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Autore: Hi Ban    25/01/2014    1 recensioni
«Oh, calzini calzini! Perché siete voi, calzini? Rinnegate la vostra puzza, rifiutate la vostra avversione per i buchi cuciti o, se non volete, giurate che vi farete lavare e io non vi butterò! Solo il vostro tanfo mi è nemico, voi siete vo-»
«Che diavolo vuol dire ‘io non vi butterò’?! Sbarazzati di quella merda se non vuoi finirci tu nella lavatrice con la bocca cucita.»
«... Che cosa vuol dire ‘buttare’? Non è una mano, né un pied-»
«Vuol dire che se non la pianti ti butto dalla finestra e raccolgo il tuo sangue con i tuoi calzini.»
«... ryokai.»
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hidan, Shisui Uchiha
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piove anche sotto l'ombrello se Shisui non lo apre'
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11. Post it




Era davvero una cosa rara che, tra i due, ad arrabbiarsi fosse Shisui. Forse perché l’Uchiha tendeva a prendere tutto più alla leggera, al contrario di Hidan, che era capace di mettere a ferro e fuoco l’intero edificio anche solo se Shisui gli finiva i biscotti. E Hidan nemmeno ci credeva che uno come lui potesse prendersela per qualcosa: era semplicemente troppo… superficiale, valutava tutto secondo un metro di giudizio che attribuiva importanza alle cose più stupide, tralasciava completamente altre questioni ben più gravi e, comunque, anche per quanto riguardava ciò che gli interessava non andava mai oltre la tristezza, forse lo sdegno e, al massimo, l’irritazione non superiore ad una decina di minuti.
Era un essere molto strano, quello lo avevano capito tutti. Se qualcuno lo vedeva senza conoscerlo minimamente, comunque, poteva erroneamente pensare che fosse addirittura una persona vagamente composta.
Hidan non lo aveva visto serio nemmeno una volta. Non per più di sette secondi. Non per qualcosa di veramente importante.
Eppure ora ce l’aveva davanti, con un’espressione in volto che stonava davvero tanto con il solito comportamento che gli vedeva tenere; le sopracciglia erano aggrottate, gli occhi seri e le labbra serrate, mentre sbuffava infastidito per l’ennesima volta.
«Che diavolo hai da guardare con quella faccia di merda?» chiese immediatamente sulla difensiva Hidan, smettendo di cospargere di chili e chili di marmellata il suo toast – era l’ora della merenda. Era leggermente stupito per l’entrata in scena trionfale che aveva fatto l’Uchiha – era entrato a passo di marcia in cucina, con un «Ehi!» sbottato e la totale assenza della solita allegria – e ovviamente da lui non sapeva cosa aspettarsi.
La finezza non sarebbe mai divenuta una delle sue caratteristiche principali, inutile sperare in vano.
Shisui continuava a fissarlo senza dire nulla.
Hidan faceva lo stesso.
L’Uchiha non stava nemmeno sbattendo le palpebre.
Lo Hie era la persona meno paziente sulla faccia della terra.
«Allora?! Vuoi fissarmi ancora per tan-» non ebbe nemmeno tempo di finire la frase – cosa che forse avrebbe contato un'altra ventina di parolacce gratuite – che l’Uchiha mise la mano in tasca e ne estrasse un blocchetto di post it. Staccò il primo e lo appiccicò sulla guancia di Hidan.
«Sei deficiente?» si permise di chiedere lo Hie, afferrando con rabbia il pezzo di carta e leggendo la risposta alla sua domanda: sì, era deficiente.
“Io non ti parlo più” recitava il pezzo di carta giallo. Aveva davvero una grafia orribile, ma almeno su quello lo Hie non si pronunciò. Era vagamente consapevole che tra tutti e due nessuno poteva esibirsi nella raffinata arte dello shodo*.
«Che vuol dire?» sbottò lo Hie, guardando Shisui che a sua volta continuava a guardarlo con indifferenza, anche se c’era un che di soddisfatto negli occhi scuri.
