AllynChannel
torna e
trasmette, si spera che il segnale arrivi forte e chiaro!
*Nella
speranza che
questo capitolo vi aiuti a riprendervi dallo shock del 662 di Naruto,
non
spoilero, ma...insomma...T_T*
Prima
di tutto vi devo
ringraziare, anche i nuovi <3 grazie per le bellissime
recensioni, grazie
per la pazienza che mettete nel lasciarmi un segno del vostro passaggio
e per
leggere, seguirmi <3 insomma, vi mando tanti baci e smielate
varie...
<3
Oltre ad
Orociccio, Orociock, Orochimario...insomma lui, avremmo un altro
personaggio a
sorpresa: LA PAPERELLA AUTOGRAFATA dagli Uchiha più
fighi...scherzo, insomma,
ma c’è ahahah
Ok,
dopo lo sclero, mi
scuso per il ritardo...vi annuncio che questo è il capitolo
dove Narucaro
finalmente si prende le proprie VERE RESPONSABILITA’ e tira
lo sciacquone!
XD
Coro da chiesa che
intona un Alleluja! <3
Insomma,
spero che il
capitolo vi piaccia, spero di non annoiarvi e spero di leggervi ancora
<3
Vi
aspetto.
Allyn
che presto
scriverà altri capitoli rossi in nome del NaruSasuNaru
<3
DICIANNOVESIMA
REGOLA:
La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a
preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta
in modo
troppo gentile.
[Naruto]
Sei mesi.
Sei lunghissimi
mesi.
Non una mail,
non un messaggio, non più la sua voce.
Non
più lezioni in comune, nessun incontro casuale.
Naruto aveva
deciso di cancellarlo dalla sua vita, di non
cadere più in tentazione, in quella voragine di desiderio
che lo costringeva ad
inabissarsi, sempre più lontano dalla luce di un futuro
sicuro, giusto.
Si era fatto
serio, silenzioso, non brillava più dei suoi
sorrisi, non scherzava più con gli amici come un tempo, e
quando li raggiungeva
in quei locali di fortuna dove tante volte aveva trascinato anche
Sasuke, non
poteva non sentire una morsa stringergli lo stomaco, attanagliargli il
cuore.
Era la scelta
giusta, ma era anche quella che sicuramente
l’avrebbe ucciso.
Perché
sì, l’amore sincero e devoto di Hinata non gli
bastava,
e avrebbe preferito mille volte i pugni dell’Uchiha ai baci
teneri di lei.
Sai era tornato,
più tardi del previsto, ma comunque
trionfante, teneva per mano il suo Shin, stringendogli le dita,
baciandolo ogni
tanto sulle labbra.
Di cosa fosse
successo in Francia non volle mai parlarne,
sembrava felice, e questo bastò a rasserenare Naruto, almeno
per loro c’era
speranza.
Era stato
Shikamaru a dirgli che Sasuke aveva praticamente
dato tutti gli esami del loro piano universitario, e sempre Shikamaru a
comunicargli
che sì, l’Uchiha stava per laurearsi, in anticipo
sui tempi previsti.
“Lo
assumeranno subito dopo la laurea, che fortunato!” Aveva
commentato Kiba, che l’università
l’aveva mollata dopo due esami.
“Si
è impegnato, e poi è più di un mese
che fa lo stagista
alla Soundteam...non come te, scansafatiche” Lo
rimproverò Shikamaru.
“Ehi,
sai che me ne fotte a me di lavorare in un luogo
simile... A me basta aiutare mia sorella al negozio di
animali” Borbottò
risentito.
“Parlate
dell’Uchiha?” Si intromise Temari, che aveva preso
ad accompagnare il fidanzato durante le sue uscite.
Naruto
annuì, sentendosi le gambe molli sotto il tavolo e un
brivido accarezzargli la schiena, quasi in modo doloroso, voleva,
doveva
sapere, perché per quanto avesse provato a cancellarlo dalla
sua vita, Sasuke
c’era, c’era sempre.
“Ieri,
ero in città, un tale casino, la gente è matta,
dovrebbero affogarli tutti sotto la sabbia del deserto e...”
“Dove
hai visto Sasuke?” La interruppe il biondo, conscio che
la ragazza amava dilungarsi in sproloqui vari.
