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Autore: la luna nera    24/01/2014    1 recensioni
Io non volevo combattere. Volevo essere semplicemente Urania. E basta.
Ma mi resi conto che fuggire faceva di me una codarda e quella parte di me rimasta assopita per tanti anni mi stava continuando a chiamare.
Ed io dovevo rispondere.
Estrellon, luogo al di fuori del tempo e dello spazio, era la mia casa. Lì avrei ritrovato il mio passato, la verità su me stessa e la forza per annientare quel nemico contro cui le altre essenze di stella già combattevano. Estrellon, mondo magico in cui crescono piante dagli straordianri poteri, fra le quali si nascondono i dink e si intrecciano storie, amori, passioni che una volta accarezzate non si dimenticano mai più.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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QUANDO UNA STELLA MUORE
 
 
 
Urania si catapultò fuori con quella determinazione che mi spaventava a morte.
Restai lì nascosto dietro ad un blocco di ghiaccio come un perfetto imbecille, con le mani in mano, a guardare la mia vita andare incontro al suo destino.
 
Amore mio, quante te ne ho fatte passare!
Ricordo ancora il nostro primo incontro, come potrei dimenticarlo? Come potrei cancellare dalla mia mente l’attimo in cui ti piombai addosso e mi persi nei tuoi occhi?
E ricordo quando per la prima volta siamo andati insieme a combattere, lì ti ho tenuta stretta fra le braccia e ….oh, è stato meraviglioso.
Quando hai compiuto la tua evoluzione? Mai vista una cosa più grande!
Le battaglie contro i mostri, i nostri continui battibecchi… Mi piacevi a morire quando ti arrabbiavi con me, quando mi facevi tutte quelle smorfie, quando mi regalavi quei sorrisi mozzafiato che conserverò in eterno.
E quando ho capito che non potevo più vivere senza averti accanto…
Quella sera resterà impressa nel mio cuore come un tatuaggio indelebile,
perché tale è il nostro amore.
Ti ho fatta soffrire e tu sei venuta lo stesso a cercarmi.
Perché anche tu mi ami come io amo te.
Ti prego, non fare sciocchezze!
Vuoi che resti qui a guardare quello che fai per salvare l’universo dal buio eterno e lo farò perché ho fiducia in te, amore mio.
Ma ti scongiuro, non fare pazzie.
 
Si posizionò davanti alla Osborv che ancora aveva le sembianze di Yona.
“Bene, cara la mia stella spenta, a noi due!”
“Credi di farmi paura?”
“Non vuoi accettare il destino di chi come te, per sete di potere, ha disperso tutto quello che aveva. Sei troppo pericolosa per gli equilibri che governano l’universo!”
“Ah! A cosa servirebbero? A farti amoreggiare con il tuo dolce innamorato? Sei una povera stupida! L’universo non ha ragione per sopravvivere! L’amore e l’armonia sono sciocchezze destinate a sparire!”
“Dimentica l’odio e la sete di potere! Purificherò il tuo cuore perché da esso nasca una stella nuova e luminosa, che dia vita a nuovi mondi dove pace e giustizia regnino per sempre!”
“Sei un’illusa! Sei capace solo di dire le stesse stupidaggini come la pace e la giustizia. Non hai capito che sono cose destinate a sparire?!”
“Ti prego, lascia che la luce torni in te!”
“Non ci provare, Cielo Stellato!”
“Mi spiace, non ho altra scelta: devo spegnerti per sempre.”
Scagliò nella direzione di Urania un bolide di negatività, lei lo schivò alzandosi in volo con le Ali dell’Aquila e quando fu abbastanza in alto gridò a gran voce “Per l’Essenza del Cielo Stellato!!!”
Il suo corpo cadde a terra come un peso morto, le ali erano scomparse. Il mio cuore ebbe un sussulto. L’unica cosa apparentemente viva era la pietra stellare.
Sospesa in aria era rimasta una nuvola di scintille del colore del suo costume. Come un fulmine penetrarono nel corpo di Yona, ….della Osborv voglio dire.
Vedevo questa dimenarsi come un’indemoniata, assumeva le posizioni più indescrivibili, urlava, imprecava nella speranza di liberarsi dalla presenza dell’essenza del cielo stellato dentro di sé.
Passavano minuti, interminabili minuti.
Nell’aria risuonavano le loro voci.
“Lasciati guarire Osborv! Lascia che la luce riempia di nuovo il tuo cuore!”
“Mai! Non te lo permetterò mai!”
“Il cielo ha bisogno anche di te! Torna a brillare!”
“Taci stupida! Vattene via!!”
“Mi dispiace… Non mi lasci altra scelta…”
 
