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Autore: Love_in_London_night    22/01/2014    5 recensioni
E se Emma per un periodo non fosse più l'assistente di Jared? E se al suo posto ci fosse una ragazza che il cantante ha assunto con una certa leggerezza?
Dal primo capitolo: «Si potrà togliere lo stucco che le hanno messo in faccia o no? La mia assistente deve almeno far credere di essere seria»
«Tomo, tienimi se no è la volta buona che lo ammazzo. Giuro che lo faccio senza pentimento»
Mofo la prese per i gomiti giusto in tempo, stava per partire alla carica. Gli faceva paura quando si arrabbiava, perdeva ogni controllo, poteva essere davvero letale. Se lui fosse stato in Jared non l’avrebbe mai provocata in modo così pesante.
«Quanto vorrei che lo shatush non ti avesse corroso gli ultimi neuroni rimasti!»
«Sei solo invidiosa» le rispose stizzito Jared. Nessuno poteva criticare il suo shatush, era la postilla aggiunta alla regola di non commentare la sua collezione di smalti.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost in the city of Angels'
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Capitolo 5

Unconditionally

«Cosa ne dici di guardarci un film?» Logan non voleva continuare a stare stesa lì, perché nella sua testa erano iniziate a susseguirsi immagini che non avrebbero ricevuto premi Oscar, quanto più complimenti da persone come Sasha Grey e James Deen. «Basta che non sia uno dei tuoi. Ho bisogno di ridere e di un qualcosa che copra il rumore dei tuoni, li detesto»
«Ah Lo, sei così pura che ti imbarazza stare sdraiata sul letto con me...» le disse ridacchiando compiaciuto. «Per questa volta ti salvo e accetto l’offerta, in realtà io potrei farti urlare così tanto da non farti sentire i tuoni».
Per chiudere in bellezza le strizzò l’occhio con malizia.
Se solo fosse stato nella sua testa si sarebbe accorto che di puro non c’era nemmeno l’effetto dello shampoo, figurarsi i pensieri che la chioma chiara nascondeva così bene.
«Oh sì, tu conosci un modo per farmi urlare di gioia» rispose provocante, tanto che Jared si sconvolse.
«Ah sì? E quale?»
«Vederti agonizzante per terra, o rifiutato da una donna. Credimi, urlerei di felicità nel vedere le tue espressioni in entrambi i casi».
Ridacchiò divertita mentre si dava la giusta spinta per rimettersi in piedi.
Jared la guardò stupito, gli occhi spalancati e la bocca aperta in un misto di incredulità e divertimento: nessuna donna, davanti a un’offerta simile, aveva mai rifiutato. Lei aveva declinato con una certa sagacia, come solo lui avrebbe saputo rispondere a un’altra persona.
Scosse la testa ammirato e la seguì.
Fu solo nel passare davanti al grande specchio sulla parete tra le porte del bagno e della camera degli ospiti che si girò, colpito dal proprio riflesso notato solo con la coda dell’occhio.
Si soffermò a studiare se stesso con attenzione, alla ricerca di qualcosa di cui nemmeno lui era a conoscenza, infine lasciò andare un sospirò un po’ triste, cosa che fece girare Logan, ormai in procinto di percorrere le scale per scendere al piano di sotto.
«Cosa c’è?» lo fissò incuriosita e lo sguardo serio di lui la lasciò di stucco.
«Guardami» le disse lui, assorto nei suoi stessi occhi azzurri.
Eh, come se non l’avesse fatto abbastanza in tutti quei mesi di lavoro. Per fortuna rientrava tra le sue mansioni.
Si avvicinò a lui senza dire nulla.
«Cosa dovrei vedere?»
«Sono diventato di colpo vecchio. Non ho capelli bianchi, non ho nemmeno molte rughe, ma dentro mi sento… Consumato. Ho il volto scarno e mi si legge in faccia che ne ho passate troppe per essere ancora fresco». Si toccò una guancia magra e ricoperta da un velo leggero di barba.
