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Autore: BlackRose96    22/01/2014    2 recensioni
Siamo noi a scegliere chi amare o è l'amore a scegliere noi?
A tentar di risolvere questo dilemma è proprio Draco Malfoy, da sempre abituato a non provare sentimenti per nessuno, che costretto ad affrontare una maledizione scagliata contro la sua famiglia secoli fa, capisce che la sua unica ancora di salvezza è lei: la lurida mezzosangue.
Dal prologo:
"Guardai la luna, l’unica compagnia che avevo durante la prigionia, oltre ai miei carnefici. Era pallida, circondata dagli astri e dalle costellazioni. I miei occhi ne scorsero una in particolare. La costellazione del drago. Un momento di lucidità. Le sue azioni non potevano restare impunite. Mi sarei vendicata, non m'importava se quando sarebbe successo il mio corpo sarebbe diventato cenere da secoli o da millenni. Me l’avrebbe pagata, in un modo o nell’altro.
Eravamo arrivati sul patibolo, centinaia di persone mi guardavano, ma non m’importava, il mio sguardo era concentrato solo su uno. Draco Malfoy. "
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 11





«Malfoy dobbiamo muoverci! Tra poco inizieranno ad arrivare i dipendenti!» esclamò un’Hermione abbastanza nervosa di trovarsi nell’Ufficio Misteri a poco dall’apertura.
«Un minuto mezzosangue! Non so quale scegliere.» rispose indeciso Malfoy con in mano due giratempo identiche, delle stesse dimensioni, che differivano nel colore: una nera e l’altra dorata.
Hermione sbuffò, visibilmente irritata.
«Sono identiche, prendine una e basta!» sbottò.
«Nervosa mezzosangue?» la prese in giro il biondo.
Hermione sbuffò per la seconda volta nel giro di un minuto e prendendolo malamente per il braccio lo strattonò fino al camino che li avrebbe fatti smaterializzare.

«E ora?» chiese annoiato Draco una volta al sicuro, fuori dal ministero, tirando fuori una sigaretta.
«Ti sembra il momento di fumare?» gli chiese sempre più irritata Hermione.
Quel ragazzo l’avrebbe fatta impazzire.
«Ti sembra il momento di rompere i coglioni?» le rispose di rimando il serpeverde, dandole le spalle per proteggere la fiamma dell’accendino dal vento.
Hermione incrociò le braccia al petto spazientita, si avvolse al collo la giratempo e prese la bacchetta dalla tasca del mantello.
«Malfoy?»
Il biondo sussultò spaventato quando voltandosi vide la bacchetta della gridondoro puntata contro di lui.
«Sei forse impazzita, mezzosangue? Se dobbiamo arrivare a tanto non fumo, tranquilla!»
La ragazza rise di gusto nel vedere l’espressione di puro terrore di Draco quando lei agitò la bacchetta.
Draco chiuse gli occhi, preparato a incassare Merlino sa quale fattura, per poi riaprire gli occhi sorpresi sentendosi ancora normale.
«Mezzosang….che diav…» biascicò Draco sbigottito spalancando le braccia.
«I miei vestiti!» si lamentò nell’accorgersi che Hermione aveva trasfigurato i suoi eleganti indumenti neri di alta sartoria cuciti su misura in ridicoli stracci medievali.
«Era necessario. Avresti dato nell’occhio.» spiegò Hermione senza degnarlo di un’occhiata mentre compiva su sé stessa la stessa operazione.
Dopo aver dato un’occhiata soddisfatta al lavoro svolto, Hermione raggiunse il biondo, ora pochi centimetri li separavano.
Draco le rivolse una strana occhiata quando la vide avvolgergli “quella cosa” intorno al collo, ma non disse nulla. Vide la mezzosangue armeggiare un po’ con “la cosa” prima di dire:
«Bene. Ora possiamo andare.»
E in un secondo sparirono nel nulla, lasciando la strada vuota alla prima luce dell’alba.

