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Autore: Angel Stormer    23/01/2014    0 recensioni
Un mondo magico, surreale.
Un mondo impenetrabile, nascosto.
Un mondo abitato da miliardi di creature a noi sconosciute.
Un mondo in pericolo.
Solo una ragazza potrà decidere come andrà a finire.
Tutto per colpa di una maledetta profezia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo si rimisero in cammino la mattina presto, dopo aver trangugiato in fretta una scarsa colazione. 

Il bosco era silenzioso a quell'ora, udivano soltanto il pestare dei loro piedi sul sentiero riempito di rovi.

Stavano camminando da pochi minuti quando il rumore di altri passi si aggiunse al loro.

-C'è qualcuno- 

Fay si fermò. Elsyn fece lo stesso.

Trattennero il respiro e ascoltarono attentamente.

Un debole vocìo si stava facendo sempre più forte. 

Qualcuno si stava avvicinando. 

Erano due, le voci. Fay le trovò... familiari.

Ad un tratto realizzò: erano quelle del Menita e del Tibiceno.

Due figure in perfetto contrasto emersero dall'oscurità dei boschi intorno ai due ragazzi. Uno di loro era alto, molto alto, vestito con un abito lungo, grigio, coperto in buona parte da un mantello di pelle nero. Era un uomo calvo, pallido, con degli strani occhi argentati; l'altro invece era piccolo, minuto con un naso adunco e dei grandi occhi a palla color nocciola, aveva un abbigliamento dai colori spenti, in cui predominava il marrone e un cappello afflosciato sulla testa, che copriva i suoi capelli ramati, dello stesso colore della barba bizzarra che si ritrovava.

Appena videro i due ragazzi, i due individui cessarono di parlare.

-A quanto pare non siamo gli unici in questo bosco- osservò l'uomo più alto, con una voce profonda; Fay la riconobbe come quella del Menita.

-Già- commentò Elsyn -anche voi in viaggio?-

-Sì- rispose il Tibiceno -vi turba se ci aggiungiamo a voi?-

-Niente affatto- acconsentì il ragazzo, dopo aver avuto come risposta uno sguardo approvante di Fay.

I quattro ripresero il cammino.

-Non ci siamo presentati... il mio nome è Horlen- disse il Menita.

-Ralit- fece il Tibiceno.

-Elsyn-

-Fay-

-Allora... qual'è la vostra meta?- chiese Elsyn.

Horlen sospirò.

-In realtà non ne abbiamo una, siamo soltanto in ricerca di un nuovo posto in cui poter vivere-

-Ah- commentò il ragazzo.

-Ormai nelle nostre terre non è più possibile trascorrere una vita serena- aggiunse Ralit.

-Come mai?- domandò Fay, interessata.

-Formida...- Ralit fece una smorfia dopo aver pronunciato quel nome.

-Io sono un Menita e provengo dal regno della regina Nix... ovvero quello che era il regno della regina Nix. Da quando Formida è salita al potere, tutto è cambiato: non esiste più la pace e la serenità che esisteva un tempo, siamo quasi ridotti in schiavitù e tutta la bellezza delle nostre terre è scomparsa, Formida ha distrutto tutto, compresa la nostra speranza- 

Horlen pronunciò tutto questo con un tono cupo e piatto.

Il Tibiceno prese parola.

-Io invece sono un Tibiceno di quello che un tempo era il regno di Fronda ed ora anche questo è governato da Formida e i suoi seguaci... la situazione della mia patria è come quella della terra del mio compagno qui presente. Noi ci riteniamo fortunati ad essere riusciti a scappare dalle nostre abitazioni, perché non ne valeva più pena di restare lì e lasciarsi sottomettersi ed essere trattati come schiavi. Quelli non sono più i nostri regni, e quella che trascorrevamo non era più la nostra vita-

-Capisco-

Ci fu una pausa in cui fu il silenzio a regnare, poi fu Horlen a rupperlo.

-E invece voi, dove vi porta il vostro viaggio?-

-Dobbiamo dirigerci dalla regina Flora- rispose Elsyn.

-Dalla regina? E come mai?- chiese il Menita, sorpreso.

Il ragazzo esitò.

-Ehm... ecco, abbiamo un paio di messaggi da comunicarle-

-Comprensibile- commentò l'altro, non del tutto convinto.

-Dunque lei è un Carmenita, non è vero... signor?- domandò Ralit.