Non gli rispondeva. Hidan lo invitò con un «Beh?» e spiegarsi, ma in risposta ottenne un cenno eloquente di Shisui al post it.
Non gli parlava, giusto.
«E a me dovrebbe fregarmene qualcosa?» si informò con una certa sfacciataggine.
Shisui fece spallucce per poi frugare nelle tasche e estrarvi una penna – quanta roba ci teneva, lì dentro?!
Scrisse qualcosa velocemente, ristrappò il foglio e glielo sventolò davanti. Hidan lo afferrò, dopo aver appallottolato l’altro ed averlo buttato alle sue spalle. Non badava a quisquilie come il fatto che fosse casa sua, perciò poi a pulire doveva essere lui. O Shisui. Magari con la lingua, così la smetteva almeno per un quarto d’ora di fare scemenze.
“Sì, visto che è colpa tua” lo accusò e Hidan non poté trattenersi dal leggere lo stupido bigliettino con il tono supponente che usava Shisui a sproposito quando aveva torto ma era erroneamente convinto di avere ragione.
Hidan socchiuse gli occhi e mentalmente gli rivolse le più traviali parolacce.
«Non ho tempo da perdere con le tue scemenze, se non vuoi più parlarmi la porta è quel-» prima che il suo più grande sogno potesse essere espresso a parole – Shisui fuori dal suo appartamento, non gli sembrava nemmeno di chiedere troppo –, l’Uchiha gli tappò la bocca con una mano e dopo qualche attimo la tolse. Mosse la testa con decisione, come se stesse ammonendo il cane che gli aveva urinato sul tappeto e infine si spostò nell’altra stanza e si sedette per terra a poca distanza dal tappeto.
«E adesso che diavolo stai facendo?!» sbottò in preda all’isteria, perché non c’era una sola cosa che Hidan riuscisse a capire di Shisui. Non riusciva ad anticipare mai nessuna sua azione, perché semplicemente quell’imbecille agiva a caso. La cosa che più lo interessava, però, era come gli venissero in mente cose del genere. Ad esempio parlargli tramite post it, sedersi per terra e ignorarlo, con le braccia incrociate e lo sguardo fisso di fronte a sé, come se stesse sfidando chissà quale grande divinità mistica e attendendo il giudizio divino. Sapeva essere parecchio melodrammatico.
Non ottenne risposta dall’Uchiha e la cosa lo fece irritare maggiormente. Santo cielo, se proprio doveva fare cose senza un senso logico non poteva evitare di metterlo in mezzo?
Hidan accartocciò il post it in cui era ingiustamente accusato e si diresse a passo di marcia verso il ragazzo, rischiando anche di perdere una ciabatta nella foga di muoversi.
«Ne hai ancora per tanto?» sbottò, mentre l’Uchiha non gli prestava più attenzione di quella che stava riservando alla polvere sotto al divano.
Lo Hie sentì una voglia irrefrenabile di prenderlo a testate contro il pavimento o, comunque, di sbattere una qualsiasi parte del suo corpo contro una superficie piana e non dell’appartamento. Era certo al novantanove virgola nove percento che dal fatto che Shisui avesse smesso di parlargli derivasse solo soddisfazione e felicità; eppure la cosa, al contempo, lo infastidiva. Era quello zero virgola uno di percentuale che lo fregava. Per mettere a tacere quella parte di sé che lo faceva irritare per cose che lo avrebbero dovuto far saltare fino al soffitto dalla gioia più pura si disse che era perché l’Uchiha aveva deciso di fare tutto da solo. E così le cose non potevano andare. Shisui taceva se lui gli diceva di farlo, non decideva di fare il muto di punto in bianco, perché si era svegliato male quel mattino e ci aveva messo otto ore per realizzare come manifestare la cosa.
«Smettila di fare l’imbecille e alzati prima che decida di chiuderti la testa nel forno a duecento gradi e spacciare il tuo cadavere alla vecchiaccia di sopra come torta bruciata» sibilò senza riprendere fiato e tacque per un minuto buono, in seguito, perché lui, a differenza dell’altro ragazzo, non aveva i pori magici.
