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Autore: Allyn    22/01/2014    19 recensioni
Allyn torna con una storia a capitoletti un po' particolare!
Una serata al pub per festeggiare fu l'inizio di tutto.
Un Sasuke ancora vergine e confuso che nega l'evidenza.
Regole a cui il nostro eroe viene immancabilmente meno, con conseguenze disastrose per la sua reputazione e sanità mentale.
Tra risate, ricatti, gelosie, scatti di demenza, riusciranno i nostri eroi a mettersi insieme?
NaruSasuNaru un po' folle e comica, a tratti romantica, a tratti calda, per giocare con i nostri due eroi preferiti, per prendere un po' in giro quella papera di Sasuke, per dire ancora una volta, anche in una AU, che quei due SI AMANO
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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AllynChannel torna e trasmette, si spera che il segnale arrivi forte e chiaro!

*Nella speranza che questo capitolo vi aiuti a riprendervi dallo shock del 662 di Naruto, non spoilero, ma...insomma...T_T*

Prima di tutto vi devo ringraziare, anche i nuovi <3 grazie per le bellissime recensioni, grazie per la pazienza che mettete nel lasciarmi un segno del vostro passaggio e per leggere, seguirmi <3 insomma, vi mando tanti baci e smielate varie...

<3 Oltre ad Orociccio, Orociock, Orochimario...insomma lui, avremmo un altro personaggio a sorpresa: LA PAPERELLA AUTOGRAFATA dagli Uchiha più fighi...scherzo, insomma, ma c’è ahahah

Ok, dopo lo sclero, mi scuso per il ritardo...vi annuncio che questo è il capitolo dove Narucaro finalmente si prende le proprie VERE RESPONSABILITA’ e tira lo sciacquone!

XD Coro da chiesa che intona un Alleluja! <3

Insomma, spero che il capitolo vi piaccia, spero di non annoiarvi e spero di leggervi ancora <3

Vi aspetto.

Allyn che presto scriverà altri capitoli rossi in nome del NaruSasuNaru <3

 

DICIANNOVESIMA REGOLA: La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta in modo troppo gentile.

 

[Naruto]

Sei mesi.

Sei lunghissimi mesi.

Non una mail, non un messaggio, non più la sua voce.

Non più lezioni in comune, nessun incontro casuale.

Naruto aveva deciso di cancellarlo dalla sua vita, di non cadere più in tentazione, in quella voragine di desiderio che lo costringeva ad inabissarsi, sempre più lontano dalla luce di un futuro sicuro, giusto.

Si era fatto serio, silenzioso, non brillava più dei suoi sorrisi, non scherzava più con gli amici come un tempo, e quando li raggiungeva in quei locali di fortuna dove tante volte aveva trascinato anche Sasuke, non poteva non sentire una morsa stringergli lo stomaco, attanagliargli il cuore.

Era la scelta giusta, ma era anche quella che sicuramente l’avrebbe ucciso.

Perché sì, l’amore sincero e devoto di Hinata non gli bastava, e avrebbe preferito mille volte i pugni dell’Uchiha ai baci teneri di lei.

Sai era tornato, più tardi del previsto, ma comunque trionfante, teneva per mano il suo Shin, stringendogli le dita, baciandolo ogni tanto sulle labbra.

Di cosa fosse successo in Francia non volle mai parlarne, sembrava felice, e questo bastò a rasserenare Naruto, almeno per loro c’era speranza.

Era stato Shikamaru a dirgli che Sasuke aveva praticamente dato tutti gli esami del loro piano universitario, e sempre Shikamaru a comunicargli che sì, l’Uchiha stava per laurearsi, in anticipo sui tempi previsti.

“Lo assumeranno subito dopo la laurea, che fortunato!” Aveva commentato Kiba, che l’università l’aveva mollata dopo due esami.

“Si è impegnato, e poi è più di un mese che fa lo stagista alla Soundteam...non come te, scansafatiche” Lo rimproverò Shikamaru.

“Ehi, sai che me ne fotte a me di lavorare in un luogo simile... A me basta aiutare mia sorella al negozio di animali” Borbottò risentito.

“Parlate dell’Uchiha?” Si intromise Temari, che aveva preso ad accompagnare il fidanzato durante le sue uscite.