“Oh,
sì...Quell’idiota, non mi ha neppure salutato,
parlava
fitto fitto con un tizio viscido, alto, sulla quarantina, entrambi
ingessati
nei loro abiti da uomini d’affari, erano in un
café del centro” Spiegò, per poi
voltarsi verso Shikamaru e sorridere improvvisamente.
“Sono
stanca...accompagnami a casa” Mormorò sottovoce.
Nara
sbuffò, poi però sorrise e cercò le
chiavi dell’auto
nella tasca dei jeans.
“Almeno
dopo dormo...” Lo sentirono borbottare piano, dopo
aver salutato tutti.
“Certo
che dormi, ho intenzione di farti faticare, pigro che
non sei altro” Gli aveva risposto Temari con affetto,
schioccandogli un bacio
sul collo.
Naruto rimase al
tavolo, la birra ancora piena davanti a lui,
il menù delle ordinazioni aperto e gli sguardi dei rimanenti
amici su di sé.
“Non
vi parlate più?” Chiese poi Gaara, rivangando il
coltello in una piaga che da mesi andava infettandosi, e che presto
l’avrebbe
portato alla morte sicura.
“No,
da un bel po’, ormai” Sospirò il biondo.
“Bah,
io sono contento, lo sanno tutti che gli Uchiha sono
degli ambiziosi e che pensano solo a loro stessi...io fossi in te
festeggerei per
essermelo tolto dai piedi una volta per tutte”
Parlò Kiba, reduce da due
cocktail di troppo, manifestando senza tante cerimonie la sua antipatia
per
Sasuke e la sua famiglia, dopotutto, anni prima, quando ancora era un
ragazzino
di prima superiore, si diceva che Itachi gli avesse fregato la ragazza,
storia
a cui nessuno aveva creduto.
“Kiba,
smettila...Naruto e Sasuke sono cresciuti insieme...un
po’ come tu ed Akamaru” Spiegò il rosso.
“Non
paragonare il mio bellissimo cane a quel cretino di
Sasuke” Sbottò.
“Ah,
Naru, ma che tu sappia, l’idiota è ancora un
verginello
puro e casto?” Ridacchiò.
Naruto per poco
non vomitò l’intero contenuto dello stomaco
sul pavimento, tanto forte fu la stretta che gli attanagliò
lo stomaco, le
viscere, la testa.
“Io...No,
non lo è più” Sussurrò
pianissimo, senza che gli
altri potessero sentirlo.
***
“Ottimo,
appena ti sarai laureato il capo conta di assumerti,
di darti uno dei suoi migliori uffici” Si
congratulò Kabuto, il secondo al
comando dopo Orochimaru alla SoundTeam.
“Ho
solo svolto il mio lavoro” Rispose serio Sasuke, che da
mesi si faceva in quattro tra studio e mansioni, solo con
l’intento di
diventare il migliore in quel settore, di non pensare al volto di quel
ragazzo
che ormai sentiva lontano, come l’eco di un grido disperato
che non si
permetteva più di emettere. Sasuke aveva deciso che nella
sua vita ci sarebbe
stata solo l’ambizione, solo la perseveranza a diventare il
numero uno, ad
abbattere il silenzioso cenno del capo di suo padre, per strappargli un
“sono
fiero di te”, cancellando una volta per tutte quel
“diventa come tuo
fratello...sii bravo come tuo fratello Itachi”.
“Il
capo vuole vederti nel suo ufficio, stasera” Gli
comunicò
poi il giovane uomo con gli occhiali rotondi, quello di cui tutti
nell’azienda,
sparlavano, sostenendo che quella prestigiosa carica l’aveva
ottenuta lavorando
bene, sì, ma tra le gambe di Orochimaru, altrimenti non si
sarebbe spiegato,come
un soggetto tanto giovane potesse tenere tra le mani redini tanto
grandi.
Sasuke, anche se
non si concedeva il lusso e la voglia di
unirsi alle chiacchiere d’ufficio, covava in segreto la sua
convinzione, anzi
la certezza che sì, Kabuto si faceva fottere dal capo, ma
che no, non era
dovuto a ciò la sua posizione.
Sasuke lo
sapeva, perché aveva visto Kabuto lavorare come un
pazzo fino a notte fonda, poi entrare nell’ufficio di
Orochimaru e uscirne con
gli abiti stropicciati e gli occhiali ancora appannati e tornare a
lavorare,
ancora.