In quegli istanti per me il tempo aveva smesso di scorrere. Vedevo solo Yona accartocciata su se stessa. Dal suo corpo iniziavano ad uscire getti di oscurità man mano più potenti. Urlava e continuava ad imprecare sonoramente.
E Urania? Dov’era la mia dolce Urania?
Vedevo solo il suo corpo disteso a pochi metri da me.
Non so cosa mi stava trattenendo ancora dal non precipitarmi sul campo di battaglia per gettare qualsiasi cosa sul nemico. La mia spada era spezzata e quindi inutilizzabile. Ma qualcosa dovevo pur fare!
Mentre tentavo di trovare una soluzione, lei mi chiamò.
“Heeron.”
“Amore mio!”
“Heeron, è tutto finito. L’essenza della Osborv è spenta per sempre. Ora è tutto nelle tue mani.”
“Cosa-come?!”
“Ti amerò per sempre, ricordalo.”
 
Un’emissione di luce impressionante invase l’aria gelida del tramonto artico. Proveniva dal punto esatto in cui Urania e la Osborv si erano affrontate nell’ultima decisiva battaglia.
Poi tutto tacque.
Riaprii gli occhi dopo qualche istante.
Il mio cuore stava per smettere di battere.
I miei polmoni iniziavano a rifiutare l’aria.
Il sangue nelle mie vene non scorreva più.
Il cielo crollò su di me e il mio corpo fu come squarciato da un fulmine.
Della Osborv non restava più nulla, solo il ricordo di giorni cupi.
E Urania?
Il suo corpo era lì immobile.
Non c’era più la vita neanche in lei!
Una scintilla!
Un bagliore!
Un soffio di luce!
Niente!
Niente!!
Non potevo accettare una cosa simile!
Con le gambe che a fatica mi sostenevano, raggiunsi il suo corpo esanime. Aveva il viso pallidissimo, non dava segni di vita.
La chiamai una, dieci, cento, mille volte.
Urania non rispondeva.
Dai miei occhi iniziarono ad uscire lacrime.
Ero incredulo, sgomento, impotente.
Non potevo accettare di perdere il bene più prezioso che la vita mi avesse mai offerto.
Lei era la mia stessa esistenza.
Coma avrei potuto andare avanti da solo?
Continuavo ad accarezzarla, ad abbracciarla, a baciarla.
Nulla.
Era solo il nulla.
Le stelle del suo costume iniziavano a spegnersi una dopo l’altra partendo dai bordi e avvicinandosi alla pietra stellare a piccoli passi.
“No… non spegnerti amore mio… Urania…. Uraniaaaa!!!”
L’aria risuonava solo del mio grido disperato.
Il Cielo Stellato si stava spegnendo fra le mie braccia.
Ecco: anche l’ultima stella del suo costume aveva dato l’ultimo bagliore.
Ora non brillava più niente. Tutto si era spento.
Mi accasciai su di lei privo di ogni forza.
Avevo gli occhi annegati nelle lacrime e il cuore in frantumi.
In quei momenti l’unica cosa che volevo era raggiungerla.
Restai lì stretto a quel corpo immobile, lasciando che il gelo ricoprisse anche me.  Saremmo rimasti insieme per l’eternità ricoperti dal ghiaccio cristallino.
In quegli attimi era tutto ciò che volevo.
 
Era trascorso  del tempo, non so quanto, la neve iniziava già a formare un piccolo strato su di me. All’improvviso la pietra stellare iniziò a pulsare luce: come saette, sette getti di luce schizzarono fuori da essa e come per incanto davanti a me si materializzarono Isette, Britt, Hory, Phaes, Haya, Michie e Marik.
Le ragazze, ancora intorpidite, si guardarono attorno con evidente smarrimento.
 