Shisui inarcò un sopracciglio e Hidan giurò di aver visto anche un angolo della bocca alzarsi, ma non gli concesse nulla di più. Lo Hie gli diede uno spintone sulla spalla, seguito da uno un po’ più forte e quando stava per giungere il terzo Shisui alzò una mano, invitandolo a fermarsi. Dopodiché prese di nuovo quegli odiosi foglietti gialli che Hidan, da quel giorno, non avrebbe più potuto apprezzare. Una volta li usava per studiare, ora gli sarebbe toccato usare la carta igienica per appuntarsi le cose.
“Puoi andare avanti anche tutto il giorno” diceva il biglietto che gli aveva passato, mentre il secondo che gli porse diceva “ma non ti parlerò”.
«Dovrei forse scriverti anche io?» commentò Hidan sardonico, come se stesse proponendo qualcosa di talmente improbabile che era addirittura divertente.
Shisui gli rivolse un sorriso a trentadue denti – odioso – e annuì: “Finalmente ci sei arrivato, Hidapi!”
Lo Hie aveva la bocca spalancata ed era oltre lo scandalizzato.
Mai. Non lo avrebbe fatto mai. Nemmeno sotto tortura. Quel ragazzo era troppo idiota.
“Omedetou*!”, iniziò a tormentarlo Shisui con post it a raffica. “Sono fiero di te!”. Seguì una faccina commossa particolarmente orribile; poteva passare per una macchia di Rorscharch “Puzzi” aggiunse sull’ennesimo biglietto e “Hai messo su pancia” continuò.
«Piantala» lo ammonì Hidan, ma in risposta ottenne un altro post it.
“Sei cattivo, Hidapi” e ancora “Spero ti finisca il bagnoschiuma” e ancora “IO ti finirò il bagnoschiuma” – «Non ci provare nemmeno» – e ancora “Chiamerò Suigetsu kun” e ancora “Ed è tutta colpa tua!” e ancora-
«Hai intenzione di smetterla con ‘sti post it?!» urlò.
Un secco e mal scritto “NO” fece in modo che la rabbia in lui triplicasse e lo portasse ad assumere un colorito piuttosto pallido.
La praticità prevalse sulla ragione. Doveva procurarsi dei post it pure lui, anche se una consistente parte di lui continuava a dirgli di lasciarlo perdere, prima o poi si sarebbe stancato anche di quella fissa.
Hidan si chiese, facendo il breve tragitto che vi era dalla cucina alla sua camera, perché diavolo finisse sempre per assecondare quell’idiota. Ma non voleva sapere la risposta, altrimenti avrebbe dovuto venire a patti con se stesso e chiedersi davvero perché fosse andato in camera sua a prendere i post it che aveva sulla sua scrivania. Questa problematica passò in secondo piano quando si rese conto che post it che credeva di avere erano quelli che stava usando Shisui e la rabbia cieca offusco per un attimo le riflessioni più profonde.
Tornò in soggiorno, si sedette sul divano, munito di foglietti gialli – ne aveva altri, sfortunatamente o fortunatamente che fosse – e penna e si insultò pesantemente, prima di prendere parte a quella cretinata. Un giorno gli avrebbe fatto rimpiangere tutte quelle sceneggiate da primadonna.
“Allora?” scrisse velocemente, per poi lanciarglielo direttamente. Un attimo dopo il volto di Shisui era sorridente come quello di un bambino a cui erano state regalate scorte infinite di caramelle, ma un attimo dopo tornò estremamente serio. Giusto un po’ inquietante.
In risposta gliene passò un altro.
“Cosa?” domandò con fare innocente e fu in quel momento che nella mente dello Hie si figurò un bellissimo scenario in cui l’Uchiha moriva strozzato da tutti quei dannati fogli gialli che non voleva vedere mai più in tutta la sua vita.
Hidan gli passò un post it pieno di insulti ed imprecazioni che in una situazione normale gli avrebbe rivolto a voce.
