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Autore: RobbyHowl    23/01/2014    3 recensioni
[INTERROTTA]
Un’oscura presenza abbandona il covo. Ombra nell’ombra lo chiamano. Per il suo cuore che non vide mai luce e pullula di nero rancore.
Cosa sia venuto a fare nel Villaggio delle Due Sorgenti resta ignoto a tutti. E’ guerra dichiarata e quello è indubbiamente il sicario di qualcuno.
Si preannuncia una grande battaglia ma Howl e suo fratello maggiore Kaidara devono solo pensare a scappare e a togliersi di mezzo il criminale che li sta inseguendo.
Dei due non si hanno più notizie fino a quando dopo un po’ la ragazza si ritrova distesa su un letto d’ospedale a Konoha, senza ricordare minimamente chi sia e cosa è successo. Di Kaidara non si sa più nulla.
Un incontro inaspettato con un ninja le cambierà la vita e l’aiuterà a legarsi per sempre alla gente del Villaggio della Foglia...
Seguitela fin dal principio perché è molto avvincente. Qualsiasi consiglio o critica è sempre ben accetta. Siate clementi con me, è la prima volta che mi cimento.
Vi aspetto in tanti, buona lettura! :)
Genere: Azione, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Sorpresa, Tsunade
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto Shippuuden, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie '~Howl~'
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4 - Orrore e ragione, terrore e compassione... Parte I

 
 
Da vari minuti ormai stavano viaggiando attraverso il bosco.
Howl era in ansia, tremava tutta.
Non per il freddo, ma per gli spasmi che le provocava la paura.
 
Kaidara viaggiava molto veloce per tentare di seminare il nemico poco alla volta e guadagnare così un cospicuo vantaggio. Ma anche in velocità l’Uchiha era davvero un portento; riusciva a non tenere un’eccessiva distanza da loro, anche se ciò gli implicava un ragguardevole sforzo.
 
Howl odiava il vento pungente sulla faccia e si riparava dietro la testa del fratello che le fungeva da paravento. Era certamente più abituato di lei a sentire la frescura dell’aria fendergli le membra.
Howl in quanto a freddo poteva dire di star bene, in fondo. La vestaglia rosa pastello la copriva bene e la camicia da notte con un nastrino in vita, della stessa tonalità, era abbastanza lunga da avvolgerle le gambe fin sotto al ginocchio. Sentiva gelarsi solo i piedi poiché nella fretta aveva dimenticato di mettersi le scarpe. I lunghi capelli castani del fratello che arrivavano a tre quarti della schiena non le davano molto fastidio, in quanto non potevano librarsi al vento come invece accadeva alle sue piccole e morbide onde brune.
Ad un tratto con voce tremante Howl parlò e disse a Kaidara:
- Sai almeno chi è questa persona che ci sta seguendo? -
- Non ne ho la più pallida idea e di certo non ci sta venendo appresso con le migliori intenzioni… - le rispose mantenendo pienamente il controllo. Ad Howl fu sufficiente quella risposta.
 
Nelle parole di Kaidara si era avvertita una certa nota di amarezza. Deglutì. Egli non poteva mai immaginare il perché di quell’”amichevole” visita. Puntavano a sua sorella e ciò lo faceva solo star male.
Che gran casino la loro esistenza!
 