«Giorno.» salutò Pansy Parkinson sbadigliando, mentre si sedeva al tavolo serpeverde per la colazione.
Si versò del caffè, mentre si accorse che il posto accanto a sé era stranamente vuoto.
«Non ditemi che avete lasciato Draco a letto senza svegliarlo.» ghignò rivolta a Blaise.
Il moro stranamente non parlò,esibendo una faccia improvvisamente seria, facendo insospettire la ragazza.
«Blaise?» lo chiamò Pansy, indispettita per esser stata degnata di una risposta.
«Allora? Volete dirmi che succede? Sta male? Gli avete fatto qualcosa? Si è imboscato con la mezzosangue? Riguarda la scommessa? Parlate, maledizione!» sbottò Pansy scattando in piedi e sbattendo violentemente la mano sul tavolo, sempre più furente.
«No, no, Pansy, niente di tutto ciò, stà tranquilla! Draco è dovuto tornare a casa per questioni familiari… sta bene, ma non sa quando tornerà.» la placò Theo.
«Cosa? Davvero? Cos’è successo? Forse dovrei mandare un gufo a Ciccy…»
«No!» urlarono all’unisono Theodor e Blaise, attirando lo sguardo di tutti i presenti in sala grande su di loro.
«Vedi…» le sussurrò dolcemente Blaise prendendolo a braccetto e scortandola fuori dalla sala grande per evitare di fare scenate, seguito a ruota da Theo che prese Pansy a braccetto dall’altro lato.
«E’ una situazione molto delicata. Narcissa non gradirebbe una tua lettera…» continuò Blaise spiegandole gentilmente la situazione. Mentendo spudoratamente. In realtà i genitori di Draco non dovevano sapere niente dell’allontanamento del figlio da Hogwarts e di quello che avevano in mente.
Conoscendolo, il caro vecchio Lucius sarebbe andato su tutte le furie se lo avesse saputo, e avrebbe lottato fino alla morte per far licenziare Albus Silente.
«Per non parlare di Draco. Ci crucerebbe tutti e tre se tu gli dicessi che te ne abbiamo parlato. C’è un motivo se non ne ha fatto parola con nessuno.» lo spalleggio Theodor.
Pansy guardò scettica prima l’uno e poi l’altro. C’era qualcosa che non tornava in quello che le stavano raccontando. Percepiva la menzogna, il loro discorso faceva acqua da tutte le parti.
«Mi state mentendo.» disse infatti la serpeverde, fermandosi bruscamente e costringendo i due a fare lo stesso.
«Ditemi. Cosa. Succede. Ora. Altrimenti giuro su Salazar che sarò io a cruciarvi. E non sarà affatto piacevole.»
La serpeverde sibilò la minaccia a denti stretti, con un ghigno sadico che avrebbe fatto rabbrividire anche Salazar in persona. Theodor e Blaise deglutirono, scambiandosi occhiate terrorizzate tra loro, indecisi sul da farsi.

«Diggory! Hai visto Hermione?» chiese Harry trafelato, seguito dai fedeli e onnipresenti fratelli minori Weasley.
«No, Potter. Perché avrei dovuto?» fu la risposta gelida del tassorosso, che proseguì diritto per il proprio cammino, costringendo i tre grifondoro a correre per tenere il passo.
«Insomma Cedric vuoi fermarti o no?» sbottò Ginny, quasi urlando.

Il dolore lo stava straziando, la tristezza gli stava dilaniando l’anima.
L’orgoglio uccideva le sue lacrime prima che potessero nascere, le lacrime represse lo stavano uccidendo lentamente.  Non sentiva più niente, non vedeva più i colori, gli sembrava di essere stato rinchiuso in una bolla vuota, lontano da tutto e tutti, da solo con il suo dolore.
Non sentiva più neanche le voci dei tre grifondoro che gli stavano alle calcagna, i suoi amici.
Sentiva solo una voce, la sua voce, mentre gli stava gentilmente dicendo che fra loro era finita.