“Perché non mi parli?” unica logica domanda che si poteva porre in un momento del genere. Shisui fece spallucce; “Così” scrisse, ma quando vide il volto di Hidan cambiare espressione in favore di una molto irritata aggiunse: “Impari a comportarti male”. Era assolutamente quello che voleva dire fin dall’inizio.
“Perciò io posso spaccarti la testa” nuovo post it: “Così” poi uno nuovo per esigenze di copione; “Impari a non essere un imbecille?”
“No, il mio ha un fine” a Shisui ne servì un altro per la parola “pedagogico”.
“Ucciderti ha un fine eroico” scrisse velocemente e dopo avergli attaccato il foglio sul naso ne scrisse un altro: “Salverebbe l’umanità dalla tua idiozia”.
Se Hidan avesse scritto i suoi appunti con la stessa scrittura piccola che si stava impegnando ad utilizzare per non sprecare troppi post it avrebbe risparmiato un sacco di spazio sui fogli, visto che per due nozioni era capace di far andare un quaderno interno. Scriveva male, in maniera disordinata e con dei kanji enormi. Già detto che non era portato per lo shodo, no? “Il mondo non può vivere senza di me” lo informò Shisui.
“Non direi proprio.”
“No, non uccidermi, Hie” l’espressione di Shisui era triste e angosciata, tanto che Hidan per un qualche secondo ipotizzò che forse aveva sbattuto la testa forte da qualche parte.
Prima che potesse chiedere perché, l’Uchiha gli sventolò davanti un post it delirante. Aveva avuto la premura di scrivere davanti e dietro, per risparmiare: “Piangerei anche io per la mia morte, è una cosa troppo triste” e “Morirei per la disperazione causata dalla mia morte!”
“Ti dai troppa importanza, idiota” egocentrico di merda.
“La mia vita ha un significato altro!”
“In cui altro sta per inutile” Hidan alzò gli occhi al cielo mentre l’Uchiha gli faceva la linguaccia, offeso. Sembrava tornato fin troppo in sé, cosa che ricordò ad Hidan il motivo per cui si trovava seduto sul divano, immerso nel totale silenzio, a scrivere su dei post it gialli orrendi.
“Perché sei arrabbiato?” non che gli interessasse il motivo, ma voleva almeno un qualcosa da scrivere sulla tomba. Qualcosa in stile: lo ricordano amici, parenti, cani, gatti e l’assassino, che l’ha ucciso in nome dei kami. Appunto, sarebbe stato carino specificare i motivi dell’assassinio barra atto eroico per il mondo.
“Il cielo è azzurro” gli fece presente, con un largo sorriso.
“E tu sei un idiota. Allora?”
“E… eh. E la luna c’è quando il sole non c’è” molto saggio, il ragazzo. Hidan si chiese davvero perché nessuno della sua famiglia sentisse tanto la sua mancanza da volerlo indietro al punto da rapirlo di notte dal suo appartamento.
“Vuoi avere la testa nel cesso quando il corpo è sotterrato nell’aiuola?”
“Poi non potresti scaricare l’acqua.”
“Farei cambio di appartamento con la vecchietta” lo Hie sorrise, perché maltrattare la nonnetta lo metteva sempre di buon umore. Come farsi la doccia. “Tanto se lei non va in bagno non fa niente” l’occhiata incerta di Shisui lo portò a terminare con: “In qualche modo deve pur crepare, no?”
L’Uchiha, sdegnato, gli mostrò ad un palmo dal naso il post it con scritto “Brutta persona!”
Hidan sbuffò e stava per scrivere qualcosa di altrettanto tagliente, cattivo, orribile e via dicendo, quando il ragazzo lo anticipò.
“Quanto bene mi vuoi?” gli chiese di punto in bianco, osservandolo con gli occhi leggermente spalancati, le labbra serrate e si era anche sporto un po’ di più verso di lui, sempre rimanendo a gambe incrociate. Forse quello per lui significava massima attenzione o quasi. Immaginava il terrore dei professori quando l’idiota si era trovato in prima fila.