Naruto annuì, sentendosi le gambe molli sotto il tavolo e un brivido accarezzargli la schiena, quasi in modo doloroso, voleva, doveva sapere, perché per quanto avesse provato a cancellarlo dalla sua vita, Sasuke c’era, c’era sempre.

“Ieri, ero in città, un tale casino, la gente è matta, dovrebbero affogarli tutti sotto la sabbia del deserto e...”

“Dove hai visto Sasuke?” La interruppe il biondo, conscio che la ragazza amava dilungarsi in sproloqui vari.

“Oh, sì...Quell’idiota, non mi ha neppure salutato, parlava fitto fitto con un tizio viscido, alto, sulla quarantina, entrambi ingessati nei loro abiti da uomini d’affari, erano in un café del centro” Spiegò, per poi voltarsi verso Shikamaru e sorridere improvvisamente.

“Sono stanca...accompagnami a casa” Mormorò sottovoce.

Nara sbuffò, poi però sorrise e cercò le chiavi dell’auto nella tasca dei jeans.

“Almeno dopo dormo...” Lo sentirono borbottare piano, dopo aver salutato tutti.

“Certo che dormi, ho intenzione di farti faticare, pigro che non sei altro” Gli aveva risposto Temari con affetto, schioccandogli un bacio sul collo.

Naruto rimase al tavolo, la birra ancora piena davanti a lui, il menù delle ordinazioni aperto e gli sguardi dei rimanenti amici su di sé.

“Non vi parlate più?” Chiese poi Gaara, rivangando il coltello in una piaga che da mesi andava infettandosi, e che presto l’avrebbe portato alla morte sicura.

“No, da un bel po’, ormai” Sospirò il biondo.

“Bah, io sono contento, lo sanno tutti che gli Uchiha sono degli ambiziosi e che pensano solo a loro stessi...io fossi in te festeggerei per essermelo tolto dai piedi una volta per tutte” Parlò Kiba, reduce da due cocktail di troppo, manifestando senza tante cerimonie la sua antipatia per Sasuke e la sua famiglia, dopotutto, anni prima, quando ancora era un ragazzino di prima superiore, si diceva che Itachi gli avesse fregato la ragazza, storia a cui nessuno aveva creduto.

“Kiba, smettila...Naruto e Sasuke sono cresciuti insieme...un po’ come tu ed Akamaru” Spiegò il rosso.

“Non paragonare il mio bellissimo cane a quel cretino di Sasuke” Sbottò.

“Ah, Naru, ma che tu sappia, l’idiota è ancora un verginello puro e casto?” Ridacchiò.

Naruto per poco non vomitò l’intero contenuto dello stomaco sul pavimento, tanto forte fu la stretta che gli attanagliò lo stomaco, le viscere, la testa.

“Io...No, non lo è più” Sussurrò pianissimo, senza che gli altri potessero sentirlo.

***

“Ottimo, appena ti sarai laureato il capo conta di assumerti, di darti uno dei suoi migliori uffici” Si congratulò Kabuto, il secondo al comando dopo Orochimaru alla SoundTeam.

“Ho solo svolto il mio lavoro” Rispose serio Sasuke, che da mesi si faceva in quattro tra studio e mansioni, solo con l’intento di diventare il migliore in quel settore, di non pensare al volto di quel ragazzo che ormai sentiva lontano, come l’eco di un grido disperato che non si permetteva più di emettere. Sasuke aveva deciso che nella sua vita ci sarebbe stata solo l’ambizione, solo la perseveranza a diventare il numero uno, ad abbattere il silenzioso cenno del capo di suo padre, per strappargli un “sono fiero di te”, cancellando una volta per tutte quel “diventa come tuo fratello...sii bravo come tuo fratello Itachi”.

“Il capo vuole vederti nel suo ufficio, stasera” Gli comunicò poi il giovane uomo con gli occhiali rotondi, quello di cui tutti nell’azienda, sparlavano, sostenendo che quella prestigiosa carica l’aveva ottenuta lavorando bene, sì, ma tra le gambe di Orochimaru, altrimenti non si sarebbe spiegato,come un soggetto tanto giovane potesse tenere tra le mani redini tanto grandi.

