naturale.

Lily si guardò intorno cercando qualcosa con cui evidenziare quel punto, e selezionò una pietra bianca vicino al recinto che sembrava adatta allo scopo. Quando l'entrata del tunnel venne segnalata, la ragazza si prese un momento per orientarsi. C'erano voci provenienti dall'interno del negozio, e dal momento che riteneva che il farmacista sarebbe stato poco ospitale nei confronti di un'estranea sbucata fuori dal suo cortile, la strega si mosse dietro un cespuglio di grandi dimensioni prima di raggiungere la recinzione. Non era alta, e la saltò con poca fatica. A quel punto si ritrovò su una stradina polverosa (fortunatamente deserta) che correva parallela alla strada principale. Da lì, sarebbe riuscita a determinare che direzione prendere.

Stringendo la bacchetta, Lily corse a ovest verso l'area che James aveva accennato. Il sole continuava ad affondare nel cielo, e non aveva molto tempo.

Mentre di spostava, Lily si accorse di una commozione udibile in lontananza che si faceva sempre più rumorosa mentre procedeva lungo la strada. Le case e negozi impedivano la vista della strada principale, ma dalle grida, Lily riuscì ad indovinarne la causa, che la fece solo muovere con più urgenza.

Presto, la strada diventò un sentiero, e poi il percorso si congiunse con un altro, che si restringeva mentre il terreno diventava più verde e scosceso. In breve tempo Lily si ritrovò ad arrampicarsi attraverso gli arbusti e sulle rocce, fino a quando raggiunse il luogo di cui pensava James stesse parlando. C'era una piccola grotta, poco profonda, abbastanza bassa da far abbassare Lily per entrare. Anche nella penombra, il retro della grotta era abbastanza visibile dall'apertura. La strega si accigliò, facendo scorrere una mano lungo la parete della grotta di pietra grezza.

James non aveva menzionato una parola d'ordine per questo ingresso... e se Luke fosse già arrivato? Ma il ragazzo aveva detto che il passaggio che aveva preso lei l'avrebbe fatta arrivare molto tempo prima... avrebbe dovuto aspettare lì...?

Lily puntò la bacchetta contro la parete della grotta, colpendola una volta e sussurrando — come prima, "Patefacio". Non successe nulla. Imprecò sottovoce e fece un passo indietro, prima di farsi nuovamente avanti e ripetere il gesto, questa volta con la formula dell'incantesimo di divisione elementare: "Dissendium".

L'effetto fu immediato: non diversamente dall'ingresso di Diagon Alley a Londra, le pietre del muro della grotta cominciarono a riaggiustarsi, rotolando e scorrendo di lato per rivelare un tunnel lungo e buio. Lily fece un incerto passo avanti. "Luke?" domandò nell'oscurità, ma andò incontro solo a silenzio. Un po' più forte: "Luke"?

Di nuovo, nessuna risposta. Lily cominciò a riflettere, tirando fuori la Mappa del Malandrino dalla tasca, anche se sapeva che Luke era scomparso dalla pergamena qualche tempo prima. Forse James le aveva dato l'ingresso sbagliato del passaggio... era quasi impossibile capirlo dalla mappa...

"Luke!" gridò lei di nuovo, entrando nel corridoio. Ancora una volta non ricevette alcuna risposta e fu sul punto di scegliere tra andare a casa degli Harper ed esplorare il tunnel, quando una voce lontana le rispose.

"Chi va là?"

Riconoscendo la voce del suo ex, Lily tirò un sospiro di sollievo, ma non rispose subito alla domanda. Ascoltò invece con attenzione e —dopo pochi secondi di silenzio— riuscì a distinguere il suono di piedi in veloce movimento.

"Chi va là?" gridò nuovamente Luke, e stavolta sembrava più vicino. Di nuovo, Lily non rispose. I passi cessarono per alcuni secondi prima di ricominciare, suonando sempre più forti mentre Luke evidentemente si avvicinava.

Quando divennero abbastanza distinti, Lily azzardò una risposta: "Luke, sono io! Lily!"

Il ragazzo sarebbe venuto fuori per raggiungerla o avrebbe fatto dietrofront per scappare via... entrambe le opzioni erano accettabili, anche se Lily sperava parecchio che scegliesse la prima. Ancora una volta, lo scalpiccio dei piedi di Luke si fermò brevemente prima di riprendere, questa volta ad un ritmo molto più veloce. Fece capolino dalla bocca del tunnel un minuto più tardi, serio e senza fiato.

"Lily? Che cosa ci fai qui? Come hai fatto a...?"

Lily nascose la mappa in tasca prima il Corvonero potesse prenderne nota e si affrettò verso di lui. "Non importa, Luke. So quello che stai facendo qui, e non posso lasciartelo fare."

"Non ho tempo per queste cose," insisté Luke, cercando di sorpassarla. Lily si spostò rapidamente per ostacolargli il passaggio, e lui si accorse che aveva la bacchetta in mano. “Hai intenzione di colpirmi?"

"In questo momento, non ho intenzione di affatturarti," rispose tremante Lily. "Per favore, Luke," continuò. "Gli Auror sono giù al negozio —faranno meglio a prendere tuo fratello oppure... Cosa hai intenzione di fare poi? Combattere contro di loro? Finirai solo per farti ammazzare, o arrestare o... "

Luke sembrava desolato. "Sei sicura? Sugli Auror? Sono arrivato troppo tardi?"

"Troppo—troppo tardi per cosa?"

"Volevo solo avvertirli," mormorò Luke. Si sedette su una pietra vicino l'ingresso della grotta. Lily —cosciente di aver promesso a James che sarebbe stata nel tunnel prima di sera, ma incapace di fare niente sull'inevitabile scorrere del tempo—sedette con lui. "Dovevo provarci." I gomiti appoggiati sulle sue ginocchia, Luke poggiò la fronte tra le mani.

"Luke", iniziò la Grifondoro dolcemente, "per favore. Cosa sta succedendo?"

Luke la guardò con afflitti occhi marroni, le dita che premevano sulla testa attraverso i suoi ondulati capelli castani. Il sole si era tuffato aldilà dell'orizzonte. "Quanto tempo pensi che starà ad Azkaban?" chiese il mago, ignorando la sua domanda. "Molto a lungo"?

"Non lo so" rispose sinceramente l'altra. "Dipende, no? Se si dovesse arrende —se dovesse testimoniare... "

"Logan non è un vigliacco", sussurrò Luke. "Non è nemmeno un traditore."

Lily non ribatté a nessuna delle due affermazioni. "Come ti sei rotto il braccio, Luke?" chiese invece. Il viso di lui si irrigidì—ritroso e di pietra. "Luke, per favore. Devo sapere. Sai che non riuscirei mai a fare la spia".

Luke la guardò attentamente e poi sospirò. "Logan era qui il giorno del funerale di Black", iniziò con la voce e il viso colmi di rassegnazione. "Mi ha chiesto di seguirlo con il lavoro che aveva menzionato a febbraio."

"Lavoro?"

"Non so i dettagli," disse vagamente. "Il trasloco di alcuni oggetti— non molto legale, ovviamente. Non so se fosse per i Mangiamorte..."

Anche provando ardentemente, Lily non riuscì a determinare se Luke credesse sinceramente che non ci fosse alcuna possibilità del contrario. Lei sicuramente no.

"...Gli ho detto di no" continuò Luke. "Si è arrabbiato. Ha detto che avevano bisogno di un'altra bacchetta, e sarebbe stata una buona occasione per me. Sapevo che era illegale —l'ho pregato di costituirsi ma... non l'ha fatto, naturalmente. Temevo che si sarebbe fatto di nuovo ferire e questa volta non ci sarebbe stato nessuno a prendersi cura di lui. Ho incontrato alcuni dei suoi amici che avrebbero lavorato con lui, ma non mi sono fidato molto di entrambi, quindi..." lasciò cadere la frese.

"Così hai accettato di aiutare?" Finì Lily.