Flashback.

Lei lo stava aspettando con un sorrisetto stirato,tra il colpevole e l’imbarazzato, all’entrata della tribuna del campo di quidditch, dopo gli allenamenti.
Sembrava volesse scusarsi. Di cosa, lo avrebbe scoperto presto.
«Ehi.» la salutò sussurrandole dolcemente all’orecchio mentre la stringeva al suo petto, come a volerla proteggere. Aveva la sensazione che la grifondoro fosse in pericolo, o quantomeno, che volesse essere rassicurata.
«Ciao.» ricambiò il saluto la grifondoro, sciogliendosi però dall’abbraccio, mentre teneva lo sguardo incollato al suo. «Facciamo due passi.»
Cedric rimase interdetto, non si aspettava certamente quella reazione e quel tono freddo, in più c’era qualcosa nello sguardo di Hermione che non lo convinceva. Che avesse fatto qualcosa di sbagliato?
Deglutì a fatica mentre si sforzò di annuire e seguire la riccia.
Camminarono silenziosamente per diversi minuti, quando Cedric ormai stanco e angosciato di quella situazione che non prometteva nulla di buono, si fermò e la afferrò per un braccio, costringendola a guardarlo.
«Hai qualcosa da dirmi?» cercò di usare un tono più distaccato possibile.
«Si. Cedric mi dispiace, mi dispiace tanto…tu meriti di meglio.»
«Cosa significa?» chiese, sempre più incapace di mantenere la calma.
«Che ho delle cose a cui pensare, delle cose della massima importanza. E che tu sei un bravissimo ragazzo, uno dei migliori che conosca, e meriti una persona che ti dia le attenzioni e l’affetto che meriti. Io non ne sono in grado, non ti merito, mi dispiace.» gli disse Hermione con le lacrime agli occhi. Tutto questo le faceva male, non voleva ferirlo, ma pensava sinceramente ogni parola che aveva pronunciato.
«Hermione…» mormorò il tassorosso con la voce rotta «Perché pensi questo? Io posso aspettare, non ti metto nessuna fretta…se tu ora hai delle priorità… io lo rispetto, va bene? Ma non capisco perché non mi dai nemmeno una possibilità.»
Hermione scosse la testa energicamente, ormai non riusciva più a trattenere le lacrime.
Non provava sentimenti per Cedric che andassero oltre l’amicizia, ma ora, percependo il dolore del ragazzo, non poteva non sentirsi in colpa.
«Mi dispiace. Ti voglio bene, ma non può esserci niente.  Spero che col tempo saremo di nuovo amici.» si sporse verso il ragazzo per dargli un bacio sulla guancia e voltargli le spalle, come a sottolineare quello che gli aveva appena detto.
Cedric rimase immobile, incapace di distogliere lo sguardo dalla figura esile di Hermione che si faceva sempre più piccola. Sempre più distante. Sempre più distante da me.
Fine flashback



«Insomma Cedric vuoi fermarti o no?» la voce tonante della piccola Weasley lo distolse dai suoi pensieri
e lo fece fermare bruscamente.
«Ora basta! Se cercate la vostra amica l’ho vista questa mattina all’alba che andava chissà dove con Malfoy.
E ora state alla larga da me, tutti voi!»
Cedric  scoccò loro un ultimo sguardo carico di risentimento e sparì tra la folla.
I tre grifondoro si guardarono, consapevoli.
Pensava che Hermione ora avesse una storia con Malfoy, era ferito.
Come dargli torto.

