Tu non piangi, gli dèi non piangono. Ma il cielo piange.
Piange per te e per me, che a mia volta non posso piangere senza morire per le mie stesse lacrime.
Genere: one-shot, malinconico, introspettivo, song fic
Personaggi: Konan
Warning: spoiler dal cap.363
Paper Angel’s Nocturne
Cade la pioggia e tutto lava
Cancella le mie stesse ossa...
La pioggia…
Dono del cielo, fonte di vita…
Quanti nomi ha la pioggia?
Ma per me la pioggia, questa pioggia, non è altro che dolore. Il tuo dolore.
Quel dolore che tu fingi di non provare, ma che so bene essere vivo da qualche parte, sepolto nel fondo della tua anima…
E la pioggia, come le lacrime, non riesce a lenirlo.
Tu non piangi, gli dèi non piangono. Ma il cielo piange. Piange per te e per me, che a mia volta non posso piangere, senza morire per le mie stesse lacrime.
Tu non vuoi versare lacrime, io non posso. Io non sono un dio, eppure non posso piangere.
Siamo anime morte, senza dolore…
Cade la pioggia e tutto tace
Lo vedi? Sento anch’io la pace...
Nel silenzio della pioggia, la vita continua.
Passo silenziosa, incognita, tra la gente che ti adora. Farebbero di tutto per te, per il loro dio senza volto che dona loro l’acqua che li fa vivere.
Tu hai dato loro la vita e la pace e con il tuo potere li mantieni in vita e in pace.
Ma non sanno, non possono e non devono sapere, che la loro vita è la tua morte. Loro vivono per il tuo dolore.
Cade la pioggia e questa pace
È solo acqua sporca e brace...
Il dolore ha fatto di te quello che sei e il dolore ti fa restare il dio che sei diventato.
E come tu sei passato attraverso il dolore per rinascere signore del mondo, così per salvare il mondo lo farai passare attraverso il dolore.
Fango e cenere: tutto quanto è costruito col fango morirà sotto la pioggia e si ridurrà in cenere, e poi sarà tutto ricostruito… perché tu sei il dio che salverà il mondo attraverso il dolore…
Un dio assoluto, irraggiungibile, spietato…
Dimmi, a che serve restare lontano in silenzio a guardare?
E dimmi, a che serve sperare se
piove e non senti dolore?
Un tempo, un tempo lontano, non eri così: eri un ragazzo come tanti, fragile come tanti…
Mi amavi, ti amavo, ti amo.
Ti amo, anche se non posso. Non posso perché un angelo non può amare il suo dio - solo servirlo. Perché un dio non può amare - solo dominare.
Quando conoscevi l’amore, non hai fatto altro che soffrire: soffrivi perché pensavi che non ti amassi, che non ti amassi abbastanza, perché tu pensavi di non amarmi abbastanza. Soffrivi perché, pur amandomi, non riuscivi a proteggermi, a darmi quel che pensavi volessi. Senza capire che io non volevo nient’altro che il tuo amore, il tuo semplice amore.
E soffrivo. E soffrivi anche tu. Soffrivamo entrambi. In silenzio.
Pensavi che l’amore non ti potesse dare in cambio altro che dolore. E l’hai rinnegato. Ma è da quel dolore che sei nato.
La sofferenza ha avvolto i suoi tentacoli su di te, ma poi quei petali si sono schiusi e tu sei sorto in tutta la tua potenza. Il dio del dolore che governerà il mondo attraverso il dolore.
Quando hai rinnegato l’amore e il dolore che portava con sé e quella fragilità che pensavi ti causasse, sei sì diventato un dio, ma non ti sei reso conto di aver rinnegato te stesso.
Per difendermi hai rinnegato te stesso e da uomo ti sei fatto dio…
Sì, ma tu non difendermi adesso,
tu non difendermi adesso
Tu non difendermi, piuttosto torna fango, sì, ma torna...
Torna fango, torna uomo! Non importa se il fango si scioglie sotto la pioggia, se l’uomo si piega sotto le lacrime… non importa, non mi importa…
Non voglio più vedere il cielo piangere per te e al tuo posto perché tu non sei più in grado di farlo. E anch’io voglio poter piangere - perché se un dio non può piangere, non può farlo nemmeno il suo angelo, la sua immagine, il suo specchio.
Voglio poter sentire di nuovo le tue braccia che mi stringono, i tuoi occhi che si posano su di me, la tua voce che mi chiama… voglio che mi ami…
Torna fango, torna uomo!
Tu fammi sperare
Che piove e senti pure l’odore
Di questa mia pelle che bianca
Non vuole il colore, non vuole il colore, no...
E quando finalmente una singola lacrima le rigò il viso
L’angelo di carta spiegò le sue bianche ali
E a braccia spalancate andò infine incontro alla pioggia,
Incontro all’unico amore della sua vita,
Cui un’ultima volta donò tutta se stessa.
E quel giorno il vento portò con sé migliaia di frammenti di carta
Che si sparsero sui prati come tante piccole rose bianche…
La mia
pelle è carta bianca per il tuo racconto
Scrivi tu la fine,
Io sono pronta
Non voglio stare sulla soglia della nostra vita,
Guardare che è finita
Nuvole che
passano e scaricano pioggia come sassi
E ad ogni passo noi dimentichiamo i nostri passi
La strada che noi abbiamo fatto insieme
Gettando sulla pietra il nostro seme
A ucciderci ogni notte e dopo rabbia
Gocce di pioggia calde sulla sabbia
Amore, amore mio questa passione
Passata
come fame ad un leone
Dopo che ha divorato la sua preda,
Abbandonato
le ossa agli avvoltoi
Tu non ricordi, ma eravamo noi
Noi due
abbracciati fermi nella pioggia, mentre tutti correvano al riparo
E il nostro amore è polvere da sparo
E il tuono è solo un battito di cuore
E il lampo illumina senza rumore
La mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
Ma scrivi tu la fine, io sono pronta...
La canzone è Cade la pioggia dei Negramaro e Jovanotti, mentre il titolo è ripreso da Wind’s Nocturne dei Lunar, una canzone che adoro e che mi ha ispirato in parte per scrivere questa fic.
5 Aprile 2008