Kabuto temeva,
ammirava ed amava quel capo che l’Uchiha aveva
imparato a conoscere poco per volta, lo stesso che gli aveva promesso
vette
altissime da scalare.
Si era deciso a
chiamarlo poche settimane dopo il loro
incontro, dopo aver scoperto che Naruto aveva bloccato il suo numero
telefonico, la mail, e che si era fatto spostare tutti i corsi che fino
a quel
momento avevano avuto in comune.
Hinata la vedeva
di rado, con i capelli tagliati più corti,
ad esporre un viso che sembrava più maturo e consapevole,
quasi la vicinanza
sicura e perenne del fidanzato l’avesse inebriata di
sicurezza e di amore.
L’aveva
uccisa, nella sua testa, poi si era sentito stupido,
allora aveva ucciso Naruto, pregando che qualcosa, che un incidente,
che una
botta in testa, qualsiasi cosa, potesse fargli cancellare quella notte
dalla
memoria.
Attese
l’ora che Kabuto gli aveva comunicato e bussò alla
porta dell’ufficio di Orochimaru.
“Sasuke,
eccoti qua” Lo accolse l’uomo, allargando le
braccia
e le labbra in un sorriso amichevole che al moro mise comunque i
brividi.
“Come
ti trovi da noi?” Chiese sedendosi alla scrivania,
poggiando le lunghe gambe sul ripiano, in un fare confidenziale ed
intimo.
“Molto
bene” Rispose secco l’Uchiha.
“Perfetto,
meraviglioso” Rispose l’uomo guardandolo negli
occhi.
“Vedi,
Sasuke...si incontrano di rado giovani come te. Ambiziosi,
volenterosi, capaci” Cominciò.
“Kabuto
mi informa su qualsiasi cosa, lui è il mio braccio
destro, e i miei occhi quando non posso vedere, e di te, mio caro, mi
ha
parlato come si parla di una benedizione per l’azienda, ed io
di Kabuto mi fido
ciecamente” Mormorò, passandosi la lingua sulle
labbra pallide e tornando a
sedersi in modo più composto.
“La
ringrazio” Disse Sasuke.
“Oh,
non ringraziarmi, io dovrei ringraziare te, e i tuoi
gusti in fatto di locali notturni, gusti che sono felice di
condividere” Fece
una pausa e si alzò.
L’Uchiha
ricordava perfettamente quella notte in cui l’aveva
conosciuto e in un certo senso salvato dal nero dell’apatia,
regalandogli con
quel biglietto da visita la speranza di un futuro che non comprendesse
il
ricordo doloroso di Naruto.
“Se
Kabuto è il mio braccio destro voglio che tu diventi il
mio successore” Arrivò al dunque.
“Voglio
educarti, addestrarti...” Sibilò.
E Sasuke non
aspettava altro, che ricevere una simile
opportunità.
“Sono
onorato” Disse, senza scomporsi.
“Oh,
so che lo sei...non aspetti altro che diventare
qualcuno...anche io alla tua età avevo sogni enormi, li ho
realizzati, pagando
dei prezzi” E tornò a sorridere, con la pelle
bianchissima del viso che riluceva
sotto la luce fredda del neon, con gli occhi gialli, liquidi di un
desiderio
viscido e rettile.
“Io...sono
disposto a qualsia-“
“No,
non così in fretta, caro Sasuke...dosa le parole, sei
ancora giovane, io voglio che tu mi segua senza rimorsi, che mi sia
fedele fino
all’ultimo, perciò rifletti bene”
E Sasuke si
aprì come mai aveva fatto con qualcuno che non
fosse Naruto:
“Farei
qualsiasi cosa per diventare migliore di mio fratello,
per onorare il nome della mia famiglia” Si scaldò.
“Qualsiasi
cosa” Ripeté gentilmente Orochimaru.
“La
gioventù, un’arma a doppio taglio” Poi
si avvicinò al
ragazzo, gli sfiorò i capelli neri, scostandoli dalla fronte
chiara.
“Domani
Kabuto ti contatterà, nel frattempo, Sasuke, dormi
sogni sereni” E il suo alito caldo gli sfiorò la
conchiglia dell’orecchio
facendolo sussultare impercettibilmente.
***
“Io,
davvero, non riesco a capire come tu ci sia riuscito”
Sbottò Hozuki crollando con il viso sui libri, sicuro che
sulla guancia destra
gli sarebbero rimasti tatuati calcoli e diagrammi.