«E c’è qualcosa di male in questo?» si era sistemata dietro di lui per cercare di avere la stessa prospettiva di Jared, spuntava dalla spalla sinistra dell’uomo con metà corpo e gli occhi – nel riflesso – arrivavano appena oltre la sua clavicola.
Lei vedeva un uomo che dimostrava meno dei suoi anni, che portava sì i segni delle proprie esperienze, ma questo lo rendeva ancora più affascinante del previsto. Era una persona dalle mille sfaccettature, sensibile e umano anche se si nascondeva – non sempre, per fortuna – dietro un’aurea di divismo che di solito faceva ridere i più, perché si notava la sua natura un po’ forzata.
Era eclettico e premuroso, ed era bello ben oltre il suo aspetto.
«Non lo so. Io… Mi sento come se mancasse qualcosa». La fissò tramite lo specchio. «La maggior parte degli uomini alla mia età sono realizzati: hanno un lavoro, una moglie, dei bambini. È come se fossi fermo al primo passaggio»
«E ti fa sentire a disagio?» non era più il momento di scherzare, era arrivato il tempo di ascoltare una persona che aveva bisogno di sfogarsi. «Il tuo lavoro è il tuo sogno, sei una delle poche persone che ama ciò che fa, non devi sottovalutare la cosa. Se senti la mancanza d’altro, beh… Puoi sempre cercarlo, non è detto che tu non sia destinato ad averlo».
E, con inaspettata dolcezza, si protese sulle punte per appoggiare il mento sulla spalla di lui, cercando di infondergli un po’ di calore umano e comprensione.
Jared piegò la testa di lato, in modo da toccare con la propria quella di lei. Sospirò ancora, ma questa volta meno triste rispetto a prima, era come se la malinconia che stava provando fosse rivolta a qualcosa che ancora non era avvenuto ma che gli sarebbe piaciuto accadesse.
«Non è un disagio, quanto più una paura» ammise dopo averci riflettuto. «Forse ora non ho rimpianti, ma ho il timore che in futuro possano comparire. Chi me lo dice che tra vent’anni io non mi penta di non essere sposato e di non avere dei figli? Ora non so se li vorrei, non mi sentirei pronto». Forse non pensava di esserlo perché non aveva una compagna da tempo, era impensabile dunque di avere un bambino in quel momento.
«Chi ti ha detto che tu tra vent’anni non possa fare queste cose?»
«Vada per il matrimonio, anche se dubito di cambiare idea a riguardo, ma per i bambini? Insomma, metti che vada come pronosticato, io avrò sessantatre anni, e per avere dei figli dovrei stare con una trentenne al massimo. Avrebbe la metà dei miei anni, e la cosa farebbe ridere. Mi salvo a malapena ora». Studiò il loro riflesso, e quello che vide gli piacque. Non erano male come squadra.
«Puoi sempre adottarli». Sorrise rassicurante Logan.
«E chi mi dice che io tra tanti anni abbia una donna al mio fianco? O che io la voglia davvero?»  era confuso.
L’assistente lo fissò, in effetti non era detto che Jared, in futuro, trovasse qualcuna con cui stare per più di due rapporti sessuali, un pompino e un paio di cene.
Dalla sua posizione arretrata decise di fare una prova, d’altronde quello specchio era la cosa più simile che ci fosse di un quadro o di un proiettore, tanto valeva metterlo davanti a determinati fatti e vedere come avrebbe potuto reagire. Gli fece alzare il braccio sinistro, infilò la testa in quello spazio e allacciò le braccia attorno alla sua vita in quello strano abbraccio che lo colse di sorpresa.
«Allora, cosa ne dici? Ti ci vedi in futuro? Intendo con una donna qualsiasi». Pessima bugiarda, sperava solo che il rossore dovuto a quel contatto così profondo non la tradisse.
Jared mise le mani su quelle di lei e osservò l’immagine con particolare attenzione per un paio di minuti.
