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Autore: Drunk on Love    23/01/2014    2 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Naruto era seduto sul muretto di fronte casa di Sakura, con Sasuke al suo fianco sinistro.
«Poi dice che sono io a fare tardi.» brontolò il biondo.
Sasuke stava per rispondergli di tutto punto, quando la porta principale si aprì e ne uscì un’ imbarazzata Sakura, seguita a ruota da un altrettanto imbarazzato Kakashi, con in braccio la piccola Sukai che giocava con la giacca dell’albino.
Naruto sgarnò gli occhi, chiedendosi cosa ci facesse il suo maestro a casa della sua adorata Sakura, mentre Sasuke sorrideva di gusto.
Il biondo stava per esplodere in chissà quante domande, ma fu interrotto dalla mano di Kakashi, alzata in cenno di silenzio.
«Niente domande. Ora vado dalla signorina Tsunade, ci rivediamo fra un’ora fuori dal suo ufficio.» disse calmo, quindi si incamminò verso l’ufficio dell’Hokage.
Naruto, dopo essersi accertato che le orecchie del suo maestro fossero abbastanza lontane, cominciò a tartassare Sakura di domande.
«Cosa ci faceva il maestro Kakashi a casa tua? Come mai non era a casa sua? È successo qualcosa?»
Sakura si allontanò dal viso di Naruto, andandosi a sedere vicino a Sasuke.
«Non è successo niente, tranquillo. Si è semplicemente fermato a dormire da me.» disse con un po’ di malizia, divertita dal rossore sulle guance del biondo. Sasuke guardò il biondo con pietà, sorridendo divertito.
«Che significa?» l’ingenuità di quel ragazzo le scaldava il cuore.
«Dai, scemo. Non fare il geloso. Non voleva nemmeno rimanere, ma sai come è fatta mia madre. E poi si era fatto buio.» lo rassicurò ridacchiando.
A Naruto spuntò un lucente sorriso sulle labbra.
«Che ne dite di andare a mangiare una bella ciotola di ramen?» e con questa proposta, i suoi amici caddero a gambe all’aria.
«Ma possibile che pensi sempre e solo a mangiare?» sbottò Sasuke.


«Quindi la tieni.» commentò Tsunade. Non era triste, ma non era neanche felice. Di sicuro già pensava allo stress che quella lotta avrebbe causato non solo a lei, ma anche a Kakashi e alla bambina.
«Sì. Non mi aspetto di avere il tuo appoggio e non lo chiederò.» rispose lui.
«Non si tratta del mio appoggio. Bisogna vedere se quelli del Villaggio della Nebbia ti consentiranno di tenerla o te la porteranno via. Sai che è una cosa che và oltre i miei poteri.» puntualizzò l’Hokage.
«Lo so. So anche che sarà difficile riuscire a convincerli, ma questa è un’arma a doppio taglio: se da un lato dovremo faticare per tenerla, dall’altro sarà difficile per loro riuscire a portarla via.» le parole decise di Kakashi quasi la spaventarono.
«Incredibile. Sono tanti anni che ti conosco, ma non ti ho mai visto così preso. Certo, non si può dire che tu sia molto espressivo» disse riferendosi al fatto che aveva sempre la stessa espressione stampata sul volto «Però si vede che ci tieni. Contatterò il Villaggio della Nebbia oggi stesso, poi ti farò sapere.» disse Tsunade.
«Grazie.» rispose Kakashi, lasciandosi sfuggire un impercettibile sorriso.
Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, voltandosi, si ritrovò i suoi allievi a pochi centimetri da lui.
«Quindi la tiene.» Sasuke sembrava dispiaciuto, ma Kakashi sapeva che non era così. In fondo la piccola Sukai aveva in pochi giorni conquistato il cuore di tutti.
«Su, andiamo. Non dirmi che non ti sei affezionato anche tu?» Sasuke esitò, ma poi si lasciò andare in un sorriso confessante.
Naruto non perse l’occasione.
«Allora anche Sasuke Uchiha ha un cuore!» lo sfotté dandogli leggere gomitate sul braccio.
Sakura rise leggermente, mentre Sasuke ricominciava a picchiare Naruto.


