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Autore: Love_My_Spotless_Mind    25/01/2014    4 recensioni
Hyuk decide di studiare a Seoul insieme all'amico di suo fratello, HongBin. Cosa potrebbe nascere dalla loro particolare amicizia?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Hyuk, fermati! Non conosci la strada, dove stai andando? – mi gridò HongBin, inseguendomi.
Mi fermai, aspettando che mi raggiungesse. Appena mi venne vicino mi posò una mano sulla spalla e restò ad ansimare per la corsa.
-Non devi preoccuparti per lei, sta bene. – cercò di rassicurarmi.
-Non è vero che sta bene. Dovevo chiarire le cose prima di ballare con lei, prima di metterla in imbarazzo davanti a tutti. –
-Sono suoi amici, non fa niente. –
-Si, invece, hyung. È stato umiliante. –
Ripresi a camminare velocemente, sperando che il nervosismo che avevo addosso scivolasse via. HongBin cercava di camminare svelto come me, senza tenere troppo il passo. In realtà non sapevo dove stessi andando, camminavo e basta, perché avevo bisogno di questo. Volevo camminare fino a non averne più le forze, volevo che il vento freddo mi soffiasse addosso.
HongBin aveva le mani infilate nelle tasche della giacca e continuava a respirare affannosamente, cercando di non fermarsi.
Mi veniva in mente il corpo di Yoon He contro il mio e l’emozione che avevo provato. Per qualche istante avevo davvero desiderato che non si dividesse e che restasse così vicina. Avevo respirato il profumo dei suoi capelli e l’avevo vista sorridere. Lei sarebbe stata un primo bacio stupendo, probabilmente me ne sarei pentito per il resto della vita.
In un modo o nell’altro reagivo sempre come non avrei dovuto ed al momento sbagliato. Avevo ancora così tante cose da imparare sulle persone e a come trattarle con cura. Non era semplice per me ragionare sempre su come comportarmi e a cosa fare, sembrava tutto troppo complicato. Sollevai lo sguardo e guardai di fronte a me. L’aria era gelida e delle strane nuvole nere si affollavano in cielo. In quel momento rinvenni dai miei pensieri e mi guardai attorno.
-Dove siamo? – chiesi.
Non ero mai stato in quella strada senza lampioni, con quei palazzi così alti. Mi voltai verso HongBin sperando che conoscesse quel luogo.
-Non lo so Hyuk, ti avevo detto di fermarti! –
Ci guardammo attorno senza vedere nulla di famigliare. Dovevamo essere giunti in una zona industriale, piena di vecchi capannoni abbandonati. Sarebbe bastato tornare indietro per ritrovare la strada dalla quale eravamo venuti ma iniziò a piovere. Improvvisamente, senza che ce l’aspettassimo, una pioggia fitta cadde sulle nostre teste, senza avere l’intenzione di fermarsi.
Io ed HongBin restammo fermi sotto la pioggia, sorpresi per quanto stava accadendo. Quella notte sembrava davvero assurda.
HongBin mi afferrò per un braccio e mi tirò verso l’ingresso di un vecchio capannone arrugginito.
-Non vorrai mica entrare lì, hyung? –
-Hai un’altra idea, Hyuk? –
La porta era grossa e scricchiolante. La ruggine si arrampicava sul ferro coprendolo tutto con il suo colore rossastro. Alcune parti del tetto erano crollate e la pioggia era entrata anche dentro. Io ed HongBin ci mettemmo a sedere in un angolo, schiacciati contro il muro. La struttura non sembrava particolarmente resistente, anzi, sembrava sul punto di crollare. Le pareti oscillavano leggermente quando cadevano i tuoni. Avevo paura ma ero troppo confuso per capirlo. Il viso di HongBin sembrava stremato.
-Ho rovinato la tua serata con gli amici. –
-Fa silenzio, Hyuk. – disse freddamente.
-Hyung, mi dispiace. –
-Smettila di dire che ti dispiace. –
-Ma è vero. –
-Non mi importa. –
Il buio mi faceva paura. Avrei voluto essere a casa, nel mio letto e poter pensare in santa pace. Invece io ed HongBin eravamo lì e sarebbe potuto accaderci di tutto. Eravamo soli in un posto che non conoscevamo affatto.
-Devi smetterla di reagire in questo modo. Non puoi sempre andar via ed evitare la reazione delle persone, non puoi sempre avere paura di tutto. Non puoi dire sempre che ti dispiace quando hai sbagliato. Devi dimostrarmi che ti dispiace davvero per avermi trascinato qui, Hyuk. Devi dimostrarmi che ti comporterai in modo responsabile d’ora in poi. –
Il buio era così denso che non riuscivo quasi a vederlo. Cercai la sua mano e la strinsi. Anche se il suo era un rimprovero non mi sentivo in collera, sapevo di aver sbagliato. Dovevo fare di più d’ora in avanti. Non potevo più permettermi di deludere le persone che mi avevano accolto con così tanta gentilezza. Me lo promisi, mentre tenevo stretta la mano gelida di HongBin.
