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Autore: Lumik Lovefood    24/01/2014    2 recensioni
Mi chiamo Tibby Lanyon, ho ventisei anni e lavoro in un ufficio di Grafica Pubblicitaria. Sono del Vermont ma vivo a New York, in un appartamento tutto mio, preso dopo molti sacrifici. Amo il tiramisù ma odio gli spinaci. La mia giornata tipica è molto monotona: casa-lavoro-casa. Odio le feste e i glitter su ogni cosa esistente in questo mondo. Non sono bionda, non solo alta e non sono una modella.
Altro? Mmh... Ah, sì!
E mi sono incasinata la vita col mio nuovo vicino di casa, Orlando Bloom.
Volete sapere come?
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Come As You Are


- Il Vermut Dolce ed i sensi di colpa non vanno d'accordo! -




Cercando di non far cadere mia nipote dalle mie stesse braccia, e così evitare la furia omicida di mio fratello, cerco le chiavi di casa di quest'ultimo per poter rientrare, dopo aver saccheggiato i più disparati negozi con la sua bellissima, ed ora anche usatissima, carta di credito.
Dopo essere riuscita ad entrare ed a chiudermi la porta alle spalle, sento dei passi che si avvicinano a me. Sono troppo leggeri per essere di mio fratello, un bestione biondo che non si sa da dove sia uscito, e camminano troppo velocemente... Chi diavolo c'è in casa?
Stringo di più Vivienne, che al contrario mio non sembra per nulla in ansia, e faccio alcuni passi in direzione della cucina, ma vengo bloccata da una voce che proviene dai miei piedi.
“Tibby!”
Abbasso lo sguardo e vedo Flynn Bloom che mi guarda felice come una Pasqua, aggrappandosi alla miei gambe. Io sono incapace di mettere insieme nemmeno una vocale per la sorpresa.
Lui si stacca da me e mi guarda “Siamo venuti a trovarti. Te ne sei andata senza salutare.” mi sta rimproverando questa piccola peste e sto per ribattere, ma mi soffermo alle parole che ha usato.
“Siamo venuti?” Chi?
Poso a terra Vivienne e le tolgo il cappello ed il cappotto, appendendolo all'appendiabiti che c'è all'ingresso. I due bambini si guardano curiosi l'un l'altro, ma mentre mia nipote sembra più timida e si nasconde dietro le mie gambe, Flynn sembra più sfacciato, dato che la sta guardando incessantemente.
Mi abbasso su Vivienne “Questo è Flynn. E' un amico della zia.”
Lei si limita a guardarlo, con i suoi occhietti azzurri che si abbassano immediatamente non appena scorgono la figura del bambino.
Cara mia, da grande ti ritroverai zitella come tua zia se non sei un po' più disinibita!
Flynn sembra aver capito, oppure agisce giusto perché si sta annoiando, e si avvicina a Vivienne, tenendo alzata una manina “Mi chiamo Flynn e mi piace la torta al cioccolaco.”
Scoppio a ridere perché ricordo che anche con me si è presentato in questa maniera.
La bambina sgrana gli occhi ed a me viene un lampo di genio: a Viv piace la torta al cioccolato!
Mia nipote esce dalle mie gambe e stringe titubante la mano al bambino, mormorando solo che si chiama Vivienne.
Improvvisamente, sento dei rumori provenire dalla cucina, sembra vetro rotto. Mi volto sui bambini, che si stanno ancora stringendo la mano e si guardano curiosi “Perché zia, non vai a far vedere a Flynn i tuoi bellissimi giocattoli?”
Ed immediatamente si sono dileguati.
Faccio un bel respiro e mi avvicino cauta in cucina, sentendo delle voci che mugugnano provenire da essa.
Mi affaccio alla porta, e forse non avrei dovuto proprio farlo.