“A
fare cosa?” Domandò Sasuke sfilandosi la giacca e
buttandosi sul letto con la camicia sbottonata e la cravatta allentata.
“A
dare tutti quegli esami e a prendere il massimo dei voti
in ognuno, a scrivere la tesi e...cazzo, a laurearti tra
pochissimo...Hai dato
quel tuo splendido culo a tutti i professori, dillo! A tutti, tranne
che a me”
Piagnucolò, annegando ancora con la testa chiara in un tomo
di mille pagine.
“Non
ho dato il culo a nessuno” Sbottò Sasuke
accendendosi
distrattamente una sigaretta, perché sì, quando
tornava da lavoro lo rilassava,
perché sì, da quando Naruto non c’era
più fumare era diventato uno sporadico
vizio che si concedeva, come se il suo corpo, oltre alla nicotina,
reclamasse i
ricordi legati al sapore del tabacco, lo stesso che aveva la bocca di
Naruto
mentre gli scavava dentro una voragine bollente.
“Dai
Sasuke...Domani ho questo cazzo di esame, devo
scaricarmi, sii clemente, succhiamelo...sei così sexy
vestito in questo modo...”
Rise, alzandosi dalla sedia e raggiungendo l’Uchiha su letto
in un cigolio di
molle e imprecazioni dell’altro.
Erano
praticamente, senza il volere e il permesso di Sasuke,
diventati amici. Una sorta di strana coppia, un frigido e un arrapato
perenne,
l’arrapato ovviamente era l’Hozuki, che non perdeva
occasione per estorcere,
senza riuscirci, un certo tipo di attenzioni dal moro, che di sesso non
voleva
neppure parlare, lui, il suo piacere, diceva sempre, lo traeva dal
lavoro.
“Avere
un orgasmo dopo aver compilato un centinaio di
scartoffie, appagante” Lo prendeva in giro Suigetsu.
E Sasuke ogni
tanto si permetteva anche di sorridere, e l’Hozuki
pensava che sì, quello era un sorriso veramente triste e
senz’anima.
L’aveva
convinto ad accompagnarlo per locali, qualche volta.
L’Uchiha si sedeva, beveva in silenzio, ogni tanto qualcuno
gli faceva delle
avance, e allora ghignava spavaldo, li illudeva sempre per poi
scaricarli ancor
prima di concludere qualcosa, lasciandoli con l’amaro in
bocca e un’evidente
incazzatura.
Suigetsu invece
si scopava abitualmente qualcuno, una volta aveva
raccontato a Sasuke che il suo grande scoglio adolescenziale era andato
finalmente in frantumi, anzi era letteralmente esploso come in mille
pezzi,
tanti quanto i brandelli rimasti in testimonianza della biancheria di
Karin.
L’Hozuki
aveva tenuto un ghigno da squalo sotto acidi per una
settimana intera, vantandosi con il moro di essersi fatto la rossa,
dopo anni,
di averla fatta gridare in lingue che neanche lei prima di allora
sapeva di
conoscere, di averla riempita, toccata, violata in tutti i modi che una
mente
perversa poteva immaginare, e che lei aveva gradito, pentendosi di non
aver
assaggiato prima “la possente spada”,
così aveva definito il proprio amichetto”,
del “mitico Suigetsu”.
Da quel momento
erano diventati una sorta di “friends with
benefits”, quando Suigetsu non aveva nessuno Sasuke lo vedeva
sparire, per
tornare scarmigliato e sereno, reduce da un paio d’ore
appaganti nella stanza
di Karin.
Non andavano
d’accordo, a lezione non facevano che insultarsi
e Karin pareva più acida del solito, però la sera
scopavano e a Suigetsu andava
bene, a meno che non uscissero per locali, allora capitava che fosse un
moretto
o un biondino, ad occuparsi delle tremende voglie dell’Hozuki.
A Sasuke tutto
andava bene, bastava che non lo toccasse più
come faceva un tempo, che non si intrufolasse di notte sotto le sue
coperte per
sfiorarlo nel sonno.
“Oh,
Sasuke! Ma quel Naruto? L’hai più
sentito?”
Argomento off
limits e Suigestu lo sapeva, tirarlo fuori
significava perdere, dall’immaginaria bacheca dei trofei,
tutte le paperelle
autografate dagli Uchiha guadagnate in quegli ultimi mesi.