Sasuke, anche se non si concedeva il lusso e la voglia di unirsi alle chiacchiere d’ufficio, covava in segreto la sua convinzione, anzi la certezza che sì, Kabuto si faceva fottere dal capo, ma che no, non era dovuto a ciò la sua posizione.

Sasuke lo sapeva, perché aveva visto Kabuto lavorare come un pazzo fino a notte fonda, poi entrare nell’ufficio di Orochimaru e uscirne con gli abiti stropicciati e gli occhiali ancora appannati e tornare a lavorare, ancora.

Kabuto temeva, ammirava ed amava quel capo che l’Uchiha aveva imparato a conoscere poco per volta, lo stesso che gli aveva promesso vette altissime da scalare.

Si era deciso a chiamarlo poche settimane dopo il loro incontro, dopo aver scoperto che Naruto aveva bloccato il suo numero telefonico, la mail, e che si era fatto spostare tutti i corsi che fino a quel momento avevano avuto in comune.

Hinata la vedeva di rado, con i capelli tagliati più corti, ad esporre un viso che sembrava più maturo e consapevole, quasi la vicinanza sicura e perenne del fidanzato l’avesse inebriata di sicurezza e di amore.

L’aveva uccisa, nella sua testa, poi si era sentito stupido, allora aveva ucciso Naruto, pregando che qualcosa, che un incidente, che una botta in testa, qualsiasi cosa, potesse fargli cancellare quella notte dalla memoria.

Attese l’ora che Kabuto gli aveva comunicato e bussò alla porta dell’ufficio di Orochimaru.

“Sasuke, eccoti qua” Lo accolse l’uomo, allargando le braccia e le labbra in un sorriso amichevole che al moro mise comunque i brividi.

“Come ti trovi da noi?” Chiese sedendosi alla scrivania, poggiando le lunghe gambe sul ripiano, in un fare confidenziale ed intimo.

“Molto bene” Rispose secco l’Uchiha.

“Perfetto, meraviglioso” Rispose l’uomo guardandolo negli occhi.

“Vedi, Sasuke...si incontrano di rado giovani come te. Ambiziosi, volenterosi, capaci” Cominciò.

“Kabuto mi informa su qualsiasi cosa, lui è il mio braccio destro, e i miei occhi quando non posso vedere, e di te, mio caro, mi ha parlato come si parla di una benedizione per l’azienda, ed io di Kabuto mi fido ciecamente” Mormorò, passandosi la lingua sulle labbra pallide e tornando a sedersi in modo più composto.

“La ringrazio” Disse Sasuke.

“Oh, non ringraziarmi, io dovrei ringraziare te, e i tuoi gusti in fatto di locali notturni, gusti che sono felice di condividere” Fece una pausa e si alzò.

L’Uchiha ricordava perfettamente quella notte in cui l’aveva conosciuto e in un certo senso salvato dal nero dell’apatia, regalandogli con quel biglietto da visita la speranza di un futuro che non comprendesse il ricordo doloroso di Naruto.

“Se Kabuto è il mio braccio destro voglio che tu diventi il mio successore” Arrivò al dunque.

“Voglio educarti, addestrarti...” Sibilò.

E Sasuke non aspettava altro, che ricevere una simile opportunità.

“Sono onorato” Disse, senza scomporsi.

“Oh, so che lo sei...non aspetti altro che diventare qualcuno...anche io alla tua età avevo sogni enormi, li ho realizzati, pagando dei prezzi” E tornò a sorridere, con la pelle bianchissima del viso che riluceva sotto la luce fredda del neon, con gli occhi gialli, liquidi di un desiderio viscido e rettile.

“Io...sono disposto a qualsia-“

“No, non così in fretta, caro Sasuke...dosa le parole, sei ancora giovane, io voglio che tu mi segua senza rimorsi, che mi sia fedele fino all’ultimo, perciò rifletti bene”

E Sasuke si aprì come mai aveva fatto con qualcuno che non fosse Naruto:

“Farei qualsiasi cosa per diventare migliore di mio fratello, per onorare il nome della mia famiglia” Si scaldò.

“Qualsiasi cosa” Ripeté gentilmente Orochimaru.

“La gioventù, un’arma a doppio taglio” Poi si avvicinò al ragazzo, gli sfiorò i capelli neri, scostandoli dalla fronte chiara.