Se potessi, prenderei a sberle quell'idiota e quell'altro deficiente che sono stesi sul tavolo della cucina, ubriachi come non mai!
Reese Lanyon (sì, mio fratello, che si pentirà tra poco di essere tale), è completamente ed inevitabilmente ubriaco marcio. Con la sua stazza da giocatore di football e il cervello di una gallina, occupa solo lui mezzo tavolo della cucina, russando e mugugnando nel sonno cose senza senso. Per come è carico di alcol, regge ancora la bottiglia di Vermut dolce tra le dita, nonostante il liquido sia finito da un pezzo e non ci sia nessun bicchiere a raccoglierlo, dato che giace infranto sul pavimento.
Voi vi starete chiedendo che è l'altro, vero? Beh, vi annuncio che Mr. Orlando Bloom non farà alcun altro film, dato che lo disintegro con le mie stesse mani, ma a lui ci penserò dopo, ora viene prima quell'idiota di mio fratello.
Mi avvicino a lui e gli do un forte scossone, talmente forte che apre gli occhi di scatto e grida “Il terremoto!”.
Non appena si rende conto che non c'è nessun fenomeno sismico in atto, sfortunatamente per lui, si accorge della mia presenza e forse, ma forse, sperava che fossi un'illusione ottica dovuta all'alcol, ma non appena sente una mia mano togliergli la bottiglia vuota in mano, inizia a piagnucolare.
“Oh Tibby... Oh Tibby... Era un goccio, solo un goccio... Oh Tabitha.”
Cerco di non sentire quel lamento e di farlo alzare dalla sedia, portandomi un suo braccio, o una mia gamba che sembra un suo braccio, sulla mia spalle, caricandomelo un po' addosso per portarlo nella sua stanza.
Fortunatamente, ha sempre avuto un buon senso dell'equilibrio e mi aiuta in questa ardua impresa. Il corridoio che devo percorrere, sempre per mia fortuna, non è tanto lungo e difficile da percorrere, ma nel viaggio, dobbiamo passare davanti la cameretta di Vivienne, intenta a giocare coi colori insieme a Flynn.
Non fosse mai successa una cosa del genere...
Mio fratello, non appena vede la figlia, perde ogni tipo di dignità che aveva, non che fosse molta in principio, ed inizia a piagnucolare di nuovo, gridando per giunta.
“Mio raggio di sole! Mio piccola ciabattina fru fru! Papà sta bene, papà sta benone. Sta' solo giocando!”
Mi verrebbe voglia di prenderlo a sberle “E che gioco gli vorresti insegnare ? Quello del bere?” grugno inviperita.
“Oh Tabitha!” ed inizia a piangere come un bambino. Fortunatamente, i veri bambini l'hanno presa sul ridere e non hanno dato peso a quello che blaterava mio fratello.
Dopo tanto, siamo arrivati nella sua stanza e posso buttarlo, letteralmente, sulle sue lenzuola blu notte, togliendoli poi le scarpe e la cintura ai pantaloni, la cravatta e la giacca del completo non c'erano, probabilmente l'aveva tolte lui stesso in un attimo di euforia disinibita.
Prima che me ne potessi andare, mi afferra per un polso e mi fa chinare su di lui, schiaffandomi il suo faccione rosso in faccia e fissandomi dritto negli occhi, nonostante i suoi sono praticamente invisibili tra le sue palpebre calate. Sento il suo alito saturo di alcol entrarmi in corpo, rischio di ubriacarmi se gli sto ancora vicino ma, nonostante i vari tentativi di togliermelo, rimango lì, a guardarlo.
“Tu.” dice, con gli occhi ormai chiusi, non continuando a parlare.
“Io.” gli dico, alzando la voce e ridestandolo.
“Tu, sei fortunata.” e dopo di questo, crolla completamente, fatto fuori dall'alcol.
Faccio un sospiro e mi stacco da lui, prendendo poi il suo cellulare, poggiato sul comodino, e componendo il numero della sua segretaria, Jennifer.
“Pronto? Reese?” risponde Jen, preoccupata.
“Sono Tibby. Scusa il disturbo, ma purtroppo non credo che mio fratello si possa presentare domani a lavoro.” spiego, cercando di essere più seria possibile.
“Cosa? E' successo qualcosa di grave?” chiede lei, con la voce acuta.
“No, nulla, tranquilla. E' solo che, tornato dall'ufficio, si è precipitato in bagno a vomitare, cosa che sta facendo tutt'ora, e...” getto un'occhiata a mio fratello, che in quel momento aveva preso a russare con la bocca aperta come un forno “E' veramente messo male.” conclusi poi, al telefono.
“Ti mando un'ambulanza?” chiese lei, efficiente come sempre.
“No! Ho chiamato il medico di famiglia, non preoccuparti.” gridai da schizzata.
Jennifer rimase un attimo in silenzio, ma poi parlò “Va bene. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa.”
“Sì. Grazie. E scusami.” e riattaccai velocemente il telefono.
Poi guardai Reese “Mi devi un favore.”



Uscii dalla sua stanza e mi avviai velocemente in cucina, dall'altro. Rimasi un attimo ad osservarlo dallo stipite, incrociando le braccia al petto.
Quell'idiota era venuto fino al Vermont per me? Chissà chi gli aveva dato tutte queste indicazioni su dove trovarmi... Ma poi mi venne un'illuminazione: mia madre. Aggrappai immediatamente il mio cellulare e le composi un messaggio, che inviai subito.

“Grazie, eh!”