“No”
Laconico, freddissimo, un pezzo di ghiaccio con i
capelli neri e una sigaretta fumata per metà tra le labbra
sottili.
“Ti
manca?” Ora l’Hozuki non stava perdendo paperelle,
le
aveva disposte in fila, per lasciare che Sasuke ci giocasse al
tirassegno.
Era strano come
abbinasse i punti guadagnati con il moro a
quei buffi giocattoli gialli con cui i bambini si divertivano nella
vasca da
bagno, sapeva che non era una cosa da considerarsi da persone
mentalmente sane,
eppure lo faceva sorridere e rallegrare anche quando l’umore
del coinquilino si
faceva nero.
Proprio come in
quel momento.
“Fatti
i cazzi tuoi” Paperella numero uno abbattuta.
“Oh,
ma l’ho visto qualche giorno fa, con quella Hyuga”
Non
riuscì a trattenersi.
“E con
ciò, ti ripeto, non me ne fotte un accidenti”
Paperella numero due esplosa.
“Sasuke,
perché ti ha scaricato?” Domandò serio.
“Perché
ha preferito quella troia, ok?” Tutte le paperelle
erano a terra, gli occhi vitrei, privi di vita.
Suigetsu
sospirò.
“A me
sembrava innamorato di te...da come ti guardava”
Azzardò, dopo sei mesi, sperando che l’argomento
fosse meno pesante da
sostenere.
“No,
non lo era” Sasuke sembrava aprirsi, pensò che per
una
volta, ora che era così vicino al successo per merito di
Orochimaru, poteva
anche permettersi di riaprire ferite, di provare a suturarle, magari il
dolore
di quell’ispezione sarebbe stato sopportabile, necessario a
rimuovere il marcio
putrescente di quei ricordi e liberarlo.
“E
tu?” Chiese l’Hozuki.
“Io
cosa?” Sasuke aveva finito la sigaretta, si
ritrovò a
stringere tra le dita il mozzicone già torturato dai denti.
“L’amavi”
Non fu una domanda, fu un’affermazione.
Sasuke non
rispose.
“Vado
a farmi una doccia, fammi il piacere di andare da Karin
se non riesci a studiare, non ti voglio tra i piedi” E si
chiuse la porta del
bagno alle spalle.
Possibile, che
dopo sei lunghi mesi, mentre lo scroscio d’acqua
gli carezzava la schiena, Sasuke riuscisse a sentire ancora la
sensazione della
pelle dell’altro contro la sua, le labbra troppo morbide,
generose, lambirgli
il collo...Naruto se lo sentiva tatuato dentro, addosso, indelebile,
letale.
***
[Naruto]
Lei era nuda, si
offriva, con le natiche bianche, sode e
giovani, le ginocchia flesse sul letto, il seno generoso schiacciato
sul
materasso, chiedeva le mani di Naruto sui fianchi, il suo calore
dentro,
ovunque lui avesse voluto, ovunque lui avesse desiderato.
Perché aveva imparato
a darsi senza timore, nella speranza che l’altro tornasse
felice e appagato
come un tempo, come quelle prime volte vissute di sfuggita, a guardare
il viso
di lui rosso di fatica e desiderio, gli occhi nascosti dalle palpebre
serrate.
Hinata aveva
imparato a non fare domande, quando lui la
prendeva dopo un incubo, quando le scavava dentro guardando altrove,
per poi
rigettarsi sul materasso e addormentarsi.
Una volta
l’aveva anche sentito piangere, ma aveva fatto
finta che quel rantolare basso fosse un notturno rumore qualunque.
Le mani di
Naruto, che erano sempre state gentili ora la
carezzavano meno, toccavano dove dovevano toccare, violavano
lentamente, per
fare spazio ad altro, ad un qualcosa che entrava, usciva ed entrava
ancora,
senza scaldarla veramente.
Naruto non
c’era più, ed erano inutili i suoi abbracci in
pubblico, era inutile la sua eccessiva premura, il suo esser sempre
presente
fisicamente, Naruto era come morto al suo fianco.
E lei aveva
provato, in tutti i modi, ad essere migliore, ad
abbandonare il velo rosso di timidezza che le imporporava le guance, a
cercare di
non incespicare quando parlava, a diventare più
intraprendente, come le aveva
suggerito qualche sua compagna.