«Sì, direi di sì. Cioè, può darsi. E la cosa mi spaventa. Ero convinto di aver chiuso con l’amore». Lo sguardo che ricambiò le fece cedere le ginocchia. «Ma forse è proprio questo che mi manca più di tutto. Forse sono pronto per amare di nuovo qualcuno e ne ho paura»
«Spiegati meglio» perché allentare la presa quando le mani di lui erano così salde sopra le proprie?
Stava così bene.
«Quando la mia ultima storia è finita – ed è stata la mia relazione più importante – mi sono votato alla musica. Dovevo scegliere tra lei e la carriera e ho scelto quest’ultima. È stato un sacrificio, ma l’ho fatto con passione e, seppur ci sia stato male, non me ne sono pentito. Come farò a dare il meglio alla musica se tenterò di fare lo stesso con una persona? O, peggio, viceversa: come farò a dare il cento per cento a una donna se sarò concentrato sui miei sogni?»
«E chi dice che uno escluda l’altro? Potrebbe succedere che la donna di cui ti innamorerai riuscirà a ispirare la tua musica»
«Può darsi, ma la solitudine non mi aveva mai spaventato finora, ed ero ben consapevole di esserlo». Solo. Perché nonostante fosse circondato dai fan, da donne che spesso riempivano il suo letto, le persone amiche – quelle che lo conoscevano davvero – si potevano contare sulle dita di due mani al massimo, e anche loro avevano una vita.
«Forse è diventata più paura di perdere qualcuno, un qualcuno che per te è diventato importante. Ecco perché sei intimorito» disse Logan cercando di andare più a fondo nel problema, voleva capire se poteva riguardarla o se le sue erano solo le illusioni di una donna preda di una terribile cotta.
«Già, forse. Ma ora cosa ne dici di guardare quel famoso film? Ho bisogno di non pensare per un po’» le rispose Jared. «A meno che tu non voglia tornare in camera e distrarmi come io intendo» sorrise malizioso.
Era bravo a cambiare discorso e portare acqua al proprio mulino, si vedeva che era ben abituato a riportare la comunicazione sul proprio campo.
«Vada per il film, ma se hai bisogno di ridere evitiamo tutti i tuoi film, non siamo qui per deprimerci e celebrarti».
Appena concluse la frase Logan corse verso le scale percorrendole velocemente, inseguita da Jared che tentava di raggiungerla gridando vendetta per aver oltraggiato la diva che c’era in lui.
Arrivata in salotto con quel poco di vantaggio rimasto, quasi si uccise nell’inciampare nelle sue scarpe che lei stessa aveva lasciato sul tappeto qualche ora prima.
Per fortuna la prontezza di Jared fu provvidenziale: la placcò prima di vederla schiantata a terra, non voleva che potesse deturparsi il suo bel faccino, magari rompendo qualche dente.
«Uuuuooooh!» la prese per la vita senza abbandonare il sorriso divertito che aveva dipinto sul volto. «Non vorrai togliermi il piacere di torturarti ancora un po’, vero?»
Si accertò che fosse ben salda sulle proprie gambe, ma il braccio di Jared non lasciò la presa attorno ai fianchi.
«Perché privarti del tuo passatempo migliore?» Logan era allegra, vedere i lineamenti distesi e sereni del volto di Jay la rendeva ancora più di buonumore, la tempesta che fuori incalzava sembrava un ricordo lontano, come se fosse in quella casa per il proprio volere e non per altri motivi.
Gli spostò una ciocca di capelli che era sfuggita a quella specie di chignon che gli aveva fatto prima, approfittando della situazione per perdersi a guardare i suoi occhi divertiti e ad accarezzare con l’indice il profilo del volto di lui, dalla tempia alla mascella.
L’uomo piegò la testa a quel contatto, quasi volesse approfondire il gesto della ragazza. Il suo sorriso beato era, per Logan, il più bello dei regali. Raramente l’aveva visto ridere e sorridere in quel modo, meno ancora a causa sua.