Nel primo pomeriggio, Kakashi fu nuovamente convocato dall’Hokage.
Tsunade stavolta sembrava ancora più seria.
«Ho un’ultima missione per il Team 7 prima del tuo congedo, Kakashi.» l’albino rimase interdetto.
Congedo? Quando mai aveva chiesto un congedo? Avrebbe potuto continuare ad allenare i ragazzi, magari niente missioni, ma chi aveva mai parlato di interrompere gli allenamenti?
«Il mio congedo?»
Tsunade restò perplessa.
«Non avrai mica intenzione di continuare ad esercitare e nel frattempo prenderti cura di una bambina così piccola?»
«Certo. So che non potrò allontanarmi dal villaggio, ma so anche di essere in grado di occuparmi delle due cose. Tu mi conosci, Tsunade.» rispose offeso.
«Senti, sarai anche uno dei più grandi e temuti ninja di Konoha e magari anche delle Cinque Terre, ma occuparsi di un bambino è un impegno a tempo pieno.» cercò di non innervosirsi, così cominciò a fare esercizi di respirazione, chiudendo gli occhi e inspirando ed espirando lentamente.
«Comunque» proseguì, più calma. «Parliamo della missione. Non è molto complicato: dovrete solo controllare il confine ovest. A quanto pare sembra che ci siano dei banditi che saccheggiano villaggi e malcapitati. State in guardia e, in ogni caso, riferite.» concluse.
«E in tutto questo dove lacerò la bambina?» Kakashi teneva un tono basso, ma si vedeva lontano un miglio che era innervosito.
«Se ne occuperà Jiraiya.» rispose secca l’Hokage, con un tono che non ammetteva repliche.
Kakashi uscì dall’ufficio per ritrovarsi l’eremita di fronte. Sospirò e gli fece prendere un braccio la piccola Sukai, poi si allontanò senza voltarsi indietro, ignorando il pianto della bambina.



Percorreva a grandi falcate una delle vie principali del villaggio, diretto dai suoi allievi, quando sentì qualcuno che piangeva.
Deve essere l’immaginazione. Pensò. D’altronde, non si sentiva nemmeno un singhiozzo. Si guardò intorno, poi la vide.
Era seduta su una panca, poco distante dalla via che Kakashi stava percorrendo. L’albino si sorprese di se stesso: era riuscito a sentirla piangere anche se non aveva emesso un suono.
Sakura se ne stava lì, con la testa premuta fra le ginocchia, a lacrimare sommessamente, in silenzio.
Le si avvicinò con cautela.
«Tutto bene?» chiese piano.
La ragazza alzò con uno scatto il capo, asciugandosi in fretta le guance arrossate.
«Sì..sì..va..tutto bene.» rispose con la voce rotta dal pianto. Kakashi si impietosì e si sedette accanto a lei.
«Sicura?» quella voce rassicurante riuscì a penetrarla, facendo in modo che si fidasse del suo maestro.
«Sono una stupida.» borbottò. L’albino sorrise.
«Tu? Sakura Haruno una stupida? Piuttosto mi crescono le ali.» cercò di tirarle su il morale. La ragazza sorrise appena.
Kakashi le avvolse un braccio attorno alle spalle, poi sospirò.
«Che hai?» chiese di nuovo.
«Mi prenderà per una bambina.» mormorò la rosa.
«Come fai a dirlo se non so perché piangevi?» le disse accarezzandole il braccio con la mano calda.
«Sono invidiosa.» confessò. Kakashi guardò interrogativo la sua allieva.
«Invidiosa? E di chi?»
«Del Team 10. Loro sono così uniti, si vogliono un bene dell’anima. Ino, Shikamaru e Choji sono il trio perfetto. Sia in missione che come amici. Si capiscono al volo, mentre Naruto ci mette un’eternità a caprie cosa ti passa per la testa, ammesso che ci riesca.» si interruppe un attimo, per tirare su col naso. «Loro tre hanno qualcuno per cui tornare in vita dopo le missioni. Io chi ho?»
E tu saresti una bambina?
«So che a vederli non sembra per niente, ma Naruto e Sasuke ti vogliono bene. Darebbero entrambi la vita per te, è solo che non sanno dimostrarlo perché sono troppo impegnati a litigare tra di loro. Sai bene che tra teste calde si finisce sempre col fare a pugni.» la consolò. A quelle parole, Sakura sorrise amaramente.
«Maestro?»
«Dimmi.»
«Lei ha qualcuno da cui tornare, dopo le missioni?» chiese timidamente.
Kakashi ci pensò. Non era una domanda facile. In effetti, non aveva nessuno se non i suoi compagni d’Accademia. Non era sposato, non aveva figli –almeno non fino ad allora-.
Poi, però, pensò ai suoi allievi. Pensò al sorriso luminoso e ingenuo del biondo dagli occhi azzurri, al sarcasmo e all’irascibilità di Sasuke, alle gote rosse di Sakura.
«Sì. Io ho voi tre.» rispose, sorridendole.
Sakura si riempì cuore e orecchie di quella frase.
Rimasero qualche minuto così, in silenzio. Poi Kakashi si ricordò della missione.
«Su, andiamo dagli altri, prima che passi Naruto e cominci a pestarmi.» disse con una risatina.
«Perché dovrebbe farlo?» chiese Sakura.
Ma sì. Forse, in fondo, è ancora una bambina. L’albino sorrise.
«Niente, Sakura. Andiamo.» detto questo, cominciò ad avviarsi verso la strada principale.
Sakura lo seguì a ruota.
Dopo circa una ventina di metri, Kakashi si fermò.
«Tu vai da loro, io vi raggiungo subito. Ci vediamo fra poco alle porta del Villaggio.» disse, poi si dileguò senza dare spiegazioni.
«Ecco, farà tardi come al solito..» sospirò rassegnata la rosa.