“Ma cosa…. Dove siamo?.... Che è successo?” Farfugliò Britt ancora stordita guardandosi attorno.
“O mio Dio….” Marik si portò le mani sulla bocca per nascondere un grido di orrore e disperazione.
Tutti gli occhi delle ragazze erano puntati su Urania. Non avevo il coraggio di dire niente, neanche di esprimere loro la mia gioia di averle di nuovo accanto. Phaes si avvicinò a noi, le prese il polso. “Il battito è debolissimo, ma ancora presente.” La fissai con un barlume di speranza negli occhi.
Isette si avvicinò. “Che cosa è successo Heeron?”
Mi feci forza, forse grazie alle parole di Phaes. “Lei…. Mi ha liberato dall’incantesimo…. La Osborv aveva preso le sembianze di Yona per intrufolarsi ad Estrellon e….” Inghiottii un enorme nodo che si stava formando nella mia gola. “E si sono affrontate.”
 “Quindi quella megera…”
“E’ stata spenta una volta per tutte. Urania…. Urania….” Non riuscivo a proseguire, i singhiozzi sovrastavano la mia voce impedendole di uscire.
“Aspettate un attimo….” Esordì Michie. “Se noi siamo di nuovo qui, non sarà mica perché Urania è….è…” Si interruppe. Non riusciva ad associare il suo nome con quella parola che significa non ritorno.
“E’ viva, ma ha usato tutta l’energia dell’essenza del Cielo Stellato per spegnere la Osborv. Le sue funzioni vitali sono pressoché nulle, per questo la pietra ci ha espulse: il Cielo Stellato morente non può contenere stelle vive. E’ la legge dell’universo.” Puntualizzò Phaes.
“Coraggio, non c’è un attimo da perdere.” Hory richiamò l’attenzione di tutte. “Sapete bene quello che sta succedendo: il Cielo Stellato non può scomparire, noi stelle maggiori dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere perché questo non accada.”
“Giusto.” Osservò Haya. “Zenit saprà come farla tornare fra di noi.”
“E’ troppo debole per affrontare il viaggio fino ad Estrellon!” Esclamò Michie.
“Allora non resta che una cosa da fare.” Marik guardò una per una le ragazze. Si capirono in un attimo: ognuna donò una scintilla della propria essenza per permettere ad Urania di raggiungere Estrellon ancora in vita. Il suo esile corpo, che aveva sopportato e superato prove grandi quanto un macigno, fu inondato della luce delle stelle.
“Bene, Urania per il momento è al sicuro. Possiamo andare.”
Come Marik pronunciò queste parole, le ragazze si circondarono delle loro sfere di luce e partirono alla volta di Estrellon. Così feci anche io: mi avvolsi nel mio mantello e, con Urania stretta fra le braccia, le seguii. Il suo corpo non era più caldo come ricordavo, ma nel mio cuore pieno di angoscia si era accesa di nuovo la speranza che forse non tutto era perduto. Prima, nell’immediatezza della tragedia, avevo dimenticato che in me dimorava il potere della rinascita e che con l’aiuto di Zenit, avrei risvegliato Urania.
Durante il tragitto le sussurravo incessantemente all’orecchi di tenere duro, che avrei fatto di tutto per farla rinascere, che non doveva arrendersi.
Perché lei era me ed io ero lei.
Come misi piede sul suolo di Estrellon venni circondato dai dink festanti.
“Ciao piccolini…. E’ bello rivedervi. Devo scusarmi con voi per tutto quello che ho fatto. Perdonatemi, vi prego.”
Un paio di loro mi sfiorarono i capelli come segno di amicizia, poi insiemi a tutti gli altri, sparsero una gran quantità di polvere stellare su Urania. Alzai gli occhi verso il palazzo di Zenit: presentava ancora i segni dell’attacco, ma le parti vitali dell’edificio erano di nuovo integre e funzionali. Alla base dei gradini dell’ingresso Zac e Marik mano nella mano attendevano solo che io varcassi quella soglia e mi presentassi al cospetto di Zenit dalle cui parole dipendeva l’esistenza del Cielo Stellato. Solo lui era in grado di dirmi cosa fare, come agire e da dove attingere l’enorme potere necessario a farla rivivere.
Guardai i due innamorati scambiarsi un dolcissimo bacio. Poco dopo si voltarono verso di me.
“Ragazzi, devo scusarmi anche con voi.”
“Lascia stare, è acqua passata.”
“Ora va’ da Zenit e fai quello che devi fare.”
 