"No. Gli ho detto che avrei aspettato nel nostro vecchio negozio. Se ci fosse stato qualche problema, avrebbero potuto materializzarsi lì e li avrei rimessi in sesto, come l'ultima volta."

Lily non aveva l'energia per badare al tramonto. I suoi occhi erano fissi su Luke. "Che cosa è successo?" chiese, senza fiato.

Il Corvonero sorrise amaramente. "C'è stato un problema," disse. “Qualcuno è morto. Gli altri si sono smaterializzati al negozio. Ho fatto tutto il possibile per rimetterli in sesto e poi hanno— hanno avuto una discussione. Su di me. Uno di loro pensava che avessi detto qualcosa a qualcuno, a causa—a causa del problema. "

Perché erano arrivati gli Auror, Lily sostituì nella sua mente.

"Io non ho fatto niente," Giurò lui tristemente. "Non l'ho detto a nessuno. Hanno discusso a riguardo. Logan ha preso le mie difese. Non credeva che l'avessi detto a qualcuno. Sapeva che non ci sarei mai riuscito. Mi ha creduto. È riuscito a far cedere gli altri, fino a che non hanno ricevuto un messaggio in cui si diceva che gli Auror erano tornati a Hogwarts. È successo questa mattina. Poi c'è stata un'altra discussione."

"Ti hanno rotto il braccio?" chiese Lily. "I Mangia—ehm, gli amici di Logan?" Luca si fissò silenziosamente le mani, e improvvisamente, Lily capì. "Non sono stati gli amici di Logan, non è vero?" sospirò. "È stato Logan".

Luke trasalì. "L'ha dovuto fare, Lily," insisté il mago. "Doveva dimostrare agli altri di essere fedele—che ero degno di fiducia! Doveva assicurarsi che loro credessero in lui!"

E lo sguardo nei suoi occhi spezzò il cuore di Lily. Per la prima volta, capì, capì sul serio, Luke Harper. Vide le conseguenze degli ultimi mesi —le conseguenze della sua lealtà contrastante verso Logan, il dolore per suo padre, la paura per la sua famiglia, la delusione verso Lily. Era diviso a metà. La debolezza che lei aveva percepito a febbraio —la sua facile mutevolezza— lo aveva lasciato a brandelli e ora si stava aggrappando all'unica cosa a cui aveva sempre creduto, anche se il suo razionale cervello avrebbe dovuto mostrargli un po' di senno. Anche se gli aveva rotto il braccio e Merlino solo sapeva cos'altro, Luke credeva in Logan. Doveva credergli.

I suoi occhi marroni erano grandi e dilatati. Non—non sembrava per nulla in se stesso, e questo spezzò il cuore di Lily.

"Oh, Luke," mormorò, appena in grado di trattenere le lacrime.

"Logan ha dovuto farlo" ripeté Luke categorico. "Ha dovuto farlo. Non aveva scelta. Sto bene. Sto perfettamente bene."

“Okay,” mormorò lei. “Okay, ti credo.”

“Non tentare di calmarmi, Lily. Doveva farlo.”

“Okay,” ripetè Lily, più forte ma in una voce instabile. “Va bene, Luke.” La luce si ridusse. “Dobbiamo tornare al castello,” continuò lei, sporgendosi in avanti e prendendogli la mano. “Devi tornare nel tuo dormitorio. Se Lathe–se chiunque sospettasse che tu abbia qualcosa a che fare con tutto questo…”

Luke, ad ogni modo, non sembrava star ascoltando. Stava fissando un punto fuori dalla grotta, attraverso il villaggio come se stesse cercando qualcosa. “Avrei dovuto trovare un modo di arrivare lì giù,” borbottò, probabilmente tra sé e sé.

“Se l’avessi fatto, sarei stato in grado di avvertire Logan. Almeno Logan. Avrei potuto portarlo fuori dal negozio, quando gli Auror sono arrivati. Per quanto credi che starà ad Azkaban, Lily?”

“Non lo so,” disse di nuovo Lily. “Luke–dobbiamo tornare al castello. Non c’è niente che tu… niente che possiamo fare per Logan ora.”

Sorprendentemente, Luke annuì. Si avviò all’ora chiuso passaggio e poi si fermò. “Come sei arrivata qui, Lily?”

“C’è un altro passaggio,” replicò. “Sbocca nel giardino della farmacia.”

Luke fissò pensoso il pavimento di pietra, calcolando qualcosa, prima di alzare nuovamente lo sguardo su Lily. “Dovremmo prendere quello.”

“No,” disse Lily fermamente. “So cosa stai pensando. Non puoi aiutarli, Luke! È troppo tardi.”

“Staremo lontani dalla strada principale, lo giuro,” promise Luke. “Prenderemo una strada secondaria. Se potessi solo dare un'occhiata–solo per sapere se Luke sta bene.”

“Non puoi vedere nulla dalla strada,” replicò l’altra. “Non c’è alcuna possibilità, Luke.”

“Ma hai detto di aver visto gli auror…”

“Ho sentito gli auror.”

“Sarà abbastanza. Ti prego, Lily. Se ci fosse una minima possibilità…”

Dopo un momento, fu contrariamente ad ogni buonsenso di Lily che lei rispose: “Va bene.” Luke espirò, sollevato. “Ma ci sono delle condizioni. Se non sentiamo nulla, non torniamo indietro, e non ci fermiamo.”

“Bene.”

“E dammi la tua bacchetta.”

Luke la guardò stranamente. “Lily, non puoi…”

“Non voglio prenderla da sola,” lo interruppe, forzandosi a parlare con tono risoluto. “Ma, Luke, lo farò se devo.”

Il Corvonero esitò, poi estrasse la sua bacchetta e gliela porse. “Andiamo, allora,” disse, superandola nell’aria aperta. “Guidami.”

(Ritardo)

“Be' dove pensi che sia?” pressò Peter.

“Non lo so,” sbottò James, facendo avanti e indietro da un'estremità del dormitorio a un’altra. “Se lo sapessi, te lo direi–o, meglio ancora, lo andrei a prendere. Quindi chiaramente non lo so.”

Peter, che era seduto su uno dei letti, sospirò appena. “Be', perché non possiamo usare la mappa per trovarlo?”

James interruppe temporaneamente il suo camminare nervoso. “Noi–noi non possiamo. Non ce l'ho.”

Entrambi i Malandrini furono silenziosi per un po’, poi Peter parlò di nuovo. “L’hai data a Lily quando siete saliti qui su, vero?” chiese piano, e James annuì. “Perché ne aveva bisogno?”

“Lei… lei ne aveva bisogno, questo è tutto.”

“È–è nei guai?”

“Perché lo dici?”

Peter fece spallucce. “Sembri pensarla così.”

James non rispose immediatamente, ma si avvicinò al letto e si sedette accanto al suo amico. “Non lo so,” disse. “Ho la sensazione che potrebbe esserlo. Sarei dovuto andare con lei.”

“Perché non l’hai fatto?”

“È solo una sensazione,” sospirò Prongs. “Ha detto che sarebbe stata bene, e–non dovrebbe essere un problema. Comunque, Moony ha bisogno di noi stasera. Hai visto come diventa se non ci siamo quando si trasforma.” James si alzò di nuovo. “Il chè ci riporta al dannato Sirius…”

“Abbiamo ancora tempo,” disse Peter con calma. “Sarà lì. C’è sempre.”

 

(Strada)

Stava stringendo la mano di Luke mentre camminavano. Non era un gesto romantico, ma non era nemmeno dispotico. Lo stava leggermente strattonando–Luke stava mezzo passo dietro–verso la farmacia, e per una volta, tenergli la mano sembrava naturale.

Lily si irrigidì quando le voci dalla città divennero udibili. Le parole potevano essere capite man a mano che si avvicinavano al negozio degli Harper… non sentiva più gli auror: solo il chiacchiericcio degli spettatori. Degli abitanti del villaggio che si materializzavano o viaggiavano attraverso i camini. Sembrava che gli auror stessero per (o fossero già) entrare nel negozio… oltre ciò, potevano solo supporre.

