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Autore: xnandoslunch    25/01/2014    0 recensioni
Sophie ha sedici anni e una vita perfettamente normale: famiglia unita, buoni voti a scuola e amici affezionati che conosce come le sue tasche. Finché un giorno Harry -suo vicino di casa e storico compagno di banco- si presenta alla sua porta con una proposta decisamente insolita...
Dal capitolo 4:
Quando Harry si allontanò da lei (quanto tempo era passato? Dieci minuti? Un'ora? Tutta la sera?), stampandole un ultimo bacio sull'angolo delle labbra, entrambi avevano il fiato corto e le guance arrossate (...)
Styles la guardò negli occhi per qualche secondo, e poi si chinò fino ad avere la bocca al'altezza del suo orecchio.
"Sai cosa?" sussurrò, solleticandole piacevolmente il collo con il suo respiro. "Mi piace fare pratica con te."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli avvenimenti che si erano susseguiti nel giro di quei due giorni avevano lasciato Sophie decisamente con la testa tra le nuvole, con i pensieri sempre rivolti al pomeriggio appena trascorso nella sua stanza, e alle sensazioni intense che non si era aspettata di poter provare in quei momenti, con lui.
Forse anche per questo, quando quella sera stessa il telefono aveva suonato in cucina -Sophie era nella stanza adiacente, intenta a finire i compiti- non aveva neppure sentito il rumore dello squillo: era stato suo padre a dover scendere dal suo studio al piano superiore e a rispondere alla chiamata. “E’ per te” aveva detto porgendo alla figlia il telefono cordless, con un’aria piuttosto scocciata: odiava essere interrotto mentre lavorava. “Non hai sentito gli squilli?”
“No, papà, stavo ascoltando musica” mentì Sophie per giustificarsi, e prese la cornetta dalle mani dell’uomo.
“Sophie, finalmente! Dove sei scomparsa? Sono due giorni che non ti vedo!” La voce allegra e squillante di Perrie, una delle sue migliori amiche, le arrivò dall’altra parte della cornetta. In effetti sia la sera precedente che quella di due giorni prima Sophie non aveva partecipato alle solite uscite del gruppo di amici, inventandosi un gran mal di testa. Chissà come mai, aveva il sospetto che anche Harry non fosse uscito in quegli ultimi giorni.
“Ma niente, Perrie! Ieri sera ho avuto un gran mal di testa, mentre la sera prima ancora avevo una ricerca da finire per la scuola...” Si rendeva conto che le sue bugie non fossero molto credibili, ma non voleva assolutamente rivelare, neanche alla sua migliore amica, che il vero motivo per cui non usciva era l’imbarazzo nel rivedere Styles. Si sarebbe sentita troppo stupida, visto che l’idea di non farsi coinvolgere troppo d quelle “lezioni” era partita soprattutto da lei.
Perrie, comunque, non notò che mentiva, o comunque fece finta di niente. “Anche Harry non si vede in giro da un paio di giorni. Dì un po’, non è che ve ne uscite insieme, voi due da soli, senza dirci niente?” aveva continuato. Il tono della sua amica era scherzoso, ed era chiaro che non pensava che ci fosse del vero nella sua domanda. Ciò nonostante, Sophie saltò su come se uno spillo l’avesse appena punta.
“No, certo che no! Perché mai dovremmo farlo?”
La sua reazione parve insospettire Perrie più delle bugie precedenti. “Andiamo, stavo solo scherzando. Perché ti scaldi tanto? Cos’è, tu e Styles avete davvero una relazione segreta di cui noialtri non sappiamo niente?”
Sophie sospirò. Se voleva mantenere segreti i suoi incontri con Harry avrebbe fatto meglio ad essere un po’ più discreta. “Ehm... scusami. Sono solo un po’ nervosa per un compito a casa che non riesco a capire. Niente relazioni segrete con nessuno.”
Questo parve convincere Perrie, che ridacchiò piano. "Allora esci con noi, domani dopo la scuola?”
Domani dopo la scuola aveva di nuovo appuntamento con Harry. E non lo avrebbe rimandato per niente al mondo. “Non posso, mi spiace. I miei zii vengono a prendere il tè da noi a metà pomeriggio, e mamma vuole che ci sia anche io” improvvisò, sentendosi parecchio in colpa per le bugie che stava rifilando alla sua amica. Con un sospiro, Sophie si ripromise di raccontare tutta la verità a Perrie... una volta che quella storia fosse finita, però.
“Va bene, donna di mondo” scherzò ancora Perrie. “Magari quando sei libera telefono alla tua segretaria e prendo un appuntamento per vederti.”
Una volta chiusa la telefonata, la ragazza si ritrovò con il viso tra le mani. Perché era così difficile raccontare la verità a Perrie? Se quell’unico appuntamento che c’era stato con il ragazzo era bastato a sconvolgerla così tanto, come avrebbe reagito alla fine della settimana, con tutti quegli incontri alle spalle? Era stata lei a chiarire a Harry che le loro lezioni sarebbero state puramente a scopo didattico, non poteva lasciarsi prendere dalla situazione in quel modo. Doveva restare calma e continuare a interagire con i suoi amici, la sua famiglia e Harry come aveva sempre fatto fino ad allora.
 

