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Autore: jo_gio17    22/01/2014    6 recensioni
Il mondo era ancora in preda alla resistenza, le isole fedeli al Re dei Pirati cercavano ancora di ribellarsi, ma la marina aveva intrapreso un rigido sistema di punizioni. Dopo la tragedia di Alabasta, otto mesi dopo il Grande Conflitto, le acque si placarono un poco.
Il sole brillava nel cielo che copriva il Villaggio di Coco, lì la rivolta sembrava non aver attecchito particolarmente; la gente aveva paura e non erano abbastanza forti per contrastare la potente morsa della marina. Quello che una volta era Arlog Park, adesso era la sede di un’accademia per l’addestramento delle nuove reclute: Marine Park.
Proprio in questo clima di terrore e di disperazione nascerà la nuova speranza.
Spero di avervi incuriosito... Vi Aspetto!
Baci Baci
Jogio
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Nuovo personaggio, Sanji, Un po' tutti, Zoro\Robin | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fino in Fondo '
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Eccomi qui! Già il secondo capitolo? Ebbene si… sto cercando di ritagliarmi del tempo per scrivere e per fortuna ci sono riuscita (non so se risuccederà in tempi così brevi, meglio approfittare del momento) XD
Sarò concisa quassù perché il capitolo necessita di una nota finale… Buona lettura!


 
 
Le cose non cambiano… crescono.

 
La cena era pronta. Il gruppo si era riunito attorno al piccolo tavolo della cucina, Sanji come al solito aveva preparato un succulento pasto. Nojiko entrò nella stanza con aria un po’ triste.

- Nami e Saki stanno ancora dormendo. Haruki mi ha consigliato di non svegliarle.

Robin sorrise dolcemente e le fece cenno di sedersi accanto a lei. – Non preoccuparti, domani saremo ancora qui e avremo tutto il tempo di conoscere la nuova arrivata.

L’altra donna annuì e la raggiunse. Sanji servì la cena, prima le signore poi Zoro ed infine riempì il suo piatto. Prima di sedersi a mangiare però, preparò due porzioni in due cestini; uno per Haruki e uno per Nami, in caso si svegliasse affamata.

Appena uscì dalla stanza Zoro bisbigliò a Nojiko. – Come sta il cuoco?

La ragazza avvampò, dopo la discussione di poche ore prima si sentiva molto in colpa, ma ancora non aveva avuto modo di scusarsi con lui. Sospirò – Non lo so. – disse stringendosi nelle spalle. La cosa che la stupì ancora di più, fu il rendersi conto che davvero non lo sapeva. In tutto quel tempo, le sue attenzioni si erano riversate solo ed esclusivamente su Nami, sulla bambina e perfino sull’andamento dei mandarini sul mercato, ma mai una volta aveva pensato che anche  Sanji potesse soffrire. Lui era la figura forte. Da quando aveva riportato a casa Nami, si era preoccupato di tutto lui; le stava accanto costantemente e la aiutava in ogni momento. Insomma si prendeva cura di lei. Inoltre la mattina accompagnava Nojiko al mercato o andava a raccogliere i mandarini. Insomma si era davvero reso sempre disponibile e indispensabile senza chiedere nulla in cambio.  Il senso di colpa crebbe, lei, Nojiko, una donna forte che era riuscita a sopravvivere da sola per tutto quel tempo stava approfittando della presenza di quell’uomo e come se non bastasse, non si era mai davvero preoccupata per lui.

Zoro annuì, come se fosse riuscito a leggerle nel pensiero.


 
***

 
Sanji bussò lievemente alla porta.  – Entra pure. – rispose in un soffio Haruki.

La donna era seduta su una sedia al lato destro della stanzetta. La parte sinistra invece era occupata dal letto su cui stava riposando Nami e da una piccola culla intagliata nel legno, dove dormiva Saki. Sanji si soffermò a guardarle; il volto della piccola aveva ripreso colore, adesso anche le guance si erano tinte di rosa. Il suo sguardo accarezzò l’intero corpo di Nami nascosto sotto le leggere lenzuola verdi, doveva essere davvero distrutta. Erano mesi che non la vedeva dormire così beatamente.

- Passerà…

La dolce voce di Haruki lo fece rinvenire. – Come?

- Un giorno tutto questo dolore passerà.

Lui annuì convinto – È una donna forte, ha solo bisogno di altro tempo.

Haruki si avvicinò a lui per prendere i due cestini. – Io non stavo parlando di Nami. – I suoi occhi penetrarono quelli dell’uomo. Sanji si sentì quasi in imbarazzo. In realtà quello che provava era solo un’enorme senso di colpa, cercava di tenerlo nascosto, di sopprimerlo, ma immancabilmente ogni volta che guardava Nami gli veniva alla mente il ricordo della sera prima della battaglia.

Rufy l’aveva seguito in cucina. Non avrebbe mai dimenticato le sue parole, ma soprattutto non avrebbe mai potuto cancellare dalla sua memoria quell’espressione che vide disegnarsi sul suo volto. Quella forza, quella decisione che appariva solo nei momenti più tragici e disperati; Rufy sapeva a cosa andava in contro, lo aveva capito. A differenza di tutti quanti, aveva compreso che la guerra non sarebbe potuta finire con l’ennesima vittoria. La Marina non si sarebbe fermata, anche a costo di spazzare via tutto il mondo.

Sanji strinse i pugni fino a sentire dolore. – È stata colpa mia. Io avevo capito le sue intenzioni, eppure non l’ho fermato.