- Ehi Howl ferma! Non ti girare, rischi di farmi sbilanciare! - ammonì a un certo punto sentendo il corpo della sorella torcersi per guardare dietro di sé.
Lei annuì e tornò alla posizione di prima. Voleva assolutamente sapere con chi avevano a che fare; purtroppo il divieto del fratello l’aveva ostacolata. Ma confidava in lui, confidava nei ninja.
Perché si sentiva più protetta con loro, specialmente sulla schiena di uno di loro, Kaidara. Sapeva quanto fosse abile a combattere ma si chiedeva lo stesso se ce l’avrebbe fatta. Proprio in quel momento le passarono per la mente diverse questioni.
Perché allontanarsi dal villaggio? In fondo se il nemico era così potente perché non chiedere aiuto ad altri jonin lì sul posto? Avrebbero certamente supportato Kaidara e probabilmente avrebbero represso l’invasore. Possibile che si sia trovato in serie difficoltà contro quell’estraneo?
Aveva notato, quando erano ancora accanto ai loro genitori, che aveva varie ferite sulle ginocchia, sulle braccia e sulle mani. Inoltre aveva la divisa sporca.
Divisa?? Perché mai la indossava? Aveva appuntamento per la missione all’alba, che si fosse svegliato prima per un’emergenza imminente? Chissà cosa gli passava per il cervello…
E perché la casa e l’albero avevano preso fuoco? Cosa ci facevano i suoi genitori in soffitta? Se stavano scappando dalle fiamme, perché mai non avrebbero dovuto avvisare anche lei? In fondo era la loro figlia…
E perché quel grande buco sul soffitto? Come si era potuta formare una falla così grande?
E perché quella morte tanto crudele per sua madre e suo padre? Quella era un’arma ninja, ne era sicura…
Chi poteva attentare alla loro vita?
E se fosse stato il misterioso sicario alle sue spalle?
Le cominciarono a quadrare i conti… ma non sapeva veramente come fossero andate le cose.
Se le avesse sapute stenterebbe a crederci; ma il destino era così tanto crudele da non farle capire niente di tutto ciò?
Suo fratello avrebbe certamente risposto a tutte le sue domande, una volta in salvo a Konoha.
Non sapevano quanto le insidie del fato potessero tramare futuri tanto tremendi alle spalle dei due ragazzi. Kaidara ne era suo malgrado testimone…
 
Scappare non era nella loro natura. La vita l’avevano affrontata con coraggio e lealtà, soprattutto Kaidara che aveva scelto di dedicare la sua vita al villaggio, accanto ad altri ninja. Ma la fuga era stata in assoluto la decisione più sofferta. Per entrambi.
Kaidara si sentiva in qualche modo responsabile del destino del suo villaggio; per soccorrerlo ogni ninja aveva messo a repentaglio la propria vita al fine di proteggerne un’altra.
La maggior parte di loro erano morti. Il Villaggio delle Due Sorgenti, tanto piccolo e bello quanto ammirato, rischiava di trovarsi in balia di razziatori e criminali da un momento all’altro. Gli abitanti erano del tutto privi di protezione senza i loro ninja.
Kaidara al solo pensiero non poté non liberare una lacrima dai suoi occhi, che stavano diventando lucidi e risplendenti di luce lunare. Una goccia trasparente spinta fuori con gli occhi serrati e una smorfia di pianto a denti digrignati si fece strada nel suo zigomo fino all’orecchio. A quel punto si abbandonò languida al vento e gocciolò cristallina, portando una scia dietro di sé.
 
Howl avvertì il cambiamento di espressione del fratello e vide la lacrima passare per un secondo davanti ai suoi occhi scuri e incantati. Si sporse un tantino per osservare Kaidara e vide che stava piangendo.
Lui, proprio lui che si era trattenuto vedendo sua madre e suo padre stesi a terra lì, morti, si era lasciato andare al pianto. Poche ma copiose lacrime gli rigavano il viso e Howl dovette ammettere che ciò le faceva un certo effetto.
Non era mai bello veder piangere un uomo, o un ragazzo, tanto meno suo fratello. Era davvero troppo, troppo straziante per il cuore già triste e provato di entrambi continuare a vivere quel dramma.
Kaidara aveva nel cuore un gran macigno, il senso di colpa. Si sentiva per la prima volta nella sua vita colpevole del reato stesso di esistere.
Howl stette zitta. Le parole non avrebbero cambiato di tanto le cose.
Allentò un mano dalla presa attorno al collo di Kaidara e delicatamente gli asciugò le lacrime con la manica della vestaglia.
Il ragazzo smise di singhiozzare. Aveva tentato di non darlo a vedere ma era felice di ricevere la consolazione che aveva tanto desiderato. Le lacrime non stavano bene sui volti dei coraggiosi, specialmente sul suo, ma sapeva che Howl era l’unica che poteva comprenderlo e leggerlo nel cuore.
Senza distogliere un attimo lo sguardo sui rami da saltare Kaidara sorrise ad occhi bassi, consapevole di essere stato per un misero istante debole e patetico ma allo stesso tempo anche estremamente riconoscente.
 