“Domani Kabuto ti contatterà, nel frattempo, Sasuke, dormi sogni sereni” E il suo alito caldo gli sfiorò la conchiglia dell’orecchio facendolo sussultare impercettibilmente.

***

“Io, davvero, non riesco a capire come tu ci sia riuscito” Sbottò Hozuki crollando con il viso sui libri, sicuro che sulla guancia destra gli sarebbero rimasti tatuati calcoli e diagrammi.

“A fare cosa?” Domandò Sasuke sfilandosi la giacca e buttandosi sul letto con la camicia sbottonata e la cravatta allentata.

“A dare tutti quegli esami e a prendere il massimo dei voti in ognuno, a scrivere la tesi e...cazzo, a laurearti tra pochissimo...Hai dato quel tuo splendido culo a tutti i professori, dillo! A tutti, tranne che a me” Piagnucolò, annegando ancora con la testa chiara in un tomo di mille pagine.

“Non ho dato il culo a nessuno” Sbottò Sasuke accendendosi distrattamente una sigaretta, perché sì, quando tornava da lavoro lo rilassava, perché sì, da quando Naruto non c’era più fumare era diventato uno sporadico vizio che si concedeva, come se il suo corpo, oltre alla nicotina, reclamasse i ricordi legati al sapore del tabacco, lo stesso che aveva la bocca di Naruto mentre gli scavava dentro una voragine bollente.

“Dai Sasuke...Domani ho questo cazzo di esame, devo scaricarmi, sii clemente, succhiamelo...sei così sexy vestito in questo modo...” Rise, alzandosi dalla sedia e raggiungendo l’Uchiha su letto in un cigolio di molle e imprecazioni dell’altro.

Erano praticamente, senza il volere e il permesso di Sasuke, diventati amici. Una sorta di strana coppia, un frigido e un arrapato perenne, l’arrapato ovviamente era l’Hozuki, che non perdeva occasione per estorcere, senza riuscirci, un certo tipo di attenzioni dal moro, che di sesso non voleva neppure parlare, lui, il suo piacere, diceva sempre, lo traeva dal lavoro.

“Avere un orgasmo dopo aver compilato un centinaio di scartoffie, appagante” Lo prendeva in giro Suigetsu.

E Sasuke ogni tanto si permetteva anche di sorridere, e l’Hozuki pensava che sì, quello era un sorriso veramente triste e senz’anima.

L’aveva convinto ad accompagnarlo per locali, qualche volta. L’Uchiha si sedeva, beveva in silenzio, ogni tanto qualcuno gli faceva delle avance, e allora ghignava spavaldo, li illudeva sempre per poi scaricarli ancor prima di concludere qualcosa, lasciandoli con l’amaro in bocca e un’evidente incazzatura.

Suigetsu invece si scopava abitualmente qualcuno, una volta aveva raccontato a Sasuke che il suo grande scoglio adolescenziale era andato finalmente in frantumi, anzi era letteralmente esploso come in mille pezzi, tanti quanto i brandelli rimasti in testimonianza della biancheria di Karin.

L’Hozuki aveva tenuto un ghigno da squalo sotto acidi per una settimana intera, vantandosi con il moro di essersi fatto la rossa, dopo anni, di averla fatta gridare in lingue che neanche lei prima di allora sapeva di conoscere, di averla riempita, toccata, violata in tutti i modi che una mente perversa poteva immaginare, e che lei aveva gradito, pentendosi di non aver assaggiato prima “la possente spada”, così aveva definito il proprio amichetto”, del “mitico Suigetsu”.

Da quel momento erano diventati una sorta di “friends with benefits”, quando Suigetsu non aveva nessuno Sasuke lo vedeva sparire, per tornare scarmigliato e sereno, reduce da un paio d’ore appaganti nella stanza di Karin.

Non andavano d’accordo, a lezione non facevano che insultarsi e Karin pareva più acida del solito, però la sera scopavano e a Suigetsu andava bene, a meno che non uscissero per locali, allora capitava che fosse un moretto o un biondino, ad occuparsi delle tremende voglie dell’Hozuki.