Si ridestò dal viso di Jared per dirigersi verso il divano, un film non le avrebbe fatto male, soprattutto se l’avesse aiutata a calmare l’agitazione interiore che provava da quando a cena lui le aveva torturato il collo, ma appena si allontanò un po’ dal cantante, che aveva allentato la presa, quest’ultimo le prese un polso con decisione, facendola voltare.
«Dove credi di andare?» le chiese allegro.
«A vedere il film?!» non erano scesi di sotto per quello?
«Aspetta, ce n’è di tempo. Prima dobbiamo fare una cosa». Senza farla spostare si allungò per prendere il telecomando. «Avanti, scegli una canzone… Che sia lenta però» e le porse l’oggetto.
Logan non capiva dove volesse arrivare, ma lo accontentò. Dopo aver fatto passare alcuni canali di musica trovò la canzone di Katy Perry di un anno addietro, Unconditionally, iniziata da una manciata di secondi. Le piaceva molto quella canzone. Stonarla sotto la doccia, mesi prima, le aveva migliorato un sacco di giornate.
«Non male Higgins, mi piace questa scelta» disse mentre le si avvicinava.
«Di cosa parli? Della canzone o di Katy?» giusto una leggera punta d’invidia in quella domanda, un sopracciglio alzato. «Devo controllare se è un’altra tacca sulla tua cintura?»
Che si fosse fatto pure Katy Perry?
«Se vuoi accertartene devi slacciarla». La voce bassa e piena di malizia che si sposava benissimo con il suo sorriso beffardo. «Prego, fai pure, non mi oppongo».
Approfittò dello sconcerto di lei per appoggiare le mani con le dita lunghe sui suoi fianchi.
«Sei disgustoso». Ma non riuscì a dirlo schifata, quanto più divertita.
«Ok, scherzavo. Le tacche non sono sulla cintura, le segno dietro la porta della mia camera da letto; uno ci prova sempre. Comunque se vuoi te le mostro». Ma non fece nulla per muoversi di lì.
«Non ci pensare nemmeno. Io in camera tua, con te, non ci metto piede». Come avrebbe fatto a non cedere? «Comunque, mi dici cosa stiamo facendo?»
«Stiamo ballando o, almeno, ci sto provando».
Cercò di far muovere entrambi, accennando a ondeggiare sul posto in un timido invito per un lento.
«Tu, balli? Ma se sei più rigido di un gatto di marmo! Anche più scoordinato, direi». La situazione la divertiva da morire. Lui era quello delle mosse idiote durante le registrazioni o le interviste, agitava i pugni e le spalle seguendo un ritmo che percepiva solo lui, tra i fratelli Leto non era Jared a essere l’animale da discoteca.
«Solo perché non mi sono mai applicato. Vedi ora come ti farò volteggiare, mi scambierai per Fred Astaire»
«Ci sono tante cose che sai fare bene, ma penso che il ballo non rientri tra queste ultime». Lo canzonò Logan nell’appoggiare le proprie mani sulle spalle di lui, giusto per mettere un po’ di distanza e non essere succube del suo sguardo e del suo respiro, non voleva lasciargli condurre la situazione.
«Oh beh, hai ragione, so fare molte cose più che bene, e di tante non ne sei nemmeno a conoscenza». Continuò ad alzare e abbassare le sopracciglia, mentre Logan, arresa alla malizia cronica del suo capo, appoggiava la fronte sul petto di lui per dimostragli quanto fosse ormai senza speranza.
«Toglimi una curiosità: mi spieghi perché stiamo ballando?» non che non le piacesse, anche se le sembrava di essere più una coppia di ubriachi che barcollavano, solo che non ne capiva il senso. La prima risposta che le venne in mente fu che la testa di Jared non ragionava con un certo criterio, ma scacciò quel pensiero e chiese informazioni al diretto interessato.
«Perché così, nel caso qualcuno fosse venuto a conoscenza della tua mancanza in fatto di balli scolastici, ora non potrebbe più dire niente. Nessuna ragazza americana potrebbe prenderti in giro per questa deficienza. Sai, non mi piacerebbe dover dividere il mio privilegio con altri, è un diritto che spetta solo a me»
«Ah certo, come se fossi di tua proprietà». Alzò un sopracciglio per sottolineare il suo disappunto. «Comunque la tua premura è encomiabile». Lo prese in giro, sarcastica.
