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Autore: Kiji    22/01/2014    1 recensioni
Avevo solo 13 anni la prima volta che lo vidi. Lo ricordo ancora, come se fosse impresso a fuoco nella mia mente. Era il suo concerto più grande, una stella fotografata su quel palco immerso da tante luci colorate. Ero ancora un ragazzino eppure, sentivo qualcosa nascere in me, debole ma selvaggio. Mentre cantava, in quel lago di scintille, mi sentii inutile a confronto con quell'idolo mascherato da stella. Volevo arrivare a lui, toccarlo e farlo mio, come nessun altro prima.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Mir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Si può sapere che ti è passato per la testa? Per fortuna Rain è comprensivo ed ha accettato le scuse, ma sai che avresti potuto rovinare tutto? Lavoriamo a questo progetto da mesi e tu ti lamenti? Un video con Rain significa maggiori ascolti, vuoi rendertene conto? - La voce acuta del Manager mi risuonava nella mente. Come poteva una persona così magra e minuta, avere dei polmoni così gonfi?
- Ti ho già chiesto scusa, no? Mi dispiace di averti quasi rovinato la vita, ma davvero non ho alcuna voglia di lavorare con lui. - Vidi il volto del Manager scurirsi ancora, trasformandosi in una smorfia di dolore. Sparii dalla sua vista prima che sfociasse in una nuova onda di rabbia.
- Non ho ancora finito di parlare! Aspetta... - Ero già lontano quando sentii l'eco delle sue parole urlate con forza. Quella stanchezza che provavo, non l'avrebbe capita. Mi rinchiusi in camera, dopo una giornata a fingere sorrisi con quella persona che mi aveva usato e tradito. Finalmente solo, chiusi le tapparelle da cui filtrava ancora il sole e mi abbandonai al sonno. Era troppo difficile restare svegli e pensare, forse in quei sogni così crudeli, avrei ritrovato la serenità, anche solo per un istante.
I giorni si susseguirono tutti uguali, andavamo in sala prove, cantavamo la nuova eccitante canzone e provavamo i passi di danza, sempre supervisionati da lui, che non smetteva di fare commenti fuori luogo. Odiavo quella situazione, ma, supportato dai miei compagni, andavo avanti. Evitavo qualsiasi pretesto per restare in sua compagnia, sarebbe stato deleterio per la mia normale esistenza che mi ero lentamente costruito in silenzio.
Mentre lui rideva al mondo, io soffrivo nel tempo lontano da quella persona crudele, adesso non potevo più accettarlo nella mia vita, era impossibile che cedessi. Era passata appena una settimana, quando accadde. Come sempre mi ero rinchiuso in sala di registrazione, vuota nella pausa pranzo. Era così tranquillo e non avevo voglia di vederlo anche nei momenti di riposo.
Per me quel semplice gesto era troppo stressante. Entrò senza bussare, ma in fin dei conti, non potevo dire nulla, vero? Lui era il grande capo, ogni cosa gli era dovuta.
- Oh, scusa Cheol Yong. Non sapevo fossi qui! - Non sembrava sorpreso, era talmente bravo a recitare che quasi sembravano vere le sue parole.
- Non chiamarmi con il mio nome, non te lo meriti! Per te sono Mir. Usa quel nome che tu stesso mi hai donato! - Mi alzai, e feci per andarmene, ma lui mi bloccò l'uscita.
- So che sei arrabbiato, ma ti prego dammi un momento. Voglio parlare con te anche solo per un istante. - Le mani tremavano, lo avevo avvertito ma ugualmente, non riuscivo a tenerlo lontano. Le lacrime si avvicinarono agli occhi, ma le ricacciai indietro, non potevo crollare!
- Ti avevo avvertito, no? Non dovevi rivolgermi la parola, te ne sei dimenticato? - Ero stufo, volevo solo eclissarmi, finire per sempre quella pagliacciata.
- Non ci riesco! Quando ti vedo lì, a sorridere distante da me, senza degnarmi di uno sguardo, soffro troppo. - Sorrisi, se era uno scherzo era davvero fatto bene.
- Tu soffri? Non farmi ridere per favore, smettila di fare il ragazzino innamorato, non è il tuo ruolo. Tu sei il bastardo che mi ha usato e gettato via come cartaccia, vuoi che ti scrivo le battute di questo dramma? Ora per favore fammi passare. Ti darò un’altra possibilità, farò finta di nulla, ma la prossima volta che rinunci al nostro accordo verbale, me ne vado sul serio. - Lui mi prese per le spalle, la sua presa era forte e decisa. Non potei liberarmi, era inutile! I suoi muscoli, tirati e ben in vista erano troppo potenti per il mio corpo minuto e irrisorio.