A Sasuke tutto andava bene, bastava che non lo toccasse più come faceva un tempo, che non si intrufolasse di notte sotto le sue coperte per sfiorarlo nel sonno.

 

“Oh, Sasuke! Ma quel Naruto? L’hai più sentito?”

Argomento off limits e Suigestu lo sapeva, tirarlo fuori significava perdere, dall’immaginaria bacheca dei trofei, tutte le paperelle autografate dagli Uchiha guadagnate in quegli ultimi mesi.

“No” Laconico, freddissimo, un pezzo di ghiaccio con i capelli neri e una sigaretta fumata per metà tra le labbra sottili.

“Ti manca?” Ora l’Hozuki non stava perdendo paperelle, le aveva disposte in fila, per lasciare che Sasuke ci giocasse al tirassegno.

Era strano come abbinasse i punti guadagnati con il moro a quei buffi giocattoli gialli con cui i bambini si divertivano nella vasca da bagno, sapeva che non era una cosa da considerarsi da persone mentalmente sane, eppure lo faceva sorridere e rallegrare anche quando l’umore del coinquilino si faceva nero.

Proprio come in quel momento.

“Fatti i cazzi tuoi” Paperella numero uno abbattuta.

“Oh, ma l’ho visto qualche giorno fa, con quella Hyuga” Non riuscì a trattenersi.

“E con ciò, ti ripeto, non me ne fotte un accidenti” Paperella numero due esplosa.

“Sasuke, perché ti ha scaricato?” Domandò serio.

“Perché ha preferito quella troia, ok?” Tutte le paperelle erano a terra, gli occhi vitrei, privi di vita.

Suigetsu sospirò.

“A me sembrava innamorato di te...da come ti guardava” Azzardò, dopo sei mesi, sperando che l’argomento fosse meno pesante da sostenere.

“No, non lo era” Sasuke sembrava aprirsi, pensò che per una volta, ora che era così vicino al successo per merito di Orochimaru, poteva anche permettersi di riaprire ferite, di provare a suturarle, magari il dolore di quell’ispezione sarebbe stato sopportabile, necessario a rimuovere il marcio putrescente di quei ricordi e liberarlo.

“E tu?” Chiese l’Hozuki.

“Io cosa?” Sasuke aveva finito la sigaretta, si ritrovò a stringere tra le dita il mozzicone già torturato dai denti.

“L’amavi” Non fu una domanda, fu un’affermazione.

Sasuke non rispose.

“Vado a farmi una doccia, fammi il piacere di andare da Karin se non riesci a studiare, non ti voglio tra i piedi” E si chiuse la porta del bagno alle spalle.

Possibile, che dopo sei lunghi mesi, mentre lo scroscio d’acqua gli carezzava la schiena, Sasuke riuscisse a sentire ancora la sensazione della pelle dell’altro contro la sua, le labbra troppo morbide, generose, lambirgli il collo...Naruto se lo sentiva tatuato dentro, addosso, indelebile, letale.

***

 [Naruto]

Lei era nuda, si offriva, con le natiche bianche, sode e giovani, le ginocchia flesse sul letto, il seno generoso schiacciato sul materasso, chiedeva le mani di Naruto sui fianchi, il suo calore dentro, ovunque lui avesse voluto, ovunque lui avesse desiderato. Perché aveva imparato a darsi senza timore, nella speranza che l’altro tornasse felice e appagato come un tempo, come quelle prime volte vissute di sfuggita, a guardare il viso di lui rosso di fatica e desiderio, gli occhi nascosti dalle palpebre serrate.

Hinata aveva imparato a non fare domande, quando lui la prendeva dopo un incubo, quando le scavava dentro guardando altrove, per poi rigettarsi sul materasso e addormentarsi.

Una volta l’aveva anche sentito piangere, ma aveva fatto finta che quel rantolare basso fosse un notturno rumore qualunque.

Le mani di Naruto, che erano sempre state gentili ora la carezzavano meno, toccavano dove dovevano toccare, violavano lentamente, per fare spazio ad altro, ad un qualcosa che entrava, usciva ed entrava ancora, senza scaldarla veramente.

Naruto non c’era più, ed erano inutili i suoi abbracci in pubblico, era inutile la sua eccessiva premura, il suo esser sempre presente fisicamente, Naruto era come morto al suo fianco.