Jared non diede peso all’ultima frase per focalizzarsi sulla prima: «Perché, non lo sei?»
Strinse la presa, fece scivolare le mani lungo la schiena per poggiarle appena sopra il sedere, i bacini a contatto, i respiri che si mischiavano nonostante ci fossero una manciata di centimetri in altezza a separarli. Logan al posto di farsi intimorire cinse le proprie mani dietro il collo di lui, accorciando ancora di più le distanze.
Stava bene tra le braccia di Jared, per la prima volta si sentiva protetta da lui e non in difetto. In questo caso era la canzone a metterla a disagio, era come se stesse sviscerando aspetti che lei stessa aveva cercato di nascondere, come se il testo volesse smascherarla a ogni costo.
«Ti piacerebbe!» continuò scherzando.
Poi il silenzio in cui si erano calati per godere al meglio del calore di quel contatto le fece ricordare ciò che Jared aveva detto dei balli e dei ragazzi che invitavano le proprie compagne di scuola.
Alzò gli occhi scuri per puntarli in quelli grandi di lui. «Tu prima hai parlato dei balli in un determinato modo…» inarcò un sopracciglio verso l’alto per dare man forte allo scetticismo che permeava nella sua voce. «Per caso mi stai facendo ballare per poi portarmi a letto?»
Lui rise di gusto, divertito dai pensieri che Logan riusciva a fare.
«Solo se funziona». Le prese una mano come per condurla in un valzer, continuando a cullare i loro corpi. «Funziona?!»
Logan ridacchiò divertita per evitare una risposta troppo scomoda, come poteva dirgli che, fosse stato per quello, stava perdendo tempo perché sarebbe potuto accadere molto tempo prima? Ora Jared stava però lottando per conquistarla ed entrare nelle sue grazie, e la cosa la lusingava troppo per sprecare una simile occasione. Avrebbe avuto la sua ricompensa, ma non era ancora giunto il momento.
«Ci vuole ben altro per farmi cedere, non mi lascio ingannare dal tuo fascino». Lo prese in giro con aria saccente.
Intanto Katy Perry finì il tempo a propria disposizione lasciandoli nel silenzio che anticipava la pubblicità.
«Bene» esordì Jared. «Ora sei americana a tutti gli effetti»
«E dovrebbe essere una cosa positiva?» per favore, era europea nell’anima e ogni giorno sentiva la mancanza del bidet.
«Sei perfida!» le disse lui tra risatine divertite.
«Ho imparato dal migliore». Gli strizzò l’occhio con un fare così disinvolto da ricordare proprio Jared.
Lui si sedette sul divano, quasi il ballo l’avesse stravolto. Tenere il ritmo, quanta fatica. Di solito era Shannon a farlo per lui.
Si accomodò con disinvoltura, mostrando che la posizione assunta era per lui un’abitudine. Aveva la testa appoggiata allo schienale, il sedere in avanti che faceva incurvare la schiena e le braccia lasciate larghe e morbide lungo i fianchi.
Era bello da morire agli occhi di Logan, bello perché era libero da ogni inibizione, sereno come poche volte lo aveva visto e, per questo, affascinante come mai lo era stato per lei.
«Cosa fai, non ti siedi? Su, è un divano normalissimo, non è imbottito di chiodi». Le sorrise rassicurante, con un fare un po’ stanco che forse gli restituiva alcuni di quegli anni che di solito la gente gli toglieva.
Dio, era eccitante.
«Sì, certo, mi siedo» rispose come la più impacciata delle scolarette.
Seguì il consiglio con fare automatico, e si sistemò sul divano con gesti meccanici che tradivano la sua agitazione. Provò a seguire il gesto di lui, ma non le risultò affatto naturale, senza contare il fatto che aveva lasciato tra loro lo spazio sufficiente per una piccola otaria, tanto che Jared la guardò confuso e lei rispose con una scrollata di spalle, come se la decisione fosse stata casuale.