“Luke,” lo implorò, mentre il Corvonero rallentava per ascoltare meglio. “Per favore, facciamo presto. Se qualcuno ti vedesse, saresti nei guai.”

“Anche tu,” le fece notare Luke, anche se eseguì con uno strattone della sua mano.

“Non mi riferisco all’essere fuori dal castello,” disse Lily. “Mi riferisco a cosa succederebbe se qualcuno sospettasse che tu fossi coinvolto in cosa è successo: nel lavoro di Logan.”

Luke rimase in silenzio finché non raggiunsero la farmacia. Scavalcarono la bassa recinzione nel giardino sul retro e si mossero furtivamente dietro un cespuglio per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Certamente era così, Lily prese la bacchetta di Luke dalla sua tasca e la diede al mago.

Lui la guardò scettico.

“Mi fido di te,” disse. Luke prese la bacchetta e la coppia si mosse attorno al punto che Lily aveva segnato con la pietra bianca. Lei colpì la terra una volta con la bacchetta e disse: “Patefacio.”

Come in precedenza, lo sporco e le erbacce sembrarono dissolversi, rivelando il tunnel attraverso il quale Lily aveva viaggiato non molto prima. Luke sembrò incerto. “Come scendiamo?”

“Il muro. Ci sono delle pietre… è facile da scalare. Ecco–Lumos.” La sua bacchetta si accese e lei la puntò verso il tunnel, rivelando la parete e l’oscuro pianerottolo sottostante. “Fai attenzione quando atterri,” lo avvisò Lily, mentre Luke si posizionava per scendere. “C’è un altro livello sotto quello del tunnel, quindi non andare velocemente o cadrai.”

Luke annuì e cominciò a scendere. Lily continuò a illuminare, tenendo lo sguardo sul negozio mentre lo faceva. Luke era completamente sottoterra ma ancora scalando il muro quando lei pensò di aver sentito una voce molto più vicino del negozio degli Harper.

“Arriva qualcuno,” mormorò.

“Cosa?” chiese Luke. “Salterò in fondo.”

Non c’era tempo, però, e Lily lo sapeva. Poteva sentire la maniglia della porta sul retro del negozio… avrebbero avuto compagnia in un momento, e anche se fosse saltata nel tunnel adesso, il buco avrebbe potuto non chiudersi in tempo… il farmacista l’avrebbe visto… avrebbe anche potuto capire dove portava, e il passaggio dei Malandrini sarebbe stato rovinato. Inoltre, Luke rischiava di essere scoperto…

“Segui il tunnel fino al castello,” gli ordinò velocemente. “Prenderò il tuo passaggio.”

“Aspetta, Lily…”

Ma lei si stava già allontanando dal buco e il pavimento si chiuse ancora una volta. Lily si avvicinò ad un albero lì vicino, ma la porta si stava già aprendo ed un vecchio mago con un bastone apparve sulle scale. Lily gelò, e lui la vide.

Il mago tirò fuori la bacchetta immediatamente. “Tu, ragazza!” sbottò. “Cosa ci fai nel mio giardino?”

“Um… Io… ecco, io…”

“Non dovresti essere qui!” abbaiò il mago, ignorando il suo balbettare. “È buio fuori, ragazza! Non sai che ci sono i Mangiamorte in giro?”

“B-b-beh, io stavo solo…”

“Non importa! So esattamente cosa stavi facendo! Rubavi le mie foglie di dittamo, vero?

“Oh, no, io…”

“Sì, sì, invece! Ora vattene prima che chiami gli auror per occuparsi di te! Mi hai sentito, ragazza?”

Lei non aspettò di vederlo ondeggiare il bastone minacciosamente verso di lei. In poco più di un semplice movimento, Lily si voltò e saltò oltre la recinzione. Il mago le urlò dietro, ma la sua voce sparì presto nelle grida dalla strada. Il cielo era piuttosto scuro, ma i riflessi di dozzine di incantesimi potevano essere visti contro le nuvole.

La strada si stava facendo nuovamente stretta e polverosa prima che Lily rallentasse il passo leggermente. Il crepuscolo le punse la coscienza, a causa della sua promessa a James, ma non c’era niente da fare adesso. Aveva provato ad entrare nel passaggio, no? Ad ogni modo, sarebbe presto entrata nell’altro tunnel.

“Bode! Mandella!” una voce vicina squillò improvvisamente–da una strada perpendicolare, suppose Lily. Rallentò immediatamente, spostandosi dietro un albero lungo il bordo della strada. Secondi dopo, tre maghi e una strega apparirono sulla strada avanti a lei, camminando velocemente. Un mago, un uomo dai capelli argentei con il pizzetto, era colui che aveva parlato e abbaiò istruzioni agli altri tre. “Prendete queste strade. Robards, tu raggiungi Gibbon all’entrata ovest. Nessuno se ne va, chiaro?”

“Signore,” acconsentì uno dei maghi–presumibilmente Robards. Si avviò correndo lungo la strada in direzione di Lily. Gli incanti per la materializzazione dovevano avergli impedito di viaggiare magicamente verso la fine della strada e anche se l’oscurità e l’albero collaboravano a coprirla alla vista, mentre Robards passava e l’uomo dai capelli argentei continuava ad abbaiare ordini agli altri due, Lily si appoggiò al tronco e sospirò.

“Merda.”

(Silenzio)

Come diventa silenzioso il parco quando fa buio.

Venne in mente a Severus, mentre scivolava fuori dal suo nascondiglio in una fitta trama di alberi ad ovest del castello, che la scuola era un luogo di gran lunga più affascinante quando i suoi compagni di classe erano ritirati nei loro dormitori e Sale Comuni per la notte. Senza le chiacchiere noiose, stupide e futili dei suoi coetanei, Hogwarts era un’entità completamente diversa. Forse era per questo che preferiva i sotterranei alla Sala Grande e la biblioteca alla Sala Comune.

Il cielo si scuriva sempre di più. La luna sarebbe sorta a breve, e quello era il momento in cui, a detta di Black, sarebbe stato in grado di entrare nel Platano Picchiatore.

Severus lanciò un’occhiata al cielo visibile attraverso i rami più alti degli alberi e si aprì in un sorriso. C’era quasi. Dopo tutti quegli anni, mancavano solo pochi minuti...

Poteva già vedere l’espressione di James Potter quando l’avrebbe scoperto....quando avrebbe scoperto che lo sapeva...

 

(Idea)
 

“Merda.”

La voce dell’auror al comando diminuiva –sembrava si stesse dirigendo di nuovo verso la strada principale. L’altro mago e la strega, tuttavia, rimanevano al loro posto, e Robards era diretto verso l’altro lato della strada. Come diavolo avrebbe fatto Lily a ritornare al castello?

“Merda, merda, merda...” si disse sotto voce. “Okay. Okay, riprenditi, Lily. Calmati. Puoi farcela.”

Si guardò intorno e poi – individuando un passaggio tra due negozi – a Lily venne l’idea migliore a cui riuscì a pensare. Lanciò un’occhiata oltre il tronco dell’albero per assicurarsi che la strada fosse libera; poi, muovendosi velocemente, si lanciò tra i due negozi. C’era uno steccato di legno che si estendeva per la loro distanza, ma una scaletta apparì ad un movimento di bacchetta e Lily ci si arrampicò sopra, cadendo a terra dall’altro lato con uno spiacevole tonf.

Si rimise in piedi alla svelta, trasalendo come appoggiò il peso sulla caviglia ma allontanando da sè il pensiero del dolore. Non aveva molto tempo.