E lei aveva provato, in tutti i modi, ad essere migliore, ad abbandonare il velo rosso di timidezza che le imporporava le guance, a cercare di non incespicare quando parlava, a diventare più intraprendente, come le aveva suggerito qualche sua compagna.

Ma a Naruto non importava che lei si offrisse, generosa come sempre, che lei si facesse toccare, prendere, possedere, chiedendo anche di più, chiedendo che le dita ruvide di lui le imprimessero la sua voglia sulla pelle chiarissima.

No. Niente avrebbe riesumato un Naruto che forse non c’era mai stato, che a tutti quei ti amo, rantolati o detti a fatica che fossero, aveva sempre risposto con un “lo so”.

“Naru...”Lo chiamò lei, stesa sul letto, ancora nuda.

Il biondo rimase di spalle, fingendo di dormire, sentiva ancora il calore del corpo di lei, la testa piena di Sasuke.

Stava impazzendo, stava implodendo.

L’aveva perso, per la strada giusta, per le decisioni sensate che un uomo si trova a prendere ad un certo punto della sua vita.

Perché lui, Uzumaki Naruto, aveva deciso di tradire i suoi sogni, di tradire la sua idea di felicità.

E per cosa? Per un’esistenza vuota, per una vile illusione, avrebbe ucciso se stesso e poi quella ragazza che continuava a tentare di rianimarlo, di stringerlo a sé senza più ottenere risposta.

Un corpo vuoto, un ragazzo vuoto, un cuore che batteva senza scopo.

C’era Sasuke nei suoi sogni, c’era Sasuke nella sua testa, che lo volesse o meno, quando prendeva Hinata, c’era Sasuke quando scorreva i numeri in rubrica e non trovava il suo nome nell’elenco, quando rileggeva gli appunti più vecchi e scorgeva le fotocopie dei suoi, la grafia ordinata e precisa.

Così decise.

“Non ti amo...perdonami se puoi” Sussurrò, con le lacrime che gli rigavano le guance abbronzate, con gli occhi azzurri già gonfi e doloranti, perché il fiume era esploso, perché troppo dolore non è fatto per stare chiuso dentro.

“Io ho provato a darti tutto quello che tu hai dato a me” Continuò, sapendo che tutte quelle parole l’avrebbero ferita, disintegrata.

Ma Hinata non disse niente, non scoppiò in lacrime come tante volte aveva immaginato, non lo supplicò.

“Tu sei davvero speciale” Ammise, sentendo ancora sulle dita un sapore che le apparteneva.

“Ma non posso più mentirti” E si voltò verso di lei, sperando di poterla stringere perché non si spezzasse, perché non morisse davanti ai suoi occhi di vigliacco, di bugiardo.

“Lo so” Lo sorprese Hinata, con gli occhi lucidi, ancora nuda, bagnata di un amore che aveva consumato pochi minuti prima.

Naruto sgranò gli occhi cerulei, il cuore che gli martellava troppo forte nel petto.

Le prime lacrime di lei scivolarono dagli occhi per cadere sul cuscino che aveva morso per sopportare le sue spinte ingombranti, il dolore della consapevolezza che mentre Naruto si muoveva pensava ad un altro corpo, afferrava altre natiche, altri fianchi.

“Ami qualcun altro, ed hai voluto comportarti bene con me...perchè sei la brava persona di cui mi ero innamorata, l’unica in grado di darmi coraggio e forza”

Disse lei, e la voce le tremava un poco, ma come trema ad una donna forte, non ad una ragazzina in procinto di cadere.

“Perdonami” Mormorò lui, senza toccarla, guardandola soltanto.

“Mi hai regalato tanto...senza di te io oggi non sarei così forte...ti ringrazio” Buona, onesta, generosa.

E la voragine del senso di colpa si fece più grande in lui.

“Grazie per non avermi lasciata, per avermi insegnato a combattere senza abbassare la testa, una parte di me ti amerà per sempre Naruto” E sembrava che fosse lei,  a rassicurare lui, per una volta.

Lo strinse, e allora pianse, contro la sua spalla, un corpo nudo di donna contro il corpo di un uomo, che per una volta si permise di cadere a pezzi.