Entrai nel grande salone sorreggendo Urania con le braccia.
Il venerabile fece comparire un enorme cuscino di stelle sul quale adagiare la ragazza.
Mi inginocchiai al suo cospetto. “Nobile Zenit, chiedo perdono anche a voi, come a tutti gli abitanti di Estrellon per non essere stato capace di contrastare efficacemente il nemico ed aver messo in serio pericolo la vita di tutti. Imploro il vostro perdono,  o venerabile.”
Si alzò e mosse due passi verso di me. “Ragazzo, tu non hai nessuna colpa. La stella spenta ti ha stregato con un incantesimo oscuro enorme e potente. Non potevi fare nulla per contrastarla e come ha tratto in inganno te, ha ingannato tutti noi intrufolandosi ad Estrellon per portare a termine il suo disegno di distruzione. Non devi sentirti in colpa, ora hai bisogno di forza e determinazione: le battute finali di questa lunga battaglia spettano a te.”
Alzai la testa, guardai Zenit e automaticamente i miei occhi caddero su Urania.
“Ditemi come posso risvegliarla, vi scongiuro.”
E Zenit parlò:
“Il Cielo Stellato non può spegnersi, è grazie ad esso che la sopravvivenza dell’universo va avanti nello spazio e nel tempo. Noi possiamo offrirle solo il minimo indispensabile perché le stelle continuino ad illuminare le notti. Il compito di far rinascere l’essenza del Cielo Stellato è nelle tue mani poiché tu e tu solo detieni il potere di ridonare la vita ad una stella. Qui non si tratta di un singolo astro, il compito dunque ti richiederà il massimo impegno.
Heeron, tu ed Urania siete due entità distinte e complementari allo stesso tempo e soprattutto indissolubilmente unite. L’intero cielo stellato comprende tutto: ogni galassia, stella e atomo presente nell’universo. Ma a sua volta il cielo stellato non potrebbe esistere senza le galassie che a loro volta lo compongono e danno vita a nuovi elementi. Così è da sempre e così sarà per sempre. E proprio come fanno le galassie, ora tu dovrai riportare in vita il Cielo Stellato.”
“Ditemi, in che modo posso farlo?”
“Va’ nel giardino e riportalo al suo antico splendore. Estirpa ogni cosa che ha avuto a che fare con l’energia negativa e fa’ in modo che tutto rinasca. La polvere stellare conservata dai dink unita all’energia delle stelle maggiori ti aiuteranno a rendere più veloce l’operazione. Il tempo scorre tiranno e devi portare tutto a termine prima che l’energia che tiene in vita Urania svanisca. Quando dunque tutto sarà come prima, va’ con lei presso la tua pianta….”
“La mia pianta?”
“L’ultimo arbusto che hai aiutato a nascere prima che Estrellon iniziasse a crollare è collegato al tuo potere.”
“Vi state riferendo a quella dal fusto verde e dai grappoli di luce?”
“Esattamente. Dalle foglie che dovrai far schiudere sgorgherà l’acqua della rinascita. Farai in modo che attorno alle radici si formi un laghetto sufficientemente capiente da contenere entrambi i vostri corpi. Cerca di non commettere errori: una quantità insufficiente risulterà inefficace. Immergiti lì con lei e tutto il resto verrà da sé: ti basterà invocare il potere della rinascita e il tuo cuore riceverà tutte le risposte di cui ha bisogno.
Da quel momento la sopravvivenza del Cielo Stellato sarà nelle tue mani.” Seguì un breve silenzio. “Ora va’. E che le stelle siano con te.”
Incamerai nel mio cuore le parole di Zenit. Mi chinai su Urania la cui esistenza era nelle mie mani. Mi avvicinai a lei e la baciai.
Avrei voluto dirle tante di quelle cose che forse solo quel bacio era in grado di esprimerle per intero.
Mi alzai, salutai Zenit e, avvolto nel mio mantello, uscii dal palazzo per andare incontro al mio destino.
 
 
 

 
Hello my friends!
Ho preso in prestito l’ultimo singolo di Giorgia per il titolo del capitolo: quel brano mi ha ispirato tantissimo nella stesura e devo dire che non è stato semplicissimo: dovevo tirare le somme di molte cose che abbiamo incontrato durante la storia. Spero sia chiaro tutto quanto: la misteriosa pianta spuntata nel giardino (capitolo 16) in realtà era collegata al potere di Heeron e il liquido prodotto dai germogli era l’acqua della rinascita, indispensabile perché Urania non si spenga. Fra di loro esisteva veramente un legame scritto nelle stelle come Zenit ha spiegato: i due sono due entità distinte e complementari. Il fatto che poi si siano innamorati andava oltre il destino.
 
A questo punto vi do appuntamento all’ultimo capitolo in cui vedremo come Heeron tenterà di svegliare Urania. Ci riuscirà? Oppure fallirà sotto l’influenza di un qualcosa lasciato nel suo cuore dal nemico?
Vi chiedo solo qualche recensione, giusto per fare un piccolo bilancio della storia: pubblicherò il finale se ne arriveranno almeno tre o quattro.
Grazie a tutti
A presto
La Luna Nera

 
  
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