Jiraiya stava facendo una passeggiata nel parco, tenendo in braccio la piccola Sukai, quando vide passare Kakashi con lo sguardo basso, pensieroso.
Non lo chiamò, ma lo seguì. Dopo circa cinque minuti, si accorse di dove stava andando: al cimitero.
L’eremita si fermò, guardandolo allontanarsi.
«Se vuoi prendermi alle spalle, fallo sottovento, e senza una bambina in braccio.» annunciò Kakashi all’amico.
Jiraiya, che stava lentamente tornando sui suoi passi in punta di piedi, trasalì.
«Bé, io…» cominciò imbarazzato l’eremita.
«Tranquillo, scherzavo. Sono venuto a trovare Obito.» Kakashi si voltò verso Jiraiya, con un sorriso amaro sulle labbra.
«Lo immaginavo. Gli fai visita ogni giorno. Comunque non credo che sia il posto adatto ad una bambina.» disse Kiraiya, riferendosi a Sukai.
Kakashi piantò il suo sguardo negli occhioni verdi della piccola. L’albino quasi sentì la voce di Obito.
Forza Kakashi, cosa aspetti a presentarmela? Ebbe una morsa al cuore.
«No, non lo è. Non lo è affatto.» convenne infine.
Allora? Non mi presenti la mia nipotina?
Jiraiya notò nello sguardo di Kakashi qualcosa, qualcosa di rotto. Si accorse che stava lottando con se stesso e con i suoi ricordi.
«Le racconterai di Obito, vero?» quella domanda tamburellò nella mente dell’albino.
Certo che le racconterà di me! Che razza di domanda!
L’eremita fu quasi certo di intravedere una lacrima che lottava per scendere calda e morire sul tessuto nero della maschera, ma Kakashi non l’avrebbe fatta sfuggire.
«Sì. Le racconterò tutto di lui, le racconterò anche di Rin.» rispose.
«Vuoi restare da solo?» chiese Jiraiya. Kakashi annuì.
Sukai, che era rimasta in silenzio, sembrava aver letto il dolore negli occhi di quell’uomo che sarebbe diventato suo padre. Gli sorrise allegramente, scoprendo le gengive ancora prive di denti.
Tranquillo Obito, non sarai dimenticato. Promise.

  
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