Un tuono interruppe quello strano dialogare, facendo sobbalzare Logan che si tese all’improvviso per massaggiarsi infine le tempie con due dita, gli occhi chiusi a dimostrazione di quanto fosse concentrata su quel gesto.
«Cosa fai?»
«Cerco di calmarmi. Non mi piacciono i tuoni come non amo il rumore dei fuochi d’artificio, mi agitano».
Jared annuì, era umano anche lui dopotutto, sapeva bene cosa voleva dire avere le proprie debolezze. Le lasciò qualche minuto per riprendersi mentre lui faceva zapping senza prestare davvero attenzione ai programmi che scorrevano sullo schermo, ma studiandola di sottecchi; si preoccupava per lei.
«Anch’io ho paura» ammise lei infine.
Forse le orecchie di Jared gli giocarono un brutto scherzo, ma gli sembrò di scorgere in quelle parole un legame con le sue confessioni di prima, collegate ai propri timori. Che Logan stesse parlando di lui come lui prima aveva raccontato di lei?
Si accorse di quanto fosse stato stupido. Aveva sempre creduto di avere il controllo di ogni cosa – come piaceva a lui,  anche della sua assistente; ma in una sera lei gli aveva dimostrato il contrario. Era stata lei a nascondersi ai suoi occhi, era stata poi la stessa Logan a mostrarsi a lui con l’impatto visivo di un corpo semi svestito. Era stata lei a permettergli di avvicinarsi dopo la diffidenza iniziale, era stata lei a dettare i tempi di quella conoscenza. Era stata Logan a fare in modo che la cattiveria nelle sue parole andasse via, perché era stata lei a riuscire ad addolcirlo facendosi conoscere.
Jared aveva sempre e solo subito il suo semplice essere, ritrovandosi così coinvolto da una ragazza che su di lui aveva avuto potere, quando il cantante era stato convinto del contrario.
«Non ce la faccio più, vieni qui». Un’ammissione che gli era costata parecchio, ma era stufo di rincorrerla, voleva scoprire com’era assaporarla e viverla davvero.
Allungò una mano nella sua direzione senza voltare il viso, gli occhi fissi sullo schermo ormai spento per paura di assistere al più grande rifiuto di tutti i tempi. Solo la mano, appoggiata sul cuscino chiaro, era tesa con il palmo aperto verso di lei, in un invito che sperava venisse colto.
Logan sgranò gli occhi scuri, sorpresa dalla richiesta esplicita che Jared le aveva rivolto. Sapeva che sarebbe arrivato il momento, ma non pensava di aver tirato tanto la corda da sentirlo quasi pregare affinché da parte di lei ci fosse un minimo riscontro.
Espirò e fece appello al proprio coraggio. Seguì l’esempio di lui e senza staccare gli occhi dal muro davanti a sé scivolò sui cuscini azzerando le distanze, aggirando anche la mano. Logan si ritrovò così accanto al suo corpo, con il viso affondato nell’incavo del collo di Jared che profumava come il suo shampoo.
Aveva paura di quel gesto, era troppo vicina e stava troppo bene, però era contenta di aver osato tanto, anche lei aveva aspettato troppo. Sorrise quando sentì la mano sinistra di Jared – quella che lui aveva teso nella sua direzione – circondarle un fianco con inaspettata delicatezza e il pollice sfiorarle il bacino da sopra il vestito di maglia.
Logan alzò il viso solo quando l’indice di Jared le accarezzò la mascella a lungo, un gesto che con un’insistenza sottile voleva farle incrociare lo sguardo con il proprio.
«Perdonami» le disse soltanto quando lo sguardo marrone di lei incontrò quello chiaro del cantante.
«Per cosa?» era persa, confusa e in preda alla tachicardia. Quella vicinanza la stava distruggendo.
«Non ce la faccio davvero più».
Jared non aspettò risposta e la baciò con il timore di ricevere in cambio un ceffone. Era la prima volta che aveva paura di prendersi ciò che voleva, era solito non pensare mai alle conseguenze.
