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Autore: Mave    24/01/2014    1 recensioni
Era la terza figlia di Nicola II, ultimo zar di Russia. Bellissima e dolce, quasi angelica, da figlia indesiderata si ritroverà ad essere una donna coraggiosa nei tumulti della Rivoluzione.
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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I soldati, al fronte, stanchi e furiosi avevano minacciato l'ammutinamento quando erano loro pervenute delle casse in legno contenenti dei doni da parte della zarina.

Il loro iniziale, fioco, entusiasmo era stato sostituito dall'indignazione nei confronti della "Tedesca" quando invece della gradita vodka che li avrebbe scaldati un po' si erano ritrovati a rigirare tra le mani delle inutili Bibbie.

L'incertezza della guerra e i malumori sempre più evidenti avevano spinto lo zar Nicola a prendere, personalmente, il comando dell'esercito.

Mentre a San Pietroburgo scoppiavano i primi disordini e i primi scioperi indetti dai cittadini provati dagli stenti e dalla fame, i figli dello zar presero il morbillo.

Alessio, il più cagionevole, fu il primo a contrarre il morbo e, ben presto, anche Olga, Tatiana e Anastasia finirono a letto ammalate. Maria, ancora una volta, era stata risparmiata grazie alla sua costituzione forte e robusta.

"Le mie gambe!"

Alessandra era solita riferirsi così alla sua terzogenita in quei giorni di confusione e di agitazione e Maria lavorava con lei e per lei instancabile. Faceva da messaggera correndo per le scale del palazzo ora che la corrente elettrica era stata tagliata e l'ascensore non era più in funzione, accudiva e teneva compagnia alle sorelle malate e insisteva perché la sua mamma si riposasse.

Quei giorni, in cui si ritrovò ad essere l'unico sostegno di sua madre, trasformarono Maria da una bambina ad una donna.

E il suo altruismo e il suo coraggio si rivelarono tutti in quella terribile notte del 13 marzo. Il messaggio dei disordini scoppiati a San Pietroburgo era arrivano fino a Carskoe Selo e la zarina, temendo un attacco del palazzo da parte della folla, decise di andare a parlare ai soldati rimasti fedeli all'impero posti all'esterno come sentinelle.

La notte era molto fredda e in lontananza si udiva il rumore delle pistole. Maria insistette per accompagnare la mamma.

Era buio pesto e solo una debole luce proveniente dalla neve faceva risplendere le canne dei fucili.

La prima truppa di soldati era schierata in ginocchio nella neve, gli altri stavano in piedi, dietro, preparando i loro fucili nell'eventualità di un attacco improvviso.

Dunque stavano rischiando la vita? Davvero lei e la mamma si erano esposte ad un pericolo mortale?

In un primo momento a Maria parve tutto un assurdo gioco ma, man mano che avanzavano tra le file dei soldati sentiva la responsabilità e il pericolo crescere.

Forse avrebbero potuto inchinarsi al loro popolo come aveva fatto due secoli prima la regina di Francia e mostrarsi, finalmente, in tutta la loro umanità. Non potevano, però.

Alessandra avanzava maestosa tra i soldati e la granduchessa la seguiva, ignara come una giovinetta, imperterrita come una donna.

Le figure delle due donne si allungavano come ombre tremule nella notte gelata e non risparmiavano parole di conforto, di fiducia e di semplice fede ai soldati che non avevano tradito e non si erano rivoltati contro i Romanov.

Intanto le raffiche di spari selvaggi si sentivano sempre più vicine finché, all'improvviso, cessarono.

Maria non aveva avuto il tempo per farsi vincere dalla paura perché la stanchezza l'aveva colta per prima.

"Non sarò malata finché papà non sarà di ritorno!"

Si era ripromessa e continuava a ripetersi come se in questo modo potesse tardare i sintomi della malattia che già covavano in lei.

Non sapeva ancora la piccola granduchessa che la notte a piedi nella neve, essersi spesa senza ragione , le sarebbe quasi costato la vita.

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* Ringrazio quanti leggono questa storia. Coloro che l'hanno inserita tra le preferite, le seguite e le ricordate!

   
 
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