lo riposi in tasca e mi avvicinai ad Orlando, che dormiva beatamente, ogni tanto facendo dei versi senza senso. L'avevo già visto dormire, in verità, ma ora mi sembrava di vederlo per la prima volta e non potei non osservarlo bene, vedere la linea della sua mascella, gli zigomi squadrati che finivano vicino agli occhi dalle lunghe ciglia scure e le labbra, quelle labbra sottili che ogni tanto si muovevano. Ripensai al nostro bacio...
Lo guardai un altro po', sospirando, finché non decisi di svegliarlo, una volta per tutte.
Gli posai una mano sulla spalla e lo scossi energicamente, chiamandolo “Orlando.”
Fortunatamente si sveglia subito, stropicciandosi gli occhi per poi volgerli a me. Non appena mi mette a fuoco, li sgrana, non so se per la sorpresa o per l'imbarazzo di trovarsi così in fretta faccia a faccia con me ed ubriaco.
Alza il busto di scatto, continuandomi a fissare in quel modo stralunato, muovendo un po' le labbra, finché non riesce ed emettere un suono, una parola “Tibby.”
Mi rende felice e nello stesso tempo mi mette paura, sentire nuovamente il mio nome uscire dalle sue labbra.
Lo guardo un po', per poi dirgli “Andiamo a letto.”
Non so cosa abbia capito, ma il suo sguardo s'illumina, nonostante abbia due occhi che sembrano due gommoni. Come per mio fratello, mi metto un suo braccio sulla spalla e cerco di farlo alzare ma, a giudicare dalle sue gambe a gelatina, sarà un'impresa più difficile di quella che mi è toccata con Reese.
Lo trascino nel vero senso della parola, dato che non muove per nulla le gambe, nella mia stanza, stendendolo poi sul letto. Lui però non mi lascia il collo e sono costretta a guardarlo negli occhi ed a perdermi nei suoi pozzi scuri come la pece.
“Mi dispiace.” mormora con un fil di voce “Ho fatto una cazzata.”
“Ho notato.” gettandogli un'occhiata da capo a piedi, ma credo di non aver capito bene, dato che cruccia i sopraccigli e mi guarda strano.
“Non intendevo il Vermut...” e sta' muto, aspettando me, aspettando che sia io a parlare. Non voglio parlarne ora, soprattutto perché è ubriaco lercio e perché non me la sento ancora. So che non posso rimandare in eterno, ma cavolo! Mi ha riempita di bugie perché non aveva il coraggio di dirmi la verità!
“Ne parliamo domani.” taglio corto, togliendomi le sue mani dal collo e dandogli le spalle, facendo per andarmene, ma lui mi blocca un polso, e mi costringe a voltarmi verso di lui.
Ha lo sguardo sofferente, di uno che si sente in colpa, di uno che sa di aver fatto una cazzata immane. Stringe di più le dita intorno al mio polso ed io, istintivamente, abbasso lo sguardo verso quell'intreccio di pelli e calore.
Mi fa male, mi fa male sentirlo nuovamente sulla mia pelle, nonostante sia quello che voglio.
Alzo lo sguardo verso di lui e lo vedo muovere le labbra.
“Io voglio te.”




Mi chiamo Tibby Lanyon, ho ventisei anni e lavoro in un ufficio di Grafica Pubblicitaria. Sono del Vermont ma vivo a New York, in un appartamento tutto mio, preso dopo molti sacrifici. Amo il tiramisù ma odio gli spinaci. La mia giornata tipica è molto monotona: casa-lavoro-casa. Odio le feste e i glitter su ogni cosa esistente in questo mondo. Non sono bionda, non solo alta e non sono una modella.

Altro? Mmh... Ah, sì!

E mi sono incasinata la vita col mio nuovo vicino di casa, Orlando Bloom.
Volete sapere come?





- Sclero d'autrice -

Salve! Sono di nuovo qui con una nuova storia, un po' diversa dalla precedente che ho pubblicato, e sicuramente più lunga di essa.
Questo capitolo è un po' corto, ma mi serve per introdurvi al meglio la storia e per riprendere, dopo diversi capitoli, da qui la narrazione. Amo quando si parte dal presente per andare al passato e riprendere il presente poi, molte mie storie iniziano così! ^___^
Ho introdotto un po' di personaggi nuovi e spero di avervi incuriosito almeno un po'... Non credo di fare una storia lunghissima, forse alcuni capitoli lo saranno, ma in totale la storia non dovrebbe avere più di dieci capitoli! Mi sono messa questa piccola imposizione, perché altrimenti farei un'opera omerica che non avrebbe fine e vorrei evitare ciò, non solo per me ma anche per voi lettori!
Non avevo programmato di scrivere un'altra storia, soprattutto perché ho un'altra all'attivo, che per il momento rimarrà un po' ferma, o comunque subirà dei rallentamenti... Il mio problema è che non riesco a non immaginare le cose ed a non scriverle! Io devo scrivere!
E cos'è meglio di una giornata grigia e piovosa per farlo? Mi ha spronato la mia piccola calopsitta Giorgi (se non sapete cos'è, vedete su internet), che si era gonfiato tanto da diventare simile ad un uccello di Angry Birds, che non ho fatto a meno di ridere e di aver voglia di buttarmi in quest'avventura. :D
Or bene, credo di aver detto tutto... Spero! xD
Ci vediamo al prossimo capitolo! :)

Un bacione, vostra Lu

EDIT delle 2:14 pm: Questa sera (25-01-2014), sarà presente Orlando Bloom a "C'è posta per te" di Maria De Filippi. Appene io e mia sorella, grande fan anch'essa dell'attore, abbiamo saputo la notizia tramite il TG5, abbiamo fatto una hola da Guinness dei primati! Mia madre era sconvolta! xD Io, purtroppo, non potrò vedere la puntata, a meno che non compaia proprio all'inizio, ma mia sorella poi mi racconterà tutto! :D




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