Quella sera avevo capito che mi piaceva, che provavo un interesse nei suoi confronti. Sorrisi leggermente pensandoci. Se lo avesse saputo mi avrebbe abbracciato e si sarebbe complimentato con me perché stavo crescendo. Ma per qualche strana ragione non volevo ancora dirglielo. Non potevo dirgli una cosa così importante la sera in cui ero scappato lasciando qualcuno piangere a causa mia. Il giorno in cui gliel’avrei detto sarebbe stato un giorno da ricordare solamente per la mia confessione.
Hongbin mi avvolse le spalle con il braccio e mi strinse leggermente. Mi aveva perdonato, in fondo. Non dissi nulla ma nel profondo del mio cuore gli ero grato per essere sempre al mio fianco e per saper sempre dire la parola giusta per confortarmi. Restammo così ad ascoltare il rumore della pioggia che cadeva.
Un’ora dopo la pioggia rallentò fino a finire.  Erano le due del mattino ed io ed HongBin non eravamo ancora riusciti ad addormentarci. Ci alzammo e decidemmo di tornare indietro. Percorremmo la strada buia stando vicini, con il cuore in gola. Quella zona della città era inquietante a notte fonda. Tra l’erba si sentivano dei rumori ma non dissi niente, non serviva a niente dire che avevo paura. Ci ritrovammo presto nella via principale, di fronte al locale dal quale ero fuggito qualche ora prima. In centro qualche negozio era ancora aperto e fu rassicurante vedere delle persone camminare per strada dopo aver attraversato tutta quella desolazione.
Entrammo in un mini market aperto anche di notte e comprammo un tè caldo. Avevamo proprio bisogno di riscaldarci un po’ prima di tornare a casa. Quell’assurda vicenda era finita e noi potevamo finalmente rilassarci, non ci sarebbe accaduto nulla di brutto.
Trascorsero alcuni giorni.  Giovedì Yoon He mi telefonò e mi chiese di uscire. Ci incontrammo in biblioteca. Ero stato nervoso per quasi un’ora prima di incontrarla. Mi chiedevo di cosa avrebbe voluto parlare e cosa dovevo dirle. Ma appena la vidi la preoccupazione sparì. Sapevo che non avrebbe mai fatto una scenata, che con lei potevo parlare tranquillamente e spiegarle le mie ragioni.
Stava leggendo un romanzo di cui avevo sentito parlare diverse volte.
-È bello? – le chiesi avvicinandomi.
Lei sollevò lo sguardo dal libro e mi guardò, poi mi sorrise.
-Si, molto bello. –
Mi misi a sedere al posto di fronte al suo, senza prendere niente da leggere. Aveva lasciato i capelli sciolti. Si era anche truccata più del solito e sembrava molto più grande. Mi sorprese ancora una volta il fatto che una ragazza del genere potesse provare dell’interesse per me.
-Noona…credo che io debba dirti tante cose… -
-Non ti ho chiesto di venire per torturarti, puoi stare tranquillo. –
-No, io ho bisogno di dirti queste cose, davvero. –
Lei annuì.
-Mi dispiace per come mi sono comportato sabato. –
Lei mi guardò restando in silenzio. Sembrava star pensando a qualcosa, magari qualcosa che voleva chiedermi. Eppure esitava.
-Sapevi di piacermi, non è vero? – chiese infine.
Non sapevo se dirle la verità. A riferirmelo per la prima volta era stato HongBin.
-Me lo avevano detto. –
Distolse lo sguardo con aria contrariata.
-Odio davvero quando le persone fanno così – disse – è stupido…perché tu avresti dovuto saperlo? È imbarazzante!  Sarei dovuta essere io a dirti una cosa del genere, non credi? Non sarebbe stato tutto più semplice? –
Sembrava davvero dispiaciuta e a me dispiaceva per lei.
-Va bene…questa cosa è partita male fin dall’inizio – si passò una mano tra i capelli ed io restai in silenzio a guardarla.
-Sei un bravo ragazzo Hyuk e probabilmente non hai mai avuto a che fare con una ragazza che provasse dell’interesse per te, lo capisco. Mi dispiace che la situazione sia diventata così imbarazzante. Non mi sono comportata come una persona matura, me ne rendo conto… -
Le strinsi la mano e lei mi guardò. I suoi occhi erano davvero molto belli e sembravano brillare.