Ad ogni lacrima Howl faceva attenzione a non disturbargli troppo la vista, suo fratello doveva rimanere concentrato. Non appena i suoi occhi notarono il suo sorriso capì di aver fatto la cosa giusta.
Quando Kaidara si lasciava andare alle debolezze umane la dolcezza era l’unica cosa che poteva rincuorarlo. Ne avevano passate tante assieme, ormai era come se lui fosse un libro aperto. Specialmente con i sogni era riuscita a mettere a nudo le sue emozioni e a capirle col più profondo dei sentimenti.
Di lui ammirava il fatto che fosse sempre sincero con gli altri e che avesse coscienza soprattutto di essere un umano capace di provare sentimenti e di essere fragile, sotto la corazza che crescendo man mano aveva imparato a rafforzare. Era il suo angelo.
E quello stesso angelo planando sui rami la stava portando a Konoha. Amaramente si ricordò che erano là per scappare. Avevano lasciato il Villaggio delle Due Sorgenti per cercare aiuto e riparo dai ninja dell’Hokage. Mesta realtà…
 
Nella sua vita solo quando Kaidara le voleva fare il solletico Howl aveva bisogno di scappare. Era semplicemente per gioco ed erano ancora bambini. Mai avrebbero potuto immaginare di trovarsi anni dopo in una situazione del genere e bambini non lo erano più.
Suo fratello aveva diciotto anni, lei quindici o almeno così credeva: non pensava che invece fosse passata da un po’ la mezzanotte.
Quella notte di aprile si stava trasformando nel loro peggiore incubo.
 
Kaidara a metà strada cominciò ad avvertire la stanchezza. Il dolore alle spalle, alle gambe era sempre più persistente. Il chakra andava sempre più esaurendosi, così come le sue forze.
Combattere contro un nemico di tale abilità non era certo un gioco da ragazzi; richiedeva impegno ed energie.
Ma egli ignorò le sue percezioni e si diede uno scatto poderoso verso la selva davanti a sé per guadagnare ancor più vantaggio sull'Uchiha.
Howl avvertì il brusco aumento di velocità e si strinse ancora di più al corpo del fratello, non sapendo purtroppo che così gli faceva davvero un gran male.
Kaidara fece una smorfia di dolore e proseguì celere la sua corsa con Howl in spalla.
 
Continuò a ritmo veloce per alcuni minuti pensando a come sbarazzarsi di quell'individuo qualora fossero stati raggiunti. Il chakra rimasto era insufficiente per un combattimento lungo e avrebbe avuto solo poche occasioni per utilizzare dei jutsu davvero efficaci contro di lui.
Più ci pensava, più gli scoppiava la testa.
- Quanto manca a Konoha? - si ritrovò a pensare durante il tragitto, con un'espressione ansiosa e impaziente di farla finita una volta per tutte.
Per il nervoso che gli provocò quel pensiero chiuse le mani a voler stringere i pugni ma il risultato fu quello di bloccare la circolazione alle gambe di sua sorella.
Fu lei che glielo fece notare e subito il ragazzo zittì la testa per concentrarsi unicamente sui grossi rami degli alberi da saltare.
 
Intanto dietro ai due ragazzi la figura tetra e minacciosa di Sasuke tentava invano di calpestare le loro ombre. Di quanto Kaidara andasse veloce non riusciva quasi a stargli dietro, tanto gli era difficile rincorrerlo.
Doveva anche considerare il suo obiettivo: Howl.
 
Era per lei che si era spinto in un luogo tanto lontano rispetto al covo del suo maestro, Orochimaru. Chissà che fini aveva per lei.
Dopotutto a lui che gliene importava? Se voleva compiere la sua vendetta su Itachi doveva anche sottostare anche a quella specie di ordini.
Avrebbe fatto di tutto pur di vedere avvicinarsi sempre di più il giorno che aspettava da anni: quello in cui avrebbe ucciso suo fratello.
Sì, quella volta l'avrebbe fatto per il suo maestro. Per renderlo orgoglioso di lui.
E rendergli anche il suo corpo se fosse stato necessario. Itachi la doveva pagare.
 
Arrivati a quel punto le membra gli fecero davvero male e Kaidara ebbe l'impressione di non vederci più dal dolore. Howl sulle spalle era sì un peso ma non quanto la mancanza di vigore che accrescendosi continuava a tormentarlo e a caricarlo di fardelli da sostenere.
All'improvviso una fitta allucinante gli attraversò il midollo spinale e il ragazzo giurò in mente sua di essere riuscito per un attimo a vedere le stelle.
Un acuto lamento di dolore echeggiò nelle orecchie di Howl, disperdendosi nell'aria.
Stanco e provato, fermò la sua rapida corsa su uno spiazzo verde che separava due lembi del bosco concedendosi una manciata di secondi per riprendersi, malconcio com'era nel suo stato.
Inspirava ed espirava un po’ a fatica.
Ad Howl fu talmente evidente che Kaidara era stanco, tanto che la fece scendere lui stesso allentando la presa delle mani che la tenevano legata al suo collo.
La ragazza si eresse in piedi toccando dopo tanto la sua palma su qualcosa di solido. La terra le parve estremamente fredda.
 
