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Autore: Free_Angel    22/01/2014    1 recensioni
Darcy è una ragazza estremamente affascinante, subdola, forse un po' ingenua, ma diversa.
Nelle sue vene scorre sangue magico e nemmeno lei è a conoscenza della sua vera natura, non ancora.
Il suo destino la porterà a scoprirla presto.
Dal capitolo 3:
- Vuol dire che ci sono altri come noi? - La ragazza annuì, per poi girarsi e tenderle una mano.
- Darcy, giusto? Io sono Jessika - Lei rimase a guardare la mano senza la minima intenzione di stringerla, Jessika allora la ritrasse, incrociando le braccia.
- Capisco che tu non riesca a fidarti subito, del resto sono piombata qui dal nulla, ma pensavo che sapere che non sei l'unica Mutaforma in vita ti avrebbe resa felice -
- Difatti lo sono -
- Allora perché quella faccia? - Già, perché quella faccia? Forse Darcy sperava di essere l'unica così... Speciale.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era ormai notte fonda quando Darcy chiuse la valigia con dentro tutte le sue cose.
Ci aveva messo qualche ora a decidere cosa portare via e che cosa lasciare lì, in quella casetta così piccola e così, ormai, vuota.
Tutti i fogli stropicciati in fondo al cassetto del comodino erano stati riordinati con la massima cura dalla sua magia, ora sistemati dentro un piccolo quaderno in mezzo ai suoi libri di scuola.
Nemmeno lei sapeva perché, ma sentiva di doverli portare con se.
Schioccò le dita e subito la valigia si trasformò in un piccolo oggetto che Darcy mise nella tasca dei suoi jeans.
Prese fiato e si avviò verso la porta di casa, sforzandosi di non guardare indietro.
Quello che sentiva era parecchio strano, in fondo non si era mai affezionata a quella casa, a quel paesino sconosciuto, alla sua scuola, ma in quel momento non voleva lasciare nessuna di queste.
I suoi pensieri andarono a Steve, e a quanta stupidità potesse essere contenuta in un corpo da umano.
Ripensò a quel bacio rapido e allo spintone che gli aveva rifilato, confermando la sua idea: se l'era proprio meritato.
Tuttavia quello che fece sorprese anche lei.
Uscì dalla porta di casa chiudendola a chiave e corse verso una delle vie più lontane dalla scuola, raggiunse una casa piuttosto piccola ma con due piani, si arrampicò sulla grondaia senza troppo sforzo e raggiunse una delle due finestre al piano di sopra.
Concentrò poca energia luminosa su un dito e lo avvicinò alla finestra notando la persona che cercava distesa su un letto.
Steve dormiva in una posizione impossibile da riprodurre, mezzo avvolto dal lenzuolo ormai sfatto, lasciando intravedere una parte della gamba sinistra e il piede destro senza calzino.
Doveva avere caldo, nonostante la temperatura all'esterno non fosse terribilmente alta, poiché dormiva con solo i boxer addosso. I capelli più scompigliati del solito, gli occhi che, anche se chiusi, si muovevano, segno che stava certamente sognando.
Darcy si ritrovò a chiedersi che cosa stesse vedendo.
Senza il minimo rumore, aprì la finestra e si introdusse con assoluto silenzio nella camera da letto, smettendo di fare luce con il dito per non svegliarlo.
Osservò le pareti buie della stanza prima di riportare lo sguardo su Steve, stava cambiando posizione, girandosi a pancia in su.
Le sorse un piccolo sorriso nel notare la sua espressione a metà tra il normale e il corrucciato.
Pensò al verde dei suoi occhi e che sarebbero stati una delle cose che più le sarebbero mancate.
Cosa?
No, a lei non sarebbe mancato niente.
Senza pensare prese uno dei due cuscini che Steve aveva nel letto con se e glielo tirò addosso con forza, facendogli fare un salto di almeno mezzo metro dal letto.
Darcy si coprì la bocca con le mani, dandosi della deficiente da sola, sentiva il bisogno di sbattere la testa da qualche parte.
Lui la vide e dovette strizzare gli occhi per capire che si trattava proprio di lei.
<< Darcy?! Ma che...? >> Lei strinse i pugni, assumendo la sua aria da incazzata, anche se lo era solo e solamente con se stessa.
<< Sono venuta solo a salutarti >> Lui la guardò stranito, per poi fare un sorriso malizioso.
Darcy sapeva che stava per dire una delle sue, e si trattenne da sbatterlo contro il muro.
<< Oppure sei venuta a scusarti? >> Quel tono di presa in giro la mandava in bestia.
Riprese in mano il cuscino e glielo tirò in testa ma meno forte di prima. << Non è il momento di scherzare, stupido >> Sentì le lacrime offuscarle la vista e si sorpresi di se stessa.
Non aveva mai pianto da quando era arrivata in quel paese. Lui smise di sorridere non appena la vide ammutolirsi di colpo, preoccupandosi e cominciando a chiedersi se non le fosse successo qualcosa di brutto.
<< Darcy... >> Lei alzò lo sguardo ricacciando indietro le lacrime.
<< Non sono venuta qui per scusarmi, come se dovessi scusarmi io, sono venuta a salutarti >> Lui continuò a guardarla, capendo che la sua era una frase lasciata in sospeso.
<< Devo... Partire, e non so se torno, dato che mi sei stato sempre vicino mi sembrava corretto salutarti >> Lui si mise seduto sul letto e si protese in avanti, assumendo un'espressione disorientata.
<< Come sarebbe che vai via? >> La sua voce era spezzata dall'idea di non rivederla più.
<< Vado e basta >> Rimasero immobili avvolti nel silenzio e nel buio, mentre Darcy pensava alla maniera più rapida e indolore per salutarlo definitivamente, arrivando alla conclusione che, purtroppo, non esisteva.
Steve aprì la bocca per dire qualcosa, ma Darcy aveva tutta l'aria di non voler rispondere a nessuna delle sue domande, così decise di non chiederle niente.
<< Mi mancherai... >> Lei sapeva di provare lo stesso, anche se non trovò necessario dirlo.
<< Sei proprio un cretino >> Steve sorrise nel buio.
<< Lo so, me lo dici sempre >> Lei capì che era il momento di andare, così valutò l'opzione di cancellare la memoria di lui, quella che racchiudeva la sua esistenza nella sua vita.
Ma non lo fece, decise di non fargli dimenticare niente, voleva lasciare almeno una traccia della sua esistenza nell'unica persona alla quale si era affezionata in quegli anni.
Si, gli voleva bene, nonostante tutto.