Mi sorrise.
Cercò di districarsi dalla mia stretta ma non ci riuscì.
-Non dovresti toccarmi, non se sono in queste condizioni. –
Le sorrisi anch’io.
-Sono felice di averti incontrata. Ti ringrazio, grazie di esserti innamorata di me. –
Strinse anche lei la mia mano e sospirò.
-Sei innamorato? –
-Credo di si-
Mi sorrise ancora, sinceramente.
-Buona fortuna Hyuk. –
 Arrivò il periodo dei test ed a casa rientravo sempre più tardi. In quel periodo ero nervoso e stressato, non pensavo ad altro che allo studio, ai libri da leggere, alle pagine da scrivere. Anche HongBin era parecchio impegnato con lo studio ed utilizzò anche il sabato e la domenica per studiare. Ero così impegnato da non riuscire nemmeno a chiamare i miei genitori. Sapevo che non dovevo stancarmi troppo altrimenti sarei potuto svenire un’altra volta e non potevo proprio permettermelo, ma non avevo altra scelta. Volevo dimostrare di poter dare il massimo, non volevo pentirmi di nulla.
Quando gli esami passarono io ed HongBin restammo tutto il sabato a dormire. A sera ordinammo del cibo da asporto al ristorante cinese e lo mangiammo seduti sul pavimento. Ero felice che il peggio fosse passato, ora potevo tirare un sospiro di sollievo.
-Come credi che andranno le graduatorie? – mi domandò HongBin.
-Ci siamo impegnati tanto, hyung. Credo che andrà tutto bene, lo spero davvero. –
Lui sorrise.
Anche se era stanco aveva un sorriso stupendo. Sentii ancora una volta il cuore sussultare.
-Se gli esami andranno bene trascorreremo la sera al mare, te lo prometto. –
Lo guardai negli occhi.
-Al mare, solo io e te? –
-Si e compreremo dei fuochi d’artificio. –
Quando uscirono i risultati io ed HongBin venimmo accontentati. Quando scoprii che avevo preso il massimo dei voti corsi per tutti i corridoi della scuola a cercarlo e ,quando lo incontrai, lo abbracciai forte. Anche lui mi abbracciò e rise contentissimo.
Arrivò il sabato e noi prendemmo il treno per andare sulla spiaggia. Camminammo per tutto il pomeriggio per il paese, mangiando tutto ciò che volevamo e ridendo come due vecchi amici. Quando arrivò la sera entrammo in un piccolo negozio che vendeva fuochi d’artificio. HongBin ne comprò qualcuno ed uscimmo.
 La spiaggia era deserta di quella stagione.  La sabbia era pallida e fredda, io e lui camminammo indossando ancora le scarpe e muovendoci avanti ed indietro. L’acqua era talmente scura da sembrare petrolio e, se non fosse stato per le stelle, si sarebbe confusa benissimo con il cielo. La luna brillava sulla superficie del mare, come per specchiarsi. Io ed HongBin guardammo il cielo, lui mi stringeva la mano.
Non ero mai stato sulla spiaggia a quell’ora. Il paese nel quale eravamo cresciuti era parecchio distante dalla costa ed i miei genitori non adoravano viaggiare. Non sapevo se essere più emozionato per la meravigliosa visione che avevo di fronte, per HongBin o per il risultato degli esami. Continuai semplicemente a sorridere, sentendomi rilassato.
Avrei voluto che il giorno dopo non arrivasse mai. Avrei voluto restare lì per sempre, così felice e spensierato come in quel momento.
HongBin chiuse la zip del cappotto fin sotto il mento per ripararsi dal vento freddo che soffiava contro di noi. Piantò un fuoco d’artificio nella sabbia, poco distante dalla riva. Mi disse di allontanarmi. Faticò un po’ ad accendere la miccia, poiché non era per nulla pratico con l’accendino, ma alla fine, ci riuscì.
Un fiume di fuoco e scintille uscì dall’estremità del tubo di cartone, mostrando un’infinità di colori sgargianti ed incandescenti. Io osservai la scena con ammirazione. L’estremità della fascia di fuoco scivolò nel mare e scomparve tra l’acqua. Lo immaginavo ancora acceso, mentre galleggiava sul fondale.
Mentre gridavo ed applaudivo, HongBin accendeva altri fuochi. Erano tutti luminosi e bellissimi. Insieme urlavamo entusiasti, fino a sentire i polmoni svuotarsi. Ci sentivamo liberi come non era mai accaduto. Poi HongBin accese due stelline e me ne porse una. Ci scattammo qualche fotografia, un perfetto ricordo di quella serata magica.
Il vento soffiava contro di noi e, nonostante tremassimo dal freddo, non ci importava. Nulla ci avrebbe portato via di lì. HongBin si voltò verso di me e gli sorrisi.