Haruki continuò a fissarlo con quei suoi occhi azzurri, così limpidi e infinitamente buoni. – Non credo avresti potuto. Non si ferma l’Ambizione del Re.

- Avrei potuto provare.

- Sei troppo duro con te stesso Sanji. Il Re aveva preso la sua decisione, niente avrebbe potuto fargli cambiare idea. – concluse Haruki voltando le spalle all’uomo, dirigendosi verso il tavolino per posarvi la cena.


Il biondo  osservò per una manciata di secondi la schiena della vecchia donna, un’occhiata fugace a Nami e raggiunse gli altri.
 
Il suo viso aveva un’espressione sofferente, ma vedere i suoi compagni riuniti a quel tavolo gli scaldò il cuore. Erano la sua famiglia, averli lì sani e salvi rendeva il suo peso un po’ più leggero. Forse anche le parole della levatrice avevano avuto effetto, forse aveva ragione, un giorno quel dolore che lo perseguitava sarebbe semplicemente svanito.

Quando si avvicinò al tavolo vide che nessuno aveva ancora toccato cibo. Il suo sguardo s’incupì, ma la voce di Robin fu tempestiva.
- Ti stavamo aspettando.

- Ci hai messo un secolo. – esclamò scontroso come al solito lo spadaccino. Sanji si limitò a sedersi di fronte a Nojiko, che gli sorrise.

- Che aspettate – esclamò di colpo. – Si fredda! – continuò afferrando la forchetta come fosse un’arma potentissima.
 
Il gruppo consumò la cena in silenzio, nonostante tutto, si era creata un’atmosfera rilassante e nessuno voleva guastarla. Erano così rari i momenti di serenità che tutti cercarono si assaporarlo come meglio potevano.

- Mi mancava la tua cucina Sanji.  – disse Robin con un’espressione soddisfatta in viso. – È consolante sapere che certe cose non cambieranno mai. – Poi si alzò in piedi. – Scusatemi ma ho veramente bisogno di riposare.

- Ti accompagno io, così ti aiuto a sistemare la stanza. Starete un po’ stretti – disse Nojiko guardando anche Zoro.

Robin le posò una mano sull’avambraccio. – Andrà benissimo, abbiamo sicuramente dormito in posti più scomodi. – Poi si rivolse a Zoro, con un sorrisino cattivo. – E poi lui dormirebbe anche steso su delle pietre acuminate.

Lo spadaccino si limitò a fulminarla con il suo occhio e incrociò le braccia con fare offeso. Nojiko con aria divertita fece cenno a Robin di andarle dietro. – In questo caso, seguimi.

La mora si soffermò un secondo davanti a Sanji che nel mentre si era alzato per sparecchiare e lo abbracciò. Senza dire una parola poi raggiunse l’altra ragazza. Sanji rimase pietrificato, non ricordava nessun contatto fisico né affettivo di nessun tipo con Robin. Le cose cambiavano, eccome se cambiavano.

- C’è del sakè in questa casa? – la domanda di Zoro interruppe il flusso dei suoi pensieri.

- Se si sa dove cercare. – gli rispose mentre si abbassò e aprì il doppio fondo dell’ultimo cassetto del mobile della cucina. Allo sguardò incuriosito di Zoro continuò con aria innocente – Abbiamo dovuto nascondere l’alcool quando Saki ha iniziato a scalciare.

Il famigliare sorrisetto si disegnò sulla faccia di Zoro mentre si portava le mani incrociate dietro alla testa. – Ha proprio ragione Robin, certe cose non possono cambiare.

Il cuoco si sedette e versò il liquido chiaro in due bicchieri, poi alzandone uno disse – Altre invece, crescono senza che nessuno se ne renda conto.

Come risposta anche Zoro alzò il bicchiere e entrambi trangugiarono il sakè tutto d’un fiato.






 
NdA:
Come preannunciato sopra ecco le note. Come prima cosa, spero di essere riuscita a spiegare lo stato d’animo di Sanji. Per chi non avesse letto la storia precedente, vi riporto l’ultima conversazione tra Sanji e Rufy così che possiate comprendere.

“…Sanji sparì in cucina seguito da Rufy.

Una volta arrivato, il capitano chiuse la porta alle sue spalle. – Devi promettermi una cosa, Sanji.

Il biondo posò i piatti e si voltò verso di lui annuendo.

- Devi promettermi che la proteggerai. – Il suo viso ora era sfigurato dal dolore, ma comunque deciso e risoluto. – Sei l’unico che l’ama quanto me, non lasciarla mai sola.

In quel momento Sanji capì. Rufy avrebbe combattuto davvero fino alla fine, in fondo quella guerra si sarebbe combattuta proprio a causa sua… (salto un pezzetto tanto lo sapete già)

- Non la farò morire di fame, lo prometto.

Dopo uno sguardo d’intesa Rufy raggiunse Nami che nel frattempo si era ritirata nella sua stanza.”

Dopo di che, vorrei fare un passetto indietro al primo capitolo. Questo finisce con uno scambio di battute “Fino in Fondo”, questa è una promessa che si sono fatti tutti i membri della ciurma. Avrebbero vissuto le loro vite in pieno fino alla fine. Ed è anche la promessa che si ripetono prima del Grande Conflitto.
Spero di non avervi annoiato troppo con le spiegazioni ma mi sembra una cosa importante da dirvi. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate e ci sentiamo al prossimo capitolo :D
Baci Baci
Jogio
  
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