***

 
Tutti i suoi buoni propositi si infransero quando il pomeriggio successivo il campanello suonò, sempre alla solita ora.
Quello che il giorno prima era stato un vago e fastidioso nervosismo, ora si era trasformato in un forte batticuore e uno stormo intero di farfalle nello stomaco di Sophie. Se stava cercando di dimostrare a sé stessa che Harry continuava ad esserle indifferente... beh, quello era un pessimo inizio.
Il suo amico non era vestito elegante come il giorno prima. Questa volta aveva indosso dei comuni jeans e una semplice maglietta verde, che faceva risaltare ancora di più il verde dei suoi occhi. (Basta, Sophie!) Aveva dipinto sul viso un sorriso appena accennato, timido. Sorriso che per riflesso spuntò immediatamente anche sul viso della ragazza. (Basta, Sophie!)
“La strada la conosci” mormorò lei dopo avergli aperto la porta, e spostandosi per farlo passare per primo lo  seguì lungo il corridoio, fin su al primo piano.
Harry, notò Sophie, sembrava perfettamente a suo agio nella stanzetta: seduto sul bordo della sua scrivania, lo sguardo perso nel panorama fuori dalla finestra, non mostrava il minimo segno di tensione o agitazione come aveva fatto il giorno precedente. Per un momento, Sophie si sentì veramente stupida: per l’amor del cielo, aveva ragione lui. Era così che avrebbe dovuto comportarsi anche lei. Non c’era motivo di essere agitati, visto che in quella stanza NON stava succedendo niente di sentimentale! Continuò a ripetersi quella frase nella mente, come una specie di mantra, sforzandosi di crederci lei per prima.
“Allora” gli si rivolse la ragazza, in un tentativo di sembrare disinvolta. “Ieri te la sei cavata abbastanza bene, credo...”
“Non male come prima volta, eh?” sorrise Harry, fingendosi sicuro di sé. Sophie ci mise circa un secondo e mezzo a capire che dietro il suo viso spavaldo c’era invece un gran bisogno di conferme, e che non era affatto sicuro di essere andato così bene come diceva.
“No, davvero non male. Sei stato bravo” gli assicurò Sophie in tono convincente, e fu contenta di vedere un sorriso stavolta più sincero dipingersi sulle labbra del suo migliore amico.
Harry scese giù dalla scrivania con un balzo. “Allora, andiamo avanti o no?”
Non aspettavo altro, si ritrovò a pensare la ragazza.
Si portò di fronte a Harry, sollevando appena il viso per riuscire a guardarlo negli occhi. Era più alto di lei di qualche centimetro, ma quella differenza non le dispiaceva: quando lui la abbracciava, si sentiva più protetta.
“In realtà non ho più molto da insegnarti” ammise, cingendogli il collo con le braccia “Ora che mi hai baciato, hai imparato come si fa. Devi solo fare un po’ di pratica... allenarti.”
“Allenarmi...” le fece eco lui, prima di chinarsi a baciarla.
Il suo bacio, questa volta, era leggero e delicato. Le sue labbra la sfioravano appena, accarezzandola dolcemente e premendosi sulle sue senza fretta, senza prepotenza. Le mani del ragazzo erano andate a posarsi alla base della schiena di Sophie, mentre lui la stringeva a sé con più decisione: sentire attraverso la maglietta quel tocco caldo e asciutto, così familiare e allo stesso tempo così nuovo, la fece rabbrividire di emozione.
Non c'era niente ad interromperli, quella volta. Harry era appena arrivato, la "lezione" appena iniziata, e in casa non c'era nessuno. Sophie non era mai stata così grata degli impegni di lavoro e sport della sua famiglia: solitamente stare da sola tutto il pomeriggio era un po' noioso... ma non quel giorno.
Il tempo sembrava non passare mai, lì fra le braccia del suo migliore amico. Stretta fra la parete della camera e il torace di lui, con quel buon profumo di pulito che il ragazzo portava sempre addosso, con quelle labbra fresche e morbidissime e quella lingua che ora giocava con la sua, prima timidamente e poi facendosi sempre più decisa... Sophie sarebbe potuta stare così tutto il giorno ed esserne più che felice. (Per essere un principiante, quel ragazzo stava imparando incredibilmente bene. Eccome se lo stava facendo.)
Quando Harry si allontanò da lei (quanto tempo era passato? Dieci minuti? Un'ora? Tutta la sera?), stampandole un ultimo bacio sull'angolo delle labbra, entrambi avevano il fiato corto e le guance arrossate di felicità emozione.
Styles la guardò negli occhi per qualche secondo, e poi si chinò fino ad avere la bocca al'altezza del suo orecchio.
"Sai cosa?" sussurrò, solleticandole piacevolmente il collo con il suo respiro. "Mi piace fare pratica con te."
 
 
Sophie tentò di apparire il più normale possibile mentre lo salutava e gli dava appuntamento ai giorni successivi per le prossime lezioni, ma una volta chiusa la porta di casa e ritornata nella sua cameretta, le gambe praticamente non la reggevano più. Si buttò sul letto di schiena, cercando di respirare profondamente. Quant'è che mancava al giorno successivo? A Styles sarebbe dispiaciuto se fosse corsa al portone per trascinarlo di nuovo dentro casa, in modo da poter stare insieme un altro po'?
Il battito del suo cuore non era semplicemente accelerato, ma,praticamente impazzito, e nella pancia pareva ci svolazzasse un intero stormo di farfalle.
Sophie sospirò, rassegnata.
"Solamente scopo didattico, nessuno si innamora di nessuno", aveva detto.
Ed era stata proprio lei la prima a cascarci.
 
  
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