Lasciò il vicolo e imboccò la strada principale, ritrovandosi tra una casa residenziale e uno dei negozi di abiti di minore qualità. La strada era piena di spettatori, tutti con lo sguardo fisso verso la fine della strada sullo spettacolo che stava avvenendo nel negozio degli Harper. Nella folla che si spintonava a vicenda, tuttavia, Lily vedeva molto poco, e non poteva perdere tempo a cercare di dare un’occhiata migliore. Si infilò la bacchetta nella tasca della veste e cercò di farsi strada tra la massa di abitanti del villaggio, tutti che allungavano il collo per cercare di guardare meglio.

“Tutti quanti tornino nelle proprie case!” gridava un Auror mentre correva su e giù per la strada, ma nessuno gli prestò più attenzione di quanta ne prestarono a Lily, che si immerse tra la folla, muovendosi contro la direzione generale il più veloce che poteva. “Tornate dentro, tornate dentro!” gridò lo sfortunato Auror, sparando inutilmente scintille in aria. “Entrate in casa! Per la vostra sicurezza, per favore tornate nelle vostre case!”

Circa un terzo degli spettatori si trascinò svogliatamente nelle proprie case, ma la maggior parte non lo fece. Eppure, restando più vicina ai negozi, Lily riusciva a muoversi piuttosto velocemente – magari abbastanza da battere quel Robards...

Lily subì gomitate, calci e spinte prima che la folla cominciasse a diminuire e i negozi a farsi più rari. A quel punto, la strada si apriva su tre direzioni – una portava a sud (verso dove, Lily non lo sapeva), una verso il Platano Picchiatore, e l’ultima, il percorso che proseguiva di fronte a lei, verso la stazione di Hogsmeade. L’ Auror mandato a fare la guardia non era ancora arrivato, quindi Lily imboccò di corsa la strada di mezzo.

(Adesso)
 

Sarebbe successo presto.

Remus fece un respiro profondo, imponendosi di concentrarsi esclusivamente sulla sua imminente trasformazione. Forse la cosa più preoccupante era l’assenza degli altri Malandrini – di solito erano già arrivati per quell’ora, quindi doveva solo sperare che il fatto che non lo fossero non fosse un presagio di guai. Ad ogni modo, sebbene inconsueti, gli arrivi in ritardo non erano una novità; sarebbero stati lì a breve. Come sempre.

La polvere ricopriva l’intero pavimento di legno, quindi Remus cominciò a scarabocchiare con un dito. Draco dormiens nunquam titillandus, scrisse. Poi, sotto, aggiunse “Moony è stato qui”, e questo lo fece sorridere un po', perchè era quel genere di cosa da immaturi che Sirius avrebbe fatto. Cancellò le ultime tre parole e le sostituì con “Contra Mundum”. Sotto le parole, tracciò un cerchio nella polvere – la luna, ipotizzò, perchè era sempre in fondo ai suoi pensieri – e poi, per liberare la mente, disegnò due puntini per gli occhi e una linea curva per la bocca all’interno della figura. Era quasi un ovale, davvero, rifletté.

La Stamberga scricchiolò sotto la forza del vento, e Remus si chiese distrattamente se ci sarebbe di nuovo stata pioggia. La faccia che aveva disegnato lo fissava.

De nihilo nihil, scrisse – era qualcosa che aveva letto poco prima. Quando rialzò il dito, la polvere del pavimento gli era rimasta sopra, soffice come velluto. Se avesse guardato più da vicino, avrebbe potuto distinguere ogni singolo granello grigio. Perchè rimanevano attaccati in quel modo, comunque?

Remus aprì la mano e con il palmo cancellò il disegno e la maggior parte delle parole. Avrebbe desiderato avere il suo orologio con lui così che da poter conoscere l’ora esatta, ma perfino senza era ben consapevole che quello che doveva accadere sarebbe accaduto presto – era questione di minuti. Mancavano pochi minuti. Il suo stomaco si contrasse nella nefasta anticipazione, la testa cominciò a pulsargli, e se solo le finestre non fossero state sprangate, avrebbe potuto vedere il cielo.

Nihil, leggeva ora la sua inscrizione.

Una rapida ondata di dolore attraversò il suo stomaco, e Remus si afferrò ai lati, gemendo. Questa volta, l’agonia non si placò. Crebbe e si espanse, mentre lui, con i piedi, si spingeva contro una parete. Un dolore familiare invase le sue ossa, i suoi muscoli, la sua pelle. Boccheggiò in cerca di aria.

Stava iniziando adesso. 


Sirius entrò nel dormitorio maschile quando mancava poco alle nove.

“Dove diavolo sei stato?” chiese James, saltando immediatamente giù dal letto. Sirius stava sorridendo, tuttavia, e non sembrò disturbato dall’agitazione dell’amico. “Moony dovrebbe trasformarsi tra pochi minuti! Ce l’hai il mantello?”

“Ce l’ho,” confermò Sirius, tirando fuori il Mantello dell’Invisibilità e lasciandolo cadere su una sedia. La sua andatura era irregolare e all’apparenza troppo rilassata; James si rese conto del motivo in un attimo.

“Sei ubriaco?” chiese, sospirando.

“Appena un po'.”

“Non è sicuro se sei ubriaco,” disse Peter. Era sdraiato sul suo letto, ma appena Sirius era arrivato, si era messo seduto. “Ricordi cosa è successo l’ultima volta?”

“Sono solo un po' brillo, ecco tutto,” fece Sirius, roteando gli occhi. “Grazie per l’interesse, nonnina, ma...”

“Va bene,” lo interruppe James. “Ora ti congiuriamo un po' di caffè...” Lo fece in un movimento di bacchetta, poi attraversò la stanza per passargli il calice. “Bevi. Ci perderemo la trasformazione, ma non fa niente.”

Sirius si lasciò andare in una risata simile a un latrato. “Ci perderemo più di quello, stanotte, Prongs.”

“Che vuoi dire?” volle sapere Peter.

Il sorriso di Sirius si allargò ancora di più. “Sono un genio,” proclamò. James non poté fare a meno di sorridere un po' anche lui.

“Che cosa hai fatto, Genio?”

“Ho messo Piton nel sacco.” Sirius bevve un sorso di caffè. “Ho capito come vendicarmi.”

“Fantastico,” replicò il suo amico. “Ma questo può aspettare domani. Stanotte dobbiamo...”

“No, no.” Padfoot si sedette sulla sedia dove aveva appoggiato il mantello. “L’ho già fatto. Tutto è già fatto. Anzi...” guardò l’orologio, “La fase due inizierà a minuti.”

Voleva arrivare da Remus il più presto possibile, ma il fatto che Sirius stava finalmente trovando piacere in qualcosa (in qualunque cosa) era abbastanza da distrarre James, almeno per il momento. Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta in cui Sirius era sembrato genuinamente felice. Copiò l’espressione dell’amico e si sedette anche lui. “Be', sentiamo, allora. Qual è questa brillante vendetta?”

Sirius bevve un altro sorso di caffè, probabilmente per prolungare la suspense. Quando ebbe posato il calice sulla scrivania e si fu aggiustato sulla sedia per fronteggiare meglio gli altri due, i suoi occhi brillavano di gioia. “L’ho detto a Piton.”

Gli altri aspettarono, ma quando non arrivò nessuna spiegazione, James insistette: “Gli hai detto... cosa?”

Sirius fece un respiro profondo, poi elaborò con soddisfazione insopprimibile: “Gli ho dato esattamente quello che ha sempre voluto. Gli ho detto come passare oltre il Platano Picchiatore.”

James non capiva; il suo sorriso non era ancora del tutto scomparso quando disse: “Non fare lo stupido, Sirius. Che cosa hai fatto veramente?” Ma quando ebbe pronunciato le parole, cominciò a leggere l’espressione sul volto di Sirius. Non era uno scherzo.

“Pensaci, Prongs!” disse Sirius entusiasticamente. “Andrà lì, passerà sotto il Platano Picchiatore, vedrà Moony e – riesci ad immaginartelo? Riesci ad immaginarti che faccia farà?” Così assorto nel suo divertimento, Sirius si perse completamente il cambiamento di espressione sul volto di James.