Logan rimase sorpresa. Non solo dal gesto in sé, ma dalla delicatezza con cui il bacio era stato dato. Si era aspettata molta più malizia e irruenza, invece Jared sembrava chiederle il permesso di approfondire quel contatto.
Era bello poter scoprire il suo sapore e sapere di essere la causa dell’accelerazione del battito del cuore di lei, ma mai avrebbe osato di più; era vero che era passionale e spesso egoista in ciò che faceva – almeno per quanto riguardava il sesso – ma non avrebbe mai approfittato di una donna, lasciava sempre loro il tempo di rifiutare. Il fatto era che, da buon egoista, voleva che le ragazze con cui arrivava ad assumere posizioni orizzontali fossero consenzienti per non potere poi sentirsi recriminare nulla.
Mise fine al bacio troppo presto per i gusti di Logan, ma fu felice di poterlo ammirare dopo il gesto per qualche secondo perso nella sua dolcezza e nelle insicurezze che cercava di trattenere.
«Perché non apri gli occhi?» lei aveva il fiato corto, era in estasi per quel che era appena successo. Mai pensava di poter essere baciata in quel modo da un uomo, con il rispetto che una donna meritava a priori.
«Perché non voglio vedere il momento in cui mi tirerai uno schiaffo». Sorrise, un’azione divertita e sincera che contagiò tutto il viso.
«Aprili». Voleva vedere se gli occhi erano brillanti ed elettrizzati come percepiva i propri, Logan doveva sapere che quello che aveva provato quando lui l’aveva baciata non l’aveva percepito solo lei.
Jared li aprì con lentezza, ma quello che Logan vi lesse fu chiaro.
Forse era giunto il momento di svelare una parte di sé che a Jared aveva sempre celato, una parte di se stessa molto concreta e più fisica. Quella nascosta per paura che, ai tempi, le battute si sprecassero senza pietà alcuna, o peggio, che potesse essere fraintesa e complicare il rapporto con il proprio capo.
Non gli diede tempo di fare altro che riprese a baciarlo di sua iniziativa, questa volta meno delicata e più appassionata, tanto da finire sulle sue gambe cavalcioni per morsicare al meglio le labbra sottili di lui, preda di un bisogno primordiale che, per la prima volta, li rendeva simili.
Jared non fece attendere la propria risposta nonostante la sorpresa per la reazione della ragazza. Le mise le mani tra i capelli all’altezza della nuca e strinse un po’, provocandole un gemito di piacere.
Da quel momento le avrebbe fatto provare cosa voleva dire avere le attenzioni di un Leto in particolare.
Accarezzò il corpo con le mani sottili e sicure, soffermandosi infine sull’orlo del vestito.
«Non ci provare Jared a levarmi un indumento su un qualsiasi divano». Si alzò rossa in viso e si allontanò, dirigendosi ai piedi della scala. Si fermò per appoggiarsi alla balaustra.
Jared sospirò, sapeva che non sarebbe arrivato lontano con Logan, non poteva aspettarsi poi molto. Eppure anche lei avrebbe dovuto essere pronta al peggio dopo quella provocazione così esplicita. Mai mettersi sopra Baoby se non si voleva arrivare al paradiso a causa del Demonio.
«A me piacciono le comodità e le cose fatte bene». Sorrise maliziosa dall’alto di quella lontananza. «Non mi accontento di meno che di un letto. Per esempio potresti farmi cambiare idea riguardo al tuo materasso…»
Jared non se lo fece ripetere due volte, con un ghigno diabolico si alzò dal divano e con veloci falcate la raggiunse. Ritornò a baciarla in modo vorace mentre tentava di condurla per le scale.
A metà si fermò per spingerla senza complimenti contro il muro.
«Jared» lo richiamò Logan sempre più divertita dalla situazione.
«Sì?» rispose con le labbra sul collo di lei, non voleva interrompere quella lenta quanto apprezzabile tortura.
