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Autore: Eleven    07/06/2008    10 recensioni
"Sei pazzo? Ci guardano tutti!"
"Che guardino. - sibilò. Poi mise su un'espressione furba che piacque poco alla riccia - Ne ho bisogno ora." ripetè ricordando le parole di lei della sera prima.
La Granger arrossì istantaneamente e con una piccola spinta lo allontanò da sé.
"Vedi di prendere meno in giro, che di certo non ti sei sottratto. - borbottò - Dobbiamo andare a lezione."
Draco si accigliò appena, guardandola riprendere il passo dietro agli altri Grifondoro.
"E immagino che a te la voglia di seguirla non passi mai, eh?" le chiese all'orecchio raggiungendola.
"Esatto." rispose piccata.
"Non c'è nessuna speranza di indurti a saltarla?" sussurrò mellifluo.

(Dal capitolo 28) - Introduzione modificata.
______30° ed ULTIMO CAPITOLO POSTATO_______
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se ci ho messo tanto, la fine dell’anno mi aveva risucchiata.

Voglio dedicare questo capitolo a MartyViper, che riesce a seguirmi anche dall’Inghilterra! °_° Tesoro, sei matta ma ti adoro.


Eccovi finalmente il ritorno di Hermione ^^. Buona lettura.



Il passato non è ora




"Signor Malfoy, è desiderato in infermeria!"


La classe del sesto anno Grifondoro - Serpeverde si stava svogliatamente dirigendo alla torre nord, quando l'infermiera stessa, chiamata affettuosamente Poppy dagli studenti, li raggiunse.


Lievemente stupito, il biondo salutò il suo migliore amico Blaise Zabini e seguì la donna giù per le scale, scontrando involontariamente di tanto in tanto i compagni che salivano verso la botola.


"Porca miseria, il furetto si salta Divinazione!" sibilò Potter.


"Ti piacerebbe saltarla anche tu, eh Harry?" disse Zabini raggiungendoli.


"Tanto, per l'attenzione che presta alla lezione..." insinuò Pansy Parkinson, che li aveva seguiti con un meraviglioso sospirò tutto per il ragazzo sopravvissuto.


Ron si girò dall'altra parte, nauseato.


"Questi due mi danno la nausea." commentò posandosi quasi involontariamente una mano sulla pancia.


"Bisognerebbe trovare la ragazza anche a te, Weasley, così non avresti il tempo per pensare a loro!" scherzò Blaise, precedendoli nell'aula.


Ron arrossì di botto, poi andò a sedersi nel solito secondo banco mentre Harry lo raggiungeva ghignando maligno.


"Ti sta contagiando, quella strega." mugugnò truce osservando la Parkinson.


"Come?"


"Niente, niente."


Mentre dava quella risposta, ebbe l'impressione che gli sarebbe toccata diverse volte, da quel momento in avanti, quella specie di silenzio forzato.


Draco entrò nell'infermeria in silenzio, chiudendo piano la porta. Aveva una leggera ansia, entrando lì dentro. Cosa lo aspettava?


"C'è nessuno?" chiese guardandosi intorno.


"Draco..." era stato poco più di un sussurro. Ma lui l'aveva sentito. Così come aveva sentito che non poteva essere altri che lei.


"Dove sei?" domandò allora, continuando a cercarla con gli occhi.


Una figura ammantata uscì da dietro un paravento, distante un paio di letti da lui.


"Promettimi che non riderai." gli chiese lei.


Draco ebbe in quel momento, come solo raramente gli succedeva, l'istinto di sorridere. Com'era piccola, la sua Hermione, e insicura.


Con poche falcate la raggiunse e la abbracciò, sentendo con certezza che le sue spalle erano ormai solide. Ma il resto...


Hermione si staccò lievemente da lui, aprendo il mantello per fargli vedere il bacino e gli arti inferiori. Ora sembrava veramente un fantasma incantato; visibile, i colori appena accennati, come annacquati, le gambe ancora intangibili.


Sorrise timidamente, osservando il susseguirsi delle diverse emozioni negli occhi del Serpeverde. Appena distinguibili.


"Sei una stupida, Mezzosangue... - le disse dopo un poco guardandola in viso - Non potrei mai ridere di una cosa simile."


"In passato l'hai fatto." ribattè lei.


"Il passato non è ora, e in passato non mi sentivo colpevole."