Si smaterializzarono in un paesino caratteristico: molto simile a quello del presente che avevano appena lasciato, con la sola differenza che le strade erano piccole e piene di terra, al posto degli enormi edifici vittoriani c’erano delle case più o meno ampie fatte di pietre, e botteghe un po’ più piccole molto simili alle case. C’erano centinaia di persone che si aggiravano per le varie bancarelle vestite come loro, con abiti medievali. Draco guardò sdegnato la plebe, e con uno sguardo altrettanto altezzoso si rivolse alla sua compagna.
«E ora?»
«E ora cerchiamo.»
«Cerchiamo cosa, di grazia?»
«Qualsiasi cosa Malfoy!» sibilò la grifondoro  «E vedi di non farti, in alcun modo, notare. Sono stata chiara?» chiese con un finto sorriso angelico.
«Mi fai paura quando fai così, Granger.»
Hermione si lasciò andare a una risata spensierata, per poi tornare seria di colpo.
Draco la osservò incuriosito, cercando di seguire il suo sguardo e intercettare la causa di quel cambio d’umore improvviso.
«Cosa c’è?»  le chiese non trovando quello che cercava.
«Shh. Non ti muovere. Guarda.»
Il biondo fece come gli era stato detto, osservando un uomo che poteva benissimo passare per un suo gemello, intento a ghignare sadicamente leggendo un annuncio fisso in bacheca.
I due ragazzi aspettarono immobili per diversi minuti finchè la copia di Draco non se ne andò e si avvicinarono al punto in cui era stato fino a pochi secondi prima.
Una luce determinata e allo stesso tempo preoccupata si accese negli occhi color ambra della grifondoro.
«Ci siamo.»

«La prego.» supplicò Harry Potter, sinceramente preoccupato. «Non posso stare con le mani in mano mentre Hermione è in pericolo da qualche parte. Mi dica dov’è.»
«Mi dispiace Potter, non posso davvero aiutarla. Siamo preoccupati tutti per la signorina Granger ma ha deciso lei di partire per questa missione. Ci ha chiesto inoltre di non informare nessuno, e noi dobbiamo rispettare le sue scelte.» spiegò rammaricato il vecchio preside.
«Ma noi possiamo aiutarla! Siamo i suoi amici!» urlò Harry.
Albus Silente sospirò , combattuto.
Lasciare la signorina Granger e il signor Malfoy a cavarsela da soli, o mettere in pericolo altri studenti?
Si rammentò dell’accordo. Che i due giovani fossero o no riusciti a scoprire qualcosa, entro due giorni sarebbero tornati, e non avrebbero dato nell’occhio.
«Mi dispiace Potter. Non dimentichiamoci che la signorina Granger ha affrontato cose ben peggiori e che è la studentessa più brillante che Hogwarts non vede da parecchio tempo.»
«Ma c’eravamo noi al suo fianco!» replicò Ron, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
«Certo, non saremmo intelligenti e bravi con gli incantesimi come lei, ma potremmo comunque proteggerla ed essere utili!» continuò il rosso, sinceramente preoccupato e un pelo fuori di sé.
«Signor Weasley….» provò a dire Silente, ma fu subito interrotto da Potter.
« Ci dica dov’è…»
«E va bene. Vi racconterò I dettagli della missione, ma vi avverto, se proverete a raggiungerli sarete espulsi senza esitazione.»


Ok, ci ho messo una vita, e per di più per nulla di che, penserete voi. Ma è stato un periodo nero sia per quanto riguarda la scuola che per la mia vita privata, per cui vi dico subito che non so quando scriverò il prossimo capitolo, nè vi posso promettere che sarà chissà cosa di speciale, l'unica cosa che posso promettervi e che ci proverò al massimo. 
Vi annuncio inoltre che le mie idee su questa fanfic si sono radicalmente modificate, e che quindi la storia sta per giungere al termine. Non so quanti capitoli scriverò, ma siamo quasi alla fine.
Un abbraccio alle 14 persone che hanno inserito la storia tra le preferite e le 65 alle seguite, ma soprattutto a tutti coloro che l'hanno recensita, scrivendo bellissime parole. Vi adoro tutti, un bacione <3
  
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