- Kaidara che succede? - domandò lei preoccupata, sporgendo la sua visuale per andare incontro a quella del fratello.
Il jonin non sembrava in grado di rassicurarla in quel momento. Era quasi allo stremo delle forze e come se non bastasse c'era quello sporco ninja alle loro spalle.
 
A proposito, dov'era?
Si girò guardando la selva dietro di sé, alla ricerca di un contatto visivo.
Niente.
Non sentiva nemmeno più il suo chakra.
Era come... Sparito.
No, non poteva essere. Non ci credeva.
Non ci si può cancellare dal resto del mondo nel giro di due secondi.
È una cosa troppo ai limiti della bravura.
Che razza di abilità possedeva quel gran cane?
 
Data la situazione di apparente stallo, Kaidara si concesse ancora altri secondi per respirare col viso rivolto verso terra e le mani sulle ginocchia leggermente piegate.
- Mai abbassare la guardia - disse fra sé e sé.
Volse lo sguardo su Howl che in quel momento lo stava fissando.
Aveva gli occhi rossi di sonno e di pianto e quello sguardo che rivolgeva solo al fratello.
Con gli occhi gli parlava.
E questo gli diceva: "Fai che usciamo presto da questo inferno, ti scongiuro Kaidara!"
E con le parole Kaidara le rispose.
- Howl, ascoltami. Spostiamoci verso il centro di questo prato. In questo modo se anche dovesse venire il nemico avremo modo di vederlo e difenderci. Ok?
La ragazza annuì con la testa. Si era fidata così ciecamente fino ad allora di suo fratello, tanto valeva seguirlo.
A dire il vero per Howl la vita le stava scorrendo avanti troppo velocemente.
Sarà stato lo shock, lo stress, l'alta velocità, questo è da capire. Ma si sentiva strana. Aveva un qualcosa alla testa che le pulsava, più o meno all'altezza della nuca.
Non lo percepiva come male, si sentiva solo la testa piena d'aria e frastornata.
All'improvviso dando appena il tempo ai riflessi di elaborare l'informazione si ritrovò a terra, sull'erba, spinta dal fratello per qualche ragione.
E infatti...
 
 
Non appena si allontanarono dagli alberi Kaidara avvertì un fruscio dalle fronde ma non ci fece molto caso.
Poteva essere il vento. È normale per i rami muoversi.
Ma sentiva lo stesso che c'era qualcosa di innaturale nell'aria.
Il suo sesto senso lo aveva messo in allarme che c'era qualcun altro nei paraggi.
Ed era così.
Sasuke con la katana sguainata in caduta libera  si avvicinava pericolosamente a gran velocità verso i due ragazzi, spuntato chissà da dove.
Li aveva raggiunti, cazzo.
Kaidara girò la testa sorpreso e spinse Howl verso il centro dell'area verde.
- Ah sei qua! Mi sei mancato, sai? - esclamò il ragazzo dai capelli castani con tono sarcastico; ma in realtà era carico di paura.
Schivando la funesta picchiata del nemico, Kaidara compose dei sigilli con le mani e disse all'Uchiha davanti a sé:
- Vediamo se con questa dormi un po’...-
Sorrideva soddisfatto nel farlo.
~Magen: Itami no gēto~Illusione demoniaca: Porta del dolore~
 
Sasuke spalancò gli occhi sbalordito.
Non si aspettava certo una reazione del genere ad un attacco diretto.
Successe tutto mentre si trovava sospeso in aria ad affrontare la gravità.
Era furbo il suo avversario...
Oppure senza energie e senza chakra.
Ma dovette ammetterlo: era stato bravo.
Era riuscito a intercettare la sua offensiva nonostante dovesse proteggere Howl.
Com'era potuto accadere che un Uchiha si facesse travolgere così?
No, non era possibile, minimamente immaginabile.
Ma di una cosa era certo.
Che in quei quasi tre anni Orochimaru aveva fatto davvero un lavoro da maestro.
Riuscì a liberarsi della tecnica prima che lo potesse sopraffare e la cacciò indietro come gli avevano insegnato.
 