"Per cosa ti senti colpevole?" chiese inclinando appena il capo verso destra, come a ricercare sul suo volto la risposta alla sua domanda.


"È colpa mia se è successo. Bellatrix è mia zia." spiegò.


"Te le ha messe in testa Ron, queste cose?" chiese indulgente. Conosceva Ron, e aveva seguito lo scambio di sguardi all'interno dello studio di Silente. Era capacissimo di avergli inveito contro, una volta usciti.


Draco sospirò per poi rispondere:


"No, è vero."


Hermione chiuse gli occhi, maledicendosi per quello che stava per dire. Maledicendosi perché sapeva di banale, di già detto. E perché invece era la cosa più sincera che si sarebbe sentita di dire in quel momento.


"Preferisco correre dei rischi per stare con te che non averti mai conosciuto veramente. - disse rimettendosi il mantello - E comunque Bellatrix perseguita Harry da mesi, ormai. È chiaro che è stata lei."


Draco abbasso gli occhi, incapace di risponderle. Non sapeva cosa dire di fronte a quella persona messa a nudo... Ma era davvero ciò che pensava? Hermione non era certo il tipo da dire cose che non pensava, ma lui non era in grado di trovare un motivo valido per cui avrebbe dovuto sopportare cose come quella anche in futuro. Volontariamente. Proprio non lo capiva.


Il silenzio intanto si era impadronito della stanza. Fu Hermione a romperlo.


"Vai a lezione."


Non un sorriso, non un bacio. Una consapevolezza. La consapevolezza che l'avrebbe sopportato altre 100 volte. E che non era niente, con lui.



"Chi ti voleva in infermeria?"


"Affari tuoi mai, Blaise?" chiese l'altro interrompendo il suo testardo silenzio.


"Hermione?"


Evidentemente il moro era recidivo.


"Hermione." rispose Draco.


"Hermione cosa?!" passando per caso poco lontano, Ronald Weasley aveva captato nel discorso il nome della sua migliore amica e subito si era fatto più vicino, inserendosi prepotentemente tra loro.


"Torna a dormire, Weasel." sputò acido Malfoy.


"Direi proprio di no! - rispose - Mi riguarda! Ci riguarda!"


Harry venne agguantato ed inserito a forza nella discussione, di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Da quando aveva saputo che Herm era viva aveva addosso una strana sensazione di serenità sopra a tutto e qualunque cosa accada, e non aveva neanche quella voglia sempre presente di prendersela con Malfoy. Gli sembrava uno spreco di tempo e di energie, nonché una cosa piuttosto infantile. Che lo spirito di Hermione si fosse impadronito di lui?


La discussione venne troncata dall'arrivo di Pansy Parkinson, la quale dopo aver inviato all'indirizzo di Harry diverse occhiate piuttosto eloquenti si rivolse al Principe di Serpeverde.


Brutta giornata davvero, per Draco Malfoy. Dopo la parentesi dell'infermeria, che il biondo non sapeva se collocare tra i fatti positivi o negativi, la battitrice della sua squadra di Quidditch si era infortunata - "Dico io, ma come si fa ad essere tanto idioti da rompersi un braccio!" aveva sbraitato sotto gli occhi increduli della poveretta e di Blaise e Daphne, amica della battitrice in infermeria, che osservavano lo sfogo del loro capitano allucinati.


Logico che quella stessa sera venisse annunciata la partita più importante dell'anno, ovvero quella che la Casata Slytherin attendeva dall'inizio: l'incontro Grifondoro vs Serpeverde.


Ma Draco Malfoy, quella sera non aveva voglia di cercare un'altra battitrice. Per nulla. Avrebbe perso il campionato, piuttosto.


Quella sera era stanco, svogliato e quasi depresso. Disinteressato verso qualunque altra cosa che non fosse il pensiero di lei, e della sua guarigione.


Ed un falco girava in tondo su Hogwarts, stridendo stizzito.




Spazio dell’autrice:


Eccoci di nuovo qui, come al solito non uccidetemi ^___^” se no poi chi la finisce, la fic?


Chiedo scusa se non riesco a rispondervi singolarmente, grazie comunque a tutti coloro che hanno commentato, per i commenti a questo capitolo non mi farò nessuno sconto ^^” promesso.


Baci, Eleonora.


   
 
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