- Se è così, se per questa volta posso fare ciò che voglio e tu lo dimenticherai, resta con me un solo istante in più. - Mi abbracciò con tutta la forza che aveva, mentre le mie esili braccia, cercavano in tutti i modi di allontanarlo da me. Era tutto come ricordavo, il suo corpo era sempre stato più possente del mio, quella stretta non era cambiata.
- Smettila, lasciami andare! Rain ti avverto, se non mi liberi urlerò più forte che posso. - La mia voce era poco convincente, ma speravo davvero che non se ne accorgesse. Avevo aspettato tanto quel momento, eppure col tempo, pensavo davvero che una volta giunto, lo avrei odiato per il male che mi aveva causato.
Non potevo dimenticare, però tra le sue braccia, nulla aveva più senso. Quando si allontanò da me, una parte del mio corpo rimase delusa, forse aspettando qualcosa in più che sapevo non sarebbe arrivata.
Ero io che lo respingevo e con la mente lucida, ero sicuro della mia scelta, ma era così difficile restare al suo fianco. Mi voltai, sperando di trovare la forza di allontanarmi in silenzio.
- Aspetta! Fammi dire solo una cosa. Dopo se vuoi puoi anche continuare ad odiarmi per sempre, ma ti prego, ascoltami un solo istante. - Rimasi in silenzio. Cosa avrei dovuto fare? Se fossi rimasto, sarebbe stata la mia fine, ma anche scappare avrebbe solo prolungato la mia tortura.
- Ti do solo un minuto, ma non ti avvicinare più a me. Se mi abbraccerai ancora ti ucciderò con le mie stesse mani. - Sembrò non accorgersi delle mie parole, eppure non osò fare un passo in avanti. Non ero più quel ragazzino ingenuo che lo osservava con occhi sognanti. Era impossibile per me tornare a quel paradiso dell’anima, non dopo aver visto le porte dell'inferno.
- Io... Ho sempre voluto dirti tante cose, ma adesso sembra tutto così futile. Mi dispiace Cheol Yong, mi dispiace così tanto che vorrei morire. Tu eri un bambino e io ti ho ferito, ma credimi, non volevo farlo. - Si fermò, non sapevo per quanto tempo sarebbe continuato quel silenzio. –
 Proprio perchè ero così piccolo, non avresti dovuto farlo! Se non ti avessi mai incontrato la mia vita sarebbe migliore adesso, non capisci? Averti amato, è il più grande rimpianto della mia vita. - Quelle frasi, seppur fossero una mia reale consapevolezza, era difficile sentirne l'eco. Volevo ferirlo, eppure mi doleva il cuore a farlo.
- Adesso sei crudele Cheol Yong! Io non mi pento neanche di un solo istante. E' vero, ho sbagliato però ero anche io un ragazzo ingenuo! - Non volevo più sentire. Non sopportavo quelle scuse forzate. Pregavo di essere salvato, le mie gambe non riuscivano a muoversi, ero incastrato in quel dolore senza fine.
Avrei preferito che non si fosse scusato, forse sarebbe stato meglio. La porta si aprì di colpo, con un sonoro tonfo alle nostre spalle. Avrei voluto voltarmi, vedere il volto della persona che era entrata, anche se sapevo bene di chi si trattava. Ne percepivo la presenza.
- Mir, eccoti! Ti ho cercato dappertutto. Vieni con me! - La voce allegra di Joon, era la mia ancora di salvezza. Finalmente ero libero e lui mi aveva riportato alla luce, nuovamente.
- Scusami Rain, te lo rubo per un pò. - Sorrideva, mascherando abilmente quei sentimenti che solo io riuscivo a percepire. Mi trascinò con forza, eppure sembrava insignificante rispetto a quelle braccia che mi avevano bloccato le membra poco prima.
- Che sfacciato! Mi sono girato per un solo istante ed è subito venuto ad infastidirti. E io che volevo farti riposare un pò. Sono stato anche bloccato dal Manager, è assurdo quell'uomo! - Brontolava e borbottava quelle parole così velocemente che scoppiai a ridere. Quel mio amico di sempre, la mia guardia del corpo, era davvero così dolce!
Era forse per quel nostro dolore comune che ci eravamo avvicinati tanto? Entrambi portavamo quella grande ferita, quell'amore gettato in faccia, per ferirci come un'aguzza lama.
- Tranquillo. Non sono più un bambino. Sono stato bravo nell'affrontarlo, non devi preoccuparti. In ogni caso, grazie. - Il suo sorriso, flebile, mi ripagò di ogni ingiustizia. Finchè sarei rimasto al suo fianco, sapevo che il mio cuore non avrebbe più sofferto, perchè l'amicizia era il nostro scudo più grande. Non lo potrò mai dimenticare!
 
  
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