«La storia del ballo…» e gli morsicò un labbro, dato che l’aveva guardata per capire cosa stesse dicendo. «Funziona».
Lui rise sulle labbra di lei in un quel gesto che la fece impazzire del tutto, certe cose dovevano essere dichiarate illegali se commesse da Jared.
«Vuoi che prenda dalla mia stanza dei giochi qualche attrezzo?» e nel dirlo spinse il proprio bacino contro quello di lei, rubandole un sospiro di gradimento.
Come se poi fosse vero. In quella stanza teneva solo vecchie cose che usava poco, solo che gli piaceva alimentare l’idea che facesse ricorso al bondage per non deludere le aspettative del pubblico femminile che lo immaginava come uno stallone da monta sempre pronto all’azione.
Cosa che non era nemmeno del tutto una bugia, solo che non comprendeva catene, frustini e completi in latex.
Inoltre gli piaceva provocarla, avrebbe voluto tanto metterla a tacere con un altro bacio, sarebbe stato divertente interrompere la sua ennesima protesta o battuta.
«Naaah, conosco anche io un paio di giochetti che non necessitano di aggeggi orrendi, bastiamo tu e io».
Dio, ma davvero aveva fatto in modo con il suo carattere scorbutico che questo lato di Logan venisse nascosto perché la trattava quasi con sufficienza?
Aveva perso un sacco di tempo, erano anime affini.
Continuò a trascinarla verso la stanza degli ospiti che avrebbe dovuto ospitarlo quella notte.
«Promettimi solo una cosa che, tra l’altro, hai detto prima tu stesso» .
Le labbra erano gonfie per i troppi baci e per la leggera irritazione che la barba di lui le provocava, labbra che gli facevano venire voglia di torturarle ancora e ancora.
«Dipende da cosa vuoi, perché se mi chiedi di smettere sappi che è troppo tardi». L’aveva spinta contro la porta chiusa e le teneva le mani unite sopra la testa mentre le mordicchiava la giugulare.
«Fammi urlare». Gli sorrise sempre più maliziosa.
«Cose che nonostante i vari giardini a dividerci verremo denunciati dai vicini per disturbo della quiete pubblica». Promise Jared soddisfatto.
Si riempì il naso del profumo della loro elettricità, sapevano di sesso in maniera imbarazzante dato che ancora non era successo.
«Ti eri nascosta bene, sei più simile a me di quanto credessi. Potresti essere la mia anima gemella!» scherzava, ma quel lato così fisico di Logan lo faceva eccitare ancora di più, era solo dispiaciuto di averlo scoperto così tardi.
Avrebbe dovuto ringraziare Terry per quel fottuto servizio fotografico.
«Bando alle ciance Leto, vedi di aprire la porta, così potrò rendere certezze i tuoi dubbi». Logan si divertiva con poco, scaldare l’atmosfera era il suo gioco preferito, specialmente se dall’altra parte c’era Jared a cogliere ogni sua provocazione.
Furono le ultime parole che si dissero. Il cantante aprì la porta e non vi fu più tempo per frasi di senso compiuto.
Solo urla.


 

Buonasera!
Eccomi qui con l'ultimo capitolo di questa storia delirante.
Cosa dire a riguardo, se non che ci tengo parecchio? Poco, in realtà.
Unconditionally è stata scelta perchè era nel ballo, ma mi piace anche il testo. è l'unica canzone, tolta Animals che ha solo una frase, che va ricollegata alla storia anche per il testo, suppongo. Delle altre bastava il titolo.
So che è più corto degli altri capitoli, ma non c'era più molto da dire, non trovate?
A compensare questa brevità ci penserà l'epilogo, di ben undici pagine fitte fitte. Praticamente è più lungo di tutta la storia.
E niente, spero che vi sia piaciuto, ringrazio le persone che di volta in volta aggiungono la storia!
Ci si vede settimana prossima con l'epilogo e altre comunicazioni di servizio.
Se non potete resistere ci troviamo qui: Love Doses.
A mercoledì prossimo, Cris.
   
 
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