Ma a Naruto non
importava che lei si offrisse, generosa come
sempre, che lei si facesse toccare, prendere, possedere, chiedendo
anche di
più, chiedendo che le dita ruvide di lui le imprimessero la
sua voglia sulla
pelle chiarissima.
No. Niente
avrebbe riesumato un Naruto che forse non c’era
mai stato, che a tutti quei ti amo, rantolati o detti a fatica che
fossero,
aveva sempre risposto con un “lo so”.
“Naru...”Lo
chiamò lei, stesa sul letto, ancora nuda.
Il biondo rimase
di spalle, fingendo di dormire, sentiva
ancora il calore del corpo di lei, la testa piena di Sasuke.
Stava
impazzendo, stava implodendo.
L’aveva
perso, per la strada giusta, per le decisioni sensate
che un uomo si trova a prendere ad un certo punto della sua vita.
Perché
lui, Uzumaki Naruto, aveva deciso di tradire i suoi
sogni, di tradire la sua idea di felicità.
E per cosa? Per
un’esistenza vuota, per una vile illusione,
avrebbe ucciso se stesso e poi quella ragazza che continuava a tentare
di
rianimarlo, di stringerlo a sé senza più ottenere
risposta.
Un corpo vuoto,
un ragazzo vuoto, un cuore che batteva senza
scopo.
C’era
Sasuke nei suoi sogni, c’era Sasuke nella sua testa,
che lo volesse o meno, quando prendeva Hinata, c’era Sasuke
quando scorreva i
numeri in rubrica e non trovava il suo nome nell’elenco,
quando rileggeva gli
appunti più vecchi e scorgeva le fotocopie dei suoi, la
grafia ordinata e
precisa.
Così
decise.
“Non
ti amo...perdonami se puoi” Sussurrò, con le
lacrime che
gli rigavano le guance abbronzate, con gli occhi azzurri già
gonfi e doloranti,
perché il fiume era esploso, perché troppo dolore
non è fatto per stare chiuso
dentro.
“Io ho
provato a darti tutto quello che tu hai dato a me”
Continuò, sapendo che tutte quelle parole
l’avrebbero ferita, disintegrata.
Ma Hinata non
disse niente, non scoppiò in lacrime come tante
volte aveva immaginato, non lo supplicò.
“Tu
sei davvero speciale” Ammise, sentendo ancora sulle dita
un sapore che le apparteneva.
“Ma
non posso più mentirti” E si voltò
verso di lei, sperando
di poterla stringere perché non si spezzasse,
perché non morisse davanti ai
suoi occhi di vigliacco, di bugiardo.
“Lo
so” Lo sorprese Hinata, con gli occhi lucidi, ancora
nuda, bagnata di un amore che aveva consumato pochi minuti prima.
Naruto
sgranò gli occhi cerulei, il cuore che gli martellava
troppo forte nel petto.
Le prime lacrime
di lei scivolarono dagli occhi per cadere
sul cuscino che aveva morso per sopportare le sue spinte ingombranti,
il dolore
della consapevolezza che mentre Naruto si muoveva pensava ad un altro
corpo,
afferrava altre natiche, altri fianchi.
“Ami
qualcun altro, ed hai voluto comportarti bene con
me...perchè sei la brava persona di cui mi ero innamorata,
l’unica in grado di
darmi coraggio e forza”
Disse lei, e la
voce le tremava un poco, ma come trema ad una
donna forte, non ad una ragazzina in procinto di cadere.
“Perdonami”
Mormorò lui, senza toccarla, guardandola
soltanto.
“Mi
hai regalato tanto...senza di te io oggi non sarei così
forte...ti ringrazio” Buona, onesta, generosa.
E la voragine
del senso di colpa si fece più grande in lui.
“Grazie
per non avermi lasciata, per avermi insegnato a
combattere senza abbassare la testa, una parte di me ti
amerà per sempre Naruto”
E sembrava che fosse lei, a
rassicurare
lui, per una volta.
Lo strinse, e
allora pianse, contro la sua spalla, un corpo
nudo di donna contro il corpo di un uomo, che per una volta si permise
di
cadere a pezzi.
Pianse anche
lui, scusandosi, inzuppandole il collo, la
spalla di lacrime, cercando in quelle curve un abbraccio ora sincero,
quello di
una persona che lo capiva, che lo accettava, che lo liberava di ogni
peso.