“Padfoot,” disse lui in un mezzo sussurro, alzandosi in piedi. “Stai...stai scherzando, vero? Questo è uno scherzo. Deve essere uno scherzo...”

Perchè non poteva essere vero...

“Che c’è che non va, Prongs?” sbuffò Sirius dopo un altro sorso di caffè. “Mocciosus...”

“Dimmi che stai scherzando,” ordinò James a denti stretti. Sirius incontrò il suo sguardo con sfida.

Non sto scherzando. Ho detto a Mocciosus come passare oltre il Platano Picchiatore.” Notò per la prima volta che Peter lo stava fissando – non con ammirazione o divertimento, ma scioccato...addirittura orripilato. “Che avete che non va, voi due?”

James ignorò del tutto la domanda. Si avvicinò velocemente alla finestra, scrutando il cielo scuro e nuvoloso. “Merda,” imprecò, afferrando il mantello sulla sedia di Sirius.

“Ehi!” protestò Padfoot. “Ehi, Prongs! Che stai facendo?”

James, che si trovava già a metà strada dalla porta, si voltò. “L’hai detto a Piton?” gridò. “Giuri su Dio che gli hai detto come arrivare da Moony?” L’espressione di Sirius fu una conferma. “Perchè? Per Merlino, che cosa potrebbe mai averti spinto a fare una cosa del genere?”

Sirius li stava fissando, confuso, bloccato tra la fredda rabbia di James e lo scioccato sgomento di Peter. “Che cosa vuoi dire con ‘Perchè’? Sai perchè...si tratta di Mocciosus. E lui...”

“Sta per essere morso da Remus, ecco cosa!” ruggì James, e il dormitorio sembrò farsi piccolo piccolo. L’atmosfera si gelò. A parte James, tutto il resto sembrava piccolo, modesto e nervoso, e mai – non una volta in sei anni – Sirius o Peter l’avevano visto così. “Hai idea di cosa...? Nessuna cazzo di idea di cosa questo significhi? Moony potrebbe finire in prigione...potrebbe essere ucciso – entrambi potrebbero...” Fece per infilarsi il mantello, ma Sirius lo fermò, afferrandogli un braccio.

“Dove stai andando, Prongs?”

“Dove diavolo credi? Sto andando a fermare tutto!”


  
Come diventa silenzioso il parco quando fa buio, Lily pensò.

Arrancò su per la salita verso il castello, stanca e accaldata, ma grata di essere stata tanto fortunata da rientrare nei cancelli prima che chiudessero.

Il cielo si era fatto scuro, e Lily non aveva abbastanza energie da preoccuparsi di come avrebbe fatto a rientrare nel castello. Aveva la Mappa del Malandrino, dopo tutto—sicuramente le avrebbe indicato qualche passaggio verso l’interno. Comunque, se ne sarebbe preoccupata una volta più vicina alla scuola. Si sarebbe preoccupata allora di cosa dire a James, anche, e che fare con Luke, e di cosa dire a Lathe nel caso l’avesse interrogata di nuovo. Dopo. Non ora. Ora, doveva solo godersi l’aria fredda sul viso e il silenzio del parco di Hogwarts.


 

Accadde proprio come Black aveva detto. Severus toccò il nodo tra le radici senza essere colpito a morte dal Platano, e immediatamente—come promesso—l’albero si immobilizzò. Il buco era lì, pronto ad aspettarlo, e, scuotendo via la polvere dalle ginocchia, Piton entrò lanciandosi.

L’atterraggio fu scomodo e doloroso, e si ferì le mani scivolando verso il basso. Quando arrivò al fondo incespicando, Piton emise un piccolo gemito, ma scosse via il dolore e si alzò in piedi un po’ malfermo. All’inizio dovette chinarsi per non sbattere la testa contro il soffitto basso e irregolare, ma un tunnel si allungava davanti al Serpeverde, e, percorrendolo in fretta, il cammino si fece più semplice.

Severus non aveva un’idea precisa di quanto tempo fosse rimasto nel passaggio; scivolò due volte ma lo avvertì a malapena e continuò ad avanzare senza battere ciglio. I piedi sembravano camminare di proprio accordo, le mani protese in avanti per essere più stabile, anche se non era sua intenzione precisa. Il cuore gli batteva pazzo d’eccitazione.

Il brivido dell’eccitazione, l’euforia—solo una volta in passato aveva sentito qualcosa di simile a questo, e poi si era innervosito troppo, infuriato troppo, da apprezzarlo. Adesso, c’era tempo, tutto il tempo che voleva, per assaporare la sensazione.

Il tunnel iniziò ad andare in salita, sempre più ripido; si stava quasi arrampicando. Aveva i calzini inzuppati e c’era del fango sotto le sue unghie. Sempre più ripido, verso l’alto. Aveva corso troppo—le sue mani erano piene di tagli. Era tutto nero. Aria fredda, nera, stantia.

Poi, il sentiero si fermò. Una botola bassa attirò la sua attenzione.

Eccitazione, paura, ansia—non riusciva a respirare.

Poi—

"Piton!"

Il suo cognome suonò forte, echeggiò, da una fonte lontana che Severus non dovette riconoscere per identificare. Piton tirò fuori la bacchetta (quando l’aveva messa via?), la accese, e si guardò attorno. Era ancora solo.

"Piton!"

Riusciva a sentire il rumore di passi affrettati. Doveva sbrigarsi.

Con la bacchetta, Severus aprì la botola, e aiutandosi con il muro di pietra, si spinse verso l’alto. La voce nel tunnel non si sentì più.

 

Il grande prato stava iniziando ad essere pianeggiante, mentre Lily si dirigeva a nord, oltre il lago. Hogwarts—appollaiata sul suo picco, come un piedistallo—brillava di blu alla luce della luna, di contrasto alle nubi scure che vorticavano attorno a esso. Al suo passo, era ancora in ritardo circa di dieci minuti, e forse avrebbe dovuto sbrigarsi un po’, ma Lily aborriva il pensiero di dover prendere le decisioni che si era prefissata di fare all’arrivo. Così, mani in tasca, si trascinò in avanti, con la grande luna bianca come unica lanterna 


 

Severus si ritrovò in piedi in una stanza—un largo, polveroso, derelitto spazio comune. Le finestre erano sigillate, ed era solo. Tranne che per lo scricchiolio delle assi del pavimento mentre le calpestava con cautela, la casa era silenziosa, completamente silenziosa, per parecchi secondi.

Poi, dal piano superiore (gli scalini erano scricchiolanti e per la maggior parte distrutti), ci fu uno schianto, e Severus sobbalzò.

La bacchetta pronta, sbirciò su per le scale, muovendosi lentamente in quella direzione.

Apparve in cima alle scale—grigio, enorme, e ringhiante. Un lupo mannaro.

La creatura lo vide, senza dubbio, e Severus sapeva perché non avesse attaccato subito—non ce n’era bisogno. Avrebbe potuto coprire la distanza tra di loro in una manciata di secondi... non c’era alcun modo che lui, Severus, potesse raggiungere la botola prima che il lupo (Remus Lupin!) lo prendesse.

Rimase immobile per parecchi secondi, senza badare a niente tranne che al lupo ringhiante in cima alle scale, che scoprì le zanne, deliziato. Poi, molte cose accaddero all’improvviso.

Nel preciso momento in cui il lupo iniziò a muoversi—con un balzo giù al primo piano—Severus alzò la bacchetta per attaccare, e, nello stesso istante, una mano afferrò il braccio di Piton, tirandolo con forza all’indietro.

Il lupo atterrò, dimenandosi, a pochi centimetri dal punto in cui poco prima c’era Sev. Il Serpeverde era caduto all’indietro a causa della forza con cui il suo difensore l’aveva tirato. Scivolò sul pavimento polveroso.

"La porta!" urlò la voce di James Potter.