-Elsyn- rispose il ragazzo -e sì, sono un Carmenita del regno di Flora- aggiunse con orgoglio.

-Ammirevole- disse il Tibiceno -e lei signorina?-

-Io... ehm... sono un'... umana-

-Umana?!- esclamarono in coro Ralit e Horlen, sobbalzando.

-Cosa caspiterina ci fa un'umana nel nostro mondo?!- scandì il Menita, guardandola con una punta di disprezzo.

-Io, ecco... ehm...-

-Ma lei non è una semplice umana- disse Elsyn.

Il Menita e il Tibiceno aggrottarono le sopracciglia.

-Ah no? Sentiamo- fece Ralit.

-Lei è Fay Brooks, la Salvatrice-

I due sembravano non credere a quelle parole; sgranarono gli occhi, storditi.

-S-sul serio?- chiese il Tibiceno.

-Beh, sì- rispose Fay, con una punta di disagio nella voce.

Horlen si inchinò di colpo, facendo svolazzare il nero mantello mentre l'altro si tolse il cappello con eleganza per poi abbandonarlo di nuovo sul capo.

-Caspiterina, poteva dircelo prima!-

-Ecco... io...-

-Allora, come procede la missione? Sapete già come sconfiggere Formida?- la interruppe Horlen.

Elsyn rispose. -Per la verità non abbiamo ancora incominciato nessuna missione, per ora il nostro compito è di dirigerci dalla regina, poi lei ci dirà come procedere-

-Oh, ok- commentò il Menita, lievemente deluso.

-Ma... in qualche modo riusciremo a far tornare tutto a posto-  li rassicurò il ragazzo, anche se i due non sembravano convinti del tutto.

 

Non parlarono più per una buona manciata di minuti quando Ralit sfilò dalla giacca un piccolo flauto di legno intagliato.

-Oh no... dai mettilo via- sospirò Horlen, buttando gli occhi al cielo.

-No- disse l'altro, deciso.

-Ti ho detto di metterlo via- replicò il Menita.

-Ehm... non vedo dove sia il problema...- disse Elsyn.

-Vedi anche lui è d'accordo!- esclamò il Tibiceno, portandosi il flauto alla bocca.

Horlen si coprì le orecchie con le mani, irritato.

-E' da quando siamo partiti che non la smette di suonare- il Menita si rivolse a Fay e ad Elsyn -e sicuramente vorrà parlarvi anche a voi della sua collezione di strumenti musicali...- aggiunse poi, buttando gli occhi al cielo una seconda volta.

Ralit incominciò a suonare una dolce melodia, che ne seguì un'altra, e un'altra ancora...

Le note del flauto del Tibiceno accompagnarono i quattro per tutto il resto della mattinata e fino al pomeriggio, quando, finalmente, giunsero alla fine del bosco.

Gli alberi, i rovi e i cespugli cominciarono a farsi sempre più radi, finché si poté scorgere qualche sprazzo di luce filtrare dalle foglie diventare sempre più vasto e luminoso.

La melodia cessò e i quattro viaggiatori varcarono l'uscita, venendo inondati da una pioggia di luce che fece sembrare loro di essere stati chiusi al buio per anni.

L'ondata di luminosità li obbligò a coprirsi gli occhi; erano frastornati, stanchi, ma avevano ancora molto da fare.

-Anche voi procederete verso nord-ovest?- domandò Horlen, ancora leggermente stordito dall'impatto.

-No... noi andiamo a nord-est- gli rispose Elsyn, indicando la direzione.

Ralit ripose il suo flauto all'interno della giacca.

-Questo significa che non potremo continuare il viaggio in vostra compagnia allora...- commentò il Tibiceno.

-A quanto pare sì-

Volsero lo sguardo all'orizzonte: la vallata era deserta, l'unica cosa che si poteva intravedere era la sagoma sfocata delle montagne in lontananza.

-Allora... buon viaggio- disse Rait.

-E buona fortuna- concluse Horlen.

-Buona fortuna anche a voi- disse Fay, mentre Elsyn abbozzò un sorriso in segno di saluto.

I quattro si separarono.

Mentre camminavano, Fay osservava da lontano gli altri due, che continuavano a marciare, mantenendosi ad una distanza sempre maggiore finché non sparirono dietro ad una collina.

Continuarono il cammino fino al tardo pomeriggio, il sole li salutò con un tramonto e in breve tempo giunse sera.