“Segui
i tuoi sogni Naru” Lei gli schioccò un bacio sulla
fronte, congedandolo.
Si
rivestì guardandola, con la paura che da un momento
all’altro
si disintegrasse sotto i suoi occhi azzurri, ma lei rimase integra,
forte come
non lo era mai stata, cresciuta e diversa, forse più di
quanto avesse fatto lui
in quei mesi.
Quando Naruto si
chiuse quella porta alle spalle Hinata
pianse, pianse tutte le sue lacrime, sentì il vuoto, dove
era stato lui, nel
cuore, in un corpo toccato, amato, preso e vissuto, poi si
sentì forte, e lo
ringraziò anche di quel dolore, lo ringraziò per
averla resa non più così
fragile, non più così inadatta alla vita.
Naruto
respirò l’aria umida della sera, sentì
il vento
tiepido di inizio giugno scompigliargli i capelli color grano. Era
libero,
libero da quelle mura, da quelle braccia gentili dove si era nascosto
da un
amore che l’aveva distrutto, che l’aveva cambiato,
l’amore per Sasuke, per un
ragazzo come lui, per una metà che non avrebbe mai
costituito una mela
perfetta, due parti non complementari nate per non incastrarsi, ma che
lui
sentiva vicine, così tanto da scavarsi a vicenda per unirsi,
così tanto da
mandare a puttane un’intera vita di certezze.
Forse non
l’avrebbe perdonato, mai...
Forse
l’orgoglio di Sasuke, lo stesso di quando erano
bambini, li avrebbe allontanati per sempre.
Forse esisteva
la remota possibilità che quell’amore
insensato, condiviso per una sola folle e lontana notte, fosse giusto
per loro,
fosse destinato ad esistere, a trionfare come nelle favole che leggeva
da
piccolo...
Una sola
certezza, avrebbe provato di tutto, avrebbe dato anche
la vita, il cuore, l’aria che ora gli gonfiava i polmoni, per
riavere Sasuke
come in quegli istanti in cui aveva creduto di poterlo stringere a
sé per
sempre; amico di una vita, rivale, nemico a tratti, amore unico e
innegabile.
***
[Sasuke]
Si era
presentato all’appuntamento, la hall dell’hotel
dove
avrebbero cenato era incredibilmente grande e lussuosa, un signore
vestito di
tutto punto lo scortò fino ad uno dei tavoli del ristorante
interno.
Si
accomodò al tavolo, notando che era apparecchiato solo per
due, Kabuto gli aveva parlato di un’incontro di lavoro
davanti ad un buon
pasto, di certo non gli aveva parlato di un appuntamento.
“Il
signore la raggiungerà tra poco, intanto mi ha chiesto di
dirle che può ordinare qualsiasi cosa desideri” Lo
informò l’uomo, porgendogli
un menù e una carta dei vini.
I prezzi per
poco non fecero schizzare gli occhi di Sasuke
fuori dalle orbite, cosa che a Shisui e a suo fratello Itachi sarebbe
sicuramente piaciuta, come minimo ne avrebbero fatto dei portachiavi
simili a
quelli che il cugino aveva portato a Natale.
Natale, quella
notte, il corpo caldo di Naruto sopra il suo,
le parole masticate a fatica, dette di sfuggita tra i denti,
trattenendo
sospiri e gemiti.
Cosa gli aveva
detto? Cosa gli aveva risposto? Il calore nel
petto, al cuore, più in basso un senso di completezza unico.
Orochimaru
arrivò in tempo per impedirgli di rivangare
ancora.
“Perdona
il mio ritardo, ho incontrato un cliente per caso,
alloggia qua, una piacevole sorpresa” Si scusò
accomodandosi.
Indossava un
completo gessato, e i capelli lisci e neri erano
raccolti in una coda ordinata.
Gli occhi
ambrati brillavano.
“Sei
molto elegante, Sasuke” Commentò, fissando la
cravatta
scura del ragazzo.
“Spero
tu abbia ordinato” Riprese.
“Non
ancora, ho preferito attenderti”
“Che
ragazzo educato” E si lasciò scappare una risata
tra i
denti.
L’Uchiha
lasciò che l’uomo ordinasse per entrambi, poi lo
ascoltò parlare di lavoro, di impieghi, di investimenti,
dell’azienda.