«Che cazzo di-» domanda è?!, ma non continuò perché il signorino non gli parlava a voce e sarebbe solo stato inutile spreco di energie.
“Che cazzo di domanda di merda è?” si concesse anche qualche parolaccia in più perché se già doveva sprecarsi a scrivere quel che poteva dire a voce almeno voleva il bonus turpiloquio.
Shisui fece spallucce e continuò a fissarlo.
“Smettila di fissarmi.”
L’Uchiha fece segno di no con la testa.
“Piantala.”
“Tu rispondi!”
“Sei inquietante.”
“Dai!”
“Almeno chiudi gli occhi!”
“Sono belli, meritano di stare aperti.”
“Te li cavo.”
“Quanto mi ami!”
Hidan digrignò i denti per la disperazione. Sia perché stava portando avanti quel battibecco idiota con lui scrivendo su dei foglietti sia perché faceva delle domande deficienti.
Fece per alzarsi, ma Shisui gli afferrò una gamba.
Mentre lo teneva fermo, con l’altra mano riuscì a scrivere “Rispondi!” glielo attaccò sul ginocchio e lo spinse di nuovo sul divano.
Lo Hie si chiese cosa avesse fatto di male dal momento che gli era toccata una vita così difficile da vivere. Perfino vivere sotto un ponte – da solo – sembrava una prospettiva migliore.
Hidan, che era molto più intelligente di quel che i suoi genitori credevano, comprese che non si sarebbe più tolta quella piaga dai piedi perché era sempre così che andavano le cose. Shisui adorava prenderlo per disperazione, per sfinimento, e la cosa gli riusciva in maniera meravigliosa. Una delle tante doti degli Uchiha, però gli pareva di ricordare che né Itachi né il fratello cretino e spocchioso fossero così.
“Ho tutto il giorno” lo informò gentilmente. “Tu pure” all’occhiataccia di Hidan rispose con uno smile che prendeva tutto il post it seguente. Poi gliene attaccò uno su una guancia su cui c’era un cuore orribile che sembrava una b malfatta.
“Come sarà il tuo dopo che te l’avrò” gli servì un nuovo post it, cosa che riduceva di molto l’effetto della minaccia: “Fatto uscire dal naso”. Hidan non studiava anatomia per un motivo. Se ne accorse pure Shisui, che era venuto proprio male, perché ne fece un altro che ci assomigliava vagamente di più.
Lo Hie giurò su tutti i kami che non sarebbe mai più andato in un tempio, visto che all’inizio dell’anno ci era andato e ora gli toccava rispondere a quel genere di domande imbarazzanti ed idiote che nemmeno i mocciosetti delle scuole medie si facevano nella pausa pranzo.
Chiuse gli occhi, ignorando i pezzi di carta appallottolati che Shisui continuava a tirargli addosso, ognuno con un’esortazione diversa a dargli una risposta. Se li avesse aperti avrebbe trovato cose come “Daiiii~”, “Muoviti, Hidapiiii”, “Ti compro le ciambelle se rispondi”, “Potrei morire”, “Niente insulti, grazie”, “Se non risponderai mi ucciderò e ti farò tormentare dal mio spirito”, “Mi metto a cantare Summer paradise a squarcia gola!”.
Shisui scriveva veloce e Hidan ci mise anni a meditare sul da farsi, ma sbottò stizzito, afferrò la penna e i post it proprio quando l’Uchiha lanciò l’ultimo biglietto esortativo. Aveva un certo sesto senso, lo Hie.
I post it, tra l’altro, erano anche quasi finiti – che disgrazia.
“Non te ne voglio” scrisse e l’Uchiha lo lesse con una smorfia. Poi lo appallottolò e tese la mano. Notando che Hidan non reagiva gli scrisse “Dammi la risposta vera!” e tornò a tendere la mano.
“Se la sai perché devo scrivertela?”
“Ma io non la so!” prese poi a fissarlo con gli occhi spalancati, in quella che doveva essere una versione innocente e tenera di se stesso. Hidan lo trovò di nuovo inquietante, come la versione attenta.