Kaidara sentiva di esser riuscito nel suo intento quando notò il suo avversario toccare il suolo.
Era atterrato in piedi ma era stava con le spalle mogie, basse e l'impugnatura della spada era in una mano, pendente, accanto al fianco.
La testa era calata, lo sguardo rivolto verso terra.
Il ragazzo intuì che c'era qualcosa che non andava nell'individuo paralizzato.
Lo stesso chiamò Howl che si stava rialzando dalla caduta che le aveva provocato per salvarle la vita.
- Hey Howl stai bene? Forza che ce ne dobbiamo andare! -
Si girò e notò che la sorella non reagiva alle sue parole. Era rimasta imbambolata per alcuni secondi con le mani poggiate al suolo e le braccia pronte per rialzarsi ma ad un certo punto aveva ceduto e si era accasciata a peso morto sull'erba.
Kaidara a quel punto urlò con il fiato che aveva in corpo.
- Howl! -
L'Uchiha alle sue spalle fece un risolino beffardo che fece voltare sbalordito il ragazzo.
- Non ti aspettavi che fossi ancora qui vero? Mhmh. Mi dispiace solo di averti mancato. Avresti potuto fare una dormita serena dopo tanto - esclamò il moro con aria indifferente, sempre con la testa bassa; alzò il capo - ...nel regno dei morti! Ahah! -
 
Non ci capiva più nulla. No...
Come aveva fatto a liberarsi dall'illusione e a reindirizzarla altrove?
Chi era davvero costui?
Si sistemò in posizione di battaglia, benché le spalle e le gambe fossero doloranti.
E nonostante tutto si sentiva chiamato a combattere. Per lei, per Howl. L'unico tesoro della sua vita.
Con l’adrenalina che gli saliva in circolo Kaidara invocò, stavolta intriso di disperazione, il nome di sua sorella.
Ma nulla.
Lei non lo poteva sentire.
Era inutile starla a chiamare.
Con quelle orecchie non percepiva nulla.
Lei e la sua anima erano catapultate da un’altra parte…
 
 
 
 
§ Angolo dell’autrice §
 
Hey salve gente ^^
Eccomi qua. No, non sono deceduta, state tranquilli.
Perdonatemi per il mostruoso (a dir poco) ritardo con l’aggiornamento ma ero alle prese con un terribile blocco mentale su come scrivere la storia ~_~
Mi inginocchio mille volte davanti a voi per chiedere umilmente perdono :’(
Ma ora passiamo al capitolo ^^
Io lo definirei un capitolo di passaggio e dato che avevo allungato troppo il brodo ho deciso di risparmiarvi la lunga omelia qual era il capitolo precedente XD Se avessi scritto tutto in un capitolo non sarebbero bastati i Rotoloni Regina di quanto sarebbe stato lungo…
Ma dopotutto è meglio così, no? Ahahahah sono crudele a lasciarvi qua con l’amaro in bocca <.< Ma non menatemi per favore XD
 
Volevo un attimo attirare la vostra attenzione su un fatto che mi sta letteralmente rodendo il cervello dal momento in cui ho iniziato a scrivere questa fanfiction.
Volevo chiedere il vostro parere riguardo al nome della protagonista “Howl” che sembra troppo scontato tipico di nomi tra virgolette “English”.
E quindi volevo avere la vostra opinione riguardo a sostituirlo col corrispondente nipponico Himei che ha uguale significato e a me interessa soprattutto quello.
Se volete farmi sapere cosa ne pensate scrivetemi nelle recensioni e io valuterò in base alla maggioranza ^^
Dopo ciò non mi resta ora che salutarvi. Ringrazio come sempre quelle splendide persone che hanno seguito/preferito/ricordato la mia storia e che mi hanno aggiunto tra i preferiti. Grazie a tutte voi e un bacio :*

Come sempre non ho limiti prestabiliti per aggiornare ma farò del mio meglio per riuscire a pubblicare senza far passare troppo tempo, dato che in questo periodo sono carichissima d’ispirazione :)
Detto questo mi dileguo ~_~
Ciao a tutti! Alla prossima ^^
Baci,
RobbyHowl
  
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