Il silenzio dominava da parecchie ore, obbligandoli a camminare senza fermarsi un minuto, Fay non si sentiva più i piedi e fu sollevata di vedere il ragazzo fermarsi.

Stava indicando ripetutamente un punto al di là della collina che avevano di fronte e aveva stampata in faccia un'inspiegabile espressione gioiosa.

-Cosa c'è? Cos'hai fatto?- domandò la ragazza, confusa.

Elsyn la guardò, i suoi occhi brillavano.

-Là, esattamente dietro la collina, si trova il villaggio dei miei genitori, della mia famiglia... quello in cui sono nato!- 

-Ah-

-E' da tanto che non rivedo la mia famiglia e poi lì troveremo sicuramente un alloggio e del cibo più invitante rispetto a quello in cui siamo abituati in questi giorni-

Fay sorrise, dopotutto aveva bisogno di un letto vero e ne aveva già abbastanza del freddo terreno e di uno squallido sacco a pelo.

-Che dice, andiamo?-

-Perché no- acconsentì lei.

Lui riprese a camminare, con passo svelto, tanto che l'altra faticava a stargli dietro. Fay sentiva i piedi sprofondare nell'erba con un suono sordo, ogni colpo le procurava un dolore sempre più acuto.

-Rallenta Elsyn!-

Non la sentiva; il ragazzo continuava a seguire la sua strada senza ormai più badare all'altra.

Quando Fay giunse in cima alla collina, Elsyn stava già procedendo nella discesa, correndo verso un paesino non molto lontano da lui.

La ragazza si fermò a riprendere fiato e guardò l'altro sparire tra gli edifici del villaggio, decise di riprendere a camminare, non aveva intenzione di perdere la sua guida.

Scese dalla collina senza troppa fretta mentre guardava il paesino farsi sempre più vicino. A dir la verità non era come lo immaginava: era un villaggio triste, desolato e grigio, sembrava abbandonato, non proveniva alcun rumore o odore da esso. Fay percorse la strada principale del paese. Si guardò intorno ma non c'era anima viva; case spoglie, con finestre chiuse, strade desolate, tutto avvolto nel grigio e nell'ombra.

-Elsyn?-

Non lo trovava da nessuna parte.

-Elsyn!- gridò di nuovo.

-Elsyn!-

Il ragazzo si era fermato davanti ad una casa e la contemplava, in silenzio. 

Non si girò quando Fay lo chiamò.

-Mamma... papà...- ripeteva a bassa voce.

L'altra poté cogliere una certa preoccupazione nel tono di Elsyn.

-Mamma... papà!- ribadì, aumentando il volume della voce.

Fay si avvicinò al ragazzo.

-Hey tutto a posto?-

-I miei genitori... questa è la loro casa-

-Ma...-

-...Non c'è nessuno- concluse lui.

Si guardò intorno, fece un giro su sé stesso ma questo non cambiò le cose.

-Non c'è nessuno!- gridò, dando un pugno sulla porta di legno della casa.

Questa si aprì. 

Elsyn entrò dentro e la ragazza lo seguì.

Come immaginava, la casa rivelò soltanto delle stanze tutte uguali, ma diverse per grandezza, grigie, vuote e fredde. Non c'era un singolo oggetto che avrebbe potuto rompere la monotonia dell'abitazione.

-Non c'è più niente- disse lui, portandosi le mani ai capelli, diventati anche loro girgi, come la desolazione che dominava il villaggio.

-Dove sono finiti tutti?!-

-Forse ritorneranno...-

-Non dica fesserie... hanno portato via tutto, non torneranno mai più-

-E come fai ad esserne così sicuro?

Elsyn non rispose; nemmeno lui sapeva perché sentiva questa sicurezza. Lo sapeva e basta.

 

Uscirono dall'abitazione, ora il villaggio era completamente coperto dall'oscurità della sera, e una giovane luna sormontava il cielo blu, senza stelle.

-Ci fermiamo qua stanotte?- chiese Fay.

-Decide lei-

-Allora io direi di sì, dato che non abbiamo molta scelta-

La ragazza rientrò nella casa.

-Perché sta rientrando?-

Elsyn era rimasto fuori.

-Perché, preferisci dormire all'aperto?-

Lui non rispose e la seguì, in silenzio.

Prepararono una cena, scarsa quanto la colazione, ma dopotutto non potevano permettersi di meglio e mangiarono seduti sul freddo pavimento della casa, in silenzio, come due poveri senzatetto.