Automaticamente, Piton abbozzò una protesta, ma si accorse in fretta che non era saggio litigare. Il lupo riacquistò l’equilibrio che aveva perso nel salto, e lanciò una delle sue zampe enormi in direzione dei due maghi. Potter tirò Piton indietro di nuovo, ma questa volta non riuscì a spostare Severus abbastanza in fretta. Gli artigli del mostro affondarono nel suo polpaccio come se fosse stato di seta.

Con un grande rumore, uno strappo, il lupo si ritrasse, tirando via con sé carne e sangue.

Severus urlò di dolore, ed ecco che James lo trascinò di nuovo, urlandogli qualcosa che lui non capì.

James aprì la botola con un calcio e praticamente lanciò il corpo agonizzante e floscio di Piton giù nel tunnel. Remus il lupo avanzò in fretta, e James gli lanciò uno schiantesimo.

Il lupo mannaro si fermò, confuso, e poi cadde a terra in un mucchio pesante e scomposto, sollevando la polvere. James saltò giù nel tunnel assieme a Piton, gemente.

Respirò profondamente, provando a considerare il da farsi. "Stai un po’ zitto?" il Grifondoro abbaiò a Piton. "Sto cercando di pensare."

Ma la gamba di Piton sanguinava copiosamente, e ignorò James. A quanto pare, non avrebbe avurto il tempo di pensare comunque. Un brontolio, seguito da un ringhio disse loro che Remus si stava risvegliando dallo schiantesimo, dati gli effetti minimizzati dalla mole e dalla potenza dell’obiettivo. Preso dal panico, James afferrò il lato del muro di pietra e cercò di chiudere la porta della botola. Era troppo tardi.

La zampa pesante di Remus trattenne la porta di legno aperta contro il pavimento della stamberga. Gli occhi gialli fissi su James, si preparò a balzare.

"Stupeficium!" James urlò di nuovo; non aspettò di vedere il risultato. Si lasciò cadere nel tunnel e puntò la bacchetta a Piton.

"Scusa, ma non ho scelta," borbottò, prima di aggiungere: "Stupeficium."

Piton finalmente smise di gemere, perdendo conoscenza. James si abbassò e, con una fretta aiutata dall’adrenalina, si gettò il Serpeverde in spalla. Chiuse gli occhi e, per un momento, permise al mondo attorno a lui di diventare silenzioso, mentre si concentrava.

Una sensazione familiare gli strinse i muscoli, facendoli contrarre e poi espandere, come se stesse facendo un difficile esercizio di stretching (dieci volte più forte). Sentì il pelo crescere, facendogli il solletico sulla nuca, e il battito cardiaco rallentò di pochissimo. La temperatura corporea salì, e per un momento, i pensieri fuorono privi di coerenza.

Poi, la sua mente divenne di nuovo lucida, e si lanciò di corsa giù per il tunnel, Piton ancora gettato sul dorso. Comunque, mentre correva, il suono dei passi sul pavimento di pietra non era quello di scarpe da tennis, ma di zoccoli.


Lily era vicina ora. Aveva tirato fuori la Mappa del Malandrino dalla tasca e stava cercando una via d’accesso al castello. C’era un punto lungo il muro di uno dei cortili che sembrava adatto, ma non poteva esserne certa finchè non avrebbe provato, e non c’era indicazione su come entrare. Nel peggiore dei casi, avrebbe potuto levitarsi fino a una finestra del dormitorio, forse ...

Lily rinfilò la mappa in tasca, e continuò attraverso il prato. Era in un punto in cui chiunque stesse guardando fuori dalla finestra avrebbe potuto facilmente vederla, e se fosse stato a uno dei piani bassi, probabilmente l’avrebbe anche riconosciuta (beh, i capelli rossi non aiutavano).

Davvero, Hogwarts era bellissima di notte—tutto l’insieme. Il castello scuro, il lago splendente, il Platano Picchiatore perfettamente immobile...

Aspetta...

Che?

Mai, in sei anni, Lily aveva visto il Platano Picchiatore perfettamente immobile. Relativamente calmo, sì, ma mai completamente fermo.

A circa cinquanta metri, Lily si fermò per essere certa di aver visto bene, ed era così. L’albero rimaneva fermo come una statua. Confusa, Lily si avvicinò lentamente. Poi—

"Ma che diavolo...?"

Qualcosa apparve alla base dell’albero, e anche con la luna piena, Lily non riusciva bene a distinguere di cosa si trattasse. Si avvicinò, e riuscì a intravedere una figura nell’ombra, che zoppicava emergendo dalle radici, come se la terra la stesse sputando fuori. Il platano rabbrividì, provocando a Lily un sobbalzo, ma prima di riprendere ad agitarsi di nuovo come al solito, i rami si immobilizzarono di nuovo.

La cosa—Oh, Dio, sembrava un corpo—venne espulsa completamente dalle radici, e Lily stava iniziando ad avvicinarsi, quando qualcos’altro apparve alla base dell’albero. Era—be', non aveva idea di cosa fosse, tranne che bianca. Molto, molto bianca.

Prima che la cosa (creatura?) bianca fosse emersa del tutto, comunque, il bagliore che la circondava sembrò sbiadirsi, e rimase solamente un’altra figura oscura. Questa si muoveva con più facilità della prima, comunque, tirandosi fuori di slancio sull’erba. Il Platano tremò di nuovo, ma la seconda figura sembrò colpirlo, e si bloccò ancora una volta.

La seconda figura (una persona, un ragazzo, uno studente, pensò di esserne sicura) si alzò in piedi barcollando e afferrò la prima persona per le braccia, trascinandola verso il castello. Le persone—chiunque fossero—non si accorsero affatto della presenza di Lily. Aprì la bocca, con tutta l’intenzione di rendersi nota, quando cambiò idea e si ricordò della mappa. Con le mani tremanti, Lily la estrasse di nuovo dalla tasca.

James Potter e Severus Piton.

Lily emise un rantolo.

Camminò in fretta, correva quasi, dietro di loro, e stava di nuovo per chiamarli ad alta voce quando rivolse per un attimo di nuovo lo sguardo alla mappa. Un terzo puntino (oltre il suo) era apparso, emergendo dal Platano Picchiatore.

Remus Lupin.

Lily si voltò. Il Platano iniziò di nuovo a scuotersi, e non era completamente certa di essere fuori dalla sua portata. Non si bloccò come aveva fatto prima, comunque, e per un secondo, Lily si preoccupò per Remus.

Aspetta—Remus? Non era tornato a casa per il resto del...?

"Lily!"

Sentì la voce di James gridare il suo nome, e girò su se stessa. "James, che diavolo...?"

"Lily," James la interruppe, panico, rabbia e paura evidenti nella sua voce, "Corri!"

"Che stai...?"

Ma si rese conto di ciò di cui stava parlando James senza che il mago stesso dicesse una parola. Un ululato forte, agghiacciante, risuonò per tutto il parco, e Lily si guardò alle spalle. Alla base del Platano Picchiatore c'era—c'era qualcosa... non riusciva a...

L'albero diede uno scossone violento, e Lily capì esattamente di cosa si trattava.

Tutti i pezzi andarono a posto. Lily afferrò la bacchetta e seguì le direttive di James, correndo verso di lui con uno scatto.

Remus. Lupo. Piton. James. Il Platano. Lupo mannaro. Remus.

Oh, Dio.

James aveva già lasciato a terra il corpo esanime di Piton da un po', e, con grande orrore di Lily, adesso stava correndo... non via dal lupo, ma proprio verso il lupo.

"James!"

"Porta Piton al castello e aspettami!" James le urlò, sorpassandola. Lily, ancora a cinque o sei passi da Piton, si fermò e si voltò a vedere che cosa James fosse convinto di poter ottenere in una lotta contro un lupo mannaro (persino quando c'era tutta la probabilità che questo fosse il suo migliore amico), ma James non c'era più. Al posto suo, al galoppo incontro al lupo mannaro, c'era l'enorme creatura bianca che Lily aveva intravisto prima.

Un cervo.

"Merda."