“Allora come fai a sapere” ma quanto erano piccoli quei foglietti?! A momenti non ci stava nemmeno una parola. “Che la risposta di prima non sia vera?”
Shisui scosse la testa con sufficienza; “È ovvio che non è la risposta giusta”.
Hidan poteva mettere fine alle discussioni con Shisui solo se lo metteva a tacere fisicamente, mentre Shisui era estremamente bravo ad usare le parole. Anche messe a caso, anche inesistenti, faceva venire l’esaurimento nervoso anche ad un sordo che era costretto a vedere la sua bocca muoversi in continuazione. E anche a chi era costretto a leggere quel che scriveva. Veniva davvero da chiedersi se fosse stupido per finta o se non fosse consapevole della demenza letale che si portava dietro.
“E allora non puoi sapere se” Shisui gli strappò il biglietto di mano e velocemente gliene mise un altro davanti: “RISPONDI!”
Lo Hie alzò gli occhi al cielo e tentò, nella disperazione, di prendere a morsi la mano di Shisui, che la ritrasse appena in tempo, giusto prima che lo Hie gli staccasse qualche dito.
“Cannibale” commentò, ma poi tornò a mostrare il palmo aperto.
E Hidan sapeva che non l’avrebbe mai avuta vinta contro di l’idiota – e lui era diventato fin troppo arrendevole da quando lo aveva riconosciuto –, perciò prese l’ultimo post it e imprecò come se non ci fosse un domani.
Prese a scrivere calcando come se stesse zappando un terreno, infatti sbagliò a scrivere e cancellò con irritazione. Poi terminò e prima ancora che potesse pentirsi di quello che aveva fatto, l’Uchiha gli strappò il foglio di mano e scattò in piedi, esultante come un nonnetto che aveva vinto alla lotteria e finalmente, prima di passare a miglior vita, poteva farsi una vacanza alle Seychelles.
«Ah-ah!» esordì Shisui ad alta voce, facendo quasi prendere un infarto allo Hie che non si aspettava di sentirlo parlare – era stato troppo bello per essere vero, la prospettiva di non dover più sentire la sua voce lo aveva fatto illudere.
Non ebbe nemmeno tempo di iniziare la tormentata sequela di pensieri che avrebbero affollato la sua mente se avesse avuto qualche attimo per pensare: perché diavolo lo aveva scritto? Che gli passava per la testa? Lui aveva creduto che sarebbe andato perduto nella carta, che la raccolta differenziata avrebbe portato via il giorno dopo. Sarebbe stata la parola di Shisui contro la sua e tutti sapevano che quello che diceva l’Uchiha aveva la stessa validità dei buoni sconto del konbini sotto casa quando il periodo di promozione era finito. Eppure… Eppure…
«Non dovevi tacere tipo per sempre?» ringhiò Hidan, arrabbiato per essere stato ingannato.
Shisui lo ignorò: «Questo va incorniciato! Va tenuto per i tempi di magra in cui dici solo che vuoi uccidermi e trucidarmi, senza una parola d’affetto!»
«Non ci provare nemmeno, dammi quella merda-» lo avvertì Hidan, ma Shisui continuò a briglia sciolta, estasiato come non mai.
«È una cosa rara! Non è un ti amo in grande stile, è pure scritto male, ma è già qualcosa!» detto ciò scavalcò letteralmente lo Hie che aveva tentato di mettersi in mezzo e raggiunse la cornice che aveva adocchiato nello stesso petosecondo in cui aveva realizzato che doveva incorniciare quel post it e tramandarlo ai posteri.
Era una cornice blu normale, anonima, che la madre di Hidan aveva dato al figlio perché secondo la donna doveva mettere delle foto in casa. Lo Hie aveva preso la cornice e aveva rispettato la volontà della madre di metterla sullo scaffale. Sì, vuota, cosa che Shisui aveva contestato nello stesso momento in cui aveva messo piede in casa sua.