-Dai, su con la vita!- 

Fay cercò di rallgrare il ragazzo, mentre sfilava il sacco a pelo dalla saccoccia.

-Non sono triste- protestò lui.

Lei sorrise.

-Non hai proprio talento a mentire-

Elsyn abbozzò un sorriso, ma i suoi occhi e i capelli continuavano ad essere color grigio fumo.

-Ma tu vivevi qui?-

-No, non più, vivevo qui quando ero piccolo- rispose lui -ora vivo vicino al castello della regina Flora-

-E quindi i tuoi genitori non li vedi spesso, giusto?-

-No, raramente- rispose lui cupo.

-Mi chiedo dove siano finiti- continuò -potrebbero essersi trasferiti, scappati o... o...-

Fece una pausa.

-...morti-

Pronunciò quella parola con difficoltà, non pensava fosse così complicato farlo.

-E i suoi genitori?-

-Boh-

La guardò, confuso.

-Cosa intende con "boh"-

-Io... non li ho mai conosciuti, i miei genitori-

Fay spostò lo sguardo verso il pavimento e si sedette sul sacco a pelo, a gambe incrociate.

-Sono vissuta in un orfanotrofio fin da quando posso ricordare. Nessuno mi ha mai parlato dei miei genitori; non so se siano morti o mi abbiano abbandonato. Non mi interessa neanche più-

Detto questo, la ragazza fece una smorfia.

-Non le credo-

-Cosa?-

-Non è possibile che non si interessi ai suoi genitori-

Fay sospirò.

-Ho già sofferto troppo. Arriva il momento in cui bisogna lasciarsi tutto alle spalle e accettare il proprio destino-

-Quindi lei crede nel destino?-

-Perché cambi argomento?-

-Non ho cambiato argomento, lei ha detto che bisogna accettare il proprio destino-

La ragazza rifletté un attimo.

-Sì, io credo nel destino- disse infine -penso che la nostra vita sia già stata progettata e decisa fin dall'inizio e ogni piccola cosa che la stravolge non è soltanto una coincidenza; perché le coincidenze non esistono, niente è per caso-

-E' una ragazza determinata-

Fay sorrise.

I capelli e gli occhi di Elsyn stavano lentamente ritornando al loro colore naturale.

-Elsyn?- 

-Sì, signorina?-

-Puoi darmi del tu- disse Fay, sorridendo.

Elsyn ricambiò il sorriso.

-Come vuole lei... ehm... come vuoi tu... Fay-

-Così va meglio- commentò lei.

Fay sfilò il "Rerum Natura" dalla saccoccia.

-Hai già cominciato a leggerlo?- domandò lui, aggiustandosi il sacco a pelo sul pavimento.

-Sì, è interessante-

-Ti aiuterà molto- 

 

Meniti:

I Meniti, dal Kurg arcaico "Mens" ("intelligenza, facoltà intellettiva"), sono una popolazione del Regno di Nix. Come suggerisce il nome, danno un'estrema importanza all'intelletto e alla ragione, reputano la magia come uno strumento squallido e per creature che secondo loro non hanno la possibilità di utilizzare al meglio la loro intelligenza.

Sono una delle specie di creature più longeve, possono vivere fino a duemila anni. 

Nell'età più avanzata si rifugiano nelle cime dei Monti Innevati del Regno di Nix, nei quali vivono le ultime centinaia di anni in completa solitudine, a meditare sulla propria esistenza.

Sono una popolazione solitaria, ma che non disprezza la compagnia di altre creature. Non esiste una politica interna,sostengono che ognuno sia padrone di sé stesso e che non sia necessaria una forma di governo basata su regole da rispettare, ogni abitante dispone di regole e di limiti propri, ma che non devono invadere la libertà di un proprio simile. Chi, con le proprie regole, disturba gli altri abitanti della propria comunità, è costretto all'esilio. Questa situazione non si è mai manifestata.

Come tutte le altre creature del Regno di Nix, anche i Meniti presentano un aspetto fisico caratterizzato da colori chiari e pallidi, come carnagione bianca, occhi e capelli dello stesso colore oppure argentati.

I Meniti dispongono di una saggezza che spesso mantengono per sé e sconosciuta agli altri, per questo sono considerati spesso invidiosi tra loro del loro stesso intelletto.

-'Notte Elsyn-

-Buonanotte Fay-

La ragazza si addormentò velocemente, sprofondando in un sonno senza sogni.

  
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