Lily barcollò in direzione di Piton. La gamba gli sanguinava, ed era pallido. Crollò sull'erba accanto a lui, tastando frenetica il suo viso, e mormorando, "Svegliati, svegliati, svegliati, Sev, ti prego..."

Se fosse stata più lucida, avrebbe usato la magia, ma l'attenzione di Lily era dolorosamente divisa tra il suo amico privo di sensi e il Lupo mannaro e il cervo, che sembravano impegnati in qualcosa a metà tra una lotta e un gioco, e nel frattempo evitavano gli attacchi dell'albero. Così, allora, Lily puntò la bacchetta verso Piton e disse, "Wingardium leviosa."

Il suo cuore mancò un battito quando si rese conto che sia James (da cervo) che Remus ( da lupo) erano scomparsi.

"Merda," imprecò di nuovo. Le mani andarono rapide alla fronte, e provò a calmare il respiro. E adesso? E adesso? Dov'era James? Come era riuscito a...? E Remus...? E...

E la mappa.

Lily la tirò fuori dalla tasca di nuovo e la scrutò in cerca di qualsiasi traccia di James o Remus. Comunque, nessuno dei due vi apparve. Lily diresse lo sguardo al vero Platano Picchiatore. Tremò tutto, e iniziò a dondolare.

Ma certo—dovevano essere ritornati sotto l'albero. James doveva aver messo in custodia Remus lì sotto... da animale, non poteva essere trasformato ... ma certo... ma Piton—che c'èntrava Piton in...?"

Lily si voltò e si incamminò in fretta su per il sentiero, più velocemente possibile. Piton giaceva sull'erba come se dormisse, e, inginocchiandosi accanto a lui, gli controllò la ferita sulla gamba, accorgendosi per la prima volta di quello che avrebbe potuto significare. Il sangue le pulsava nelle orecchie mentre tirava su per la gamba i brandelli che rimanevano dei suoi pantaloni, per esaminare il taglio.

Non erano morsi, però. Erano graffi.

Lily agitò la bacchetta due volte, materializzando due asciugamani bianchi che strinse in fretta attorno alla parte sanguinante della gamba. Gli controllò gli occhi, e scoprì che non sembrava esserci niente di insolito... non sembrava essere svenuto... sembrava più che fosse stato schiantato...

Il Serpeverde cominciò a stiracchiarsi, e Lily capì quello che doveva essere successo. Puntò la bacchetta verso di lui.

"Scusa," mormorò. "Ma credo proprio che tu debba rimanere addormentato."

Non lo schiantò, lanciò invece un veloce incantesimo soporifero. Sarebbe durato più a lungo e sarebbe stato un po' meno fastidioso per lui. Poi controllò ancora la mappa. Un sentiero si estendeva da sotto al Platano Picchiatore, ma si interrompeva prima di raggiungere qualsiasi destinazione intelligibile e qualora James, in effetti, avesse spinto Remus attraverso questo passaggio, non si vedevano più sulla mappa.

Lily si sedette, e si passò una mano tra i capelli, umidi di sudore e incollati alla fronte. Le nuvole oscure che la sovrastavano minacciavano pioggia imminente, ma la luna era ancora abbastanza visibile.

Non era sicura di quanto tempo fosse rimasta seduta lì—fissando il cielo—ma probabilmente non più di alcuni minuti. Poi, controllò ancora una volta la mappa, e, con suo grande sollievo, James era ricomparso. Si alzò in piedi e allungò il collo per vederlo uscire dal Platano Picchiatore, ma tutto era indistinto, e non lo scorse se non quando ebbe raggiunto la metà del prato. Era ancora un cervo, e questa volta, quando si trasformò, lei lo vide.

Il primo a sparire fu il biancore quasi iridescente, facendosi sempre più scuro, gli arti e i muscoli della creatura cambiarono forma; la testa si rimpicciolì, la lunga criniera bianca si ritrasse e diventò nera, e il galoppo diventò corsa. Una volta raggiunto il sentiero, c'era solo James Potter, nessun cervo... nessun (e il pensiero si affacciò alla mente di Lily per la prima volta) Prongs.

"James," rantolò quando li raggiunse; il sudore gli imperlava la faccia , e aveva i vestiti appiccicati addosso. "Stai bene? Che...?"

"ho lasciato la porta aperta," borbottò James distratto, inginocchiandosi accanto a Piton ed esaminabndogli la gamba. "Sono stato uno stupido, ma non ho pensato.. è stato solo... comunque, è scappato e ho dovuto... sei stata tu? Con la ferita?" Indicò il bendaggio che Lily aveva materializzato.

"Sì. Ma, James, n-n-non ha senso quello che dici. Che è successo? Quello—quello era... il lupo... era..." James guardò in alto verso di lei con aria d'attesa. "Era R-Remus, vero?"

Fece di sì con la testa, senza parlare. "Adesso è chiuso nella stamberga," spiegò il Malandrino vago. "Non uscirà più."

"Non capisco," Lily sussurrò, quando James tolse gli asciugamani e puntò la bacchetta contro la ferita. "Come ha fatto Severus a trovarlo?"

James non rispose. Invece, chiese: "Che ci fai qui fuori , Lily? Avevi promesso che saresti stata nel passaggio prima che facesse buio."

"Il passaggio era bloccato dagli auror," fece Lily impaziente. "Come ha fatto Sev...?"

"Gli auror?" scattò James, guardando in su verso di lei. "Quali auror?"

Lily si accorse dell'errore, ma era troppo tardi. "Gli... gli auror al villaggio." E, visto che ormai non aveva più senso continuare a negare, "...quelli mandati per la cattura di Logan Harper."

James la guardò fisso. "Ecco perchè... perchè dovevi raggiungere Harper..."

"Stava andando da Logan, dovevo..."

"Mi hai mentito..."

"Non è vero!"

"Beh, mi hai fuorviato..."

"James, non è proprio questo il momento," Lily gli ricordò. "E considerato il fatto che ti ho appena visto trasformarti in un cavallo bianco gigante..."

"Cervo."

"Quello che è—non credo che tu sia nella posizione di farmi la ramanzina sull'onestà!" James rimase in silenzio per alcuni istanti. Stava togliendo il sangue dalla gamba di Severus con gli asciugamani di Lily. "Deve andare in Infermeria," sottolineò. "i graffi di Lupo mannaro sono..."

"Lo so," la interruppe l'altro. "Ce lo porterò. Solo... Non voglio che sembri troppo grave quando Madama Chips lo vedrà. Io..."

"James, stai sanguinando!"

Lily notò il grosso strappo sul retro di una delle spalle di James—un chiaro segno di artigli.

"Ne ho avute di peggiori," fece James breve. "Ma ho bisogno che mi aiuti a sistemarla prima di portare Piton da Madam Chips. Okay?"

"Non so come si guariscono i graffi di Lupo Mannaro..."

"Allora immagino sia una cosa buona il fatto che io sì. Abbastanza bene, almeno. Guarda, va bene?"

Lily non l'aveva mai sentito parlare in maniera così brusca—e questo diceva già tutto. Guardò e ascoltò James chiudere gli squarci sulla gamba di Severus, nel frattempo cercando di ricostruire il puzzle nella sua mente.

"Okay," sussurrò, "quindi Remus è un... un... un..."

"Lupo mannaro."

"Quello."

James annuì lentamente.

"E tu sei un—un Animagus."

Annuì di nuovo, gli occhi fissi su Piton, l'espressione cupa.

"Prongs," precisò."Ma—ma ho letto il registro. Tu non ci sei. Quindi... quindi devi essere... non registrato." Lui non la contraddisse. Moony, Wormtail, Padfoot, e Prongspensò. Moony, Wormtail, Padfoot, e Prongs. "Moony—è ... è Remus? Per la luna. Perchè è un... ma allora... Wormtail e Padfoot... i soprannomi di Peter e Sirius. Che...?" Si fermò. "Anche loro si trasformano. Come te. E' così?"