Pianse anche lui, scusandosi, inzuppandole il collo, la spalla di lacrime, cercando in quelle curve un abbraccio ora sincero, quello di una persona che lo capiva, che lo accettava, che lo liberava di ogni peso.

“Segui i tuoi sogni Naru” Lei gli schioccò un bacio sulla fronte, congedandolo.

Si rivestì guardandola, con la paura che da un momento all’altro si disintegrasse sotto i suoi occhi azzurri, ma lei rimase integra, forte come non lo era mai stata, cresciuta e diversa, forse più di quanto avesse fatto lui in quei mesi.

Quando Naruto si chiuse quella porta alle spalle Hinata pianse, pianse tutte le sue lacrime, sentì il vuoto, dove era stato lui, nel cuore, in un corpo toccato, amato, preso e vissuto, poi si sentì forte, e lo ringraziò anche di quel dolore, lo ringraziò per averla resa non più così fragile, non più così inadatta alla vita.

Naruto respirò l’aria umida della sera, sentì il vento tiepido di inizio giugno scompigliargli i capelli color grano. Era libero, libero da quelle mura, da quelle braccia gentili dove si era nascosto da un amore che l’aveva distrutto, che l’aveva cambiato, l’amore per Sasuke, per un ragazzo come lui, per una metà che non avrebbe mai costituito una mela perfetta, due parti non complementari nate per non incastrarsi, ma che lui sentiva vicine, così tanto da scavarsi a vicenda per unirsi, così tanto da mandare a puttane un’intera vita di certezze.

Forse non l’avrebbe perdonato, mai...

Forse l’orgoglio di Sasuke, lo stesso di quando erano bambini, li avrebbe allontanati per sempre.

Forse esisteva la remota possibilità che quell’amore insensato, condiviso per una sola folle e lontana notte, fosse giusto per loro, fosse destinato ad esistere, a trionfare come nelle favole che leggeva da piccolo...

Una sola certezza, avrebbe provato di tutto, avrebbe dato anche la vita, il cuore, l’aria che ora gli gonfiava i polmoni, per riavere Sasuke come in quegli istanti in cui aveva creduto di poterlo stringere a sé per sempre; amico di una vita, rivale, nemico a tratti, amore unico e innegabile.

***

[Sasuke]

Si era presentato all’appuntamento, la hall dell’hotel dove avrebbero cenato era incredibilmente grande e lussuosa, un signore vestito di tutto punto lo scortò fino ad uno dei tavoli del ristorante interno.

Si accomodò al tavolo, notando che era apparecchiato solo per due, Kabuto gli aveva parlato di un’incontro di lavoro davanti ad un buon pasto, di certo non gli aveva parlato di un appuntamento.

“Il signore la raggiungerà tra poco, intanto mi ha chiesto di dirle che può ordinare qualsiasi cosa desideri” Lo informò l’uomo, porgendogli un menù e una carta dei vini.

I prezzi per poco non fecero schizzare gli occhi di Sasuke fuori dalle orbite, cosa che a Shisui e a suo fratello Itachi sarebbe sicuramente piaciuta, come minimo ne avrebbero fatto dei portachiavi simili a quelli che il cugino aveva portato a Natale.

Natale, quella notte, il corpo caldo di Naruto sopra il suo, le parole masticate a fatica, dette di sfuggita tra i denti, trattenendo sospiri e gemiti.

Cosa gli aveva detto? Cosa gli aveva risposto? Il calore nel petto, al cuore, più in basso un senso di completezza unico.

Orochimaru arrivò in tempo per impedirgli di rivangare ancora.

“Perdona il mio ritardo, ho incontrato un cliente per caso, alloggia qua, una piacevole sorpresa” Si scusò accomodandosi.

Indossava un completo gessato, e i capelli lisci e neri erano raccolti in una coda ordinata.

Gli occhi ambrati brillavano.

“Sei molto elegante, Sasuke” Commentò, fissando la cravatta scura del ragazzo.

“Spero tu abbia ordinato” Riprese.

“Non ancora, ho preferito attenderti”

“Che ragazzo educato” E si lasciò scappare una risata tra i denti.

L’Uchiha lasciò che l’uomo ordinasse per entrambi, poi lo ascoltò parlare di lavoro, di impieghi, di investimenti, dell’azienda.