E ora l’Uchiha era felice come una pasqua di poter prendere due piccioni con una fava. Anche Hidan aveva una certa idea su come poter utilizzare delle fave, non era per prendere piccioni e si concludeva con tanto sangue. Possibilmente morti.
«Uchiha» sbottò Hidan irritato come poche volte in vita sua, mentre stritolava i post it che aveva in mano.
Troppo tardi. Aveva già afferrato il soprammobile, ci aveva infilato dentro il rettangolo di carta giallo che ora troneggiava sullo scaffale della libreria.
Recitava “Tanto” con la cancellatura davanti e ad occhi estranei non significava esattamente nulla, non poteva passare nemmeno per un’opera d’arte moderna, ma Shisui era soddisfatto lo stesso.
Lo Hie no.
«Non ti azzardare a toglierlo, Hidapi, tanto lo rimetto. E se butti la cornice ne compro una nuova- anzi! Lo dico a tua madre» la peggior minaccia, perché se c’era qualcosa che l’albino non poteva sopportare era sua madre che girava per casa, commentava i calcini sporchi sparsi per camera sua, controllava ogni ripiano per criticarne la scarsa pulizia e faceva comuella con Shisui, raccontando all’Uchiha tutti gli aneddoti imbarazzanti che in un secondo momento la piaga avrebbe utilizzato per sfotterlo a vita.
Hidan, che si era alzato giusto per togliere quella cosa dalla libreria – lui lo sapeva cosa significava quel “tanto”, era imbarazzante – ritornò a sedersi, riempiendo la stanza di ogni insulto colorito la sua mente potesse richiamare in quel momento; finì per ripetere più volte quelli peggiori, seguiti dal nome di Shisui.
«E perché ti sei finto arrabbiato, di grazia?» ringhiò, osservandolo giocherellare felice con i post it che aveva impilato uno sull’altro senza troppo ordine.
L’Uchiha fece spallucce e sorrise allegramente: «Altrimenti non mi avresti retto il gioco!»
«E cosa ti ha fatto pensare, in quel cervellino malato, che ti avrei assecondat-»
Shisui non lo stava minimamente ascoltando. «Avrei dovuto prendere i post it blu sono più belli di quelli gialli…»
Mentre Hidan lo fissava allibito senza emettere alcun suono – solo a lui poteva venire in mente una cosa del genere –, l’Uchiha aggiunse: «Però è stato divertente, ammettilo! Dobbiamo rifarlo!»
Lo Hie avrebbe anche lasciato perdere lui e la sua scemenza, se non avesse ancora aggiunto: «E poi è logico che mi avresti assecondato. Non puoi vivere senza di me!»
Hidan si limitò a prendere un post it dal tavolo e a schiaffarglielo in fronte con più forza del dovuto, ma senza preoccuparsene: non c’era più nulla in quella testa che potesse essere danneggiato.



*Shodo: è l’arte della scrittura giapponese.
*Omedetou: congratulazioni/complimenti
Questa è la fantomatica storia sui post it che ho citato nel capitolo precedente e che finalmente sono riuscita a scrivere! E mi sembra d’obbligo far presente che io ‘sta cosa dello scrivere sui post it l’ho fatta davvero, in inglese XD Ne era venuta fuori una discussione bellissima, ho tenuto i post it e uno l’ho usato come segnalibro per un libro che stavo studiando XD Mi esalto con poco, si era notato immagino…
Uhm, visto che non si sono parlati ma si sono scritti invece per segnare il dialogo ho usato le virgolette “” e non «», ma è un dettagli inutile, solo che mi piace specificare l’ovvio .v.
Buh, non so a quando la prossima shot, ma spero presto, perché non ho uno straccio di trama per altri capitoli, ma ho dei titoli: non so cosa ci sia di storto nel mio cervello che mi fa trovare i titoli e non le trame e quando mi fa trovare le trame non mi fa trovare i titoli, ma prendiamolo come un segno di buon auspicio e forse ritornerò presto XD
Ringrazio chi continua a seguirmi e recensisce!♥
  
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