James stette a lungo in silenzio prima di rispondere. "Peter è un ratto," disse alla fine. Lily aspettò per la spiegazione su Sirius.

"E... e 'Padfoot?'" lo sollecitò.

"Un cane," sussurrò quasi.

La pelle sulla gamba di Piton si era quasi rimarginata. Un brontolio cupo nel cielo presagì pioggia imminente. "D'accordo," disse Lily, "Penso di poterti sistemare la spalla... ma prometti che la farai guardare anche a Madama Chips?"

"No."

"Ma..."

"Hai la minima idea del numero di guai in cui potrebbe cacciarsi Remus per aver attaccato uno studente, figuriamoci due?" James abbaiò. Lily lo guardò fissa—sinceramente, non aveva considerato quell'aspetto.

"E allora perchè porti Piton da Madama Chips?" chiese. "Sai che dovrà fare rapporto a Silente."

James le fece segno di avvicinarsi e sistemargli la spalla, e lei obbedì. "Ci sono due motivi," fece cupo. "Uno, Piton ha visto Remus. Sa come superare il Platano e arrivare alla Stamberga. E' troppo tardi per farci qualcosa. Il secondo—beh, da un'occhiata alla sua gamba."

Lily distolse lo sguardo dal proprio lavoro per guardare brevemente quello di James. Il taglio di Piton si stava riaprendo piano piano, e alcune gocce di sangue cominciarono a uscire "Perchè fa così?" chiese, in preda al panico.

"Devi continuare a richiuderle per un po'," fece James, riprendendo il suo lavoro sulla gamba di Piton. "Sono ferite maledette."

Lily finì di rimarginare la spalla di James. Aggiunse delle bende per sicurezza, e gli ricucì la veste con la magia. "Devi farla vedere a Madama Chips," insistette, ma lui scosse la testa.

"Peter può sistemarmela," disse. "Fidati—abbiamo fatto un sacco di pratica." Il Malandrino si alzò in piedi. "Lily, non credo ci sia bisogno di dirlo, ma—quello che hai visto oggi, non puoi dirlo a nessuno."

Lily annuì. "E con Sev...?"

"Onestamente...?" James guardò il Serpeverde in basso e respirò. "Non ne ho idea."

Iniziò a piovere.

"Torna al dormitorio," James le ordinò quasi. "Lo porterò io in Infermeria."

"Non ti serve ...?"

"Puoi entrare nel cortile ovest abbastanza facilmente. La porta si apre con l'incanto aperio magnus."

"James..."

Ma prima che potesse finire qualunque cosa aveva intenzione di dire, furono interrotti.

"Eccoti qui, Prongs," disse Sirius Black, avvicinandosi. "Che sta... Evans, che ci ...?" Notò Piton e si fermò. Lily vide il viso di James farsi molto, molto pallido.

"Vai, Lily," fece, senza distogliere gli occhi da Sirius.

"James, che..."

"Lily."

I suoi occhi nocciola lampeggiarono pericolosamente, e Lily fu abbastanza saggia da non contraddirlo. Tirandosi su il cappuccio per proteggersi dalla pioggia, si voltò e se ne andò.

"Prongs..." iniziò Sirius quando rimasero soli; fece un passo avanti, ma James si allontanò.

"No," scattò. "No, cazzo, tu stai alla larga da me, Sirius!"

La pioggia si fece più fitta e forte, e James fissò freddamente il suo compagno Malandrino, che sembrava essere troppo scioccato per parlare.

"James..."

"Ma a che cazzo stavi pensando?" James lo interruppe. "A che cazzo stavi pensando? Uccidere Piton? Assassinare Piton? Mettere Remus in più guai di quanto riesca a dire... Evans era lì fuori—avrebbe potuto essere... Piton avrebbe potuto... Avresti... Cazzo, Sirius, a che stavi pensando?" E la sua voce alla fine si ammorbidì in maniera appena percepibile, tanto che Sirius ebbe il coraggio di fare un passo avanti.

"Non stavo... è che io... Non lo so, ero... Regulus, e..."

"E la parte peggiore," disse James amaramente, come se nona vesse sentito i tentativi ineffettivi di Sirius di dar voce ai suoi pensieri, "La parte peggiore è che io pensavo davvero che tu fossi diverso... diverso da Piton, dai Serpeverde, dalla tua famiglia di merda. Pensavo—pensavo che fossi uno di noi. Ma mi sbagliavo, non è così? Non sei diverso. Sei identico a loro."

"Zitto," Sirius ordinò. In futuro, non avrebbe mai saputo cosa l'aveva spinto a dire le parole che disse poi, tranne per il fatto che la rabbia e la paura gli ribollivano dentro da troppo tempo. Sentì una chiave che armeggiava alla serratura del suo cervello, e mentre le parole gli si formarono sulle labbra, lo scatto di una porta che si apriva. Era consapevole di quello che stava dicendo, e riuscì a scorgere la rabbia negli occhi di James prima che essa effettivamente vi apparisse, ma stava già oltrepassando la soglia e ancora oltre il punto di non ritorno. "Non hai il diritto di dire così, James. Non far finta che ti sarebbe interessato anche un minimo di Piton se non fosse stato per lei. E solo perchè hai paura di quello che lei possa pensare, non hai il diritto di..."

Un movimento semplice, davvero; il movimento semplice e fluido del suo braccio, che si piegava all'indietro e scattava in avanti carburato da un getto di adrenalina, finchè la sua mano stretta a pugno serrato non entrò in contatto con la faccia di Sirius.

Sirius barcollò, inciampando e scivolando sulla schiena—nell'erba bagnata. James non si voltò a guardare dove era caduto il suo migliore amico; Piton stava riprendendo i sensi. Il Malandrino si caricò in spalla il Serpeverde delirante.

"Cazzo, stai alla larga da me," si disse alle spalle, prima di incamminarsi in direzione del castello.

Acqua fredda nei capelli, e dolore all'occhio sinistro.

Le parole d'addio di James iniziarono a svanire dalla sua mente, e Sirius non sentì altro che un pulsare forte nelle orecchie: il battito del suo cuore. Acqua fredda nei capelli, e un dolore all'occhio sinistro. Lenta, l'acqua gli scivolò giù per il collo... anche le spalle si erano bagnate... il colletto della veste... la grande luna bianca lo sovrastava minacciosa, appesa tra nubi vorticanti e un cielo nero senza stelle.

Ci era già stato lì.

Cazzo, stai alla larga da me..

Era il sogno... il sogno in cui annegava.

Uccidere Piton? Assassinare Piton?

Sirius aspettò. Aspettò che l'acqua lo avvolgesse e lo sovrastasse.

Non sei diverso. Sei identico a loro.

Aspettò di scivolare sotto la superficie, affondare, annegare.

Geniale.Giusto. Perfetto.

Aspettò e aspettò. La pioggia gli scivolava sul viso.

Alla base dell'albero, c'è una fessura tra le radici...

Geniale. Giusto. Perfetto.

Cazzo, stai alla larga da me.

Aspettò che l'acqua lo sovrastasse. Aspettò che l'erba scomparisse, come era successo nel suo sogno, che l'acqua lo ingoiasse. L'occhio pulsava, la schiena gli faceva male. Aspettò di affondare e annegare. Aspettò che l'acqua lo ingoiasse, ma non lo fece.

Era solo la pioggia.


 
ndT 1:”...Life is but a dream” è il verso finale di una filastrocca inglese per bambini, che recita: “Row, row, row your boat, gently down the stream… merrily, merrily merrily merrily, life is but a dream”, che è una metafora per le scelte difficili della vita, stando a wikipedia. Si ricollega con il capitolo 12, intitolato, appunto, “Merrily Merrily Merrily…”
A.N. L'ultima interazione tra James and Sirius è stata scritta tanto, tanto tempo fa—penso ancora prima che pubblicassi persino il primo capitolo su questo sito. Ci ho messo un'ora per ritrovare il file in cui l'avevo salvata, lol.
 

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jewels5