Darcy era davanti al grande albero del parco, realizzando che quel posto meraviglioso, di notte, assumesse un'aria fin troppo lugubre.
Pensò alla possibilità di tornare a casa, alla sua vita, dimenticando Jessika e tutte le cose che le aveva detto a scuola.
Non trovando nessuno al grande albero era ancora più motivata a tornarsene indietro.
<< Ehi Darcy! >> Una voce delicata interruppe i suoi pensieri, girandosi intravide una figura piccola e magra quanto lei e realizzò la presenza di Jessika.
<< Oh, scusa, non ti avevo vista... >> Lei si avvicinò abbastanza perché Darcy potesse vederla sorridere.
<< Tranquilla, con tutto questo buio... Allora, sei pronta? >> Lei tirò fuori di tasca per un attimo il suo bagaglio tascabile, stringendolo tra i polpastrelli, per poi annuire.
<< Credo di si >> L'altra sorrise ancora, e le porse la mano.
<< Avanti allora, andiamo >> Darcy stava per afferrarle la mano, ma una luce si intromise tra loro, dividendole e scaraventando per terra Jessika. Dal grande albero, in quel momento, proveniva una luce verdastra che, a parere di Darcy, aveva qualcosa di buono.
Era così presa da quel bagliore improvviso da non accorgersi che l'altra aveva le mani impregnate di energia nera come la pece.
Stava per essere colpita da Jessika, ma una ragazza spuntò dalla luce, afferrando Darcy e riparandola da quell'energia.
<< Ah! Sapevo che ti saresti intromessa! >> Lei allora guardò la sua simile e intravide una luce avente un che di oscuro nei suoi occhi.
<< Non l'avrai vinta, Je, non questa volta >> Poi la ragazza, tra l'altro identica a Jessika, parlò alla bionda.
<< Vieni con me! >> Darcy non sapeva che fare, ma la ragazza incalzò ancora.
<< Dai! Veloce! >> Lei allora le afferrò con decisione la mano e la seguì all'interno di quel bagliore verdastro, vedendo l'immagine della nemica sempre più sfocata.
Appena la luce sparì, lasciandole vedere quello che c'era attorno a loro, si accorse di essere arrivata in un boschetto illuminato da due immense lune che potevano distinguersi sul cielo blu notte.
<< E tu chi diavolo sei? >> La ragazza si spolverò i jeans, mentre le rispondeva.
<< Mi chiamo Diana, sono la sorella gemella di Jessika, non ci parliamo da anni ma sapevo che aveva scoperto un'altra Mutaforma in vita sulla Terra... Ma lei ha lasciato il nostro Ordine da diversi anni e immaginavo che i suoi scopi non sarebbero stati dei migliori, così sono intervenuta appena in tempo >> Darcy pareva soddisfatta della risposta e cominciò a camminare dietro Diana che, nel frattempo, si era avviata verso i confini del boschetto.
Raggiunsero nel giro di qualche minuto una piccola collina coperta da dell'erba scura, illuminata dalla luce azzurra delle lune.
Sotto di loro, molti metri più avanti, si poteva distinguere un piccolo villaggio costituito da case semplici e una piccola piazza al centro illuminata da lanterne tondeggianti e fluttuanti.
Dal villaggio si scorgevano luci viola, azzurre, gialle e arancioni, che davano ad esso un che di mistico.
Il luogo era delimitato dalle montagne e, per certi versi, a Darcy ricordava il piccolo paese nel quale viveva.
<< Ma... Che posto è questo? >> Ora lei era a fianco di Diana e non riusciva a staccare gli occhi da quel paesaggio.
<< Questo è Ero, un piccolo villaggio per i viaggiatori e per chi vuole scoprire la propria natura, è adatto a te insomma... È anche una delle sedi dell'ordine dell'Incubo >>
Un brivido percorse il corpo di Darcy, che alla parola "incubo" si tese di colpo.
<< Non sembra un nome di un ordine molto... Buono >> Diana allora guardò per terra, dondolandosi avanti e indietro sui piedi.
<< Difatti non deve esserlo, ci nascondiamo da anni e, di solito, un nome minaccioso allontana la gente... Non sei arrivata in un periodo facile, Darcy >>

/(.)(.)\

*Angolo autrice*
Ciao di nuovo ^_^
Ho avuto finalmente tempo di aggiungere il capitolo 4 ed ecco qui!
Come sempre buona lettura e se vi va di lasciarmi qualche opinione o qualche domanda sarò felice di rispondere a tutti :)
Al prossimo capitolo!
-Vanellope
  
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