-Hyuk, stiamo sognando? –
-No, hyung. –
HongBin divenne improvvisamente serio.
-Hyung, cosa succede? –
Non mi rispose.
Guardò dritto di fronte a sé, lasciò che il suo sguardo si perdesse all’orizzonte. I suoi occhi erano scuri ed indecifrabili, mi mancava il respiro guardando il suo viso così da vicino.
-Dimmi qualcosa di importante, Hyuk. Qualcosa che riguarda soltanto me e te. – si voltò verso di me – Questa notte voglio che tu condivida un segreto con me. –
Tremai talmente forte che mi sembrò di svenire. Indietreggiai, mi misi a sedere a terra e mi avvolsi le gambe con la coperta. Ammirando la sua schiena mi convinsi, dovevo avere coraggio.
-C’è qualcosa di importante… - cercai di dire.
I suoi capelli castani svolazzano al vento. Restando dietro di lui potevo parlare senza guardarlo negli occhi e questo mi rassicurava. Provai ad immaginare che espressione avrebbe assunto se avesse saputo quello che avevo dentro. Chissà che tipo di segreto si aspettava da me.
Restò in silenzio ed attese che proseguissi. Il suono del suo respiro si confondeva con quello del vento, con il rumore delle onde.
-Non mi sono mai innamorato di nessuno, hyung. Sono soltanto un ragazzino, non so cosa sia l’amore e mi fa anche un po’ paura. Ho sempre pensato che fosse una parola estremamente grande, estremamente importante. Quando ero bambino dicevo di amare i miei genitori, ma appena sono cresciuto un po’ mi hanno detto: ”Non puoi dire cose del genere, l’amore è un’altra cosa.”
Per molto tempo ho trovato tutto questo un’ingiustizia ed, infondo, non capisco ancora perché mi abbiano insegnato una cosa del genere. Ho aspettato l’amore per tanto tempo. Ho cercato l’amore ovunque potessi. Guardando il cielo di notte e la luna mi chiedevo se l’emozione che provavo fosse simile all’amore. Quando incontravo qualcosa di bello, mi chiedevo che sensazione potesse essere amare.
Poi l’ho provato. L’ho provato mentre stringevo una ragazza che mi amava. È stato forte, assurdo. Anche se non sapevo cosa mi stava accadendo mi sono detto “Si, è lui, è arrivato l’amore, mi ha trovato.” Mi ha trovato anche se ero molto lontano da casa, anche se ero confuso, anche se stavo facendo soffrire qualcuno.  Ed io l’ho riconosciuto, come se mi fosse sempre appartenuto.
In quel momento mi sono detto: “Quella persona deve sapere, deve sapere che lo amo, che l’amore mi ha colpito perché ho incontrato lui.” Avrei voluto che quella persona lo comprendesse e mi stringesse a sé, rassicurandomi. Desideravo che si congratulasse con me perché mi ero innamorato proprio di lei. Invece quella persona ha continuato a guardarmi allo stesso modo, come se io fossi la stessa persona di sempre. Ai suoi occhi ero io, semplicemente io. Ed, in effetti, all’esterno non traspariva nulla di quello che ero diventato. Non l’avrebbe capito né dal mio sguardo, né dal mio modo di sorridere, né dal mio modo di parlare.
Non credevo che l’amore stravolgesse tutto soltanto interiormente, per me è stato una sorpresa. Ho desiderato che quella persona mi salvasse da tutto ciò che avevo dentro, ma quella persona non poteva arrivare a tanto. Quella persona non si aspettava nulla di tutto questo, credeva che fosse tutto normale, come qualche istante prima.
Poi è arrivato il momento in cui ho compreso che avrei dovuto dire a quella persona ciò che sentivo, altrimenti non lo avrebbe compreso. Le parole che avrei usato, il modo in cui glielo avrei detto mi spaventavano ogni giorno. Più desideravo che il mio cuore si alleggerisse di quel peso, più esprimere quello che provavo diventava complicato.
Ma le persone non possono leggermi dentro, non è colpa loro, è semplicemente così. L’unico modo che ho per far capire a quella persona che la amo è…dirglielo. –
Presi fiato, dopo quel lungo e complicato discorso. HongBin continuava a darmi le spalle. La sua schiena non mostrava nessun segno di cambiamento, sembrava che il mio discorso non lo avesse raggiunto. Aspettai che dicesse qualcosa, ma restò in silenzio.
Il suono del suo respiro, quello del vento, il rumore delle onde, erano esattamente gli stessi di qualche minuto prima ma mi sembravano estremamente più forti.
-Mi sono innamorato di te, hyung. –
  
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