“...così
basterà una firma e ci apparterrai, corpo, mente e
anima” Concluse sorridendo allegro.
E anche se
quell’ultima affermazione avrebbe dovuto essere
giocosa Sasuke sapeva che quella scelta gli avrebbe cambiato la vita,
che quel
lavoro lo avrebbe assorbito, che Orochimaru l’avrebbe
inghiottito e cresciuto
sotto la sua ala.
“Parlami
di tuo fratello, se dovrai essere il mio fido
pupillo sarà bene che io ti conosca in modo...mmh,
profondo” Lasciò che una
ciocca dei lunghi capelli neri gli scivolasse sul dito indice, prese ad
attorcigliarla con fare distratto.
Sasuke
mangiò e raccontò di Itachi, della sua
perfezione,
della voglia che aveva di essere migliore di lui, di come si sarebbe
impegnato,
e sapeva che anche se tutte quelle chiacchiere assomigliavano allo
sfogo di un
ragazzino, Orochimaru avrebbe capito, perché come lui si era
trovato più volte
nella vita a dover dimostrare agli altri di essere capace, glielo aveva
raccontato Kabuto.
Bevvero cocktail
e champagne nella terrazza dell’Hotel, con
la brezza che gli accarezzava i capelli neri, il viso, la cravatta che
si era
trovato ad allentare per il caldo e per la sensazione di leggero
capogiro che
gli aveva dato l’ultimo bicchiere pieno di bollicine.
Orochimaru
sorrise e lo trattenne per la manica della
camicia.
“Siediti”
Disse premuroso, spingendolo su un divanetto.
“Non
c’è più nessuno” Gli fece
notare Sasuke, prendendosi la
testa tra le mani e maledicendosi per aver bevuto troppo, odiava farlo, ma
ultimamente era diventato
anche un modo per non pensare troppo.
“Oh,
che fortuna” Esclamò Orochumaru avvicinandosi ,
tirandolo leggermente per la cravatta e guardandolo negli occhi.
Sasuke non ebbe
i riflessi pronti per scostarsi, le labbra
dell’uomo cozzarono contro le sue, poi arrivò la
lingua, sorprendentemente più
lunga del normale, neppure fosse stato quel famoso cantante dei Kiss,
un bacio,
invadente, umido di troppa saliva.
Sasuke non
rispose, si lasciò leccare il labbro superiore,
mordicchiare quello inferiore, poi guardò l’uomo.
“Uchiha...non
eri disposto a tutto?”
E allora
capì, che il confine era stato varcato, che forse
quella era l’unica scelta, che tanto, la sua
dignità era andata fottuta quella
notte di dicembre, o forse tempo prima.
Afferrò
la camicia di Orochimaru e lo baciò, con un senso di
nausea così forte che correva davvero il rischio di
rimettere, ma deglutì nel
bacio e si fece coraggio, raccolse energie, si avvalse
dell’alcol nelle vene, e
si prese la sua lingua in bocca, contro il palato, contro la sua.
Orochimaru gli
afferrò i capelli neri, poi le spalle, saggiando
quel corpo molto più giovane, lo toccò tra le
gambe, insinuando le dita tra le
pieghe dei pantaloni.
“Ho
una stanza...” Gli sussurrò
nell’orecchio, per poi
mordergli il padiglione auricolare con la forza di chi è
pronto a dare un
ordine.
N.d.Allyn
Mi
dispiace per Hinata,
è un personaggio che non odio, per questo le ho dato
un’uscita decorosa, con
tanto di ONORE alla poverina scaricata...Naruto è libero ma
Sasuke è ad un
passo dalla corruzione dell’anima, sempre più
disperato che quasi (ripeto il
quasi ammiccando) si venderebbe a Orochimaru... Perché sente
di non avere
niente da perdere, perché l’altro non fa
più parte della sua vita, perché ora
(forse un po’ come è stato nel manga? *sorride*)
l’unico scopo è LA VENDETTA?
XD
Vi
aspetto, per sapere
cosa ne pensate, se questo capitolo vi sia piaciuto o meno,
annunciandovi che a
breve farò lo spin off su Shin e Sai, per scoprire cosa
successe in quelle
lande FRANCESI ahahah <3 Sai sembra vergognarsene! xD
Un
bacio a tutti voi
che seguite e recensite, siete speciali <3
Allyn,
che non vede l’ora
di far rimettere insieme Sasuke e Naruto <3