“...così basterà una firma e ci apparterrai, corpo, mente e anima” Concluse sorridendo allegro.

E anche se quell’ultima affermazione avrebbe dovuto essere giocosa Sasuke sapeva che quella scelta gli avrebbe cambiato la vita, che quel lavoro lo avrebbe assorbito, che Orochimaru l’avrebbe inghiottito e cresciuto sotto la sua ala.

“Parlami di tuo fratello, se dovrai essere il mio fido pupillo sarà bene che io ti conosca in modo...mmh, profondo” Lasciò che una ciocca dei lunghi capelli neri gli scivolasse sul dito indice, prese ad attorcigliarla con fare distratto.

Sasuke mangiò e raccontò di Itachi, della sua perfezione, della voglia che aveva di essere migliore di lui, di come si sarebbe impegnato, e sapeva che anche se tutte quelle chiacchiere assomigliavano allo sfogo di un ragazzino, Orochimaru avrebbe capito, perché come lui si era trovato più volte nella vita a dover dimostrare agli altri di essere capace, glielo aveva raccontato Kabuto.

Bevvero cocktail e champagne nella terrazza dell’Hotel, con la brezza che gli accarezzava i capelli neri, il viso, la cravatta che si era trovato ad allentare per il caldo e per la sensazione di leggero capogiro che gli aveva dato l’ultimo bicchiere pieno di bollicine.

Orochimaru sorrise e lo trattenne per la manica della camicia.

“Siediti” Disse premuroso, spingendolo su un divanetto.

“Non c’è più nessuno” Gli fece notare Sasuke, prendendosi la testa tra le mani e maledicendosi per aver bevuto troppo,  odiava farlo, ma ultimamente era diventato anche un modo per non pensare troppo.

“Oh, che fortuna” Esclamò Orochumaru avvicinandosi , tirandolo leggermente per la cravatta e guardandolo negli occhi.

Sasuke non ebbe i riflessi pronti per scostarsi, le labbra dell’uomo cozzarono contro le sue, poi arrivò la lingua, sorprendentemente più lunga del normale, neppure fosse stato quel famoso cantante dei Kiss, un bacio, invadente, umido di troppa saliva.

Sasuke non rispose, si lasciò leccare il labbro superiore, mordicchiare quello inferiore, poi guardò l’uomo.

“Uchiha...non eri disposto a tutto?”

E allora capì, che il confine era stato varcato, che forse quella era l’unica scelta, che tanto, la sua dignità era andata fottuta quella notte di dicembre, o forse tempo prima.

Afferrò la camicia di Orochimaru e lo baciò, con un senso di nausea così forte che correva davvero il rischio di rimettere, ma deglutì nel bacio e si fece coraggio, raccolse energie, si avvalse dell’alcol nelle vene, e si prese la sua lingua in bocca, contro il palato, contro la sua.

Orochimaru gli afferrò i capelli neri, poi le spalle, saggiando quel corpo molto più giovane, lo toccò tra le gambe, insinuando le dita tra le pieghe dei pantaloni.

“Ho una stanza...” Gli sussurrò nell’orecchio, per poi mordergli il padiglione auricolare con la forza di chi è pronto a dare un ordine.

 

N.d.Allyn

Mi dispiace per Hinata, è un personaggio che non odio, per questo le ho dato un’uscita decorosa, con tanto di ONORE alla poverina scaricata...Naruto è libero ma Sasuke è ad un passo dalla corruzione dell’anima, sempre più disperato che quasi (ripeto il quasi ammiccando) si venderebbe a Orochimaru... Perché sente di non avere niente da perdere, perché l’altro non fa più parte della sua vita, perché ora (forse un po’ come è stato nel manga? *sorride*) l’unico scopo è LA VENDETTA? XD

Vi aspetto, per sapere cosa ne pensate, se questo capitolo vi sia piaciuto o meno, annunciandovi che a breve farò lo spin off su Shin e Sai, per scoprire cosa successe in quelle lande FRANCESI ahahah <3 Sai sembra vergognarsene! xD

Un bacio a tutti voi che seguite e recensite, siete speciali <3

Allyn, che non vede l’ora di far rimettere insieme Sasuke e Naruto <3

   
 
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